(raccolta molto sparsa di pensieri)

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Nostalgia della Val Boreca

Ecco un articolo apparso tempo fa su "La Trebbia" a firma di Dario Rebolini (mio zio):

La Val Boreca è bella e selvaggia. Quanta nostalgia di tornare in città!

Leggo spesso sul vostro ottimo settimanale le notizie che spesso parlano della Val Trebbia e mi ha colpito in particolar modo lo strazio che prova ad ogni fine estate quel giovane di Gorreto quando giunge l’ora di lasciare la valle. -Sul n. 31 del 18 settembre.- È uno sgomento che io provo da più di sessant’anni ad ogni fine agosto.
Lascio la Val Boreca che, anche se non se ne parla molto, non è meno bella della Val Trebbia.
I monti che la circondano – I’Alfeo, it Carmo, il Chiappo e il Lesima, le cui "cime ineguali ed elevate al cielo" potrebbero benissimo sostituire quelle del Manzoni sul lago, e Zerba con le sue "case sparse sul pendio come branchi di pecore pascenti" completerebbero l’opera, e, il Manzoni se si fosse trovato qui e non sul lago, avrebbe di sicuro creato la stessa magnifica opera de "I Promessi Sposi".
La Val Boreca è bella quanto la Val Trebbia ma io sono nato li, e non c’e nessun altro paese al mondo piu bello del tuo. Più di sessant’anni a contare gli ultimi giorni d’agosto che poi bisognava tornare in città e farli durare il più possibile, sessant’anni ad aspettare gli altri undici mesi per tornare lassù e passare un altro agosto a respirare a pieni polmoni e ritemprarti per gli altri prossimi undici mesi e via di seguito ad ogni anno.
Ma ora le cose sono cambiate, eravarno in due a provare questo strazio e ora sono solo, sono solo in questo 2008 che "lei" se ne è andata prima, ha voluto precedermi e salir lassù da sola, è andata su il diciannove aprile e non ha voluto aspettare il solito agosto.
Ma lei aveva la fede totale e senza dubbi, diceva sempre che lassù a Zerba (pur essendo nata e cresciuta a Genova) si sentiva felice perchè le pareva d’essere piu vicino al cielo ma not riusciremo a fare altrettanto? Riusciremo ad avere la sua fede? Ci aiuterà a conquistarla? Sarebbe atroce se non ci riuscissimo e dobbiamo pregarla che ci aiuti. Solo con la fede si potrebbe continuare a vivere quei tre giorni che ci mancano per raggiungerla a riunirsi a lei per sempre. Con la fede.
In agosto ma anche a luglio sono stato molto tempo con lei e non ho provato quel dolore che era nel mio cuore da quel diciannove aprile.
Ma l’estate è volata in un soffio e il ritorno è stato doloroso. Non solo lascio le bellezze della valle che ha descritto molto bene quel giovane poeta di Gorreto, ma devo lasciare li anche un pezzo del mio cuore e d’ora innanzi non dovrò tornare solo in agosto, ma molto più spesso.

(Articolo di Dario Rebolini – Foto tratta da www.zerba.org)

