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Il 2 gennaio 1987, nella sala del Cinema del Passo del Brallo, fu consegnato alla maestra Rita Rebolini una targa, a ricordo e riconoscenza dei tanti anni di insegnamento presso le scuole elementari delle valli circostanti.
Rita in realtà all'anagrafe faceva Maria Teresa, ma forse nessuno lo sapeva o perlomeno nessuno ha mai utilizzato quel nome. Ricordo un aneddoto: avete presente quando nelgi anni'80 arrivavano quelle buste per posta da ditte tipo Euronova o Postalmarket con scritto "MARIO ROSSI xxx xxxxx xxxxxxx xxxx xxxxx HAI VINTO 50 MILIONI" (in quelle righe piccole, "xxxx xxxx", stava scritto "forse, magari, ipoteticamente "). Ebbene, la maestra Rita aveva ritagliato il proprio nome ("Maria Teresa Rebolini", appunto) e lo aveva incollato sulla porta dell'aula dove attualmente insegnava, a Brallo. In quel periodo c'erano due multiclassi, e quindi due maestre, più una giovane insegnante di sostegno -per una bambina con delle difficoltà- che, leggendo quel nome, aveva preso a chiamarla "Maria Teresa", ma è durato poco perchè lei l'ha subito ripresa: "chiamami Rita".
In realtà l'aneddoto è doppio perchè nel mondo della scuola forse è l'unica che le diede del tu e la chiamava "Rita", per tutti era la "signora Tordi", così come fuori dalla scuola era la "signora Rita".
Non aveva sempre insegnato al Passo del Brallo, dove abitava, tuttaltro: per anni era stata insegnante supplente e quindi ha cambiato numerosissime sedi. Tenete presente che a quei tempi quasi ogni paese aveva una scuola. Pensate ad esempio che c'era anche a Selva, piccola frazione del comune di Brallo di Pregola. A piedi, a cavallo, in corriera, in auto: ogni mezzo era stato utilizzato dalla maestra globetrotter per raggiungere le sue mete. Da lei erano "passati" generazioni di alunni. Non era infrequente che qualche impiegato, qualche avventore di un bar o qualche cliente del negozio di Siro le dicesse: "lei è stata la mia maestra, io sono Tizio del Talposto".
Oggi è il compleanno della Rita, quindi frittelle per tutti
🌺🌼🌻🌹🌷Oggi è primavera!🌺🌼🌻🌹🌷
Quindi mettiamo una bella foto colorata di qualche anno fa.
Questi sono i miei bisnonni materni, vale a dire i nonni di mia mamma. Teresa Borrè, nata il 2 maggio 1865 (la capitale d'Italia era Firenze) e morta il 7 marzo 1950 (i miei non erano ancora sposati). Lorenzo Rebolini, nato il 29 marzo 1856 (sotto il Regno di Sardegna, presidente del consiglio Camillo Benso e re Vittorio Emanuele II) e morto il 15 giugno 1938 (mia mamma aveva 9 anni). Mio zio Renzo prese il nome dal nonno, mente mia mamma prese un nome dalla nonna, infatti all'anagrafe era Maria Teresa, anche se detta Rita.
Anni '80. Una sconsolata Rita stende i panni mentre osserva i lavori per la parziale demolizione del balcone sopra al negozio.
Mi è capitato di vedere la trasmissione RAI "Giovani e Ricchi"
http://www.raiplay.it/video/2016/09/Giovani-e-Ricchi-628060d6-6764-485c-b108-adc1f2873559.html
E’ una specie di "documentario" sulla vita di alcuni giovani rampolli di alcune famiglie benestanti italiane. Benestanti è dire poco, diciamo schifosamente ricchi. Questa non è sicuramente una loro colpa, però è oggettivo che sono decisamente e oggettivamente viziati, anzi viziatissimi.
Tutti dicevano la classica frase: io sono un ragazzo (o una ragazza) normalissimo con una vita normalissima, che colpa ne ho io se sono parte di una famiglia ricca. Alcuni lo dicevano totalmente a sproposito, visto che facevano vite "da sogno" e assolutamente snob. Altri avevano anche amici "normali", ma con degli eccessi decisamente "particolari", come il tizio che si è fatto rivestire la Maserati di velluto nero, sostenendo che fosse una cosa normalissima.
