(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Tag: Marketing

Borse da regalo

Ho notato una particolarità. Perché fare acquisti in un negozio piuttosto che in un altro? Per la borsa. Mi spiego meglio: girare per la città con, oppure farsi vedere con, o meglio ancora fare un regalo con… è tutta questione di immagine. Con… con cosa? Ma con le borse del negozio in questione. Cioè spesso si preferisce fare acquisti in determinati negozi, e non in altri, quasi (ripeto: quasi) mettendo in secondo piano l’oggetto acquistato, solo per il fascino, lo stile, lo status-symbol che la borsa "griffata" ci regala.

Fa pensare "io compro da XXX", quindi l’oggetto che ho comprato è sicuramente figheggiante. Questo è marketing spicciolo da quartiere, ma credetemi che in provincia (e non solo) funziona. Vuoi mettere la maglietta simpa presa alle bancarelle e la stessa maglietta presentata in una borsa del negozio tal dei tali? E beh…

Le politiche di prezzo

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Sesta puntata – Le politiche di prezzo

Rispetto alle altre leve del marketing mix , il prezzo si caratterizza per il fatto che, nella sua determinazione, i fattori esogeni (struttura del mercato, concorrenza, ecc.) pesano in misura molto più rilevante. Ciò è ancora più vero nel marketing della moda. In molti settori il prezzo si rapporta ai costi, alla qualità, alla concorrenza; nella moda diviene una variabile “aleatoria”, collegata soprattutto alle aspettative cui il prodotto è destinato.
La moda è il risultato di un bisogno postmoderno di consumare, prima che oggetti, significati( L. A. Giancola, “La moda nel consumo giovanile”, Franco Angeli, 1999) . Il prodotto deve essere in grado di comunicare un mondo d’appartenenza, mantenendo funzionalità ed efficienza.

Il livello del prezzo deve essere attentamente curato al fine di evitare che il prodotto venga banalizzato. Un abito di moda, offerto con un prezzo basso, potrebbe essere ritenuto dal consumatore non più “di moda”, oppure un falso o un prodotto di scarsa qualità: il consumatore è convinto che il prodotto moda abbia un maggiore valore rispetto ad altri beni e desidera pagare questo prestigio che gli assicura. Dietro la cifra scritta sull’etichetta, quindi, non c’è soltanto la logica dei costi.

Differenziazione e segmentazione del mercato

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quinta puntata (questa settimana va "in onda" il mercoledì)

Nel gioco competitivo del settore un ruolo importante viene assunto sia dalla differenziazione sia dalla segmentazione del mercato, due strategie di prodotto strettamente collegate.
Con la politica di differenziazione del prodotto l’azienda si propone di rendere il proprio prodotto differente da quelli offerti dalle aziende concorrenti. In questo modo l’azienda cerca di sottrarsi alla competizione di prezzo sfruttando il fatto che, tramite la differenziazione, il suo prodotto possa risultare diverso e preferibilmente migliore degli altri.
La strategia di segmentazione parte dal presupposto che il mercato globale è eterogeneo, ma presenta comunque una serie di segmenti omogenei, ciascuno dei quali presenta desideri, motivazioni e caratteristiche peculiari (La segmentazione del mercato è il processo attraverso cui l’impresa suddivide il mercato in “gruppi”, costituiti da soggetti -individui o organizzazioni- con profili di domanda omogenei per taluni aspetti significativi, sufficientemente distinti tra loro. Essa consente di orientare l’impresa sia nella scelta della modalità competitiva, sia nell’implementazione della strategia competitiva, sia, infine, nell’allocazione tra i differenti mercati e i differenti prodotti. Cfr M. Raimondi, op. cit.). Mentre l’obiettivo della strategia della differenziazione è quello di penetrare in ampiezza in un vasto mercato, quello della segmentazione consiste nel penetrare in profondità in un mercato più limitato.

L’offerta, sulla base della tipologia di prodotto, può essere distinta nel settore moda in quattro filoni principali:

  •  Alta moda: fa riferimento ai prodotti di alta sartoria di famosi stilisti; i prezzi sono decisamente alti e i clienti sono ridotti e selezionati, normalmente si tratta di vestiti per grandi occasioni.
  • Prontomoda (detto anche prêt-à-porter): portano sempre importanti nomi di stilisti, di case di moda o d’industrie; i prodotti pur essendo d’alta qualità sono maggiormente accessibili dal punto di vista del prezzo e per questo indirizzati ad un vasto pubblico, sono capi che possono essere indossati anche quotidianamente.
  • Abbigliamento di massa: è l’area nella quale abbiamo la maggior parte dei consumatori; anche se si è in presenza di prodotti a prezzi medio-bassi, rientrano pur sempre nel contesto della moda visto che ne seguono l’evoluzione.
  • Abbigliamento sportivo: si comprendono tutte le tipologie d’abbigliamento sportivo per qualsiasi consumatore.

