(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Pane e Bugie – 2

…segue da ieri…

Qualche considerazione economica:

"Secondo le Nazioni Unite e la FAO, entro il 2050 la richiesta di cibo nel mondo raddoppierà. Chi sostiene che c’è abbastanza cibo per tutti e che basta ridistribuirlo fa un’affermazione priva di prospettiva, oltre che banalmente ingenua ed economicamente sciocca. Sarebbe come dire che il problema della povertà non sono i soldi: infatti ce ne sono abbastanza per tutti, si tratta solo di ridistribuirli. Facile vero? Come ho fatto a non pensarci prima! Il problema non è ridistribuire il cibo. L’agricoltura non è un’attività che si svolge per beneficenza. Lo scopo dell’agricoltore è il profitto. Forse che voi lavorate gratis? Invece si devono mettere i poveri del mondo nelle condizioni di produrre il loro cibo e di migliorare le loro condizioni di vita."

"L’Italia dipende dall’estero per il 40 per cento del grano duro, per il 70 per cento del grano tenero, per il 25 per cento del mais, per il 90 per cento della soia e per il 50 per cento delle carni. Ogni anno la nostra bilancia agroalimentare è in rosso per circa dieci miliardi di euro. Non è certo coltivando cipolla di Tropea biologica (per carità, ottima) o lenticchie di Castelluccio (ottime pure loro) che possiamo pareggiare i conti."

"Secondo un’analisi della Coldiretti il vino dall’Australia per giungere sulle tavole italiane deve percorrere oltre sedicimila chilometri con un consumo di 9,4 chili di petrolio e l’emissione di 29,3 chili di anidride carbonica. Che senso ha tuonare contro il vino (per altro ottimo) importato dall’Australia e poi compiacersi per le vendite di vino italiano negli Stati Uniti? Forse che ci vanno a nuoto le bottiglie di vino italiano a New York?"

Perchè comprare prodotti della zona?

"Altra faccenda invece  è il discorso di chi dice: Non mi interessa l’efficienza energetica, compro local perché mi piace di più, perché voglio sostenere l’economia locale, perché per me è meglio dare un euro al contadino italiano piuttosto che a quello cileno e così via. Mi sta benissimo. basta non giustificare questi comportamenti, difficilmente riconducibili a indagini scientifiche, parlando di emissioni di anidride carbonica e di energia. Se si afferma che <la spesa a km 0 riduce le emissioni di CO2 e il consumo energetico> è di dati numerici che si sta parlando. L’affermazione è verificabile in linea di principio, e quindi i numeri finali possono dire se la frase è vera o falsa. I numeri non si interpretano: parlano da soli."

E infine una frase che riuassume un po’ tutto il discorso:

"Pensavate che i pompelmi senza semi, i mandarini senza semi e così via fossero stati selezionati nel corso dei secoli da contadini con il cappello di paglia, la camicia a scacchi e un filo d’erba in bocca, come vuol l’immaginario popolare? Scordatevelo. Scienziati in camice bianco, maschera e tuta sterile hanno manipolato gli embrioni di quelle piante, sottoponendole all’azione della colchicina o di altri procedimenti mutageni, al fine di ottenere delle varietà commercialmente interessanti."

Finisco citando i due blog di Bressanini:

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/dbressanini/

Pane e Bugie – 1

Vi prego, leggete questo libro. E’ scritto da Dario Bressanini, chimico, divulgatore scientifico e scrittore.

Da chimico, quindi da persona che "ne sa", ci spiega cosa c’è di vero e cosa invece è pura propaganda (e talvolta menzogna) nelle campagne a fare dei prodotti "biologici", "naturali", "grezzi", o come altro li vanno a chiamare. Spiega, in modo molto terra terra e senza mai usare paroloni astrusi, che una molecola è una molecola e che a volte quello che dice la pubblicità (o i giornalisti che cavalcano l’onda, o alcune organizzazioni) non è proprio da prendere come oro colato, anzi!

Ripeto: vi prego di leggerlo, è una delle letture più interessanti che abbia mai fatto.

Come faccio spesso, vi segnalo qualche passo del libro che mi sono sottolineato:

"Questo libro è una sorta di <vaccino> contro i pericoli della cattiva informazione a tavola. Ciò che mangiamo ogni giorno è al centro di messaggi contraddittori che ci lasciano confusi e talvolta persino spaventati".

"La disinformazione ha molte facce: si traveste da leggenda urbana che continua a propagarsi di bocca in bocca, di sito in sito, e trae credibilità proprio dall’ampia diffusione, di cui si autoalimenta."

