È incredibile pensare quante storie, quanta gente che torna a casa, quanti papà che stanno giocando coi loro bambini, quante vite che scorrono nelle case illuminate che si vedono dall’aereo. Stiamo tornado a casa.

Ma cominciamo con ordine. Stamattina ancora una bella e sana colazione a Le Dune. Giudizio complessivo del Bed & Breakfast sicuramente positivo: carino, pulito, gente simpatica e cordiale, vicino alle spiagge e al centro città. L’appartamento non era grandissimo, ma tanto eravamo sempre fuori. Un saluto al gatto Nerone e al cane di cui non sappiamo il nome (e alle tartarughe assassine, agli uccellini tropicali e tutte le bestie varie che ci sono lì) e ci facciamo un giro in spiaggia. Ovviamente non in spiaggia-spiaggia, ma sugli scogli. Per la precisione quelli dove siamo stati l’altroieri, visto che la caletta ci era piaciuta molto: ombra, sole, possibilità di tuffi e panorama gradevolissimo. C’è stato anche un giretto di perlustrazione che io e il Lurenzun abbiamo fatto nelle vicinanze. Poi il rito dei tuffi (anche di testa) (io no!) (cioè a dire il vero ci ho anche provato, ma con scarso successo). È incredibile come questo sole ti asciughi dopo pochi minuti che esci dall’acqua. Giudizio finale sul mare della Puglia, o meglio sul mare del Salento, o meglio sul mare di Otranto e dintorni: mare bello, pulito (a parte qualche rara eccezione), colorato, caldo e molto salato; spiagge pressoché inesistenti, trattasi quasi sempre di scogliere, il più delle volte per niente lisce (anzi decisamente frastagliate tanto da assumere aspetto vulcanico) e quasi sempre difficilmente raggiungibili. Le sporadiche spiagge sabbiose sono piccole, strapienissime di gente e devo dire non proprio pulitissime. Quindi direi: bello è bello, ma niente di eccezionale.

La signora del B&B gentilmente ci fa usare la doccia per sciacquarci via il sale, ci cambiamo e cerchiamo un posticino per mangiare velocemente qualcosa. Ora parlerò male de “Il Ghiottone”, locale che nelle insegne e scritte diceva: bar, ristorante, pizzeria, gelati, panini, bibite. Ci sediamo e ci apparecchiano il tavolo portandoci le liste ristorante. Quando diciamo che vogliamo panini ci fanno cambiare tavolo (quello senza tovaglia) e ci dicono di entrare a ordinare i panini. Scopriamo così che sono panini industriali “di plastica”, imbustati nel cellophane, molto peggio di quelli che si possono trovare nei distributori automatici. Alla faccia della ghiottoneria.

Facendo i conti abbiamo circa un’oretta scarsa per visitare Alberobello, patria dei trulli. Dopo un paio d’ore raggiungiamo questa località, che noi tutti pensavamo fosse sul mare o perlomeno in pianura, invece è in collina. Alberobello è patrimonio dell’umanità (ollallà addirittura). I trulli sono in un apposito quartiere, probabilmente il vecchio nucleo cittadino, una volta abitato e adesso sede di negozio di ricordi per sciocchi turisti come noi. Purtroppo la visita deve essere breve per forza, ma perlomeno abbiamo soddisfatto Mastro Lorenzo che immaginava che i trulli fossero disseminati per tutta la puglia e non segregati in un’unica zona. Mesti mesti e lesti lesti raggiungiamo l’aeroporto Karol Wojtyla di Bari, lasciamo la nostra fida Fiat Bravo che ci ha accompagnati in questi 5 giorni ciucciandoci 90 euro di carburante e ci facciamo una pizza da Spizzico (senza infamia e senza lode). A proposito di pizza, personalmente a Otranto  vi consiglio la pizzeria Cala dei Normanni e la pizza Estate. Volevamo sperimentare anche la pizzeria La Bella Idrusa, di cui ci avevano parlato bene, ma c’era sempre una fila pazzesca a qualunque ora e non accetta prenotazioni dopo le 19 !!

Ora siamo sull’aereo, e sotto di noi greggi e greggi di pecore a forma di nubi. O saranno cirrocumuli? O stratonembi? E tante tante tante luci di tante città con tante case e tante storie da raccontare…

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