
Era il 2023 e stavo partecipando al corso di “scrittura creativa” tenuto dal Matteo Colombo alla Libreria Ubik Voghera.
Ecco una delle cose che ho “partorito” una di quelle sere:
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Sono stanco, non mi reggo in piedi. Infatti mi appoggio con entrambi i gomiti in un angolo di questo immenso bancone.
Ho scelto apposta questo locale in una zona tranquilla di Chicago: so che è aperto tutta la notte e nessuno, o quasi, può disturbare i miei pensieri.
Mi calo la tesa del cappello e sorseggio l’ennesimo schifoso drink analcolico, maledetto proibizionismo.
Un po’ di whisky avrebbe almeno aiutato la mia decisione: lei o… lui?
Se scegliessi Rita seguirei un sogno. Domattina stessa potremmo partire in auto, imboccare la Route 66 e in un paio di giorni arrivare in California. Penso già a quella parola: RICOMINCIARE!
Mi inebria più dell’alcol che questo dannato governo ci vieta, mi inebria come il pensiero della mia donna.
Una nuova vita, dei nuovi nomi, un nuovo lavoro.
Sono molto bravo in quello che faccio qui, forse è l’unica cosa che sono capace di fare, ma cambierei per lei.
«Amico, tra poco devo chiudere.»
La voce del barman mi colpisce come la puntura di un ago.
«Scusa, non voglio grane,» prosegue, «sai che per le due devo avere le luci spente, altrimenti passerò dei guai.»
«Tranquillo,» ribatto alzandomi dallo sgabello e lasciando una banconota sul tavolone insopportabilmente lindo.
«La brodaglia puoi versarla nel cesso» aggiungo sollevando il bavero della giacca e uscendo in strada, dove il vento freddo dell’Illinois di colpo scioglie i miei dubbi.
Ho capito. Scelgo lui.
In fondo è la scelta migliore, in fondo è quello per cui sono portato, forse il motivo stesso per il quale sono nato.
Si, ne sono sicuro. Sparirò dalla vita di Rita e continuerò ad essere me stesso, il vero me stesso.
Scelgo lui.
Per rimanere il miglior killer della banda di Al Capone.