Non aspettare di essere felice per sorridere. Ma sorridi per essere felice
Non aspettare di essere felice per sorridere. Ma sorridi per essere felice
E' di questi giorni la notizia che l'Avvocatura dello stato ha respinto il ricorso dei maestri senza laurea. Eh si perchè per insegnare alle elemantari pare che definitivamente ci voglia la laurea. Come al solito il patatrac è causato da motivi "italiani": una legge del 1990 obbligava chi avesse voluto insegnare ad avere una laurea, ma fino al 2002 è stata data la possibilità ad iscriversi alla graduatorie anche chi non disponeva del famoso pezzo di carta.
Risultato? Migliaia di insegnanti che rischiano grosso.
Ovviamente la legge del buonsenso non si tiene mai in conto. E chi nel frattempo si è trasferito per seguire la cattedra? E chi ha magari una certa età e difficilmente troverà altri impieghi? E chi ci ha creduto? Ma davvero è scientificamente meglio il primo pirla che passa, ma con la laurea in tasca, che persone che magari insegnano da anni e anni?
Non ci siamo
Valutazione trimestrale adeguatamente informativa sul livello globale di maturaizone raggiunto:
Primo quadrimestre.
Il buon rendimento scolastico di Fabio è dovuto alle capacità intellettive che posside.
In lui si riscontrano:
1) intelligenza di tipo indipendente
2) memorizzazione ottima
3) ampia disponibilità alla vita di gruppo
L’apprendimento e lo studio della lingua è per lui motivo di interesse costante e di continue conquiste, quello dell’aritmetica gli consente di evidenziare rapidità di calcolo, precisione, ordine e logica.
I suoi disegni, ben definiti nelle forme e nei colori, rivelano una personalità esuberante e armonica.
La sua ampia disponibilità al dialogo gli ha consentito di partecipare a tutte le attività scolastiche e di allargare i suoi interessi, sviluppando con sicurezza le esperienze fatte.
Secondo quadrimestre.
Al termine dell’anno scolastico l’alunno viene ammesso alla classe successiva con pieno merito, per gli ottimi risultati raggiunti.
Lodevole iniziativa di alcuni professori italiani. Non ho riferimenti alle notizie, ma se fate una piccola ricerca li trovate. Mi riferisco a quei docenti che si sono messi li e hanno scritto dei libri di testo, per poi divulgarli liberamente. Gli studenti possono fotocopiarli, stamparli, scambiarli, anche usarli al gabinetto, volendo…
L’idea è questa: le case ditrici, per fare business, ogni anno cambiano appositamente qualcosina nelle edizioni dei libri, rendendoli presto obsoleti. E quindi le scuole, (e talvolta i genitori) non vogliono adottare un libro "vecchio", preferendo spendere per quello "nuovo". Vi rendete conto che in alcune materie è fisicamente impossibile che ci sia qualcosa di cambiato da un anno all’altro, ma neanche in 10 anni. L’Italiano è l’esempio più classico. In matematica escono magari nuovi studi e nuove formule, ma credo che siano talmente complicate che neanche al master di matematica se ne accorgano, figuriamoci alla scuola dell’obbligo. Per la storia vale lo stesso discorso, una revisione del libro ogni decennio sarebbe sufficiente. Per la geografia magari qualche aggiustatina ogni tanto serve, ma anche qui arriva il bello: questi libri sono rilasciati con una licenza che permette ad altri autori, che abbiano le capacità di farlo, di integrare, perfezionare, migliorare e modificare i libri in questione.
Così le famiglie si recano in copisteria e con relativamente pochi euro possono comprare tutti i libri di testo. La trovo un’idea fantastica. Le uniche barriera alla diffusione potrebbero essere solo due. Una che condivido: si dovrebbe avere le capacità di vagliare se sono comunque libri di testo adatti al corso che si intende svolgere. E una abbastanza triste: gli inciuci che le scuole potrebbero avere coi rappresentanti delle case editrici (da non sottovalutare). Ma la strada adesso è aperta!!!
Scusate se anche oggi "prendo a prestito" un editoriale di Alberoni, si vede che quello che scrive è in sontonia col mio pensiero:
Studiare le date a scuola fa capire l’identità del Paese
Negli ultimi quarant’anni i pedagogisti hanno quasi distrutto le basi del pensiero razionale e i fondamenti della nostra civiltà. L’hanno fatto con una sola decisione: eliminando le date, togliendo dalle scuole l’obbligo di mettere i fatti in ordine cronologico. Ormai è normale sentirsi dire che Manzoni è vissuto nel 1500. Ma non c’e da meravigliarsi, perché nella scuola non si insegna più a porre gli accadimenti nel loro ordine temporale dicendo, per esempio, che Alessandro Magno è vissuto prima Cesare, questo prima di Carlo Magno e solo dopo viene Dante e, in seguito, Cristoforo Colombo.
Questa pedagogia è stata copiata dagli Stati Uniti, un Paese senza storia che cerca di annullare le radici storiche deisuoi abitanti per farne dei cittadini. Ma applicarla all’Italia, che è il prodotto di una stratificazione storica di 3000 anni e all’Europa che ha radici culturali greche, romane e giudaico-cristiane, vuol dire distruggerne l’identità. Al contrario di noi la civiltà Islamica e quella Cinese studiano accanitamente la propria storia per conoscersi e rafforzarsi.
