LA VALLE DELLA MORTE
Siamo partiti da LA, abbiamo lasciato la città e ci siamo fermati in una località per fare la spesa nel nostro fido Walmart di fiducia.
Poi 5 ore di strada nel nulla. Le classiche strade americane dove vai vai vai vai vai vai vai. A destra non c’è nulla, a sinistra non c’è nulla, davanti non c’è nulla e dietro non c’è nulla. Non un paese, non una casa, non un negozio, non una persona, nulla !
Siamo arrivati finalmente nella Valle della Morte, dove la quota sale fino a 1500 metri, per poi scendere sotto il livello del mare. Al Furnace Creek Visitor Center c’erano 50 gradi. CINQUANTA. Abbiamo comprato la tessera parchi che ha validità annuale, e anche il “passaporto” dove mettere tutti i timbri dei vari parchi nazionali.
Ci siamo diretto verso il Badwater Basin, un lago salato preistorico prosciugato che da lontano ti pare acqua, ma in realtà è fatto di sale. Lungo la strada c’era un tizio che faceva jogging. Giuro. Cinquanta gradi. E quello correva. Serio! Nel nulla, tra l’altro, roba che se gli fosse venuto uno sciopone non avresti neanche saputo come soccorrerlo.
Abbiamo fatto un giro nel sale, posto spettacolare. Io e Leo saltabeccavamo, Valentina invece ha accusato parecchio.
Tappa successiva: Artist’s Palette, dove ho fatto meravigliosi selfie con rocce colorate. C’è stato anche George Lucas a girare delle scene di Star Wars.
Dopodichè allo Zabriskie Point dove io e Leo ci siamo avventurati fino al punto panoramico (Valentina era ancora sconvolta dal caldo, un po’ come il mio cellulare che ogni tanto si spegneva causa surriscaldamento) per fare delle splendide foto.
L’ultimo posto era Dante’s View, che è una montagna esattamente a picco sul Badwater Basin. Il caldo era calato in quanto ormai era sera ed è venuto buio pesto. L’idea di essere comunque in un deserto, nel nulla, lontano da tutto e da tutti non è per niente rassicurante quando scende la notte: se per caso ti si ferma la macchina? Ciaone! Così abbiamo cercato di non essere gli ultimi a partire.
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