Tratto da "Tra le vigne e i castelli dell’Oltrepò" di Sergio Redaelli e Franco Rota, Logos International, 1987
Pregola vanta un singolare primato di fedeltà ai Malaspina, quasi 800 anni di buona sudditanza. Il paese venne infatti donato ai Malaspina da Federico Barbarossa nel 1164 e rimase di proprietà della famiglia fino al 1924, quando si spense l‘ultimo discendente di questo ramo.
Le origini del borgo sono però longobarde, come testimonia la chiesa parrocchiale dedicata a Sant’Agata che fu una delle sante venerate dal popolo di Teodolinda dopo la conversione al cattolicesimo.
Quando i Malaspina entrano in possesso del borgo, nel XII secolo, costruiscono il castello, in cui troviamo più tardi uno dei personaggi più interessanti del casato, Corrado, fondatore del ramo dei marchesi di Pregola.
Corrado è un coraggioso condottiero, ha servito i Visconti di Milano e per il suo valore in battaglia si è conquistato il soprannome di Spadalunga.
È un tipo piuttosto spregiudicato e governa le sue terre con modi spicci. Costringe ad esempio l’abate di San Colombano a ricevere nel suo monastero sei ghibellini scomunicati e a vestirli da monaci. Essi hanno l’incarico di tenere informato il loro signore di quanto accade all’abbazia.
Quando Corrado mori, il patrimonio di famiglia che comprendeva numerose terre e castelli si frazionò in tanti rivoli quanti erano i discendenti e il feudo si polverizzò in minuscole quote che finirono per essere inglobate nei latifondi di altre famiglie ricche della zona.
Si salvò dallo sfascio soltanto il ramo del marchese Azzo, che mantenne intatto il patrimonio grazie a una rigida applicazione della legge del maggiorasco. L’eredità passava ai primogeniti, mentre i cadetti venivano indirizzati alla carriera ecclesiastica.
Il castello fu distrutto nel 1571 da Gian Maria Malaspina per una faida familiare. Costui – un poco di buono – era stato emarginato dai suoi stessi parenti che gli avevano confiscato tutti i beni e si vendicò assaltando la residenza di famiglia al comando di un manipolo di briganti e dandole fuoco.
Fu la fine di un castello che per molti secoli era stato la sentinella meridionale della Val Staffora (il suo «gemello» a settentrione era il castello di Nazzano). Con le pietre della vecchia rocca fu costruito l’attuale maniero di Pregola, che nella sala principale conserva un bellissimo camino con lo stemma dei Malaspina. Esso raffigura l’aquila bicipite del Sacro Romano Impero, su fondo rosso e azzurro, con corone d’oro sulle due teste.
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