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Cavoli che storia: nel giro di pochi mesi il governo e il parlamento hanno cancellato circa 36mila leggi vecchie e stravecchie. La scorsa estate il dl 112 del 25 giugno, convertito in legge il 6 agosto, ne aveva già cancellate quasi 7 mila e lo scorso 17 febbraio è stato convertito in legge il dl 200 del 2008 che depenna dal nostro ordinamento ben 28406 leggi!
Chissenefrega, direte voi. E no, perchè il mantenimento in vita di queste leggi costa, e non solo in senso burocratico, mantenere una singola legge ha dei costi. Tra quelle abriogate ce ne sono veramente di fantastiche. Ovviamente erano anni e anni che non venivano applicate, e quindi, a maggior ragione andavano cancellate.
Si va dalla norma che imponeva una tassa sulla preparazione della radica di cicoria (1874) a quella sul bollo della carte da "giuoco" (1861), passando dalla riduzione di tariffa per la spedizione da parte di case fonografiche di pieghi o pacchi contenenti dischi diretti alla discoteca di stato (1935) o da quella relativa all’importazione in franchigia da dazio doganale di peperoni rossi secchi, di origine e provenienza libica (1942). Vi rendete conto? 36 mila leggi che andavano ad intasare il nostro ordinamento.
Un plauso a Brunetta e Calderoli.
Anche il mio amico Pino Melia ha il suo sito! Eccolo:
C’è il suo curriculum, ci sono i suoi articoli, i suoi link e le sue idee. Bravo Pino, bel sito… hai messo anche la tua foto con De Mita: mitico!!!
Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita
Seconda puntata – La marca nel prodotto moda
Il prodotto moda
Nella visione attuale del marketing l’idea del prodotto è un’astrazione che tende ad essere sempre più ampliata andando a contenere elementi che si aggiungono alle semplici particolarità del prodotto stesso come i servizi accessori che accompagnano la vendita e una serie di attributi immateriali quali la confezione, i colori utilizzati, il prestigio del produttore, il fascino dei testimonial, ecc. Sono caratteristiche che aumentano il valore percepito dal consumatore. Tutto questo è ancora più vero se si considera il prodotto moda.
Il prodotto moda caratterizzato da una specifica etichetta, è un elemento ad alto valore simbolico, che possiede un significato e un’anima, che crea emozioni, che consente l’espressione dell’identità, sociale e individuale, di chi ne è fruitore, che permette al consumatore di comunicare messaggi diversi in differenti occasioni d’uso.
Le sapienti strategie di marketing mix creano al consumatore nuove esigenze, e fanno sì che il prodotto sia quello che l’acquirente desidera: l’offerta deve esprimere una gamma di emozioni capace di conquistarlo.
Un prodotto moda come tale richiederà originalità, creatività, styling, tessuto, colore, differenziazione.
La marca
Nel settore moda, particolarmente legato al prodotto, risulta essenziale il ruolo svolto dalla marca. Per essere forte, una marca deve avere elementi forti, distintivi, difendibili legalmente, facili da ricordare, che risultino simpatici, che richiamino alla mente la categoria a cui il prodotto appartiene e che evochino le associazioni desiderate. Nell’ultima decina di anni si è avuto un netto cambiamento della concezione della marca e quindi del modo in cui è intesa e percepita:
“Il prodotto è ciò che viene fabbricato in uno stabilimento; la marca è invece ciò che il consumatore acquista; il prodotto può essere imitato da un concorrente, la marca è unica; il prodotto può risultare rapidamente superato, la marca di successo dura nel tempo.” (S. King – WPP Group, London, citazione da D. Aaker, “Brand Equity. La gestione del valore della marca”, Franco Angeli, 1997)
Nel mercato del sistema moda, oggi il ruolo della marca è andato progressivamente crescendo d’importanza: da semplice nome o simbolo identificativo di un prodotto è divenuta una componente essenziale e centrale capace di sopraffare, talvolta, i prodotti stessi. La marca rappresenta l’idea, il concetto soggettivo che il consumatore si è fatto in maniera sintetica di un’azienda; una buona marca sarà sinonimo di sicurezza, affidabilità, immagine.