L’autore vuol porre l’attenzione sul fatto che l’opinione pubblica è contraria agli OGM per una non meglio precisata pericolosità, ma non è per nulla informata sul fatto che ben altri esperimenti sono stati condotti sulle piante alimentari negli ultimi cento anni. Sostiene che in realtà gli OGM sono molto controllati e quindi sani, da molti punti di vista.

"Ogni anni arrivano sul mercato tantissime nuove varietà vegetali, frutto di selezioni mirate assistite da tecniche biotecnologiche. Anche se si tratta a tutti gli effetti di manipolazioni del DNA, gli organismi che ne risultano non sono OGM perchè, secondo la definizione dell’Unione Europea, sotto tale sigla sono compresi soltanto gli organismi che derivano da modificazioni mirate effettuate attraverso la tecnica del DNA ricombinante. Tra le manipolazioni che non ricadono legalmente sotto la categoria degli OGM ci sono quelle ottenute con le radiazioni nucleari: raggi gamma, raggi X, raggi alfa, raggi beta e fasci di neutroni lenti. Sembrano più l’armamentario di Mazinga e di Goldrake che strumenti dell’agricoltura."

"Dopo la seconda guerra mondiale iniziano i cosiddetti <usi pacifici dell’energia atomica>. Nelle nazioni più avanzate e in quelle in via di sviluppo molti giovani ricercatori cominciarono a utilizzare le radiazioni nucleari con l’obiettivo di modificare le caratteristiche delle piante esistenti."

"Nel 1984 il Creso (varietà di grano ottenuto incrociando grano irradiato con fasci di neutroni, NotaDiFabio) rappresentava il 53,3 per cento del mercato italiano di semi certificati di grano duro ed era coltivato su 430.000 ettari."

"La pasta ovviamente non è radioattiva, ma nessuno lo aveva mai messo in dubbio. Le radiazioni sono soltanto servite per indurre una mutazione nella prima pianticella. Negli ultimi settant’anni sono state create più di 2200 varietà mutanti."

"A differenza degli OGM, che sono molto controllati, le piante prodotte per irraggiamento possono essere coltivate senza nessuna autorizzazione specifica."

"Per coerenza, chi vuole bandire gli OGM in nome di una visione romantica e arcaica dell’agricoltura e rifiuta le varietà inventate da scienziati in camice bianco e mascherina dovrebbe comportarsi nella stessa maniera nei confronti dei prodotti ottenuti da semi mutati con radiazioni. Ad esempio la COOP, che è contraria agli OGM, non dovrebbe venderli. Niente più pompelmi rosa sui banconi della frutta o spaghetti di grano duro Creso sugli scaffali!"

"Nel caso degli OGM poi si fa leva sull'<innaturalità> del processo di generazione di nuove varietà contrapposto alla <naturalità> dell’evoluzione lasciata a sè stessa, mentre nel caso della mutagenesi da radiazioni la stessa argomentazione viene usata in favore dell’intervento umano. Ci sarebbe una modificazione genetica cattiva (quella degli OGM) perché effettuata in modo mirato dall’uomo, e una modificazione genetica buona (quella delle radiazioni) perché casuale e incontrollata."

"Quindi le piante modificate dalle radiazioni sono OGM? Dipende dall’interlocutore a cui rivolgete questa domanda: dal punto di vista legale no, non lo sono. I burocrati di Bruxelles hanno definito con precisione le tecniche di modifica del genoma che qualificano gli OGM. Tuttavia, volendo badare più alla sostanza che alla forma, sì, queste piante sono OGM, nel senso che indubbiamente sono state geneticamente modificate dall’uomo. Certo, non in modo preciso come accade con le tecniche per produrre gli organismi transgenici, ma il DNA di queste piante è stato effettivamente trasformato. In modo solitamente sconosciuto, tra l’altro."

"La domanda che invece mi faccio è perché gli attivisti anti OGM non si battano anche contro queste tecniche. La risposta è banale: perché non c’è la <cattiva multinazionale americana> da combattere, perché una tale battaglia non accrescerebbe il consenso politico, non sarebbe utilizzabile come tecnica pubblicitaria e di marketing, non attrarrebbe fondi e firme ai banchetti, non aiuterebbe nessuno a sentirsi in lotta <per la causa> e quindi non alimenterebbe quel senso di autocompiacimento che è uno dei motori psicologici di un certo attivismo fine a sè stesso."

"Prima di approvare un OGM viene fatto uno screening sull’allergenicità della proteina espressa nel gene inserito. Se è <potenzialmente> allergenica, l’OGM non viene approvato. Punto. Se la stessa procedura venisse seguita per i normali cibi dovremmo ritirare dal mercato fragole, soia, arance, kiwi, cioccolato, noci, uova e molti altri prodotti che sappiamo essere non <potenzialmente> ma sicuramente allergenici. Questo è uno dei motivi per cui si dice che gli OGM sono più sicuri degli alimenti tradizionali."

