E’ notte (anzi è quasi mattino, sono le 4)
Stasera, quando sono tornato a casa dal negozio, come previsto ho trovato il frigo vuoto. Così, su suggerimento di Aly, me ne sono uscito a piedi e sono andato in piazzetta Plana a prendermi un Kebab.
Così, con la mia piadina ripiena dell’impossibile e la mia lattina in mano, me ne sono andato in giro per Via Emilia.
Erano circa le otto e mezza di sera e il centro era praticamente semideserto, solo pochi frettolosi individui che cercavano di raggiungere velocemente casa per ripararsi dal freddo.
E’ quasi Natale. A me piace camminare nel freddo, se è secco e non umido. Con un bel giaccone caldo, cuffia e sciarpa. Come mi capita spesso mi piace vedere quello che succede intorno a me. Come facevo a Londra, come ho fatto tante volte in vita mia…
Passare davanti alle case e sentire dalle finestre il vociare degli abitanti. Chi è contento, chi discute, chi chiacchiera, chi ascolta la televisione. Me li immaginavo davanti ad una tavola imbandita, al riparo dal freddo pungente, contenti di essere in famiglia. E vedevo le poche persone che avevano voglia di arrivara a casa. E quelli che invece guardavano le vetrine, per farsi magari venire in mente idee per gli ultimi regalini. E quelli che ancora sostavano davanti a Marino o all’altro bar di Piazza Duomo di cui non ricordo mai il nome vociando e cercando di prolungare l’ultimo aperitivo.
Ero come una foglia mossa dal vento, senza meta, giravo col cibo caldo che mi scaldava le mani e il cuore, colla bevanda fredda che mi gelava le dita e mi scuoteva dai voli pindarici. Che bello è quasi Natale. Mancano i fiocchi di neve ma fa lo stesso, è quasi Natale.
Mi piaceva il fatto che non ero di passaggio, non ero più di fretta. La città stressata degli ultimi giorni era scomparsa, c’era la città pensosa e rilassata. Non c’era più, per una sera, la vitalità della gente che gira come le formiche da un posto all’altro, in cerca di un negozio, di un bar, di un parcheggio, di un ufficio, di una commissione da fare. L’aria fredda e l’ora tarda e le luci spente avevano scacciato questa frenesia. Quei pochi sopravvissuti non vedevano l’ora di scomparire. Rimanevo solo io, contento di essere li a mangiare il mio pasticcio di carne e verdura, in una fredda sera di dicembre, per osservare con calma le vetrine.
Che pace… Buon Natale a tutti.
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