Giacomo Balla 1912
Dinamismo di una cane al guinzaglio
Tempo fa chiacchieravo con Franco e parlavamo del fatto che ci sono un sacco di lavori che si stanno perdendo. Ma non stavamo parlando della congiuntura sfavorevole che, in questo periodo, mette a repentaglio (o addirittura elimina) parecchi posti di lavoro. Il nostro era un discorso più ampio. Lui sostiene che le nuove tecnologie rubano lavoro ai lavoratori in quanto, per fare un lavoro che prima richiedeva molti addetti ,oggigiorno, sempre più, ne bastano molti meno. In gergo si dice che la tecnologia aumenta la produttività. Vuol dire che a parità di dipendenti si rende di più, e quindi, per mantenere la stessa produzione, occorrono meno dipendenti. E quindi, secondo il mio interlocutore, si perdono posti di lavoro (e fin qui gli do ragione, è oggettivamente vero) che non vengono in nessun modo rimpiazzati. E su questo non sono per niente d’accordo. A parer mio il suo è un discorso sicuramente sorpassato.
La storia insegna: ai tempi della rivoluzione industriale gli operai licenziati si rivoltavano contro i loro ex datori di lavoro bruciando le fabbriche e distruggendo le macchine. Ma questo è servito a fermare il progresso? No, anzi alla fine è stato il progresso che, bonariamente, ha migliorato la vita delle persone. E la gente che lavori fa? Altri. Portando il discorso ai giorni nostri, io credo ad esempio che la produzione, in Italia, abbia vita breve. Le grandi attività produttive sono destinate, chi prima ci dopo, a terminare. Rimarranno piccole produzioni di qualità e di nicchia. Su questo siamo molto forti. Ma sulle grandi produzioni di massa non possiamo più competere. E quindi? Gli operai che faranno? Faranno altro. Così come ogni giorno muoiono tanti lavori, ne nascono tanti altri. L’uomo moderno ha delle esigenze che solo 50 anni fa era impensabile avere, sia perché non esistevano, sia perché non si avevano le possibilità. Ora può permettersele grazie al tenore di vita attuale. E quindi ci sarà gente che gliele fornisce. Ogni minuto nascono lavori che prima non esistevano, in qualunque settore: nei media, nell’informatica, nella comunicazione, nei servizi economico-finanziari. Ma anche nell’agricoltura, nell’artigianato, nell’edilizia, e in mille altri settori.
Certo, il mio è un discorso accademico, come quelli che fanno i grandi professoroni che parlano per massimi sistemi e non escono mai dal proprio studio ovattato. Io mi rendo perfettamente conto che se andiamo nello specifico, se analizziamo ogni situazione, le cose sono molto più difficili. Se sei un operaio di 50 anni e ti lasciano a casa, è difficile che ti reinventi come esperto del factoring o decidi di aprire un asilo-nido o cose simili. Magari hai anche dei figli in età “di spese” (cioè… sempre !!!). E li son dolori.
Il mio era solo un discorso generale, per dire che il mondo del lavoro non è destinato a scomparire per colpa delle nuove tecnologie… nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma…
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