"Insomma, una sostanza chimica non è potenzialmente più cancerogena solo per il fatto di essere stata sintetizzata in laboratorio, e una sostanza naturale non è necessariamente più benigna perchè l’ha prodotta la natura. Questo fatto va contro il diffuso pregiudizio secondo cui ciò che è naturale è anche benefico. Sarebbe bello che fosse così, ma purtroppo è solo un luogo comune, ampiamente sfruttato dal marketing (e vi giuro che mi fa una rabbia!)."

"Siccome nella scienza l’onere della prova sta in chi fa delle affermazioni, se qualcuno sostiene che il cibo biologico è più nutriente lo deve dimostrare, e quel che emerge dalle ricerche condotte sino a ora è che questa dimostrazione non è stata trovata."

"C’è chi l’ha buttata sul lato economico: <Il comparto bio è in forte crescita. In questo modo lo si danneggia>. Forse, e allora? Da quando in qua la correttezza scientifica si basa sui dati di vendita? Se cerchi di convincere il consumatore a comperare i tuoi prodotti basandoti su messaggi scientificamente non dimostrati ti devi aspettare che prima o poi qualcuno ne verifichi la veridicità. Anche il mercato degli oroscopi e quello dell’omeopatia sono in forte crescita. Forse che uno scienziato non dovrebbe dire nulla che possa danneggiare un settore? Perchè non ribaltiamo la prospettiva  e diciamo invece che, se si fa credere al consumatore che ci sono dei benefici ma questi non sono affatto dimostrati dalla ricerca scientifica, si danneggia il consumatore?"

"Spesso ci si dimentica dell’altra faccia della medaglia, e cioè che molte nuove varietà agricole una volta non esistevano. In più, praticamente tutte le varietà agricole che coltiviamo e consumiamo, a parte poche eccezioni, non esistono allo stato selvatico e non sopravvivrebbero due stagioni se non fossero continuamente coltivate (avete forse mai visto un peperone selvatico in un bosco?)."

…prosegue domani…

Luna? Si ci siamo andati

Ho letto il libro in oggetto, scritto da Paolo Attivissimo, giornalista pavese (che vive attualmente in Svizzera). C’è molta gente che afferma di avere le prove che l’uomo non è stato sulla luna, in quel luglio 1969. Paolo sminuzza tutte quelle tesi complottiste una per una. Il libro è molto piacevole, non fosse per lo stile che lo fa scorrere via liscissimo e soprattutto l’argomento interessante (sto parlando dello sbarco sulla Luna, non dei complotti!). Sul blog Complotti lunari trovate il link per acquistarlo o per scaricarlo in PDF. Ecco i motivi del perché dovreste leggerlo (tratti dal libro stesso):

Chi non ha dubbi sulle missioni lunari commette spesso l’errore di ritenere che i sostenitori delle tesi di complotto siano tutti stupidi e paranoici. Questo causa grandi imbarazzi quando si accorge che fra i suoi conoscenti che stima e che ritiene tutt’altro che stupidi ci sono dubbiosi e lunacomplottisti convinti. È vero che una parte dei lunacomplottisti è fortemente paranoica: crede non solo alla messinscena lunare, ma anche alle altre tesi di complotto eccentriche diffuse soprattutto via Internet, come quelle sulle “scie chimiche”, sull’11 settembre, sull’assassinio del presidente Kennedy, sui terremoti generati a comando dagli USA, sulle cure mediche alternative soppresse dalle multinazionali del farmaco, sugli UFO nascosti dai governi e sui gruppi di potere occulti (dai banchieri ebrei agli Illuminati ai Rettiliani).

Ma coloro che seguono le tesi alternative sugli sbarchi lunari non sono tutti così. Una grandissima parte è semplicemente male informata o non informata del tutto: ha visto soltanto siti Internet e trasmissioni televisive favorevoli a queste tesi lunari e non è consapevole della quantità enorme d’informazioni e di prove che le sbufalano, anche perché spesso sono disponibili solo in inglese o in gergo altamente tecnico.
Non c’è nulla di stupido o di paranoico nel subire la forza mediatica di un programma TV o di un libro: entra in gioco il principio d’autorità, perché siamo stati educati a ritenere vero e verificato ciò che troviamo nei libri e nei media, specialmente quando ha come garante apparente un editore o una rete radio o televisiva nazionale.
La differenza fra una persona non informata o male informata e un complottista è molto semplice: la prima, dopo che le sono stati presentati tutti i fatti, capisce di essere stata ingannata o di aver preso un abbaglio e li accetta; la seconda rifiuta i fatti, si barrica dietro qualche microscopico dettaglio non spiegato, lo fa assurgere a prova definitiva del complotto e spesso accusa chi gli ha presentato i fatti di essere un agente pagato dalle forze occulte che hanno ordito la cospirazione.
Non è un’esagerazione: è quello che molti sostenitori delle tesi di messinscena lunare dicono del sottoscritto nelle loro mail di insulti.
In sintesi: è lunacomplottista chi, dopo aver visto che due più due fa proprio quattro, insiste ancora a dire che fa cinque.

