(raccolta molto sparsa di pensieri)

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I giardini del castello di Voghera sono una cacca

Dopo che per anni l’ho osservato di giorno, dal negozio, da un po’ di tempo ho avuto occasione di osservare i giardini del castello di Voghera anche di sera. Cosa ho notato? Che è la toilette di tutti i cani della zona.  I padroni li portano nei giardini, visto che è l’unico sprazzo di natura esistente in centro, e loro si sbilanciano in pipì e popò liberamente e senza inibizione alcuna. L’altra sera dalle 1930 alle 2030 ne avrò contati almeno una dozzina. E i padroni ovviamente li lasciano fare (intanto ormai c’è quasi buio e nessuno li vede…)

Poi di giorno vedo i bambini che giocano e si rotolano nel prato, e addirittura qualcuno che si spinge a raccogliere la menta che cresce in mezzo al giardino!!! Auguri !

Vecchia Voghera

 

Proverbi vogheresi

Alcuni proverbi tratti da "Proverbi Vogheresi d’Altri Tempi" di Franco Fava e Rolando Di Bari, Edizioni Selecta 2009.

  • Ai fiœ pena nassü dègh i vissi ch’a pudì manténagh (Ai bambini appena nati date i vizi che potrete loro mantenere)
  • Ar fen l’è no par i asi (Il fieno non è per gli asini – i riguardi non sono fatti per chi non se li merita)
  • Cul ch’u lavura u gh’ha una camisa, cul ch’u lavura no u gh’n’ha du (Chi lavora ha una camicia, chi non lavora ne ha due)
  • Cul ch’u t’seguita a sulià o u t’l’ha fata o u t’la vœ fa (Chi continua a lisciarti, o te l’ha fatta o te la vuol fare)
  • I amiis i s’cunussan int l’ucasion (Gli amici si riconoscono nelle circostanze… ovvero quando se ne ha bisogno)
  • I avucat i g’hân i deent loongh
  • Meej püvron a cà sua che capon a cà d’i atar (meglio peperoni a casa propria che capponi a casa altrui)
  • Par viv e stà sân, parent da luntân (per vivere e stare sani, bisogna avere i parenti lontani)
  • Ra tropa cunfidensa ra fa perd ra riverenza (la troppa confidenza fa perdere il rispetto)

 

Rotonda Quarleri

Vorrei sapere per quale regola della Viabilità Creativa Vogherese hanno fatto questa modifica in Piazzale Quarleri (invece di, per esempio, metterla "alla francese" come tutte le altre).

La Chiesa del Carmine

La Chiesa del Carmine si trova a Voghera, all’angolo tra Via Mazzini e Via Galilei.

La sua storia inizia alla fine del 1400 da un primo nucleo della Chiesa di S.Maria dei battuti, un oratorio concesso nel 1399 dal vescovo di Tortona alla Confraternita del Gonfalone.

La Confraternita, fondata attorno al 1260 a Roma dal francescano Serafico dottor S. Bonaventura, cardinale e vescovo di Albano, si era poi insediata a Voghera nella prima metà del 1300. Sulle prime fasi di costruzione della chiesa vera e propria si hanno notizie scritte attorno ai primi anni del 1400, ma l’edificio attuale si colloca nell’ambito del piano di rifacimenti e ricostruzioni avviati al tempo della Controriforma. Infatti i lavori vengono datati attorno alla seconda meta del Cinquecento, mentre il completamento avviene nel Seicento. Solo successivament però, nel 1865, un documento ufficiale attesta che "la chiesa è ridotta a perfettione e nobilmente terminata".

L’alta facciata della Chiesa del Carmine si presenta con una tipologia comune discendente dalla chiesa romana del Gesù, composta verticalmente da due parti e sormontata da un timpano triangolare.

L’interno è a forma quadrata; quattro coppie di semicolonne reggono gli archi che sostengono la cupola. L’altare maggiore è in legno dorato con tabernacolo e ciborio adornato di statuette (poi rimosse e custodite altrove a seguito di recenti furti). Il presbiterio e il coro ligneo sono a forma rettangolare. Entrando, sulla destra, si trova l’altare settecentesco di marmo con la statua in stucco della Madonna Addolorata e la riproduzione in cartapesta del Cristo Morto, che ogni Venerdì Santo viene portato in processione per le vie cittadine. Sulla sinistra si trova l’altro altare, sempre dello stesso periodo e anch’esso in marmo, con la statua in stucco della Madonna del Carmine. Sopra il portale è visibile il pregiato organo Lingiardi (1842), non utilizzabile in quanto necessita di restauri.

