(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Tag: teatro

Piccolo Teatro

E, la vita la vita… e la vita l’è bela, l’è bela, basta avere l’ombrela, l’ombrela. Ti ripara la testa, sembra un giorno di festa. E, la vita la vita…e la vita l’è strana, l’è strana, basta una persona, persona che si monta la testa… è finita la festa!

Una vita contromano

E' recentemente uscito questo libro di Flavio Oreglio: "L'avventura artistica (1985 – 2015) Una vita contromano, autobiografia non autorizzata".

Il 23 giugno di quest'anno ho avuto l'onore di dialogare con l'autore durante la presentazione al "Circolo dei Poeti Catartici", ospitato al Castello Malaspina di Pregola. Nel precedente libro "Le origini" Flavio ci raccontava di come ha avuto l'idea, l'ispirazione di fare questo lavoro (il cabarettista) e di come ha mosso i primi passi. In questa opera invece fissa come data di inizio della sua professione il 1985 raccontando i primi trent'anni di carriera. Una carriera brillante che lo ha visto ospite dei principali luoghi del cabaret di Milano, prima, e di tutta Italia, in seguito. Spesso viene ricordato per le sue apparzioni alla trasmissione televisiva Zelig, dove presentava il suo "momento catartico", sketch che ha dato origine ad una serie di libri vendutissimi. Ma Oreglio non è solo questo, è un professionista che è partito dalla gavetta, che ha lavorato con tanti grandi personaggi (spesso ancora prima che venissero definiti tali) e coi quali ha stabilito ed ha tuttora forti legami di amicizia. Perchè lavorando seriamente, non svendendosi mai e cercando sempre di reinventarsi mantenendo allo stesso tempo il suo lavoro nei binari del cabaret, ha dato i suoi frutti.

Quella sera, oltre a raccontare numerosi aneddoti, a parlarci del suo lavoro, dei suoi incontri e delle sue idee, ci ha spiegato cos'è il cabaret e la sua differenza da quella che viene definita la comicità. Io non sono un esperto del settore e quindi non me ne voglia se la descrizione che sto per dare è sbagliata o incompleta, ma per me il cabaret è teatro, è musica, è divertimento, è professionalità, è canzone, è tradizione, è goliardia, è amicizia, è studio, ed è (anche) comicità. Comicità che non è fine a sè stessa, ma fa parte del tutto. Si può far ridere facendo cabaret, e spesso è così, ma si può fare cabaret anche senza far necessariamente ridere. E' una forma di teatro a sè stante.

Quelli che pensano che basta "avere gli agganci", andare in TV ed è tutto subito e facile, leggano questo libro e ne traggano insegnamento.

Quello che segue è tratto da "La Provincia Pavese" del 23 giugno 2018:

Brallo, Oreglio presenta l’autobiografia
Sabato 23 giugno alle 22 al "Circolo dei poeti catartici" di Pregola, nell'ex Palazzo Malaspina, è in programma la presentazione del libro “Una vita contromano – L'avventura artistica (1985-2015)”, il secondo volume dell’autobiografia "non autorizzata" di Flavio Oreglio. Il volume, pubblicato da Primula Editore in occasione del “Trentennale on stage” dello stesso Oreglio, e racconta le varie fasi del suo lavoro di cabarettista: la sua carriera, cominciata negli anni Ottanta nei fumosi pub dei Navigli, è poi approdata nei teatri, in televisione e in libreria, rendendolo famoso anche al grande pubblico.

Tale percorso, né semplice né breve, viene descritto attraverso una narrazione ricca di aneddoti e riflessioni, in cui si raccontano gli esperimenti riusciti e quelli falliti, gli incontri e le esperienze che hanno inciso nelle vicende umane e professionali del comico milanese.

Il volume è corredato di un cd-antologia contenente alcune tracce originali tratte dai lavori discografici realizzati in trent’anni di carriera. Nell'occasione della presentazione di Pregola (luogo a cui Oreglio è molto legato per via dei ricordi d’infanzia) sarà Fabio Tordi a dialogare con lo stesso Oreglio.

