E, la vita la vita… e la vita l’è bela, l’è bela, basta avere l’ombrela, l’ombrela. Ti ripara la testa, sembra un giorno di festa. E, la vita la vita…e la vita l’è strana, l’è strana, basta una persona, persona che si monta la testa… è finita la festa!
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Milano la si ama. Milano la si odia. Milano va veloce, Milano sembra distante. Milano è fredda, Milano è grande, Milano è nascosta. Milano è misteriosa, Milano è seduta sulla panchina a riposare, Milano è bella. Milano è il dialetto, Milano è la nebbia che poi non è vero perché ce n’è molta di più fuori Milano. Milano è moda, Milano è modernità, Milano è stile. Milano è all’avanguardia, la vera Milano è in quegli angoli che non ti aspetti, in quegli scorci che non avevo mai notato. Milano è arte, Milano è il Duomo, Milano è musica. Milano è tante cose e, se non vi soffermate un attimo, vedrete Milano solo con gli occhi della fretta.
Come ho già scritto, porta "Ticinese" indica che porta verso Pavia (la romana "Ticinum"). Dai vecchi milanesi è detta anche "Porta Cicca", dallo spagnolo "chica", piccola. Ricordiamo che le mura dei bastioni furono costruite negli anni della dominazione spagnola (ricordate il manzoniano Don Rodrigo?) e infatti sono dette Mura Spagnole o Bastioni Spagnoli.
Mi papà mi racconta sempre che sotto "porticinese" -come la chiama lui- ai tempi si ritrovavano nel fine settimana tutti quelli originari dell'Alta Valle Staffora. Un po' come fanno adesso quelli dei paesi dell'est che si ritrovano nei parchetti nel giorno libero dal lavoro.
Lì a fianco c'è la Darsena, che riceve l'acqua dal Naviglio Grande (e una volta anche dall'Olona) e la cede al Naviglio Pavese. Con quest'ultimo, completato in epoca napoleonica, Milano era collegata al mare via acqua.
Alla sera, lo sapete, c'è pieno di locali e localini. Anche di giorno, sepcialmente sul Naviglio Grande, ma di sera è meglio. Potete fermarvi a fare una passeggiata fino all'antica Porta Ticinese, o ancora più a nord verso il Duomo.
A proposito di Naviglio Grande. Tra un ristorante e l'altro, tra un'osteria e una libreria, trovate il Vicolo dei Lavandai, che deve il suo nome a un lavatoio dove le donnette lavavano i panni. Anche se una volta erano gli uomini a farlo, da qui il nome al maschile. A renderlo ancora più caratteristico è il fatto che adesso ospita, anche nei suggestivi e ben tenuti cortili delle caratteristiche case a ringhiera, tanti studi di artisti. Io ci acquistai un'opera di Luigi Dalla Costa, dal titolo "Comporre". Ogni anno, a maggio, il mio amico artista Gerry Napoli espone le proprie opere proprio a fianco di questo vicolo durante l'evento "Arte sul Naviglio Grande".
Milano sguardo maligno di Dio
zucchero e catrame Milano ogni volta
che mi tocca di venire
mi prendi allo stomaco
mi fai morire
Milano senza fortuna
mi porti con te
sotto terra o sulla luna
A volte, per ritrovarsi, bisogna perdersi.
Scendendo per Corso di Porta Ticinese trovate la basilica di San Lorenzo. E' facile individuarla: davanti ci sono le famose colonne (di San Lorenzo) e dietro la ex famigerata Piazza Vetra.
Le 16 colonne, di ignota provenienza, erano state messe lì per abbellimento alla basilica. nei secoli tutt'intorno sono state costruite delle case, che sono state poi abbattute meno di cento anni fa. la basilica è una delle prime in assoluto a Milano. Ai tempi era al limite dei confini della città, e così è stato per molto tempo. A pensarci adesso la cosa suon strabiliante. Qui vicino c'erano le mura dei navigli. Solo quando la città si è estesa fino alle mura spagnole ("dei bastioni") è stata considerata "in centro".
Costruita coi resti di un anfiteatro romano, demolito nel 401, che era appena fuori Porta ticiniese, chiamata così perchè la strada portava verso Ticinum, vale a dire Pavia. All'interno è da citare un "Ultima cena", un affresco che si rifà a quello di leonardo, probabilmente opera di un suo allievo. Vi è poi la cappella di Sant'Aquilino, con un mosaico molto antico.
Sul sagrato è la statua dell'imperatore Costantino, copi di quella in San Giovanni in Laterano. In effetti, dando una veloce occhiata all'insieme, colonne, statua, facciata, potremmo benissimo essere a Roma.
