«Altro che multe, dateci dei contributi»
VOGHERA. «A Vigevano il Comune taglia la Tarsu ai commercianti di corso Genova come indennizzo per i disagi causa cantieri, a Voghera hanno mandato gli ausiliari della sosta a far multe, anche con la neve che copriva segnaletica e marciapiedi». I commercianti del centro storico sentono la crisi, acuita dai lavori per trasformare piazza Castello, prolungati nel tempo causa fiocchi bianchi. «Invece delle pettorine gialle degli ausiliari della sosta dovevamo vedere quelle arancioni degli spalatori». E’ polemica. E crollano gli incassi, anche fra i banchi del mercato. S’invoca una rivoluzione viabilistica, ragionata sulla base del vento gelido di crisi. Il parcheggio dell’ex Caserma? Troppo lontano per tanti clienti di bar e negozi del centro, che hanno cominciato a preferire anche per la pausa caffè i centri commerciali con parcheggi gratuiti anche interrati, e dunque riparati dalle intemperie. D’altro canto chi il centro lo vive ancora non utilizza il bus navetta istituito a metà novembre dal Comune e costato circa 15mila euro. «Con gli stessi soldi si potevano garantire sgravi a noi commercianti di via Cavour – dice il barista Maurizio Bovolenta -. In alternativa si sarebbero potuti finanziare nuovi eventi per invogliare le famiglie ad affollare il centro. Questi lavori in piazza Castello e i ritardi nell’apertura della nuova area di sosta che si affaccia sulla nostra strada ci stanno facendo davvero male. Non capiamo come mai, tentativo del bus navetta a parte, l’amministrazione sia così distante». Per Angelo Nardulli, titolare di Tappeto d’Autore, non ci sono palliativi che tengano: «Serve una rivoluzione viabilistica, un cambio di mentalità a misura di cliente e di frequentatore del centro. Oggi non è più tempo di mandare ausiliari della sosta a far multe mentre cavalloni di neve impediscono ancora alla gente di camminare sui marciapiedi e di vedere le righe blu per terra. Nei giorni scorsi è successo e il Comune rischia anche una valanga di ricorsi». E allora che fare? «Cancellare un po’ di righe blu in centro e smetterla con queste isole pedonali a metà. Col doppio senso di circolazione avete visto via Cavour?». Un tema ricorrente quello del ripristino del senso unico e dell’inversione di quello istituito in via Garibaldi: il primo a sollevarlo, ancora nel settembre scorso, era stato Graziano Tagliavini di Confesercenti: «Ciclisti e pedoni rischiano la pelle – aveva messo in guardia -, ma anche i clienti dei negozi ogni volta che escono dalla porta». Da allora il Comune non ha fatto niente: chi la città la vive in modo ecologico, spostandosi a piedi o sui pedali, nelle ore di punta è ancora costretto al percorso a ostacoli lungo una delle vie peggio illuminate della città. Fabio Tordi, titolare del negozio d’abbigliamento di via Cavour che sta proprio di fronte all’imbocco di piazza Castello, mastica amaro: «Gli sgravi sulla Tarsu non li hanno concessi né ai colleghi di via Garibaldi né a quelli di via Emilia, sarà dura…». Piuttosto, Tordi vorrebbe qualcos’altro: «Invece di chiedere una ciotola di riso dovremmo chiedere al Comune d’imparare a coltivarlo anche per noi. Un indennizzo non sarebbe la cura. Occorre programmare per ridare la scossa e più carattere a una città che non trova una sua identità». Tordi invita a guardarsi attorno, anche appena fuori dai confini comunali: «Ispiriamoci a Stradella o magari anche a Tortona, due città che hanno più coraggio».
Emanuele Bottiroli
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