Lettera a mia madre

Senti una cosa Ma’, cioè volevo dirti, si insomma volevo parlarti di quando ero un ragazzino. Praticamente tu mi facevi fare, cioè mi continuavi a dire certe cose e io le facevo. Insomma sto facendo un discorso incasinato, forse è meglio che ricomincio da prima. Da bambino-bambino ero scatenatissimo, ero un disgraziato della madonna, uno di qui bimbetti che vorresti mettergli le mani in faccia e dargliene tante. Capriccioso a manetta. Sai secondo me come mai, si cioè vorrei tentare una spiegazione di psicologia spicciola: siccome da piccolo ero stato sempre in giro da parenti e affini, gente che mi teneva xchè voi non avevate tempo, ma però io non è che non me ne ero accorto, voglio dire, io mica non lo sapevo, io sotto sotto volevo stare con la mia famiglia. Allora magari sono diventato così, cioè cagacazzo, magari x attirare l’attenzione. Boh non lo so ma è una mia idea, magari no, però.
Certo che è durissimo crescere un figlio, fai del tuo meglio, ma mica gli puoi aprire la testa e metterci dentro le cose giuste. Poi però sono cambiato. Io volevo parlarti di quando ero un ragazzotto, si insomma praticamente quando tipo andavo alle medie o giù di li. Tu mi dicevi un sacco di cose sul fare e non fare e diciamocelo, io + o meno ti davo retta. Cioè dai, non puoi dire di no, più o meno non puoi dire che non è così. Ma anche nelle piccole cose, per esempio mi viene in mente quando mi dicevi che io con le t-shirt stavo malissimo, che io non ero fatto x metterle (ma tu dimmi che idea del cavolo) e allora solo polo. Cavolo quando arrivavano in negozio le magliette ovviamente le + figose erano girocollo, con le stampe, mentre le polo erano più seriose. Ma io ero “convinto” di non stare bene, e non le avevo mai messe. Adesso ne avrò 3000. Vedi è una piccola cosa, ma x dire che mi convincevi proprio, del tipo se lo ha detto mia mamma allora è così. L’unica cosa dove non mi convincevi, beh si, era di studiare, di quello non me n’è mai fregato un cazzo, si capiva. E infatti alle elementari l’Andreina mi diceva: 6 1 bambino intelligente ma non studi una mazza. Alle medie la Grilli proprio si incazzava, o xlomeno si rammaricava. Si mi diceva cose del tipo: la tipa tua compagna non sa una minchia, ma quello è il suo massimo, tu magari fai anche di più, ma la tua potenzialità è evidentemente quella di fare di +, ma tu te ne fotti xchè 6 1 fancazzista e allora mi arrabbio. Cioè ma scusa, ma che discorso è, dai. E poi alle superiori solita menata: si meriti 6, ma potresti fare molto di più, che rabbia, mi dicevano. Ma voi fatevi i cazzi vostri se merito sei dammi sei e non rompere. Va beh poi è finita con la storia dell’università, ma questa è la dimostrazione che non c’è bisogno di studiare, cioè di mettersi li di brutto, x fare le scuole.
La gente è convinta di due cose sbagliate. La prima è che per fare le scuole devi NECESSARIAMENTE studiare come una bestia. Cioè mettersi li in casa, non uscire, legarsi alla sedia col libro davanti. Errore. Ogni materia, ogni esame è una sfida. Devi capire cosa vuole il professore e poi fare in modo che lui sia xsuaso che tu sappia ciò che vuole lui. Certo un metodo è quello di studiare tutto di tutto, ma secondo te io ho voglia? Ma va, se posso il libro non lo apro, se poi devo mi ci addormento sopra, navigando con la fantasia x altri mondi. Diciamo che ho sviluppato un mio sistema, magari inutile, magari poi non ho imparato una sega, però le cose mica le faccio per gli altri, le faccio x me stesso principalmente.
Un’altra cosa è che quelli che prendono titoli di studio, tipo le lauree, sono dei personaggioni, con dei testoni incredibili. Del tipo a me dicono: caspita sei laureato, chissà che intelligente. Ma dove? La laurea mica misura l’intelligenza, né la da a chi non ce l’ha. Quante bestie laureate ci sono in giro? Beh si dai. A limite uno esce con 110 e lode allora li si che puoi dire che quello è un figo, xchè comunque ha avuto una costanza e una capacità mica facili da trovare. Io fossi una ditta un tipo da centodieci lo assumo a scatola chiusa, ma non per quello che sa (magari non serve a molto, come sempre succede con le scuole) ma per la capacità che ha dimostrato, l’impegno, la voglia di fare. Allora si.