La cupola affrescata nel 1655 dal pittore Gian Battista Cane, a cui si devono gran parte dei dipinti della chiesa, rappresenta l’Assunzione della Madonna portata da angeli e circondata dai dodici apostoli.
 
La chiesa offre anche tre piccole cappelle votive.

Entrando, a sinistra, quella dedicata alla Madonna di Lourdes (inaugurata nel 1895) e, a destra, quella di Gesù nell’Orto degli Ulivi (inaugurata nel 1901). Più avanti sulla sinistra, a ridosso del presbiterio, si trova la cappella dedicata al Bambino di Praga.

Dopo un accurato restauro, nel 2003 è tornata nella Chiesa del Carmine una preziosa opera del pittore cittadino Paolo Borroni che raffigura "Il transito di San Giuseppe" e che oggi si può ammirare al di sopra del coro.

Alla fine degli anni ’70 la Comunità del Carmine di Voghera, prosecuzione ideale del gruppo giovanile che già dal 1966 si era costituito attorno alla chiesa di via Mazzini, ha deciso di ricostituire la Confraternita del Gonfalone per facilitare la gestione amministrativa degli indispensabili restauri che di lì a poco sarebbero iniziati.

E infatti nel 1981 si avviano i lavori per fronteggiare preoccupanti lesioni e crepe nella struttura. I restauri si realizzano grazie al generoso contributo di istituzioni pubbliche, banche, parrocchie, organizzazioni e di numerosi cittadini nonché dei membri della Comunità. Nel 1982 si comincia dal campanile.

Nel 1985 si completa il rifacimento del tetto mentre nel 1986 si realizza la pulizia della facciata e della parte laterale su via Galilei. Successivamente si lavora su tele e affreschi e nel 1988 si completa l’intervento sulla cupola di Gian Battista Cane.

Dopo due anni di lavori, all’inizio del 2011 vengono ultimati i restauri dell’altare della Madonna Addolorata.

Brutti ceffi in via Dal Verme

Visto che Natale è passato, non si ha più l’obbligo di essere più buoni, nè tantomeno politically correct, cosa di cui io sono un maestro a non essere. Oggi ce l’ho con….

Le suore Agostiniane di Voghera. Ecco il perchè:

Da un po’ di mesi a questa parte, quando torno a casa dal negozio, vedo che un paio di suore escono dalla panetteria che fa angolo tra Via Emilia e Via Dal Verme con delle ceste di pane. Evidentemente è il pane non venduto, che viene subito consegnato ai poverelli della città. E fin qui tutto bene, detto così è una bella favola, una storia da libro cuore, una buona azione, una cosa positiva. E lo è senz’altro, per la carità, ma ha anche i suoi risvolti negativi. Vi spiego quali. Da almeno un quarto d’ora, se non più, prima della chiusura della panetteria, davanti alla porticina dell’istituto Santa Caterina staziona almeno una dozzina di individui, quelli che io ho sopra definito bonariamente come "poverelli". E poveri lo sono senz’altro, se attendono il pane. Voglio premettere che mi rendo conto che è un’opera di bene, un atto di carità splendido e da cartolina. E’ il modo in cui è gestito che non funziona benissimo. Cosa comporta l’assembramento di questi uomini? Qualche disagio. Prima di tutto per gli inquilini del palazzo di fronte, che fisicamente faticano ad entrare in casa, poi per gli automobilisti, che faticano a passare, poi per i pedoni, che sono costretti a fare lo slalom. Piccoli disagi direte voi, e vi do ragione, ma sarebbero evitabili se le suore aprissero il loro bel portone e facesso la consegna dei pani e dei pesci (pardon, solo dei pani) all’interno del loro cortile.