La griffe di un prodotto, se è affermata, esercita un valore psicologico di grande influenza assicurandogli un maggiore peso sul mercato ed un migliore rapporto coi consumatori.
Per stabilire l’importanza e la forza che il brand ha tra i fattori del mix, basti dire che in presenza di più prodotti tra loro in concorrenza e che rispondono più o meno in uguale misura alle esigenze del cliente, viene premiato quel prodotto che può vantare una marca affermata, visto che il suo valore simbolico ha una grande influenza.
La marca dovrà tenere conto dei posizionamenti in cui si trovano i suoi prodotti, in caso contrario non sarà accettata, ma anzi completamente ignorata. Non esistono prodotti “giusti” o sbagliati, esistono prodotti giusti e sbagliati in relazione al target, al contesto, al cliente cui sono rivolti.
Storicamente la marca nasce come elemento informativo, identificativo, segnaletico di un’innovazione. Diventa fattore di difesa e di tutela rispetto ad innovazioni non brevettabili. La marca garantisce l’originale e previene la sostituzione con prodotti di qualità inferiore. La marca è una tipica risorsa immateriale; poiché essa consente di capitalizzare il patrimonio di fiducia relazionale, è la più importante risorsa di fiducia dell’impresa.
Rappresenta il presupposto per sviluppare la fedeltà, aiuta il consumatore a memorizzare, interpretare ed elaborare informazioni, riduce la percezione del rischio nell’acquisto e permette di sedimentare informazioni comunicative.
In un numero sempre maggiore di contesti competitivi, l’innovazione di marketing si gioca sulla capacità di continua immissione di componenti estetiche, non funzionali, in prodotti industrializzati.
Per il consumatore, la marca svolge diverse funzioni (M.Raimondi, “Marketing del prodotto-servizio”, Hoepli Editore, 2005) :
- Rassicurazione. Riduce il rischio percepito al momento del primo acquisto, oppure presso un nuovo fornitore.
- Individuazione. Agevola il cliente nel farsi un’idea della gamma di prodotti disponibili.
- Semplificazione e riconoscimento. Associa al prodotto alcune caratteristiche, prestazioni e sensazioni.
- Emozioni positive. Assume un significato emozionale per effetto delle associazioni mentali che richiama.
Nella moda, gli elementi simbolici ed evocativi prevalgono su quelli funzionali: il cliente finale non acquista cioè solo prodotti tangibili, ma anche una marca connotata da un sistema di segni di riconoscimento che contribuiscono a identificare la sua appartenenza ad un gruppo socioculturale.
Secondo uno studio del Censis (Centro Studi Investimenti Sociali, è un istituto di ricerca socioeconomica fondato nel 1964. Svolge attività di studio e consulenza nei settori della società italiana, ovvero nella formazione, nel lavoro, nel welfare, nell’ambiente, nell’economia e la cultura) per il 23% degli intervistati ritiene la marca la principale garanzia di qualità del prodotto, e il 9,7% la ritiene molto importante, tanto quanto il consiglio del venditore. (Fonte: indagine Censis – Confcommercio 2004)
Gli armadi delle persone sono pieni di abiti e prodotti di abbigliamento; eppure, la gente continua a comprare. Evidentemente, i bisogni soddisfatti non sono solo quelli funzionali, legati al vestire fisico. La domanda viene continuamente creata attraverso il cambiamento del prodotto e l’insoddisfazione generata nel consumatore dal divario tra il suo look e le ultime tendenze della moda.
Continua lunedì prossimo..
Fortunato Depero, "Squisito al seltz", 1926, visto alla mostra "1909-2009 L’ERESIA FUTURISTA DA VOGHERA ALL’UNIVERSO" di Voghera, presso la sala Pagano di Piazza Cesare Battisti. Con opere di Balla, Boccioni, Prampolini e altri grandi artisti futuristi.
Vecchissimissima ma sempre carina: "Popolo padano e del nord-est….
…facilisim de duperà!!!!
L’anno scorso avevo fatto un articolo sui migliori post del 2007. Ora vi elencherò i migliori del 2008, sempre a mio giudizio. Praticamente, per la serie "faccio tutto io" scrivo e mi do anche i premi da solo !!!
