C’è la crisi. Ci si arrabbia: si fa fatica a trovare lavoro, si guadagna meno, ci sono meno garanzie. Tutto questo è malinconico, triste, ma fa proprio arrabbiare.
E poi basta guardare la tv e si sentono solo brutte notizie: omicidi, stupri, rapine, rapimenti, furti, scippi, truffe.
Per non parlare della politica e dell’economia internazionale: fallimenti, paure, disastri…
Ma (purtroppo) c’è di peggio. In queste ultime settimane anche in Italia la forza della natura ha fatto delle vittime. Quando perdi la tua attività… deve essere devastante: il tuo mondo, la tua vita, tutto cancellato. Quando perdi la tua casa, ancora peggio: il tuo mondo, la tua vita, cancellato. Ma c’è ancora di peggio: c’è chi ha perso la vita. E se i soldi persi sono, in qualche modo, con una fatica sempre più gravosa, recuperabili, se la vita può ricominciare in qual che modo… la morte, quella… è irreversibile. Non si può ricostruire, non si può ricominciare. La morte è irreversibile.
E quindi la crisi, i soldi, i guadagni, il lavoro, la casa, diventano, di colpo, problemi di secondaria importanza.