Prima dei 18 anni, come tanti della mia generazione e quelle precedenti, ho fatto un sacco di strada a piedi (o coi mezzi).

Per andare a scuola, dalla stazione di Voghera al Baratta c’erano i bus, ma talvolta per risparmiare (visto che me lo pagavo io) andavo a piedi, e non sono due passi.

Ricordo gli allenamenti, quando ho fatto l’arbitro di calcio, al campo giovani, specialmente quelli fuori dal periodo scolastico: da Brallo a Varzi col Piazzardi, poi col VogheraVarzi fino al manicomio e poi a piedi. Arrivavo là che ero già stanco. E molte volte per arbitrare prendevo i mezzi e anche andare a Lungavilla era un’avventura (o a Gerola, o a Sannazzaro), spesso tornavo a Brallo che era ora di cena.

Per non parlare di gite con gli amici, al mare, a Gardaland, a Milano. Girando a Milano in auto ho “riscoperto” tanti posti che per me erano solo fermate della metro, non avevo idea di come fossero collegate in superficie. E poi le vacanze a Rimini. Tutto fatto con soldi guadagnati con lavoretti.

Anche ai miei tempi c’era chi aveva i genitori che li portavano dappertutto e in vacanza ci andavano spesati, ma io non finirò mai di ringraziare i miei genitori per il grande insegnamento sul denaro che mi hanno dato. E vi assicuro che andavo lo stesso dove volevo e mi divertivo ugualmente, anzi di più.

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