SUPERMERCATI E RISTORANTI
Iniziamo col dire che l’aria condizionata è sempre accesa e impostata ad una temperatura molto più bassa dell’esterno. Entri in maglietta e ti sembra di essere al polo.
Quando passi da 35/40 gradi a 18 lo sbalzo è notevole, ti dà proprio fastidio anziché sollievo. Poi succede, come negli ultimi giorni a San Diego, che fuori alla sera fa freschino ed entri nel fast food dove c’è proprio FREDDO e quindi non vedi l’ora di uscire.
Per quanto riguarda i supermercati, posso dirvi che è il modo migliore di procurarsi il cibo e tutto quanto sia necessario. Per esempio: la compagnia di noleggio mi aveva fatto pagare $70 per il seggiolino auto (che in realtà non c’era, ma mi è stato rimborsato correttamente), e al Walmart l’abbiamo comprato per $20 (l’ho portato a casa, tanto in aereo il trasporto è gratis). Sin dal primo giorno, Walmart è stato il nostro migliore amico: quando ne avevamo l’opportunità ci fermavamo per comprare le nostre insalate (Valentina la “Caesar’s” e io la “Santa Fè”), la frutta per Junior, i biscotti, l’imprescindibile acqua e qualche altro improbabile acquisto.
Il problema è che esistono due tipi di Walmart. Piccola divagazione per chi non lo sapesse: Walmart è la più grande catena di supermercati degli USA (e del mondo). Se vi capita di guardare la classifica dei più ricchi del mondo i componenti della famiglia Walton ci sono sempre. Dicevo: ci sono i Walmart che hanno TUTTO e quelli che hanno QUASI TUTTO, e in quello in cui scarseggiano c’è proprio il cibo. Potevi girare anche mezz’ora e trovavi poco o niente. Una delusione che non vi dico.
Nei piccoli centri (come i paesotti nella nazione Navajo) abbiamo sperimentato, con molta fatica, i supermercati locali, dove difficilmente trovavamo qualcosa di facilmente commestibile in base ai nostri gusti.
Al mattino abbiamo fatto spesso colazione nei motel: alcuni discreti, altri così così. Oppure andavamo da Starbucks dove con la modica cifra di $25 dollari ci davano un cappuccino per me, un frappuccino per Valentina e 3 brioches. Economico direi.
Per pranzo prendevamo qualcosa in giro, mentre per cena dipendeva da alcuni fattori: quanto eravamo stanchi, dove eravamo (se nel nulla più assoluto o in città) e quanta voglia avevamo. Spesso abbiamo provato i fast food, stile Mc Donald’s o Taco Bell o Jack in The Box o Pizza Hut. C’è una cosa da dire: spesso, anche se sono catene, vengono gestiti in modo autonomo e ci è capitato più volte che la pulizia non fosse il massimo. Intendo proprio la pulizia base, cioè pulire con la spugna il tavolo! Esperienze peggiori: da Pizza Hut a Page e da Taco Bell a Palm Springs. Tutti i Mc Donald’s invece erano sempre puliti.
Siamo stati a cena a Williams, dove il nostro fluente inglese non ci ha fatto capire una mazza. Alla fine valentina è riuscita a mangiarsi una bella bistecca. Io avevo ordinato una cosa tipo “Steak & Chips” che invece si è rivelata un piatto di patatine fritte con sopra 5 o 6 piccoli pezzi di tagliata (peraltro buona) sopra, una delusione. A Flagstaff invece alla pizzeria Fat Olives abbiamo sorprendentemente mangiato un’ottima pizza. Valentina era titubante (nonostante il posto l’avesse scelto lei), ma si è dovuta ricredere.
I prezzi? Non così cari come ci aspettavamo. Come sempre succede in tutto il mondo: se scegli un ristorante in centro o sul lungomare è naturale che spendi di più. In molti posti le pietanze sembravano care, ma poi scoprivamo che le bevande erano sempre comprese: passava il cameriere a riempirti nuovamente il bicchiere. Altre volte invece ci facevamo ingannare dai prezzi a cui però bisognava aggiungere le tasse (forse un 10%) e la mancia (a volte già indicata, molto spesso a tua scelta, si aggira dal 15% al 20% circa).
prossima puntata: “HOLLYWOOD E SANTA MONICA”
puntata precedente: “DISNEYLAND“
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