Sul retro c'è invece Piazza Vetra che altro non è che un prato, stranamente in leggera pendenza e ancor più stranamente dietro ad una chiesa e non sul davanti, come usava. Quendo ero gggggiovane era considerata la patria dei cannaioli, adesso è parecchio ripulita. negli anni che furono la utizzarono per mandare al rogo streghe, eretici e personaggi sgraditi. Adesso stanno costruendo la fermata della 4 (Lorenteggio . Linate). La piazza si chiama così perchè era costeggiata dal Naviglio della Vetra, poi interrato.
Adesso vi insegno una cosa di Milano. Immagino che sappiate quale sia Via Torino, quella che da Piazza Duomo porta in corso di Porta Ticinese. Bene: ad un certo punto, sulla destra, scendendo, trovarete la Chiesa di San Giorgio. Proseguite di lì, a destra, girate un po' dietro e troverete un vicolo, Via Bagnera. Pare di essere nei carugi di Genova. Percorretelo: come per magia, di colpo la folla e il rumore scompariranno e sarete nel silenzio. E' questa la magia della città: bastano pochi metri per passare dal casino alla quiete. Arrivati in fondo, via Santa Marta, girate a sinistra e ancora nella prima a sinistra, Via San Sisto, che vi farà tornare in Via Torino. All'angolo troverete lo "Studio Museo Francesco Messina". Lo riconoscete perchè è una chiesa sconsacrata.
Messina fu uno scultore molto noto del '900. Per dirne una: il celeberrimo cavallo della RAI è opera sua. Fu anche direttore dell'Accademia di Brera. Questa chiesa, edificata per volontà di Federico Borromeo e su fondamenta addirittura longobarde. Negli anni '70 del secolo scorso era in stato pessimo, destinato alla demolizione. Messina chiese al comune di Milano l'uso in comodato dell'edificio in cambio del resaturo completo. Lo scultore ottenne uno spazio in pieno centro e il comune ricevette in "eredità" un museo, con opere del Messina stesso e talvolta delle esposizioni tremporanee.
Per me sentirsi a casa non è facile: quelli come me si ritrovano in due pagine scritte a testa bassa, di getto, per sfogo. Dicono un poeta, ma non è nemmeno un uomo. Non è nemmeno un dono, è solo allenamento. Difficile spiegare se ci metto il sentimento. Se puoi capirmi sai cosa voglio e non voglio, che ho poche parole per i miei amici ma mille per questo foglio!!!
Per me sentirsi a casa non è facile: quelli come me si ritrovano in due pagine scritte a testa bassa, di getto, per sfogo. Dicono un poeta, ma non è nemmeno un uomo. Non è nemmeno un dono, è solo allenamento. Difficile spiegare se ci metto il sentimento. Se puoi capirmi sai cosa voglio e non voglio, che ho poche parole per i miei amici ma mille per questo foglio!!!
Se si guarda solo la facciata si rischia di non accorgersi di questa chiesa, parrebbe quasi banale. San Maurizio al Monastero Maggiore si trova in corso Magenta, a pochi passi da Santa Maria delle Grazie di cui avevo parlato in questo articolo. Era un tempo uno dei più prestigiosi monasteri di Milano. Ogni centimetro delle pareti interne è ricoperto da colori sgargianti, splendidi, luminosi. Parecchie opere furono affidata ai Luini: prima Bernardino (alla cui memoria fu intitolata la via adiacente), poi i figli e il nipote. Ci lavorò anche Giuseppe Arcimboldi, si proprio lui, quello noto ai più come "Arcimboldo", autore dei ritratti composti con gli ortaggi.
Il risultato è di una bellezza mozzafiato. Non c'è davvero modo di descriverlo: bisogna entrare e lasciarsi avvolgere dal colore, dalla luce. Spingetevi assolutamente anche sul retro, che era la parte una volta destinata alle monache di clausura. Anche qui troverete affreschi, decorazioni e un notevole organo perfettamente restaurato.
Milano è così: è schiva, tiene quasi nascosti i propri gioielli, che meriterebbero invece fama al pari se non più di altre bellezze italiane e non. Ma tant'è…pazienza. Voi che adesso lo sapete, quando siete in zona dovete assolutamente fare una visita. Oserei dire imperdibile.
Siete mai stati al Teatro alla Scala? E al museo adiacente?
Se vi va, fateci un giro.
Ci sono busti, ritratti, spartiti, strumenti musicali, porcellane, tantissimi cimeli.
Si respira aria…anzi si respira arte !
Toscanini, Donizetti, Maria Callas, Puccini, Bellini, Leoncavallo, Verdi, Renata Tebaldi.