A lunedì prox!

Oggi, il Natale

Cosa mi sembra diventato adesso il Natale? Peggiorato. Orami ci bombardano di pubblicità. La mia parte Marketing è soddisfatta. Noi markettari abbiamo come scopo principale quello di vendere il prodotto, e per farlo usiamo tutti i mezzi che ci vengono in mente. Una delle regole principali è quella di far nascere delle esigenze alla gente e poi proporgli soluzioni. Quindi ci sono dei geni che si scervellano tutto il giorno per creare dei metodi per indurre la gente a spendere. Ci (mi permetto un plurale) aggrappiamo a tutto e ne inventiamo sempre di nuove. Ti facciamo capire che senza il nuovo telefonino che fa anche il caffè sei uno sfigato e pertanto devi assolutamente buttare il tuo (che funziona benissimo ma non fa il caffè) altrimenti sei out. E cose simili. Una delle cose che funzionano di più sono le ricorrenze. Una volta i negozi vendevano maschere di carnevale a carnevale, panettoni a Natale e uova a Pasqua. Adesso, che viviamo condizionati dai grandi centri commerciali (gestiti da markettari miei pari), si sono modificati un po’ i calendari. L’esigenza nasce dal fatto che deve sempre esserci una ricorrenza. Altrimenti il cliente spende in modo “normale” e non spende più di quello che normalmente farebbe. Quindi l’anno è diviso in periodi: scuola, halloween, natale, estate, ecc. Se le feste non ci sono si “creano” (come Halloween), se proprio non si riesce allora si inventano cose del tipo “Anniversario del centro, ecc.”. Ovviamente qual è la festa che “funziona” di più? Natale. Perché è una festa che già di per se “fa spendere”. In primis per la tradizione dei regali. Poi perché ci si vuole comprare qualcosa di nuovo per le feste o per il nuovo anno. E allora perché non pompare al massimo questa cosa? E così veniamo letteralmente bombardati e travolti da messaggi, più o meno subliminali, che ci inducono l’atmosfera natalizia già a partire da metà novembre.
Probabilmente funziona. (beh quest’anno diciamo che funzionicchia, vista la crisi…)

A me, sinceramente, stufa. Non è l’atmosfera che dico io. A me vedere gente che si accapiglia per comprare comprare comprare non mi crea l’atmosfera natalizia. A me l’atmosfera natalizia la danno le cose che ho scritto ieri, non le megapubblicità con la megafiga col cappello di babbonatale che mi dice di comprarmi un palmare. Non le canzoni di natale il 20 di novembre. A me fanno l’effetto opposto, mi danno un senso di “troppo”, e quando una cosa è troppa ti nausea. E questo mi fa incazzare. Mi fa arrabbiare il fatto che riescano a farmi nauseare dal Natale, che dovrebbe essere una festa. Mi fa arrabbiare il fatto che abbiano trasformato una cosa che dovrebbe essere una festa, un periodo in cui gli occhi dei bambini luccicano, in un mero esercizio commerciale. Quello che mi fa proprio arrabbiare è lo scippo che fanno ai bambini, che sono derubato del vero spirito natalizio. Ovvio, non si può generalizzare, ma moti bambini, lasciati a sé stessi, cresceranno con la convinzione che il Natale sia un periodo dove ricevere dei giocattoli. E stop. Che amarezza.

Etimologia dei brand

Anima Sana In Corpore Sano. Cosa c’entrano i latini? Avete fatto caso alle iniziali di questa locuzione? Esatto, quelli della ASICS hanno preso spunto da Giovenale.
Non sapete quante altre marche (ops, uno studente di Marketing come me dovrebbe dire "brand") riservano sorprese. Ad esempio molte sono formate dalle iniziali del nome e del cognome dei fondatori. La manifattura Mario Colombo ha il marchio "Colmar". Il signor Vitale Bramani ha inventato la famosa suola Vibram. E che dire di Adolf Dassler detto Adi? Lui fondò la famosa Adidas mentre suo fratello Rudolf Dassler fondava la Puma. Complimenti, sono riusciti entrambi a realizzare imprese di alto livello. La colla Uhu si chiama così perchè ricorda il verso del gufo reale. E la mitica Nutella? Deriva dalla parola inglese nut (nocciola). certo che sono avanti quelli della Ferrero eh? La Reebok, famosa marca sportiva, prende il nome da un’antilope africana, così come Nike deriva dal nome di una dea greca. Pssiamo ai grandi magazzini. UPIM sta per Unico Prezzo Italiano Milano, mentre STANDA è la contrazione di "Magazzini Standard" (anche se durante il fascismo fu modificato in STANDA – Società Tutti Articoli Nazionali Dell’Abbigliamento)

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