Google mi ricorda che sono passati 19 anni da quando io e la Rita andammo a Bruxelles. Io fino a poco tempo prima non ero praticamente mai stato fuori dall’Italia, vuoi perché i miei non erano soliti andare da nessuna parte, vuoi perché non avevo una compagnia di viaggiatori.

Erano gli anni del boom delle compagnie low cost e allora andai prima a Londra “in giornata” (in realtà andai un giorno e tornai il successivo), poi andai a Berlino con amici, poi mia mamma mi disse: perché una volta non porti anche me? E allora organizzai per Bruxelles. La scelta fu dettata dalle nostre disponibilità di giorni (quindi ovviamente non nel weekend) e dalla destinazione che in quei giorni costava meno.

Ricordo che girammo tanto a piedi e vedemmo un sacco di cose, la Rita era la mia compagna di viaggio ideale. Mangiavamo dove capitava, un panino, un tramezzino, ma poi lei si ostinava a voler bere un caffè, e tu spiegale che fuori dall’Italia il caffè è gramo e costa caro: ogni volta lo chiedeva e poi si lamentava del fatto che fosse “una brodaglia” e gli fosse servito con un cucchiaino grande.

Ricordo che durante uno di questi giri trovò, abbandonati da un cantiere, una decina di viti enormi, circa una ventina di cm di lunghezza per un diametro di 3, 4 e a tutti i costi volle portarsi (anzi farmi portare) dietro quel fardello per tutto il giorno perché “poi mi servono”.

Negli anni successivi andammo insieme a Budapest, Vienna, Praga, Atene. Era molto curiosa la mia mamma, molto interessata a quelle piccole differenze nel modo di vivere che si potevano riscontrate all’estero. Nella sua vita, nata molto povera, per esigenze di soldi, poi di famiglia e di lavoro, non aveva mai visto le città straniere e se aspettava che la portasse suo marito… (lui stava bene solo nel suo negozio)

Quando tornammo da Bruxelles, alla dogana belga la fermarono e la portarono in una stanzetta. Lei per niente preoccupata gli parlava in italiano. Io la seguii, spiegai che ero il figlio e cercai di capire cosa fosse successo: avevano trovato le mega viti nella valigia a mano! Allora le imbarcarono dentro alla borsa frigo che la Rita non si faceva mai mancare nelle gite. A Milano la gente si stupiva che sul nastro dei bagagli fosse spuntata, in mezzo alle valigione, una borsina frigo, con la cerniera rotta, e dentro una decina di viti di dimensioni enormi.

Anche questa era la Rita, mia mamma.

(Visto 4 volte, di cui 1 oggi)

Commenti

comments