Per la cronaca, non so se avete notato, nella colonna a destra in basso ho inserito la classifica dei post dell’ultimo periodo più letti. La classifica dei più letti di tutti i tempi vede al primo posto "Saw III – L’enigma senza fine" ma per un semplice motivo: cercando "saw" su Google Immagini uno dei primi risultati è proprio quel post.
- Via Bligny 42 Questo articolo ha avuto un sacco di successo, viene spesso trovato dai motori di ricerca ed è stato molto commentato.
- Incredibile A1. Veramente una bella giornata di sport, avvincente. Una bella avventura, specialmente per come è nata e come si è sviluppata.
- Lettera ad un’amica. Notti d’estate.. mi perdevo nello scriverle, nel leggere quello che mi scriveva lei, nel conoscerla, e mi piaceva sempre più.
- Lettera a mia madre. E’ bello scrivere alla propria mamma. Forse dicendole niente, ma in quel niente c’è dentro molto.
- Illusione di un sogno reale. A volte sogno, talvolta mi illudo.
- Code is poetry. La gente crede che l’uso del computer sia un lavoro arido… invece è poesia.
- Una domenica tranquilla a Milano. Cronaca di una giornata di sole a zonzo per Milano.
- Negozi di vicinato Perchè è importante mantenere in vita i negozi nei centri cittadini.
- La droga? Che paura!!! le ipocrisie della gente che pensa che la droga stia in un mondo doverso dal nostro.
- Università di bamboccioni Come è organizzata l’università in Italia.
- Why I’m so different? Cerco sempre nuovi stimoli.
- Sarebbe bello Sarebbe bello fare mille cose. Tutte no, ma qualcuna, prima o poi…
- Ieri, il Natale Com’era il mio Natale di una volta.
Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita
Prima puntata
Negli ultimi anni, si è assistito nel Nostro Paese a forti cambiamenti dell’apparato distributivo, che si concretizzano in una rapida crescita della Grande Distribuzione a scapito dei piccoli negozi al dettaglio. Se, da un lato, questa situazione permette di razionalizzare la distribuzione consentendo ai consumatori di concentrare i propri acquisti in un’unica soluzione, dall’altro preannuncia la crisi del commercio tradizionale in quasi tutti i settori merceologici. Questo è particolarmente vero nel settore abbigliamento-moda, nel quale si stanno verificando parecchi mutamenti. In questo contesto, si è assistito ad una trasformazione delle formule distributive classiche in formule diverse come il franchising, gli outlet, le stock house.
Nel nuovo contesto di mercato, dinamico e globale, molti dei principi del marketing classico risultano obsoleti e, comunque, inadeguati per garantire rendimenti crescenti nel lungo periodo come in passato. Da un mercato orientato al prodotto dominato da produttori e distributori siamo passati ad una logica fortemente orientata al cliente in cui il consumatore finale ha assunto un ruolo sempre più rilevante. La diffusione di Internet su larga scala ha reso disponibili una serie di informazioni precedentemente inaccessibili, ridefinendo i rapporti di forza tra gli attori economici. Il nuovo consumatore è molto più informato, attento ed esigente che in passato, obbligando le imprese a progettare strutture sempre più flessibili e innovative.
Vorrei parlarvi della distribuzione del prodotto moda-abbigliamento e approfondire un caso particolare. È un argomento trattato in cinque parti. Nella prima parte è presentato il prodotto moda e i diversi settori dell’offerta, esplicitando il grande valore assunto della marca, specialmente in questo campo. Nella seconda parte si introduce l’argomento della distribuzione, definendo il concetto e valutando le nuove tendenze. Vengono esaminati i nuovi trend dei canali distributivi, sia del settore abbigliamento sia del mercato distributivo generale. Infine vengono presentate le particolarità della distribuzione in Italia. Nella parte successiva, la terza, vengono analizzati uno per uno, più nel dettaglio, i principali canali distributivi e per ciascuno sono mostrate le forze e le debolezze, le opportunità e le minacce. Questa analisi non vuole ritenersi esaustiva, ma il limite dell’approfondimento è composto dal fatto che molte di queste formule distributive si sommano e si confondono l’un l’altra. Al giorno d’oggi è difficile schematizzare un mondo così movimentato come quello del commercio per individuare modelli unici: ogni punto vendita può avere caratteristiche differenti da qualsiasi altro. Mi soffermerò quindi sui modelli principali. Presenterò anche lo studio di un caso di successo di vendita on line.