Museo Teatrale alla Scala

Siete mai stati al Teatro alla Scala? E al museo adiacente?
Se vi va, fateci un giro.
Ci sono busti, ritratti, spartiti, strumenti musicali, porcellane, tantissimi cimeli.
Si respira aria…anzi si respira arte !
Toscanini, Donizetti, Maria Callas, Puccini, Bellini, Leoncavallo, Verdi, Renata Tebaldi. 
Caruso, Nureyev, Luchino Visconti, Strehler, Eleonora Duse, Liszt.
E poi… è possibile affacciarsi da alcuni  palchi e vedere il teatro, e immaginarsi lì, in mezzo ad un'opera, cogli abiti visti nei dipinti, a ricevere il fragoroso applauso del pubblico a cui fare il doveroso inchino

Odissea

Ieri sera al teatro San Rocco ho assistito ad una rappresentazione teatrale, nell’ambito di una piccola stagione teatrale organizzata dal Rotary di Voghera. Il titolo era "La mia Odissea" di e con Marina Thovez.

Il genere era quello della commedia, anche se non era una cosa comica, sicuramente ironica. Raccontava ovviamente della storia di Odisseo. C’era Zeus, Atena, Era, Hermes…e poi Ulisse, Penelope, Telemaco, i Proci, ecc. 

E’ sempre bello il teatro, ho sempre una grande ammirazione per gli attori, che riescono a impersonare diversi personaggi, e devono recitare "live", senza possibilità di ripetere. Quindi senza sbagli, senza risate, senza ciak… e devono farsi capire subito, bene, e da tutti. E poi sono bravi, accidenti. Quelli che mi sono piaciuti di più? Omero, veramente "teatrale" (appunto) e Ulisse.

Chat a due piazze

La scorsa settimana siamo stati al teatro San Rocco di Voghera a vedere questa commedia. La storia è un po’ scontata ma molto divertente: un taxista, Mario Rossi, ha due famiglie. Tutto va bene finchè suo figlio e sua figlia non si conoscono su Facebook e decidono di incontrarsi di persona.

Nascono quindi tante situazioni grottesche, di qui pro quo, di esilaranti conversazioni. Anche la scenografia ha il suo fascino, perchè rappresenta entrambe le case del taxista bigamo. Mi ha ricordato un po’ quello che succedeva nei mitici telefilm di Casa Vianello. Il vero protagonosta è l’amico Walter, che cerca in tutti i modi di aiutare Mario, andando a incastrarsi in pericolose contraddizioni.

Il cast è eccezionale, molto molto bravi. Io mi entusiasmo sempre quando vedo gente recitare dal vivo così bene. Walter è interpretato da Gianluca Ramazzotti (lo cito perchè mi è piaciuto molto). Ci sono anche Raffaele Pisu (non l’avevo riconosciuto, me lo ricordo a Striscia la Notizia) e Lorenza Mario (me la ricordo come soubrette al Bagaglino, ha una voce che ti ammazza…poverino il suo vero marito…)

Notre Dame de Paris

Venerdì scorso siamo stati a Milano a vedere lo spettacolo Notre Dame de Paris, la celeberrimo opera musicata da Riccardo Cocciante. Da quando è uscito, sia all’estero che in Italia, ha riscosso un successo senza precedenti per queso tipo di opera e da tempo avrei voluto vederlo. L’occasione si è presentata per il fatto che per un mesetto circa è riproposto al Teatro degli Arcimboldi in zona Bicocca a Milano (quello dove ultimamente facevano Zelig).