Tutti chiaramente con macchinoni regalati dal papi di turno perché "mio figlio si è laureato e la macchina se l’è meritata". Può darsi. Secondo me troppi vizi fanno male.
Io non sono né giovane né ricco, ma mi sento privilegiato rispetto a tanti altri, ho una casa di proprietà dove vivo e un lavoro indipendente, ed entrambe queste opportunità mi sono state date dai miei genitori, quindi "regalate", non me le sono guadagnate da zero. Detto questo…
Ringrazio i miei genitori, per non avermi mai pagato una vacanza, per avermi fatto tribulare per avere un’auto mia, che infatti ho avuto solo grazie a mio nonno Michele.
Ringrazio mio padre per avermi fatto pesare ogni singola volta che avrei speso dei soldi chiedendomi mille volte se davvero avessi bisogno di quello per cui li stavo spendendo…e talvolta me lo ripeteva talmente tante di quelle volte che desistevo, basta non sentirlo più.
Ringrazio mia madre per aver ceduto poche volte ai miei capricci di bambino per farmi acquistare qualche giocattolo, visto che avevo già quelli dei mie fratelli maggiori e comunque potevo giocare all’aperto, vivendo a Brallo.
Ringrazio mio padre che nonostante le mie richieste, non mi ha comprato la bicicletta finché non le ha comprate da vendere in negozio e quindi una era destinata a me…peccato che poi quando le ha finite ha venduto anche la mia. E questo si è ripetuto per almeno 4 o 5 volte nel corso degli anni, finché al primo anno di università ho messo da parte i soldi per comprarmene una (che infatti posseggo tuttora, visto che ho capito quanta fatica bisogna fare per guadagnarli i soldini, vendendo magliette ai miei compagni di corso).
Ringrazio mia madre e mio padre, per non avermi comprato vestiti firmati, benché avessimo un negozio di abbigliamento. E soprattutto per avermi fatto capire il perché. Questa cosa non mi ha mai pesato, in quanto in famiglia mi avevano insegnato che non importa che firme hai addosso: l’onestà, i valori, ma anche la personalità non sono rappresentati dai vestiti che si indossano. Da ragazzino era un classico che gli amici, soprattutto quelli che arrivavano "dalla città", mi dicevano: ma tu che hai un negozio, perchè non indossi le Nike, i Levis, le Lacoste? E io rispondevo che quelli li avevano tutti, mentre io con gli stessi soldi ne avevo perlomeno il doppio. Quanti stronzi ho poi incontrato nella mia vita, che erano firmati da capo ai piedi.
Ringrazio mio padre per avermi fatto penare a comprare la TV a colori, per aver fatto in modo che ogni volta che avevo bisogno di spendere dei soldi dovessi motivargli, in modo molto insistente, la mia necessità, invece di darmi soldi così "tanto per".
Ringrazio mia madre perchè mi ha sempre insegnato che i soldi non contano niente. E me lo spiegava lei, che da ragazzina viveva in una famiglia dove i soldi non c’erano, ma c’era la dignità. Dove non c’era neanche posto per tutti a tavola e i figli più piccoli mangiavano seduti sulla scala. Dove a volte non c’era neppure da mangiare, e uno dei regali che si ricordava meglio era una mela che gli aveva donato una signora di ritorno dai campi. Lei e mio padre hanno sempre lavorato sodo, risparmiato al massimo, perchè gli erano rimasti indelebili in memoria quegli anni in cui "non c’era niente", ma spiegandomi nel contempo che l’importante era volersi bene, perchè i soldi, seppure da rispettare in quanto guadagnati con fatica, vanno e vengono e non devono essere motivo di invidie, di litigi e quant’altro.
Ringrazio mio padre e mia madre di tutto questo e altro ancora. In modo che, vedendo quei ragazzi, quello che provo non è minimamente invidia, forse un po’ di tristezza, perchè nonostante le parole di circostanza, non si sforzano neanche di capire il valore del denaro. Si "arrendono" al fatto di essere ricchi pensando che, quindi, tutto gli sia permesso. Un peccato.
Vecchia, semidistrutta, fuori moda. Dentro un documento, un coltello da cucina senza filo, un cacciavite quasi rotto, fil di ferro, fazzoletto di stoffa, matita, un gigantesco mazzo di chiavi, uno specchietto e altre amenità. Non è una borsa "à la page" a fare una grande donna. Questa era la borsa della Rita.