C’è anche un altro fattore. Questi personaggi sono tutti uomini (non gliene si può certo far colpa), un po’ trasandati (d’altronde, se sono poveri, la cosa vien da sè, anche qui sono incolpevoli). Talvolta sono anche un po’ alticci, magari solo arrabbiati col mondo. Però non è bello passare in mezzo a loro, dopo che passo di lì da oltre vent’anni per andare a casa mia, ed essere oggetto di occhiatacce (perchè passando in bicicletta si devono spostare) e talvolta di male parole (dette in lingue a me sconosciute, magari mi stanno solo salutando benevolmente, non lo metto in dubbio). Finchè passo in auto il disagio è minimo (col mio stile di guida il disagio è molto più per loro che rischiano di essere messi sotto, stanno in mezzo alla strada!), quando passo in bici il problema è minimo, se passo a piedi tiro dritto. E fin qui tutto bene. Ma se passasse una persona anziana? Una donna? Dei bambini? Non voglio fare allarmismo sociale, vi racconto solo l’ultimo aneddoto e poi valutate voi: un paio di settimane fa passo in auto (sempre alla sera, dopo la chisura dei negozi, quindi col buio) e vedo mia sorella con la mia nipotina prorpio lì in mezzo al gruppone. Accosto e mi chiedono un passaggio, seppure per pochi metri. Mia sorella mi spiega che le avevano detto di non passare di lì a quell’ora (e, badate bene, sono le 19 e 35, non le due di notte!), ma che si era dimenticata. E così si è trovata nel bel mezzo di una baruffa con tanto di lancio di sassi. Eh no, adesso qui mi incazzo: ma non bastavano i banditi che bazzicano Piazza San Bovo? Adesso ci si mettono anche le Agostiniane?


Visto che ci sono i rompipalle "antagonisti" che non vogliono mai che si costruisca vicino a casa loro: autostrade, pale eoliche, ecc. avrò anche io il diritto di mostrare la mia contrarietà a qualcosa vicino a casa mia o no?

Parcheggi vietati

Mi spiegate il motivo per il quale in Via Cavour a Voghera, vicino a Piazza Duomo (davanti alla banca Credito Cooperativo) i pochi posti auto sono stati cancellati mettendo i parapedoni e addirittura le catene? Io sinceramente il motivo non lo capisco. E’ più bello così? Sarà… a me detto sinceramente non piace, che senso ha? Questo mi sembra accanimento verso chi vuole parcheggiare in centro, non vedo nessun altro motivo. Un altro passettino verso l’uccisione del centro di Voghera. Io ve lo dico sempre: quando poi non ci saranno più negozi e bar e la gente non girerà più per le strade poi non lamentatevi del fatto che le vie siano buie, poco sicure, tristi, ecc. Dovevate pensarci prima.

 

Google Street View a Voghera!

Circa un anno fa (come avevo scritto qui) mi ero imbattuto in una della auto di Google Street View, il servizio di Big G che permette di avere una visione fotografica delle vie della città. E’ facile, basta andare su Google Maps, inserire l’indirizzo desiderato e, una volta che avete davanti la mappa, cliccare sull’omino giallo che avete a sinistra sopra ai pulsanti "+" e "-" che servono per lo zoom. Cliccando sull’omino e tenendo premuto il tasto sinistro del mouse, potete posizionare l’omino sulla mappa e…voilà, ecco che sarete "catapultati" nella via desiderata. Potete quindi camminare, farvi un giro, andare avanti e indietro. Se non lo avete mai fatto, fatelo subito, troppo bello!

Finalmente anche Voghera è stata "mappata" da Google, alla faccia della privacy e cose simili. Per non incorrere in problemi che ha avuto in passato, Google oscura i volti, i numeri di targa, e altre cose. Mi sono fatto un giro per Voghera e guardate chi ho trovato:

La prima è una vista del mio negozio, la seconda ritrae… mio papà !! E’ stato googolato!!! Taaac, beccato!

Oggi ce l’ho con… ICA

Quando prendi una multa pensi sempre di aver subìto un torto, è normale. Pensi sempre di essere dalla parte della ragione, che la macchina l’avevi lasciata lì solo "per un minutino", ecc. Io ho preso una multa e anch’io quindi penso di essere della parte della ragione, ma non del tutto.