Caruso, Nureyev, Luchino Visconti, Strehler, Eleonora Duse, Liszt.
E poi… è possibile affacciarsi da alcuni palchi e vedere il teatro, e immaginarsi lì, in mezzo ad un'opera, cogli abiti visti nei dipinti, a ricevere il fragoroso applauso del pubblico a cui fare il doveroso inchino…
Largo delle Culture, Milano, vicino a Via Tortona. Mi appare una collezione di segnali di indicazione in diretta dal passato: i cartelli, ormai demodé, con la punta, la "fiera campionaria", l'atmosfera vintage.
Nostalgia, malinconia, mi crogiolo nei miei sentimenti pensando al passato che non torna. Oggi sono come Vasco, "voglio stare spento".
Questa chiesa si trova quasi in fondo a Corso Magenta. Arrivando dal centro vedrete prima la sua parte posteriore, molto bella. Davanti c'è il sagrato, molto spazioso, proprio dove corso Magenta sembra invece curvarsi e restringersi. Sul sagrato, di acciottolato, le panchine. Non trovate sia bello fermarsi sulle panchine? Fatelo, sempre. E' un attimo di riflessione, un attimo di pausa in questa frenetica vita. Vi farà vedere le cose in un modo un po' più speciale.
Sulla sinistra ci sarà la fila per vedere il Cenacolo di Leonardo (io ahimè non l'ho ancora visto), davanti a voi questa chiesa serena, ariosa, alta, luminosa, con una facciata bianca e rossa tipicamente lombarda. Ludovico il Moro la voleva come mausoleo di famiglia, così affido a Donato Bramante il compito di buttar giù la chiesa che qui si stava costruendo e ricominciare da zero. Bramante non la buttò giù del tutto, mentre Ludovico Maria Sforza (detto il Moro) fu deposto e la chiesa rimase così, un po' gotica e un po' rinascimentale. Durante la seconda guerra mondiale fu bombardata e poi restaurata.
Fate come ho fatto io: entrate, percorretela fino in fondo, dalle navata fino alla cupola. Soffermatevi un momento, fate un grande respiro e uscite dalla porticina sulla sinistra: vi tritroverete in un chiostro con porticato, dove potete stare appogiati ad uno dei muretti. Non è magico? Non è un angolo incantato? Milano è anche questo, ragazzi, angoli di cielo nascosti tra le grigie nubi. Qui siamo nel Chiostro delle Rane, voluto dal Bramante, chiamato così per le statue dei simpatici animali che adornano la fontana centrale. Chiudete gli occhi, fate ancora dei respiri profondi. Siete lontano da tutto. Magari piove, magari il cielo è azzurro. Serenità.
E poi si riparte, per continuare a passeggiare a Milano. Per esempio fate poche decine di metri e vi troverete, alla fine di corso Magenta, in piazzale Francesco Baracca. Riprovate vi prego: anche se siete circondati da auto, fermatevi sulle panchine, leggete un libro oppure, se siete innamorati, datevi un bacio.
Fabio cammina per la strada sicuro senza pensare a niente ormai guarda la gente con aria indifferente.
Piazza dei Mercanti è un altro di quei luoghi di Milano che ti stupisce.
Siamo in centro che più in centro non si può, siamo in Piazza Duomo. basta prendere via dei Mercanti (ma va?) e girare subito a sinistra. Qui la folla diminuisce, il rumore si attenua. Siamo nella Vecchia Milano. Infatti possiamo vedere il simbolo del biscione (il simbolo meneghino più noto, anche perchè utilizzato da molti marchi milanesi come la Fininvest, l'Alfa Romeo e l'Internazionale FC) e la scrofa lanuta (simbolo celtico e molto meno noto, risalente alla leggenda secondo la quale Milano fu fondata dai galli).
Loggia degli Osii
Vale la pena sedersi 10 minuti sugli scalini che fanno da bordo al pozzo in mezzo alla piazza. Pare che sulla pietra che ne fa da copertura, un tempo facessero sedere, a pantaloni calati, i falliti, mentre il giudice metteva pubblicamente in piazza all'asta i beni. Infatti in questa piazza c'è il Palazzo della Ragione, in cui la magistratura amministrava la giustizia. Difatti la piazza era sempre piena di "azzeccagarbugli". Il palazzo sorge dove una volta era il centro della piazza.
Anticamente questa piazza era anche sede della borsa valori, anzi neanche tanto anticamente, fino a un centinaio di anni fa.
Ripeto, state qui un po', e godetevi quest'aria medievale, di una Milano che non c'è più.