Ragazzi che botta di ricordi. Sono in Liverpool Street Station. Io per le persone, i nomi e i visi non ho x niente memoria, ma per i posti in cui sono stato, sono meglio di un cartografo. Mi ricordavo la forma della stazione, dov’è la biglietteria, dov’è la libreria, dov’è il Mc, dov’è la panchina su cui mi ero seduto. Tenete presente che a Londra c’ero stato solo 28 ore nel 2003.
Sono qui x vedere dov’è il ristorante Ponti: è proprio dentro la stazione, ed è bello grosso. Non capisco questa cosa di spacciarsi per italiani. In vetrina hanno un cartello che invita a scoprire i cibi dell’Emilia Romagna. Ma dove? Ma smettetela. E come se io aprissi a Voghera un ristorante spagnolo, assumo un francese, un greco, un irlandese e prendo un cuoco brasiliano che cucina le ricette spagnole. Che significato ha?
Ad Amsterdam c’è pieno di posti che cucinano italiano in modo egregio (Varni può confermare), ma non per questo si spacciano x italiani.
Ieri dopo la Callan sono andato con Danilo (il ragazzo che avevo già conosciuto all’agenzia Mundus Club) al pub li a fianco a farmi 2 pinte. Bell’ambientino, giovane, musica, birra…
Quando sono in giro, specialmente in metro, mi fa piacere aiutare gli italiani che cercano la strada. Quando li sento parlare tra di loro chiedendosi quale potrebbe essere la linea giusta, se posso, li aiuto. E’ un metodo x fare facilmente una buona azione e scambiare 2 battute, del tipo "Mi fai vedere la prima pagina della Gazza?"
Inizio a capire gli accenti in inglese. Quello portoghese è il più riconoscibile, poi anche quello spagnolo, italiano, francese.
Ci sarebbero mille cose da raccontare di Londra, tantissimi piccoli aneddoti. Ieri sul bus c’era una mamma, coi figli già grandicelli che aveva i capelli completamente fucsia, e nessuno ci faceva assolutamente caso. E’ Londra! Ieri sera ho aperto una bottiglia di birra con l’accendino a un gruppo di punk che non erano capaci. Pazzesco.
Devo scoprire in che anno hanno costruito il suppostone della City, l’altra volta non c’era.
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