Va beh dai che cavolo sto dicendo volevo parlare di altre cose. Stavo dicendo che da ragazzino ti davo retta. Fin troppo. Ma x la carità, tutte cose giuste, a posteriori posso dire con orgoglio che molti dei valori che considero di avere me li hai insegnati tu, ma non sto parlando di queste grandi cose, sto parlando delle cazzate. Si insomma dai è normale che le madri dicano cosa fare ai figli ed è abbastanza normale e bello che i figli le seguano le direttive, ma quello che voglio dire è che adesso sono molto contento che col tempo ho capito che io magari la pensavo diversamente e me ne sono fregato. Così da una parte è andata bene anche a te perché mi sono svegliato un po’, mi sono svezzato. Beh svezzato lo sono stato da subito, da bambino avevo più libertà io di Pinocchio, ma non è quello che intendo. Beh penso che succeda a tutti, arrivi ad una certa età e pensi che tutto quello che dicono i genitori son cazzate. Ci sono periodi della vita così. Io non pensavo fossero tutte cazzate, come ripeto sulle cose importanti ti ho sempre dato ragione e ancora la pensiamo uguale lo sai. Sulle piccole cose della vita invece molto spesso la pensiamo in maniera diametralmente opposta e quindi ci scazziamo un po’. Ma è il nostro modo di fare, siamo due fiammiferi che ci accendiamo subito, ma nel giro di poco si spengono ancora.
Però appunto sono orgoglioso di me stesso x quando ho cominciato e pensare con la mia testa, a cercare di capire il mondo, i suoi meccanismi, le sue convenzioni. E il fatto che siano appunto convenzioni, alcune da seguire, altre da divertirsi a distruggere. Quando ho capito di non aver più paura di nulla, paura di quello che può pensare o dire la gente. Cioè così facendo non è che io sia uno strafigo della madonna, tuttaltro. Certo nei sogni a tutti piacerebbe esserlo, sai  tipo stile il playboy miliardario brillantissimo e precisissimo. Però, visto che tanto non riuscirei a reggere la parte, sono ultracontento di essere come sono. Di prendere la vita come viene, ma non passivamente, sempre con la curiosità di un bambino, che vuole esplorare sperimentare imparare scoprire.
E sempre con la voglia di cantare e ballare come un bambino. O come un deficiente. Non so se è un pregio o un difetto, ma anche di questo non mi frega. Mi inserisco tranquillamente nella categoria degli sfigati nella quale sono stato spesso inserito. Tanto sono in buona compagnia. Ma tanto mi piaccio abbastanza x così come sono, non ho complessi del cazzo, cerco di capire i miei limiti, di conviverci, di sfruttarli se si può e di arginarli se si deve. Beh si dai ovvio che si vorrebbe essere sempre un po’ meglio, ma tutto sommato è OK così.
Va beh insomma ma che cazzo sto scrivendo non lo so neanche io, sono qui al buio con dei fogli e una penna, non posso neanche rileggere perché non ci vedo mi bruciano gli occhi, ma mi sembra che invece che a te sto parlando a me stesso. E va beh dai vedo che comunque in ogni caso, cioè, si dai cioè mi sembra che ti vada bene, cioè che sei contenta x come sono e x quello che faccio, e la cosa ovviamente mi riempie di orgoglio, cioè le cose che io posso fare o non fare certo io le faccio x me e xchè ho voglia di farle, ma sapere che tu sei contenta è bello dai. Poi se litighiamo sulle cazzate è lo stesso, anzi va bene così se no che gusto c’è? E poi se sei contenta fai bene, tutto quello che faccio nella vita è anche perché ho sempre avuto il supporto della mia famiglia, quindi…
Cavolo basta sono quasi stufo di scrivere, al buio non sono abituato, e poi son molto più veloce con la tastiera che con la biro, ma non so che fare, mi bruciano gli occhi e non posso fare nulla, leggere, guardare la tele, usare il comp, nulla. Neanche andare all’aperto a fare un giro. Che cavolo di roba che c’ho addosso salcazzo. E allora ti scrivo nella penombra una cosa che probabilmente non si è capito una mazza di niente. Alla fine volevo solo dirti che sei OK, anche se come tutte le madri hai tentato di fare un po’ troppo la chioccia, anche se non sei proprio il tipo ma è così, ma lo stesso ti sono un po’ sfuggito, anche se poi vengo sempre a chiederti consigli. Insomma dai alla fine ci troviamo bene no? Va beh occhei finisco insolitamente in modo smielato dicendoti che ti voglio bene, non te lo dico mai e non farci l’abitudine perché non te lo dico più, non ci siamo abituati, ma però ma si ogni tanto va bene anche dirselo no? Ok ciao.

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