(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Google Street View a Voghera?

Ieri ho visto questa automobile girare per Voghera. Probabilmente stava facendo le riprese per Google Street View

Porte Aperte al Castello Visconteo

Qualche malalingua dice che io mi lamento sempre. Beh, stavolta non mi lamento affatto. In questa ultima decina di giorni a Voghera c’è stata la manifestazione "Porte aperte al Castello Visconteo di Voghera", dal 16 al 25 settembre. E’ stata la seconda edizione, dopo il successo dello scorso anno, ed è stata ancor più in grande stile.

C’era ovviamente il castello aperto, con la possibilità di visitare alcune mostre all’interno e quindi, per chi non avesse avuto ancora occasione (come me), visitare il castello stesso. Ci sono state presentazioni di libri, concerti, rievocazioni storiche, ecc. E durante le due domeniche anche il mercatino in Via Cavour  con sfilate di figuranti in costume, falconieri (mi è piaciuto un sacco), sbandieratori, ecc. Insomma: proprio una bella festa, organizzata bene e ben riuscita, niente da dire. Una bella occasione per vivere il vecchio maniero in parte ristrutturato e il giardino realizzato lo scorso anno. L’augurio è che si possa sfruttare tutto questo anche in altre occasioni durante l’anno: visto che sono stati spesi dei soldi per "mettere a posto il castello", sfruttiamolo! Un po’ come succede a Pavia.

Visto che non mi lamento sempre?

39938

No, non è un CAP, nè un numero di telefono. Sono gli abitanti che potrebbe avere presto Voghera. Secondo Wikipedia gli abitanti dell’antica Iria sono esattamente uno in meno, ma in questi giorni un signore che ha attualmente il domicilio in Via dei Prati nuovi ha chiesto al giudice di Pavia, una volta scaduti i termini della sua forzata dimora presso tale albergo, di poter trovare casa in zona, visto che avrà la libertà vigilata. Il signore è siciliano, ma l’aria oltrepadana lo aggrada a tal punto da lasciare la sua amata terra per trasferirsi qui. D’altronde il babbo, Totò, è in "vacanza" e il rapporto con gli amici, si sa, dopo un po’ che non li frequenti non è più lo stesso di una volta. Quindi perchè non approfittare dell’ospitalità di questa ridente cittadina di pianura? Il suo paese d’origine è in collina, ma anche qui potrà farsi dei bei giretti tra le vigne, se crede.


Veduta di Voghera di qualche annetto fa. Potete vedere il castello e le ciminiere in lontananza

Bicicane

Questo mito l’ho visto (e fotografato) ieri mattina in via Garibaldi a Voghera:

Gesù sta arrivando

Dopo gli sposi che hanno riempito i muri di Voghera, un nuovo tipo di cartelli sta apparendo in giro per la città:

Aneddoti 15

Dopo quella del tizio che prenendeva gli cambiassi una tuta da ginnastica usata che ho raccontato su Facebook, vi racconto questa:

Ieri entra una signora e dice:

"Cosa vuol direquesto cartello che dice : e sette ?"
"Che costa sette euro"
"Si ma perchè c’è scritto: e sette ?"
"Signora, e (con le due barrette) sta per euro e 7 sta per…. sette, quindi sette euro!"
"E ma perchè non c’è scritto: virgola zero zero?"
"Perchè noi i centesimi non li vogliamo"
"Ah, ho capito, vi siete sbagliati…."

e va beh….


Negozio "Piazza Affari" di Mantova

Chat a due piazze

La scorsa settimana siamo stati al teatro San Rocco di Voghera a vedere questa commedia. La storia è un po’ scontata ma molto divertente: un taxista, Mario Rossi, ha due famiglie. Tutto va bene finchè suo figlio e sua figlia non si conoscono su Facebook e decidono di incontrarsi di persona.

Nascono quindi tante situazioni grottesche, di qui pro quo, di esilaranti conversazioni. Anche la scenografia ha il suo fascino, perchè rappresenta entrambe le case del taxista bigamo. Mi ha ricordato un po’ quello che succedeva nei mitici telefilm di Casa Vianello. Il vero protagonosta è l’amico Walter, che cerca in tutti i modi di aiutare Mario, andando a incastrarsi in pericolose contraddizioni.