Ecco, come tutti gli anni, la mia classifica personale dei post dell’anno prima. Un’antologia…
La storia di Rita & Gloria
Questo è un post a cui tengo particolarmente perché la Rita me l’aveva espressamente chiesto. Lei ha scritto la "sceneggiatura", io ho messo giù i dialoghi e le vignette ed Elisa le ha disegnate. Purtroppo non ha potuto vedere di persona il fumetto dinito e colorato, ma la bozza in bianco e nero che le ho presentato le è piaciuta. Una piccolissima cosa di cui praticamente il mio contributo è quasi zero, ma di cui sono soddisfatto. Strano a dirsi, ma rimpiango anche quei giorni "strani"…
Altro che Gomorra
Parlano della Mafia, della Camorra, ma l’Agenzia delle Entrate usa metodi molto più subdoli.
La tomba dei Malaspina
Non tutti sanno che a Pregola, oltre alla casaforte, c’è la tomba dei Marchesi Malaspina di Pregola
Pirano
Un paese molto carino e molto romantico. Ricordo una striscia degli Sturmstruppen di Bonvi (roba ormai archeologica) che paragonava i "romantikonen" ai "kretinen".
Posta surreale
Le disavventure della scorsa estate con le spedizioni. Per fortuna quest’anno non ho più utilizzato le poste.
Di cosa sono ultragoloso
Non sono un tipo goloso. Ma per certe cose faccio eccezione.
Pota Pig
Non chiedetemi il perchè, ma a me Pota Pig fa morir dal ridere.
Foto di Brallo antiche 2
I miei post con le foto vecchie di Brallo hanno riscosso molto successo.
Rita
Spiace ripetermi, sembra quasi ch’io mi pianga addosso, ma è esattamente il contrario, questo video è un allegro omaggio a una persona allegra.
"La meditazione autunnale" – Giorgio De Chirico – 1912
E’ passato un anno da quando ci hai lasciati su questa terra, ma da allora non hai smesso un momento di guidarci e proteggerci da lassù, come hai sempre fatto da buona moglie e splendida madre. Volevamo ringraziarti ancora perchè se siamo ciò che siamo lo dobbiamo anche a te che ci hai messo al mondo, ci hai insegnato tanto e ci hai saggiamente indirizzati e accompagnati sui sentieri della vita. Vivi ancora in noi e sarai sempre nei nostri cuori. Un bacio.
Come si fa non voler bene alla Rita? Era uno scricciolo di energia. Una donna piccolina che aveva dentro una forza incredibile. Io l’ho conosciuta per meno della metà della sua vita, quindi molte cose le so solo per come me le hanno riportate. E’ nata in una famiglia poverissima, ha patito la fame, una famiglia con 5 fratelli maschi di cui era l’unica femmina e quindi ha fatto da sorella e talvolta anche un po’ da mamma.
Sua mamma le ha voluto dare un futuro diverso e l’ha fatta studiare: è diventata maestra.
La sua è stata una vita di sacrifici: dopo l’infanzia e lo studio ha intrapreso la carriera da insegnante, ma non è stato facile. Non ha mai avuto una cattedra fissa e quindi ha fatto numerosissime supplenze. Non pensate ai giorni nostri, quando con l’auto o coi mezzi si raggiungono facilmente tutte le scuole. A quei tempi andare in paesi distanti chilometri, in valli lontane, era quasi un’avventura. E durante i giorni di supplenza era impensabile tornare a casa: si rimaneva al paese, magari ospitati in qualche locanda. E il marito e il figlio che ti aspettano a casa. Ha girato veramente tanti paesi, ha cresciuto tanti bambini, è stata la maestra di tutti. Quando è andata in pensione ricordo che un articolo sul giornale l’ha definita "globetrotter".
Ha sempre avuto uno spirito incredibile, non si fermava mai davanti a nulla, trovava sempre una soluzione. E’ stata la prima donna della valle a prendere la patente.
E una volta raggiunta l’età della pensione? Facile, ha iniziato a lavorare, ancora di più. Il suo orto a Pregola, i suoi tetti da sistemare, il catrame contro le infiltrazioni, le fragole da piantare, tutti i suoi traffici. Zappa, badile, carriola, falcetto, roncola, cazzuola, saldatore, martello. Questi erano i suoi strumenti, altro che ferri da maglia!