La multa in questione non l’ho presa dai vigili, ma è relativa a due manifesti che avevo sulla vetrina del negozio. Quando mi è arrivata a casa, tempo fa, da parte dell’I.C.A. (Imposte Comunali e Affini – società che si occupa di incassare i balzelli su affissioni e pubblicità) sono caduto dal pero: non ho nessun manifesto in negozio. Vado a chiedere spiegazioni e mi viene mostrata la foto, scattata ai primi di giugno. Certo che hanno tempi di incubazione lunghi per spedire le multe: più di 4 mesi! Io dico che in quel periodo avevo fatto regolarmente affiggere quei manifesti in giro per Voghera, e che me ne avevano timbrati un paio da mettere in vetrina. La signora cerca, ma non trova la fattura. Cerca ancora, e non la trova. Allora le dico di attendere, che gliel’avrei portata io, visto che ovviamente avevo la copia. A quel punto cerca meglio e la trova: disdetta, avevo pagato fino a fine maggio! Quindi la multa è formalmente corretta, lecita, indiscutibile: c’è da pagare e non si scappa, avevo lasciato i manifesti esposti per qualche giorno di troppo!

Però, siccome a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, è strano che mi abbiano fatto un controllo proprio proprio proprio nei giorni successivi al termine del pagamento. Suvvia: ho tolto i cartelli con qualche giorno di ritardo, quando abbiano rifatto le vetrine. Onestamente non mi sembra un peccato così grave, visto che sono cliente dell’ICA e in magazzino ho ancora circa 300 manifesti da affiggere. Manifesti che per ora non farò esporre, visto che i soldi che avrei dovuto spendere li uso per la multa. Quello che voglio dire è che non trovo giusto accanirsi con quelli che già pagano, spiandoli per vedere se sgarrano. Altrimenti ti vieni da pensare all’italiana: "non pago più, poi se mi beccano pago la multa, oppure la faccio franca". Altrimenti si finisce, come nel mio caso, a pagare l’affissione E ANCHE la multa. Eh no signori, lo so che gli enti pubblici e presunti tali hanno bisogno di soldi, ma perchè bisogna sempre far cornuta e mazziata la gente? Va beh, dopo aver parlato con qualche collega mi sono sentito quasi fortunato, a loro sono capitate cose più assurde. Chi ha preso la multa perchè ha cambiato insegna al negozio (che è ESENTE per legge) perchè è stata considerata pubblicità, oppure multa per una locandina regolamente timbrata e pagata, ma esposta in una vetrinetta luminosa!! Io non dico che non ci debbano essere regole, ma a volte sono interpretabili troppo fiscalmente, oppure arbitrariamente, e questo non va bene, perchè non è più lotta ai "furbi" ma solo vessazione dei contribuenti.


Mimmo Rotella – "La preda bionda" – 2002

All’arrembaggio del castello!

Dal 14 al 23 settembre 2012 anche quest’anno il Castello Visconteo aprirà le porte per accogliere i cittadini. Per l’occasione sono previste alcune manifestazioni, mostre ed eventi. Per esempio sabato c’è stata la cena medioevale e i fuochi d’artificio (di cui ben poca gente era a conoscenza, a dir il vero). Domenica 16 c’è stata una bella festa con figuranti in costume, riproduzioni di armi antiche, giocolieri, sbandieratori, ecc. Domenica prossima ci sarà ancora il mercatino in Via Cavour e in Viale Marx.

trovate il programma completo cliccando qui.

Nel castello c’è anche la bella mostra dedicata alle opere di Paolo Cornaro. Chi era costui? Un architetto che nel XIX secolo disegnò e progettò (così come suo padre) molti edifici, piazze e vie di Voghera, come ad esempio la ex caserma Vittorio Emanuele, palazzo Gallini, la facciata della chiesa di San Sebastiano, addirittura il cimitero! E poi il restauro di palazzo Dattili, i giardini della stazione ferroviaria, il Quartiere di San Rocco (l’edificio che adesso ospita i giudici di pace), l’Agraria (cioè l’Istituto Tecnico Agragio Carlo Gallini), e così via. Ha svolto lavori ovviamente anche fuori Voghera, ma è la città iriense quella che tuttora deve la sua conformazione, nei palazzi più importanti e negli scorci più suggestivi, al lavoro di Cornaro.


La catapulta pronta per colpire il castello !