Il cast è eccezionale, molto molto bravi. Io mi entusiasmo sempre quando vedo gente recitare dal vivo così bene. Walter è interpretato da Gianluca Ramazzotti (lo cito perchè mi è piaciuto molto). Ci sono anche Raffaele Pisu (non l’avevo riconosciuto, me lo ricordo a Striscia la Notizia) e Lorenza Mario (me la ricordo come soubrette al Bagaglino, ha una voce che ti ammazza…poverino il suo vero marito…)

Ultima agenda

Ultima puntata tratta dall’Agenda Vogherese. La prima la trovate cliccando qui , la seconda cliccando qui e la terza cliccando qui.

Anche se in modo saltuario dal 1500 in avanti la nostra città fu presidiata dai soldati di principi o di nazioni che con le guerre venivano in possesso del nostro territorio. Il presidio ininterrotto Voghera lo ebbe da quando fu eretta la caserma Vittorio Emanuele II per un reggimento di cavalleria nel 1862. Gli utlimi militari lasciarono la nostra città nel 1964.

In tempi lontani le macellerie venivano date in appalto dal Comune per la durata massima di 3 anni e spesso venivano gestite dal medesimo. Specialmente in caso di epidemie di bestiame. Con decreto 13 pratile, anno X della Repubblica Francese, l’esercizio divenne libero per chiunque fosse munito dell’apposita patente. Da noi le macellerie vennero concentrate nella via della Caserma, detta perciò dei Macelli o delle Beccherie, ora via Bidone.

La pena di morte veniva eseguita mediante la forca, che veniva eretta sulle rive dello Staffora. Più avanti si usò anche erigerla nella piazza principale o in un prato fuori Porta Rossella, dove sorgeva la Birreria Stringa, che era chiamato prato della forca, âr pra drâ furca.

Successivamente si ritornò sulle rive del nostro torrente, dove l’ultima esecuzione avvenne nel 1865 nella persona di Felice Borgo detto Fransoà.

Il cantastorie vogherese era chiamato Turututélâ e vagava incessantemente per le sagre, nelle fiere, nei mercati e nei banchetti nuziali, divertendo con rime e canti improvvisati. Il suo strumento era un chitarrino formato da una zucchetta vuota fissata a un’asta con una sola corda. Quando qualcuno è noioso si usa ancora dire: è la canzone del Turututélâ, lè lâ cânsòn dâl Turututélâ.

San Lorenzo è il santo protettore della nostra città, ma viene festeggiato solo in chiesa. Essendo stato deposto sui carboni ardenti era usanza, a mezzogiorno preciso, che i bambini frugassero nella terra, specialmente sotto le grondaie, per cercare qualche pezzo di carbone che sarebbe servito per curare le malattie.

