Da un momento all'altro mi aspetto la tua telefonata per chiedermi: "Fa, hai mica una paio di tekking del 42?". Ogni volta che tiro dentro la merce dal negozio di Brallo guardo in piazza per cercarti su quella panchina, a fumarti la tua sigaretta prima di andare a casa, oppure per andare insieme a pranzare. Come qualla volta: "andiamo dalla Michela?" – "No, Dani, non mi sento tanto bene (io, cazzo, ero io che non mi sentivo bene quel giorno!)… però… ma si dai vengo, almeno chiacchieriamo un po' ". E infatti abbiamo chiacchierato: di Londra, dove ero stato la settimana prima, delle varie commesse che lui aveva avuto in negozio in tanti anni, del telefono che gli avevo suggerito io e col quale si trovava bene e quasi quasi ne voleva un altro uguale… e due ore dopo eri lì, appoggiato al tuo bancone, e ti mancava il respiro. E ti abbiamo steso per terra (abbiamo dovuto farlo in tre) e quel signore (che poi ho saputo essere un soccorritore esperto) mi ha mandato a prendere quel defibrillatore, quel cazzo di maledetto defibrillatore che non funzionava. E lui ci provava a muovere quel tuo pancione, su e giù, su e giù… E ti sei abbandonato, in quel negozio che avevi creato tu. "Pianeta Sport", o come dicevano tutti "da Daniele"
E ogni tanto sono in giro per Voghera e mi verrebbe voglia di passare da te, come al solito, e sentirmi dire: "Caffè? andiamo al bar di qui o di là?" e poi: "Senti, ma ho il computer che non mi funziona bene, come faccio a…". e io magari a chiederti consigli su un lavoro da fare, un qualcosa da comprare, una cosa da fare. E mi mancano i tuoi messaggi, mi facevano ridere. E quelli che mi dicevano: "Sono stato di là da tuo cognato, il cow boy". E mi manca venire a casa tua, la casa che ti eri costruito, con la tua bella famiglia, la famiglia che ti eri costruito. E le tue foto con Gloria, che ce le avevi dappertutto, e dicevi che era la tua principessa. Mi manchi Dani, mi manchi tanto. Hai voluto rimanere giovane per sempre

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