I Conti Dal Verme

Spesso quando si parla di via Dal Verme, a Voghera, molti la prendono in giro, storpiandola in "via del verme". In realtà la famiglia Dal Verme è stata molto importante nella storia dell’Italia settentrionale. Tempo fa ho letto un libro, scritto da Bernini e Scrollini, che si intitola appunto "I Conti Dal Verme", che racconta le storie del casato, dalle prime notizie certe fino ai giorni nostri. Senza nulla togliere alle generazioni attuali, la parte più interessante, a mio avviso, si è svolta a partire da Verona nel XII secolo fino a Voghera sul finire del XVI secolo.

Ecco un breve riepilogo dei principali avvenimenti.

Le notizie storiche partono dal 1174 con Nicola “de Vermo o Vermis” a Verona e proseguono col pronipote Pietro, milite di Cangrande Della Scala, decorato nel 1328. Il figlio Luchino partecipò ad una congiura contro Cangrande che tuttavia fallisce. Ai Dal Verme vengono confiscati tutti i beni e banditi dalla città scaligera. Si trasferiscono a Milano, dove i Visconti incaricano subito Luchino di compiti militari, prima a Bologna , poi a Genova e a Parma, infine a Pavia, presa nel 1359.
Proprio nella città sul Ticino si iniziò la costruzione del castello e Luchino se ne servì come base per le campagne militari. Nel frattempo c’era da riconquistare anche l’Oltrepo Pavese, caduto in mani nemiche. Dopo aspre battaglie e movimenti d’armi e di denaro (il principale avversario fu ingaggiato da Pisa e abbandonò la battaglia), nel 1365 Voghera fu viscontea.
Nel frattempo, un anno prima, Luchino era già partito addirittura per Creta e la conquistava per conto dei veneziani. Insomma era uno che non si fermava mai, sempre in giro a combattere, anche se tra una battaglia e un trasferimento trovava il tempo di scrivere al Petrarca, di cui era corrispondente. Un paio di anni più tardi salpava alla volta della Terrasanta, ma durante il viaggio trovò la morte.

Eravamo rimasti alla morte di Luchino. Il figlio Jacopo combattè anch’esso per conto dei Visconti, dai quali venne nominato signore in val Tidone nel 1388 e, negli anni successivi, anche in zone limitrofe. Egli dimorava a Pavia, e servì Gian Galeazzo Visconti sino alla sua morte, per poi trascorrere gli ultimi anni a Venezia.
Il figlio Luigi fu a sua volta un condottiero al soldo di vari signori: Bologna, il Papa, per poi difendere Venezia dai Visconti. Infine passò armi e bagagli proprio al servizio dei Milanesi, che in cambio gli offrirono il feudo di Bobbio, Castel S. Giovanni e Voghera. Proprio nel centro oltrepadano venne ad abitare la moglie Luchina, mentre il marito guerreggiava in giro per la penisola.
L’abitazione scelta era il castello visconteo, ubicato a porta S. Stefano. Era una struttura tipicamente militare fatta costruire dai vogheresi su ordine di Gian Galeazzo Visconti nel 1372. Luchina scelse il maniero come dimora, nonostante non fosse confacente ad un utilizzo civile, ingentilendolo e riadattandolo. Luigi morì nel 1449 e venne sepolto a Voghera nella Collegiata di S.Lorenzo.

Il successore designato, il figlio Pietro, era ancora bambino e quindi fu Luchina a governare Voghera per qualche anno. Pietro fu spesso il lite con gli Sforza e venne anche fatto arrestare un paio di volte. Rimase vedovo e si risposò proprio con una nipote di Ludovico il Moro, ma morì anch’esso giovane. Nel 1485 il Signore di Milano decise allora di incamerare tutti i beni dei Dal Verme, segnando la fine della signoria vermesca su Voghera.

Villa Meardi

C’è una grande casa, immersa nella pianura padana, sulla strada che da Voghera porta a Retorbido: è Villa Meardi, una struttura a due piani con sale interamente affrescate.

Siamo stati lì a cena un sabato sera. Mentre nella sala di sopra i coscritti del ’62 si scatenavano in balli e festeggiamenti, ci hanno fatto accomodare nell’elegante saletta di sotto, dove eravamo soli e dove siamo stati molto coccolati dai camerieri.

L’unica pecca della serata si è presentata subito, quando il vino scelto, una bonarda Guerci, ci è stato servito un po’ troppo caldo. Ok, va servito a “temperatura ambiente”, ma si parla della temperatura di una cantina, non di una sala piuttosto caldina. Come detto, è l’unica critica che posso muovere, per il resto è stato tutto ok.