Commercianti, qualche sorriso

da "La Provincia Pavese" del 21/12/2010

Commercianti, qualche sorriso
Impennata negli acquisti a pochi giorni dal Natale

di Francesca Toma
VOGHERA. Se ne è andato anche l’ultimo fine settimana prenatalizio. Che aria tira fra i commercianti vogheresi in tempo di crisi e di magri affari?  «Sono contenta – dice Sabrina Ruggeri della libreria Mondadori – Il Natale è andato un po’ peggio dell’anno scorso ma il bilancio è comunque in attivo». Giudizio molto positivo quello di Walter Merli, titolare de «I 3 Merli», negozio a gestione familiare aperto da poco. «Sono soddisfatto, il Natale è andato bene. C’è stato un notevole movimento di clienti».  Di tutt’altro avviso, invece, Ferdinando Armandola, dell’omonima salumeria, il quale si dice demotivato. «Non c’è gente in giro, quindi viene a mancare anche l’entusiasmo nel lavorare e nel vendere». Armandola fa il commerciante da oltre trent’anni. «Una volta – racconta – fuori dal negozio c’era una coda che bloccava la via Emilia, adesso invece manca la voglia di impegnarsi». In giro, ieri pomeriggio, di gente ce n’era pochina. Forse incide sia la concorrenza dei centri commerciali spuntati alla periferia, sia alla difficoltà di parcheggiare l’auto. E’ di questa opinione Enrico Romussi, di Romussi Gioielli. «Il Natale? Non è ancora partito», l’esito delle vendite natalizie non è positivo, ci sono pochi soldi da spendere, i regali si fanno ma con un budget minore e gli articoli di gioielleria possono sembrare superflui. C’è anche chi ha un’opinione a metà fra i due estremi, come Martina Schmidt, di Bersani (giocattoli). «Ovviamente non è il Natale di anni fa, però siamo abbastanza contenti», osserva. C’è infatti un ritorno al giocattolo in legno, prodotto che in genere nei supermercati non si trova, a differenza dei giochi reclamizzati. Opinione che racchiude le idee di entrambi gli «schieramenti» è quella di Fabio Tordi (Piazza Affari, abbigliamento). «Sono a Voghera da 14 anni, e questo è stato il Natale più brutto in assoluto. Ma l’ultimo fine settimana è andato bene». Gli acquisti natalizi sono quindi partiti in ritardo, ma ora si assistendo a un rush finale che potrebbe consolare i commercianti del centro cittadino, anche se i tempi delle vacche grasse restano lontani.

21 dicembre 2010

Ancora agenda

Terza puntata tratta dall’Agenda Vogherese. La prima la trovate cliccando qui, la seconda cliccando qui. Stavolta si parla della settimana di Pasqua.

Al mercoledì santo vigeva l’usanza dâ bat Bârâbân, battere Barabba. Il sagrestano dava un segnale ai ragazzi in chiesa che, armati di verghe, cominciavano a battere con forza sulle panchine. I più dispettosi approfittavano del rumore per inchiodare le lunghe vesti delle donne alle panche.

Al giovedì santo si legavano le campane e per chiamare i fedeli alla funzione religiosa il sagrestano si faceva aiutare dai ragazzi che con lâ bâtârölâ, crepitacolo, e lâ crìârölâ, la raganella, facevano un rumore infernale sostituendosi alle campane.

Al venerdì santo si vestivano i bambini da angeli e da soldati romani: ângiâl e giüdé. Ruolo molto ambito che si traduceva in ândà in ângiâl e ândà in giüdé. In città comparvero per la prima volta nel 1833 e per vederli da vicino in chiesa nacque una rissa che provocò molti arresti.

Al sabato santo si slegavano le campane e ai primi suoni si sparava con pistole e fucili o si facevano esplodere dei mortaretti con l’intenzione di uccidere Barabba. Era uso lavarsi gli occhi per preservarli dalle malattie ritenendo, in quel momento, che l’acqua fosse benedetta.

I contadini riempivano 4 boccette d’acqua benedetta da collocare ai 4 angoli dei loro campi per preservarli dalla grandine.

Nella settimana che precedeva la Pasqua si pulivano le case con particolare cura e si facevano stagnare pentole e tegami. Ai ragazzi veniva regalato âl câvâgnö dl’öv, un minuscolo cestello di pasta che conteneva un uovo sodo. Un piatto tradizionale era la torta d’erbe, tramandato dall’antica Roma col nome di “moretum”.
 