È veramente notevole. Non so come si definisca ufficialmente questo tipo di spettacolo. Io credevo fosse un musical, ma in realtà non è composto da parti recitate e parti cantate, ma solo una successione concertistica di brani musicati accompagnati da scenografie avvincenti e balletti. Quindi, per prima cosa occorre dire che la storia non è “spiegata”, quindi va saputa in anticipo per seguire lo show. Le “canzoni” sono state appositamente scritte ovviamente per questo spettacolo. Si alternano musiche “tranquille” a quelle più movimentate che quindi possono essere accompagnate da balletti decisamente coinvolgenti. I cantanti sono bravissimi, sono opere di non facile interpretazione e i cantanti riescono ad eseguirle nelle condizioni più difficili: per esempio ricordo quando Quasimodo canta legato ad una ruota che i ballerini fanno girare: bravissimo! I ballerini sono altrettanto bravi, sembrano quasi degli artisti del circo da quanto sono abili nelle loro performance (e alcuni sono validissimi breakdancer). Anche qui vi racconto un solo aneddoto: quando Quasimodo parla delle sue campane nella scenografia ci sono tre di queste campane penzonanti con altrettanti ragazzi che ci ballavano sopra. Le scenografia e le luci sono altrettanto belle, combinate assieme creano ambienti favolosi. Io non sono un abituale frequentatore di teatri, ma mi hanno favorevolmente colpito. Infine spendo una buona parola anche per il teatro: proprio bello. Eravamo nella galleria più alta ma si vedeva bene e si sentiva benissimo. E poi è un teatro moderno e realizzato molto bene. Insomma che dire: voti ottimi per tutti… e poi qualche malalingua dice che sono un criticone ;-)

I giorni di pellizza

Ieri sera sono stato al teatro Arlecchino di Voghera ad assistere al musical sulla vita del pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo. Molto bello. Ecco cosa dice il volantino:

Lo spettacolo mette in rilievo attraverso la musica e l’azione teatraIe i principali anni della vita e della produzione artistica del pittore, compresi fra il 1891 e il 1907, anni intensi e amari in cui la piena maturità e consapevolezza del pittore si scontrano con la fragilita, le difficoltà e i dolori dell’uomo.

Una particolare forma di teatro musicale (vicina al musical) che indaga l’universo "pubblico" e quello "privato" del pittore: i suoi quadri, le sue passioni artistiche, il suo impegno sociale, le sue amicizie, i suoi affetti.

Viene affrontato il tema dell’amore di Pellizza per il paesaggio, per la luce e i colon, e in modo piu approfondito l’amore di Pellizza per la mogiie (quella Teresa che egli sposo giovanissima) insieme all ‘attenzione del pittore per l’ universo femminile, per quelle presenze austere, silenziose, proprietarie di misteri che, nei suoi quadri, Pellizza osserva attento e partecipato (un’attenzione e un rispetto inediti nella cultura pittorica di fine ottocento).

Viene tratteggiato il Pellizza autore di Ricordo di un dolore, di Pensieri o La sposa (i suoi primi capolavori) ma anche il pittore dei famosi Panni a/ sole, Le ciliegie, Mammine, Sul fenile, con i primi esiti divisionisti fino al periodo simbolista de "Lo Specchio della vita".

E, naturalmente, emerge con forza il mondo contadino di Volpedo, quel mondo da cui Pellizza non riuscira mai a staccarsi, con i suoi amici di sempre che immortalerà nel suo quadro piu famoso: quel Quarto Stato che lo ha fatto conoscere nel mondo.

Si evidenziano inoltre le relazioni che Giuseppe Pellizza ebbe con il mondo culturale fra Tortona e Voghera. Si assisterà a dialoghi sulla pittura tra Pellizza e Angelo Morbelli (altro importante pittore alessandrino) e a discussoni sulla politica e sulla società con Emesto MaJocchi, giornalista vogherese, anarchico socialista e suo fraterno amico. Non mancano in scena anche il fotografo vogherese Cicala e il piu giovane pittore Barabino. Riferimenti d’obbligo sono infine l’intenso diario e le lettere, i materiali piu privati del Pellizza cui la drammaturgia dello spettacolo intende rendere discreto omaggio.

per altre info www.teatrodegliacerbi.it oppure www.pellizza.it

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