Abbiamo iniziato con gli antipasti: dei bocconcini di pollo con mele e sedano molto buoni, una sfogliata, un cocktail di gamberetti (che non abbiamo assaggiato, è contro la nostra religione), insalata russa e coppa con scaglie di grana e rucola. Per primo ci hanno servito dei tagliolini con ricotta profumata (ottimi) e un risotto primavera.

Dopo un sorbetto al limone siamo passati al secondo piatto: arrosto ripieno con patate al forno. E per finire, budino al cioccolato e un rilassante caffè (a me, il caffè rilassa)

Giudizio della serata: location splendida, servizio impeccabile, cibo buono e prezzo congruo. Andateci !

Ferrovia Voghera Varzi

Tempo fa ho fatto un giro in bici sul primo tratto del tracciato della vecchia ferrovia Voghera – Varzi. L’ho imboccata da strada Malvista (per chi non sa dove sia: uscendo da Voghera verso est, appena prima del ponte sullo Staffora di via Piacenza, la viettina sulla sinistra è strada Malvista). Appena prima del sottopasso, sulla sinistra c’è un piccolo sentierino che porta sulla massicciata. Si percorre quindi il ponte sullo Staffora e si arriva fino a strada Braide, dove l’itinerario prosegue. L’erba era stata tagliata, quindi il percorso agevole. Si raggiunge il ponte che passa sopra la Statale, nei pressi dello Zenith e si prosegue nei campi in direzione Codevilla. Il mio giretto è stato breve, anche perchè ho fatto numerosissime soste a fare fotografie. Eccone alcune:

 

 

     

 

 

I cinesi eravamo noi

Sono stato alla mostra allestita in questi giorni (fino al 9 giugno) presso il Castello Visconteo di Voghera intitolata "L’industria nella provincia di Pavia".

E’ una mostra fotografica interessante, che ci fa scoprire le attività industriali della nostra provincia, spesso dimenticate o sottovalutate.

La prima parte mi è piaciuta molto, anche se mi ha reso un po’ triste: sono le foto delle industrie che furono. Spaziavano in tutti settori: dal tessile all’alimentare, dalla meccanica ai laterizi. Foto di capannoni, operai e operaie, produzioni; foto vive che raccontano una realtà che non esiste più, purtroppo. I cinesi eravamo noi. I vestiti che indossavamo, i cappelli che portavamo, il formaggio che compravamo, le scarpe che calzavamo e persino le macchine per cucire che usavano le nostre nonne erano prodotte qui, nella provincia di Pavia. Se lo raccontassi un giorno a mia nipote che adesso ha 6 anni rimarrebbe certo stupita.

La seconda parte è forse meno interessante sul lato storico, ma sicurante più intrigante sul piano pratico. Sono le foto delle industrie attuali. L’ottimismo, per fortuna, ritorna e ci si rende conto di quante industrie continuano comunque ad esistere sul nostro territorio. Speriamo che rimangano ancora per tanto tanto tempo.

Visitatela, è anche un’occasione per vedere il castello!

La locomotiva

Questa immagine non apparirà più agli occhi dei vogheresi:

Ieri mattina, per la gioia di tutti i pensionati di Voghera e zone limitrofe (e dei giornalisti) (e di quelli che la ritenevano un impiccio, o peggio una mezza porcheria), è stata rimossa la locomotiva da Viale Carlo Marx. Adesso verrà restaurata, probabilmente a spese del contribuente, che non vede l’ora di sapere che i suoi soldi sono usati in questo modo, e poi piazzata da qualche parte, forse (e giustamente) nelle vicinanze della stazione.

I politici e i nostalgici possono dire quello che vogliono, ma la locomotiva era ben vista solo dai cagnolini, dai perdaballe e da quanti altri la usavano come orinatoio. In tanti anni non ho mai e dico mai sentito un residente della zona che fosse dispiaciuto di una sua possibile rimozione, anzi!!! Quindi arrivederci oppure addio, cara locomotiva.

Post Scriptum: leggo che l’amministrazione comunale di Voghera ha deciso di restituire il malloppo alle Ferrovie, decidendo si non sperperare soldi per riaggiustarla. Bravi, non è il momento.

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