Targa al castello di Voghera

liberamente tratto da una mia discussione in chat avvenuta mercoledì scorso…

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a mio avviso
come spesso succede
la verità sta nel mezzo
durante la 2 guerra mondiale
e sopratuttto dopo il 8/9/43
in italia c’e’ stata innegabilmente una guerra civile
c’era un esercito "ufficiale"
e chi combatteva x questi esercito lo faceva
o perchè credeva in quello che faceva
o perchè cmq riteneva giusto e/o opportuno seguire la strada regolare
che certo NON era cmq "facile"
poi c’era un esercito irregolare
i cosiddetti partigiani
e anche qui c’era gente che lo faceva per credo
oppure per opportunità
io ho un esempio personale
c’è chi
è stato partigiano
ha vissuto anni sulle montagne
ma l’ha fatto
x convenienza
e allora
e col fucile in mano si sentiva forte spavaldo
insomma faceva un po’ il gradasso
e tutte le leggende nelle quali i partigiani facevano ANCHE razzie
sono vere
d’altronde dovevano mangiare!!!!
io ho uno zio che ha fatto il partigiano
il fatto che abbiano combattutto per la libertà
soprattutto la LORO libertà
mi sembra sacrosanto e innegabile
il fatto che non fossero molto diversi
nei modi e nei gesti
dai repubblichini
mi sembra altrettanto innegabile da chi ha vissuto queste esperienze
la guerra è una brutta cosa
soprattutto tra connazionali
anzi no questa è una pirlata
è sempre brutta e basta
nei paesi dei miei genitori
circolavano alcuni gruppi di partigiani
alcuni "chiedevano" di aiutarli
coi viveri
altri che li "pretendevano"
e dire di no a un gruppo di 30 persone giovani e armate è difficile…
detto questo
i partigiani hanno fatto sicuramente delle nefandezze
e i repubblichini pure
era guerra ahimè
e si ammazzavano l’un l’altro
quindi mi sembra giusto che nel 2010
a così tanti anni di distanza
si possa convenire a un rispetto di TUTTI i morti
perchè i morti ricordati dalla targa del castello
possono anche essere stati degli assassini, questo non lo so
ma quelli che li hanno fucilati a guerra finita lo sono sicuramente
io non so giudicare la convenienza di mettere questa targa…

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Un commento finale: dicono che accomunare i morti della RSI a quelli della Resistenza sia una bestemmia. A mio avviso invece i morti sono morti e in certo qual modo meritano rispetto. I buoni e in buona fede c’erano da una parte e dall’altra. I cattivi idem. La storia la scrive chi vince, ma questo non garantisce il fatto di poter avere la coscienza così pulita da poter scagliare la prima pietra. Così come ci sono tanti monumenti e targhe a ricordo di quei giovani italiani uccisi da altri italiani, non trovo così aberante una targa a ricordo di altri italiani, uccisi da altri italiani….

Castello Visconteo di Voghera

Finalmente, dopo tanti (ma tanti) (ma proprio tanti) anni di attesa, i vogheresi si sono potuti riappropriare del loro castello. I giorni 17, 18 e 19 settembre 2010 il castello è stato riaperto dall’amministrazione (non cito i vari ringraziamenti, non sto mica scrivendo un volantino istituzionale!!!!).

Venerdi sera c’e’ stato un concerto vocale e sturmentale, sabato mattina l’inaugurazione del parco (ahimè) e il taglio del nastro e poi è stato liberamente visitabile, a gruppi, con la guida. Purtroppo non sono riuscito a trovare il tempo, mannaggia.
 

Sabato sera invece ho potuto assistere all’operetta. Non ne avevo mai vista una dal vivo (solo qualche pezzo in tv) e devo dire che sono stati davvero molto bravi, complimenti!!! La soubrette (Elena D’Angelo) ci sapeva fare sia nel canto che nella recitazione, veramentre brava. Il comico (Umberto Scida) dava quel tocco, quel filo che legava tutte le varie sceneIndispensabile direi, e ci sapeva molto fare. Potrei dire che mi ricordava il giovane Alberto Sordi, e prendetelo come un grosso complimento. Il soprano (Melitta Lintner) aveva una scala vocale molto ampia (infatti l’hanno definita acutista o qualcosa di simile). Brava di certo, ma non è il mio genere. D’altronde la mia non è certo una critica fatta con cognizione, io sono assolutamente ignorante in materia, sto solo esprimendo i miei gusti bifolchi. Il tenore (Mauro Pagano) ha anch’esso una voce notevole e il maestro di pianoforte (Angiolina Sensale) accompagnava in modo impeccabile ogni momento. Davvero una bella serata.

Domenica invece c’erano le bancarelle in via Cavour, che andavano a sommarsi al cosiddetto "Mercatino Europeo" di viale Marx. Il castello era aperto per le visite e per tutto il giorno c’è stata la rievocazione storica: figuranti in costume, arcieri, esibizioni, danze, ecc.