Aveva mille passioni. E la prima era la famiglia. Il marito, col quale ha creato una cosa incredibile. "Dietro un grande uomo c’è una grande donna" si dice e mai fu più vero come nel caso della Rita, così piccola di statura e così grande come donna. Siro creava e lei gestiva.
Io spero nella vita di essere felice, fortunato, umile e capace anche solo una piccola parte di quanto sono stati loro.
Ha avuto 3 figli: un modo per essere sempre giovane. Perchè lei è sempre stata giovane. Dentro e fuori. Sempre vogliosa di sperimentare cose nuove. Magari non sapeva utilizzare bene le nuove tecnologie ma le capiva e se ne interessava, mantenendo nel contempo il gusto per le cose antiche. Una donna straordinaria.
E così come ha vissuto, sempre giovane, ha voluto morire giovane. Con la sua giacca rossa, con la sua motosega elettrica, con la fiamma ossidrica, con tutti i suoi attrezzi e la sua inventiva che le permetteva di riuscire in qualsiasi situazione. C’era un problema? Ci pensa la Rita. Ha viaggiato fino a Londra da sola a 77 anni. La potete osservare su YouTube in sella a un quad. Sono forse cose da vecchietta?
E così, quando ha dovuto arrendersi, quando la vita l’ha costretta a riempirsi di medicine e stare su una sedia a rotelle, non ha voluto starci. Ed è volata via da giovane, per fare che possiamo ricordarla così…giovane. Più ci penso e più ne sono convinto: non ha voluto diventare vecchia.
E non era solo una donna capace nelle cose pratiche. Era una grande moglie e una grande mamma. Aveva un senso della famiglia enorme. A me ha insegnato tanto. Anzi di più. Voi che magari la conoscevate potete sospettarlo, ma non potete capire fino in fondo che donna eccezionale fosse. Ognuno di noi è la storia che ha fatto, a partire dalle proprie radici. Io sono io per quello che sono, per la mia testa, per dove ho vissuto, per quello che ho fatto, ma anche per quello che mi hanno insegnato mia mamma e mio papà, nel piccolo, nella vita quotidiana giorno per giorno. Un insegnamento fatto di tante piccole cose che messe insieme è come un oceano.
Quindi lei vive in me, così come nei miei fratelli. Ecco perchè ho detto che se ho bisogno di lei la trovo nel mio cuore, perchè lei vive in me. E ho anche detto di non essere tristi. Io triste non sono: malinconico tanto, ma felice per averla avuta.
E quando proprio non ce la faccio le parlo. E quando devo pregare per lei, per fare in modo che anche lassù possa stare bene, fin da subito non riuscivo a recitare l’Eterno riposo. Riposo? mmm, non le si addice. Si annoierebbe… a morte (scusate il gioco di parole). E qundi: eterno lavoro donale o Signore, splenda a lei la luce perpetua, tribuli e riposi in pace, amen.
Era giusto salutarla anche da queste pagine che avevano ospitato tante volte i suoi scritti. Mi diceva: questo l’ho scritto per Internet.
Ciao grande donna. Ciao Rita. Ciao Mamma :-) !!!
Nell’occasione di fare a tutti gli auguri di Pasqua, ne approfitto per pubblicare un inedito racconto di Rita, mia mamma, che già altre volte ho ospitato su questo mio blog coi suoi articoli e racconti. Stavolta si tratta di un fumetto, che ha ideato e scritto di suo pugno nei primi giorni di Marzo. Vuole raccontare la sua storia, vista dagli occhi di una bambina – la nipotina Gloria – e la sua grande voglia di vivere, di trafficare, di tribulare, di essere, come è sempre lei, unicamente Rita. Nei giorni successivi l’abbiamo sistemata un po’ e l’abbiamo disegnata e, seguendo i suoi consigli, colorata. Ecco il risultato:
La nonna Rita da San Pietro
(soggetto e sceneggiatura: Rita. testi: Rita e Fabio. disegni: Elisa) – clicca sul disegno per ingrandire
Qui finisce la storia, con un finale lieto come succede sempre nelle favole. La nonna Rita, ottenuto l’appuntamento da San Pietro, è tornata a bussare alle porte del Paradiso: in questi tempi di crisi avevano bisogno una come lei ! Da lassù continuerà a vegliare sulla sua nipotina Gloria e su tutti quelli a cui ha sempre voluto bene.