La quarta parte si focalizza su un particolare canale distributivo: il piccolo negozio, che ha sempre caratterizzato la vendita al dettaglio in Italia. Il marketing del negozio presenta ovviamente aspetti diversi da quello di altri canali di vendita, sia per quanto riguarda il rapporto con il cliente che per la comunicazione. Si valuterà l’aspetto relazionale ed esperienziale dello shopping, attraverso i metodi per trasformare il puro atto di acquisto in “esperienza di consumo”. Questi ed altri elementi vengono esaminati più in particolare.
Infine, nella quinta parte, viene introdotto e presentato un caso particolare: quello del negozio “Piazza Affari” di Voghera PV, che ha adottato il modello di vendita della “Stock House”, forgiandolo e adattandolo per la sua specificità.
A lunedì prossimo.
Ieri sono stao al Prowinter, "Fiera Internazionale del Noleggio e dei Servizi per gli Sport Invernali". In pratica è una fiera, per addetti al settore, dedicata allo sci e allo snowboard. C’era un po’ di tutto tra gli espositori: macchine per la sciolinatura, abbigliamento, caschi e protezioni, attrezzi (sci, scarponi, tavole, ecc.), accessori (borse, legasci, ecc), guanti, bastoni, racchette da neve, bob, giornali del settore, e mille altre cose.
Tra le varie c’era una curiosa attrezzatura, lo Skimagic, che permetteva di "sciare" anche in assenza di neve. E’ un enorme tapis roulant in pendenza. Tu scii, la forza di gravità ti attira verso il basso e il tappeto ti spinge verso l’alto, quindi… rimani fermo. Non avete capito nulla? Forse è meglio guardare il piccolo filmato che ho realizzato:
Per me il giro del mondo in barca a vela, e la vela in generale, si differenzia dagli altri sport perché non ti da né soldi, né successo, né gloria, però ti da estetica e poesia. Ecco per me queste cose non sono comprabili.Io penso che qualsiasi persona se dentro di sé ricorda quando aveva diciotto o vent’anni… forse non tutti pensavano di fare il giro del mondo in barca a vela ma qualcosa di simile, qualcosa di grandioso e senza prezzo… ecco io in questo senso sono infantile, ma sono contento di esserlo stato.
Ambrogio Fogar
Dopo Ecstasy, Trainspotting, Il Lercio e Tolleranza Zero ho letto anche questo libro di Irvine Welsh, “Porno”. E’ il seguito di Trainspotting, che terminava con Renton che fregava i suoi amici e scappava col malloppo. Ora Renton vive ad Amsterdam, dove ha aperto un club, Sick Boy aka Simon David Williamson apre un pub a Edimburgo, Spud è il solito strafatto e Begbie è addirittura peggiorato, diventando sempre più un delinquente. La storia è una delle solite di Welsh, che parla di degrado, di malaffare, di gente guasta che vive senza pensare al domani, personaggi cinici e bastardi che pensano solo a sé stessi e all’oggi. L’unico che un po’ si salva è sempre Renton, che infatti si mette (quasi) sulla buona strada con la sua fiamma di una volta, Dianne.
Quello che rende sempre grandi i libri di Welsh è il suo stile: crudo e schietto, come fossero i suoi personaggi stessi a parlare. E siccome è tutta gente dei bassifondi non parlano certo forbiti come ad Oxford. Stavolta una novità: ogni capitoletto è proprio narrato da un personaggio ogni volta diverso, e quindi ha uno stile diverso. Quando racconta Spud è tutto appiccicoso e impastato. Quando parla Begbie è incazzoso e prepotente, ecc. Grandioso. Se vi piace il genere (non credo, è roba x pochi) leggetelo!
Tratto da "Voghera nel Cuore", a cura del Comune di Voghera, Assessorato al Turismo, 2004
II Comune di Voghera, secondo la ricostruzione del conte Antonio Cavagna Sangiuliani posteriore al 1871, al tempo della Dieta di Roncaglia (15.12.1154), mostrando fedeltà all’imperatore Federico Barbarossa, assunse a proprio stemma l’aquila imperiale in campo dorato con sbarre bianche e nere e, secondo altre fonti, anche rosse, con l’iscrizione che termina con le parole Signo Sacrati Imperii Durabit Viqueria tempore longo si sciet vivere cauta.
