Come si fa non voler bene alla Rita? Era uno scricciolo di energia. Una donna piccolina che aveva dentro una forza incredibile. Io l’ho conosciuta per meno della metà della sua vita, quindi molte cose le so solo per come me le hanno riportate. E’ nata in una famiglia poverissima, ha patito la fame, una famiglia con 5 fratelli maschi di cui era l’unica femmina e quindi ha fatto da sorella e talvolta anche un po’ da mamma.
Sua mamma le ha voluto dare un futuro diverso e l’ha fatta studiare: è diventata maestra.
La sua è stata una vita di sacrifici: dopo l’infanzia e lo studio ha intrapreso la carriera da insegnante, ma non è stato facile. Non ha mai avuto una cattedra fissa e quindi ha fatto numerosissime supplenze. Non pensate ai giorni nostri, quando con l’auto o coi mezzi si raggiungono facilmente tutte le scuole. A quei tempi andare in paesi distanti chilometri, in valli lontane, era quasi un’avventura. E durante i giorni di supplenza era impensabile tornare a casa: si rimaneva al paese, magari ospitati in qualche locanda. E il marito e il figlio che ti aspettano a casa. Ha girato veramente tanti paesi, ha cresciuto tanti bambini, è stata la maestra di tutti. Quando è andata in pensione ricordo che un articolo sul giornale l’ha definita "globetrotter".
Ha sempre avuto uno spirito incredibile, non si fermava mai davanti a nulla, trovava sempre una soluzione. E’ stata la prima donna della valle a prendere la patente.
E una volta raggiunta l’età della pensione? Facile, ha iniziato a lavorare, ancora di più. Il suo orto a Pregola, i suoi tetti da sistemare, il catrame contro le infiltrazioni, le fragole da piantare, tutti i suoi traffici. Zappa, badile, carriola, falcetto, roncola, cazzuola, saldatore, martello. Questi erano i suoi strumenti, altro che ferri da maglia!
Aveva mille passioni. E la prima era la famiglia. Il marito, col quale ha creato una cosa incredibile. "Dietro un grande uomo c’è una grande donna" si dice e mai fu più vero come nel caso della Rita, così piccola di statura e così grande come donna. Siro creava e lei gestiva.
Io spero nella vita di essere felice, fortunato, umile e capace anche solo una piccola parte di quanto sono stati loro.
Ha avuto 3 figli: un modo per essere sempre giovane. Perchè lei è sempre stata giovane. Dentro e fuori. Sempre vogliosa di sperimentare cose nuove. Magari non sapeva utilizzare bene le nuove tecnologie ma le capiva e se ne interessava, mantenendo nel contempo il gusto per le cose antiche. Una donna straordinaria.
E così come ha vissuto, sempre giovane, ha voluto morire giovane. Con la sua giacca rossa, con la sua motosega elettrica, con la fiamma ossidrica, con tutti i suoi attrezzi e la sua inventiva che le permetteva di riuscire in qualsiasi situazione. C’era un problema? Ci pensa la Rita. Ha viaggiato fino a Londra da sola a 77 anni. La potete osservare su YouTube in sella a un quad. Sono forse cose da vecchietta?
E così, quando ha dovuto arrendersi, quando la vita l’ha costretta a riempirsi di medicine e stare su una sedia a rotelle, non ha voluto starci. Ed è volata via da giovane, per fare che possiamo ricordarla così…giovane. Più ci penso e più ne sono convinto: non ha voluto diventare vecchia.
E non era solo una donna capace nelle cose pratiche. Era una grande moglie e una grande mamma. Aveva un senso della famiglia enorme. A me ha insegnato tanto. Anzi di più. Voi che magari la conoscevate potete sospettarlo, ma non potete capire fino in fondo che donna eccezionale fosse. Ognuno di noi è la storia che ha fatto, a partire dalle proprie radici. Io sono io per quello che sono, per la mia testa, per dove ho vissuto, per quello che ho fatto, ma anche per quello che mi hanno insegnato mia mamma e mio papà, nel piccolo, nella vita quotidiana giorno per giorno. Un insegnamento fatto di tante piccole cose che messe insieme è come un oceano.
Quindi lei vive in me, così come nei miei fratelli. Ecco perchè ho detto che se ho bisogno di lei la trovo nel mio cuore, perchè lei vive in me. E ho anche detto di non essere tristi. Io triste non sono: malinconico tanto, ma felice per averla avuta.
E quando proprio non ce la faccio le parlo. E quando devo pregare per lei, per fare in modo che anche lassù possa stare bene, fin da subito non riuscivo a recitare l’Eterno riposo. Riposo? mmm, non le si addice. Si annoierebbe… a morte (scusate il gioco di parole). E qundi: eterno lavoro donale o Signore, splenda a lei la luce perpetua, tribuli e riposi in pace, amen.
Era giusto salutarla anche da queste pagine che avevano ospitato tante volte i suoi scritti. Mi diceva: questo l’ho scritto per Internet.
Ciao grande donna. Ciao Rita. Ciao Mamma :-) !!!
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