Non mi sono potuto godere niente di tutto questo, ma sono altrettanto felice: avevo il negozio aperto e avevo un sacco di gente. Magari poi non compravano in tanti, ma è naturale quando ci sono queste manifestazioni, la gente va per gironzolare e non per fare acqusiti. Però sono sempre stati soldini che altrimenti non sarebbero entrati nel cassetto, e un mucchio di gente ha visto il negozio. Quindi decisimente positivissimo!!!

Lavori in Via Cavour

Nei prossimi giorni inizieranno dei lavori in Via Cavour a Voghera. Ecco quello che ne penso:

Per prima cosa vorrei parlarvi dei lavori che stanno per ultimare, quelli per la creazione del giardino davanti al Castello. Certo, potrebbe sembrare bello, ma se penso al fatto che hanno eliminato tutti quei posteggi mi viene solo in mente da dire che sarà anche un’abbellimento per la città, ma di fatto la renderà meno viva. E una città meno viva è anche meno sicura. Non era meglio lasciare una zona, magari la parte est, adibita a parcheggi? Certi dicono: ma come fai a dire che era meglio prima, quando c’erano quei polverosi parcheggi che diventavano pantano alla prima pioggia? Cari amici, la verità sta nel mezzo: non c’era bisogno di eliminarli tutti, e quelli che si lasciavano si potevano fare "belli", magari con mattonelle e piantine.
E poi il giardino è bruttino, non ci sono neanche le panchine. E’ un giardino da "guardare e non toccare", quindi i vogheresi non potranno neanche viverlo, solo attraversalo e guardarlo. Non mi piace questa cosa, se penso a tutti i soldi che sono stati spesi.

Ma torniamo a Via Cavour. Visto che sono anni che si fa un gran parlare di lavori di sistemazione, dopo quelli che hanno sistemato Via Emilia, Via Garibaldi, Piazza Duomo e vie limitrofe, dovrebbero iniziare quelli in Via Cavour. E invece cosa scopro? Che gli imminenti lavori serviranno "solo" a sistemare delle tubature. Quindi, una volta terminati, la via sarà verosimilmente più sconnessa di prima. Ma scusate, non si poteva approfittarne e fare tutto in una volta sola? Perchè aprire dei cantieri adesso, richiuderli, e riaprirli più avanti?

E infine una cosa che mi fa pensare… anzi che mi fa proprio arrabbiare: perchè questa stramaledetta idea del senso unico in uscita? Tutti i residenti e i negozianti di Via Cavour chiedono a gran voce, da anni, il ripristino del senso unico, com’era prima. La via è troppo stretta per un doppio senso e, visto che la sosta abusiva è praticamente rituale, diventa anche pericolosa, sia per gli automobilisti che soprattutto per i pedoni. Ho visto gente uscire dai negozi e rischiare di essere travolta dalle macchine che passano sul marciapiede. Inoltre il senso unico servirebbe a creare qualche posto auto in più. E fin qui tutto bene. Ma allora perchè il senso unico lo si vuol fare in uscita? Non ha senso (scusate il gioco di parole). Ditemi un po’: tutta la gente che arriva da sud, e quindi dalla Valle Staffora (Via Repubblica, Strada Bobbio, Via Barbieri, Rivanazzano, ecc.) e tutti quelli che arrivano da Via Rosselli o da Corso XXVII Marzo, che giro dovrebbero fare per arrivare in Piazza Duomo? Fare il giro della città ed entrare da Via Garibaldi? Dai, non fatemi ridere… E putroppo da ridere c’è poco, se tutti e dico tutti e ripeto tutti chiedono il senso unico in entrata e l’amministrazione continua a rispondere picche e a volerla fare in uscita, qui gatta ci cova e c’è qualcosa che non mi quadra. Sono curioso di sapere le motivazioni di tale assurdissima scelta. Solo che nessuno le spiega…

Tacuén

Seconda puntata tratta dall’Agenda Vogherese. la prima la trovate cliccando qui.