Lo stemma, a forma di scudo, recava nella parte superiore, in campo oro, un’aquila imperiale unicipite poggiante su un attraversamento fasciale costituito da tre bande nere e tre bianche fra loro alternate, occupante la parte centrale, mentre la parte inferiore è costituita da campo rosso.
Al di sopra dello stemma campeggiava una corona turrita a cinque torri uguali, significante la presenza di fortificazioni. Nel linguaggio araldico le bande nere rappresentano la fazione ghibellina, quelle bianche, la fazione guelfa; l’aquila imperiale poggia sulla pace delle fazioni della comunità (il campo rosso).
Con decreto dato in Milano il 19 gennaio 1608 da Filippo III di Spagna, la Contea di Voghera venne elevata a Marchesato e infeudata a Don Petrus Enriquez Azevedo, conte di Fuentes, come risulta dal diploma originale conservato nell’archivio di Stato di Milano.
Il marchese di Fuentes aggiornò lo stemma di Voghera dandogli forma ovale, inquadrandolo in una cornice barocca, sormontata da una corona marchionale a tre gigli intercalati da due punte argentate, mentre nei due fori inferiori erano incastonati alternativamente rubini, perle e smeraldi.
Negli anni ’30 del XX secolo lo stemma fu riconosciuto dalla Consulta araldica in forma di scudo, mantenendo l’aquila imperiale in capo oro, sormontata dal fascio littorio poggiante su fasce convesse alternate nere ed argentee con sottostante campo inferiore rosso e la corona marchionale, sovrastante. Sotto lo scudo figurava un nastro azzurro con l’iscrizione Signo Sacrati Imperii durabit Viqueria e un ramo di alloro intrecciato con uno di quercia, legati, al centro, con nastro rosso.
Con l’avvento della Repubblica Italiana, viene tolto il fascio littorio.
"Una fotografia per portarti via con me.Un ingenua illusione,di poter catturare un momento che duri in eterno…"
Moooolti anni fa ero abbonato alla rivista Millionaire, diretta dal funambolico ed elettrizzante Virgilio Degiovanni.
Il mese scorso ho preso il nuovo numero e ho trovato un suo editoriale molto interessente, in risposta ad un lettore che lo accusava di essere un "venditore di illusioni". Eccone alcuni punti:
[…] la vita non è un sogno né i sogni aiutano a vivere meglio. Ma trasformare la vita in un sogno è possibile. Ci sono persone che pensano che tutto sia deciso e altre che provano a cambiare il loro destino. Noi amiamo quest’ultimo tipo di persone. Che siano imprenditori o navigatori, poeti o meccanici. Il successo che ci piace non è la ricchezza finanziaria fine a se stessa, ma fare della propria vita ciò che si desidera. È possibile? Si. […]
[Ognuno può decidere] se gli basta l’indispensabile per godersi paesaggi mozzafiato o preferisce diventare il più ricco del cimitero.
Avere successo mettendosi in proprio non è facile e nulla è scontato. E pochi ci riescono perché, come nel Monopoli, sono ugualmente importanti le carte degli “imprevisti” e delle “probabilità”. Ma se si è preparati e si conoscono le regole principali, nulla è impossibile. L’Italia non è il Paese più facile del mondo dove fare impresa, lo dicono anche le statistiche internazionali. In ogni caso intraprendere e mettersi in proprio non è obbligatorio. Si può accarezzare l’idea tutta la vita e vivere felici lo stesso senza farlo. Si può farlo e miseramente fallire. Ma magari riuscire in altri tentativi. Prima di pensare a fatturare “milioni su milioni”, se vuole un consiglio, focalizzi un suo talento particolare. E lavori su quello senza risparmiarsi. Il resto verrà da solo. Ho iniziato a intraprendere alla fine del 1987. Capitale da me personalmente impiegato: 7 milioni di lire, 3500 euro di oggi. Non ho mai ricevuto un vero e proprio finanziamento bancario in vita mia. E non mi sono mai ritenuto un eroe.