Ma perdere la capacità di porre gli accadimenti in ordine cronologico vuol dire perdere anche la propria identità personale. Quando domandiamo a qualcuno «Chi sei?», ci racconta cosa ha fatto e sta facendo. Quando cerchiamo lavoro presentiamo il nostro curriculum. Quanto ci innamoriamo raccontiamo al nostro amato la nostra vita. Oggi c’e molta gente che non sa più mettere in ordine ciò che ha vissuto, e vede il proprio passato come un insieme caotico di accadimenti.
Il disordine del modo di pensare si riflette nella lingua. Nelle scuole non si insegnano più la grammatica, l’analisi logica e la «consecutio temporum». Diversi ragazzi non distinguono il passato prossimo da quello remoto, non capiscono la logica del congiuntivo e del condizionale e alcuni confondono addirittura il presente con il futuro. E’ il disfacimento mentale, la demenza.
Caro ministro Gelmini, la prego, mi ascolti, mandi via tutti i pedagogisti di questa nefasta corrente; poi faccia fare un corso di storia con le date e uno di grammatica italiana a tutti gli insegnanti. Infine imponga ai presidi di mettere in ogni aula un grande poster orizzontale in cui sono segnati in ordine cronologico tutti gli episodi significativi della storia, in modo che i nostri ragazzi possano abituarsi alla loro successione temporale. Una stampella per il loro cervello.
Francesco Alberoni
Corriere della Sera, 2 novembre 2009
E’ di questi giorni la polemica Moratti (ex ministro dell’istruzione) – Fioroni (ministro dell’istruzione). Il sindaco di Milano non vuole i clandestini (o meglio i loro figli) negli asili della città. Il ministro insorge. Io do ragione al ministro (quello attuale), il quale si appella ai diritti umani includendovi il diritto all’istruzione. Io che non viaggio ad un livello così aulico mi limito ad osservare che, seppure io sia contrario ovviamente a qualunque forma di "sdoganamento" dei clandestini (che, in quanto tali, contravvengono alle leggi), uno dei metodi migliori per l’integrazione degli stranieri (clandestini e non) parte proprio dai figli.
Un bambino straniero che va a scuola (o asilo) è un bambino più "integrato" (non riesco a trovare un sinonimo per questa brutta parola). Oltretutto è un bambino più istruito e questo non guasta di certo. Una famiglia con figli che vanno a scuola è più "integrata". Se è clandestina questo non sopperisce alle proprie mancanze, ma cmq migliora la convivenza, anche in vista di una possibile uscita dalla clandestinità. perchè se una famiglia mi dimostra che cmq manda i figli a scuola tutto mi lascia pensare che voglia "integrarsi". E questo uno stato moderno lo deve non solo accettare, ma promuovere. Chi viene in Italia per vivere onestamente, lavorare, studiare, pagare le tasse, rimanere qui (e NON mandare TUTTI i soli all’estero) non solo deve essere accolto, ma accolto bene.
Sono ben altri i servizi che non si devono dare gratuitamente. Un esempio: i mezzi pubblici. Se salgo io sul treno senza biglietto mi multano e se non pago mi denunciano alla Polfer. Se lo fa un gruppo di XXXXXX (inserire una nazionalità a piacere) non gli fa niente nessuno. Questi sono i razzismi che non sopporto, quando per fare i bravi passiamo per essere dei coglioni.
Si vedono sempre in giro dei bambinetti con degli zaini più grossi di loro.
E’ veramente una cosa di cui indignarsi. Io non mi indigno molto spesso, come sa bene Carlo, il mio slogan è "Basta che non mi rompano le scatole" (in realtà è meno edulcorato), ma in questo caso la cosa mi fa infuriare.
Ai miei tempi c’era solo il sussidiario alle elementari. Certo, sono passati quasi 30 anni, ma non può non essereci una soluzione, gli spacchiamo la schiena a questi poveri bambini !!!!
Tutto per quell’inciucio ministero-insegnanti-caseeditrici che obbliga gli studenti (=i genitori) a comprare tonnellate di libri, sempre nuovissimi perchè l’edizione cambia quasi ogni settimana.
Ma dico io: ma cosa cavolo è cambiato di matematica da quando andavo io alle elementari ? Nulla ! Le tabelline sono le stesse. Le frazioni anche. Alle elementari non si fanno mica le trasformate di Fourier (e anche se fosse, Fourier la sviluppò nel 1822… e ai miei tempi c’era già lo stesso !!!!)
Io proporrei, per legge, di vietare che in una scuola si cambino libri di testo per almeno 5 anni. La cosa che cambia di più è la geografia, ma fa lo stesso, penso che in 5 anni non succedano fatti fondamentali… Per le altre materie si potrebbe anche aumentare tranquillamente i tempi.
Ho letto che da qualche parte, non ricordo dove, lo stato paga i libri (uno per alunno) da tenere a scuola. Gli studenti tengono a casa quello che si sono comprati, per studiarlo. In questo modo salvano le loro piccole schiene.
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