Voghera venne illuminata per la prima volta nel 1820 con 28 fanali a olio. I bracci portanti vennero fabbricati a Volpedo da un Bernardelli su disegno di G.P Salvi e le lampade a Pavia da un certo Tabarino. Consumavano un’oncia e mezza d’olio all’ora e l’illuminazione venne appaltata per 3000 lire annue, escluso i mesi d’estate e i pleniluni degli altri mesi.

Anzichè esporre il nome della ditta si usava mettere un’insegna che indicasse l’oggetto del commercio. Quella dei cappellai era un cappello a cilindro di latta e il dentista Cademartori aveva esposto un enorme dente di legno dipinto. Le bettole usavano esporre delle frasche o delle corone di foglie verdi.

La leva militare o circoscrizione era ià in uso nel 1615 ed era fatta in città per la sua stessa difesa scegliendo un certo numero di uomini divisi successivamente per squadre. Al loro comando vi erano persone con conoscenze nel campo della milizia con gradi di: maestro di campo, sergente maggiore, capitano, tenente e alfiere.

Una grida del 15 marzo 1613 del feudatario Amedeo Dal Pozzo, marchese di Voghera, istituiva una multa di 50 scudi a chi cacciava senza il uso permesso facendo seguito a quella di Giovanni Galeazzo Visconti del 1393.

A circa metà del 1800, comparve il fustagno per confezionare gli abiti maschili e per le donne un tipo di stoffa di lino e canapa chiamata la "quadrettina". Il nome era derivato dal fatto che la stoffa, tranne qualche caso in cui era confezionata a righe, il disegno predominante erano quadretti di colore bianco e blu e blu e bianco e nero. A Voghera veniva fabbricata nello stabilimento tessile di Cristoforo Pedamonti e le operaie venivano chiamate "i quâdârtinèer"


Piazza Meardi con la Birraria Casema (cartolina del 1925)

La chiesa di San Giuseppe sorgeva in Piazza Duomo all’inizio di Via Santo Stefano, ora via Cavour, e fu demolita nel 1887. Sul limitare c’era la famosa preda dâl cumpàs, pietra del compasso. Era una lastra di marmo forata al centro che, come vuole la leggenda, servì a nostro Signore come appoggio del suo compasso per tracciare la circonferenza della Terra. "Â Sân Giüsèp s’â scondâ âr scadâlet".

Âr dì drâ rèssiâ, il giorno della sega. Era costume mandare a conoscenti e amici delle piccole seghe di carta dipinte o dorate. Per un dono importante la sega era d’oro o d’argento. I bambini cercavano di attaccarle agli abiti dei passanti; come succede ai giorni nostri il giorno 1 aprile.

Il 1 aprile 1918 è una data storica per lo sviluppo delle ferrovie a Voghera. Dopo un decennio di utilizzo a scopi militari, l’OGR di via Lomellina torna alla sua funzione originaria: la riparazione di carrozze ferroviarie.

Per avere una piccola nozione sulle paghe corrisposte in tempi lontani se ne riportano alcune. nel 1521 gli operai mutatori dal Comune a demolire un fortilizio in riva al Po vennero pagati 4 soldi al giorno e i loro garzoni 2. Nel 1390 un professore di grammatica guadagnava 10 fiorini d’oro all’anno e il direttore delle scuole 20.

Alla domenica delle palme si andava in chiesa (come si usa ancora oggi) per ricevere la rimuliva, il ramo d’ulivo benedetto che veniva appeso sopra il letto con la candela della madonna Candelora (Seriölâ) per evitare il maltempo.

Incubo

Che stai facendo, figlio?
Sogno, madre mia, sogno
che sto cantando,
e tu mi chiedi, nel sogno:
che stai facendo figlio?
Che canti, nel sogno, o figlio?
Canto, madre, che avevo una casa.
E adesso la casa non ce l’ho.
Questo canto, madre.
Avevo la mia voce, o madre,
e la mia lingua avevo.
E ora non ho né voce né lingua.
Con la voce che non ho,
nella lingua che non ho,
della casa che non ho,
io canto la mia canzone,
o madre.

Abdulah Sidran


Voghera – Il mercato in Piazza Duomo – 1917

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