Un posto nel mondo

Questo libro di Fabio Volo è bello, leggibile e simpatico come gli altri, anche se mi è piaciuto un pelo meno. E’ la storia di un tizio che vive male, che non si decide mai a fare realmente ciò che vuole nella vita, al contrario di un carissimo amico. Dopo un viaggio, sia interiore che nel mondo reale, riuscirà a vivere meglio la vita. Stavolta ho sottolineato una frase sola, eccola:

"In realtà Francesca, come tutte le donne, ha un sacco di età. A volte è più grande di me, a volte è più piccola. Come si fa a dare l’età anagrafica, quella della carta d’identità, a una donna? Sarebbe come misurare la bellezza di un fiore in base all’altezza o a quanto è largo. […] A volte mentre ride pare bambina, a volte una donna. L’età delle donne la si può solamente percepire osservandole nei loro molteplici cambiamenti. Non sono mai la stessa cosa."

Il cliente

Ho letto il libro e visto il film.

Il libro è di John Grisham. Devo dire che mi ha preso molto. La storia parla di un ragazzino che si imbatte per caso in una storia molto più grossa di lui e rischia sia di essere messo dentro dalla polizia, sia sopratuttto di essere fatto fuori dalla malavita. Il ragazzino è molto più sveglio rispetto alla sua età e viene aiutato da un’abilissima avvocato. A volte, appena terminato un capitolo, mi veniva voglia di leggere quello successivo, e poi quello dopo ancora. Più che la trama in sè ero preso dai personaggi. A proposito: al femminile si dice "avvocato" o "avvocata" o "avvocatessa"? Boh.. ora guardo sul sito della mitica Accademia della Crusca…. vi dirò nei prossimi giorni….

Beh, dicevo che c’è quest’avvocatessa, molto forte. Un giudice del tribunale dei minori, molto tosto. Il bambino, molto sveglio e in gamba. E poi i cattivi. Quelli veramente cattivi, i mafiosi che vorrebbero far la pelle al bambino e i "cattivi" delle forze dell’ordine, che vogliono che il bambino spifferi ciò che sa, con qualsiasi mezzo.

Il film è di Schumacher che, oltre a correre in Formula 1, si diletta a dirigere film (e faceva anche il portiere della nazionale della Germania Ovest). Anche la versione cinematografica non è male, sebbene sia ovviamente meglio dettagliata. Tutto sommato lo sceneggiatore è riuscito a riprodurre abbastanza fedelmente il romanzo, sebbene con alcuni inevitabili cambiamenti e ovviamente tagli, per non fare un film di sette ore!

Altre info…

…continua da ieri la storia della chiesa di Pregola.

Il campanile. Il campanile attualea torre  fu costruito nel 1934 per sostituire il vecchio campanile "a vela".

Il cimitero. Il primo cimitero era vicino alla chiesa, sul cocuzzolo del monte. Alla fine del 1600 gvenne costruito un nuovo cimitero vicino alla chiesa, ma nel XIX secolo ne fu costruito un altro, quello tuttora in funzione, lontano dal centro abitato.

Sempre tratto dallo stesso libro un piccolo paragrafo dedicato alla chiesa di Brallo:

Chiesa succursale di Brallo. Brallo, diventato capoluogo di comune nella prima metà del XX secolo si trovava sprovvisto di un seppur minimo luogo di culto. Forse influì il fatto che lo stesso paese era ed è diviso fra due parrocchie: la parte ad est dipende dalla parrocchia di Colleri, quella ad ovest è sotto la giurisdizione di quella di Pregola.
Il richiamo turistico che ebbe il territorio dopo la costruzione della strada intervalliva, il benessere che si stava sviluppando dopo la guerra e l’aumento delle auto private che favorì gli spostamenti famigliari, suggerì al parroco don Luciano Faravelli di far costruire la chiesa a Brallo.
Fu costituito un comitato promotore che affiancò il parroco nell’espletare le pratiche burocratiche e per la ricerca dei fondi necessari, composto da Carlo Bottiroli, Angelo Cavanna, Lino Gualdana, Pietro Ravetta e Siro Tordi. Per la progettazione fu scelto l’architetto Enrico Decorato di Milano, il quale presentò una proposta per una chiesa moderna in stile alpino. I lavori iniziarono le 1961, la chiesa fu ultimata nel 1965 e nel 1969 fu benedetto e consacrato l’altare.
 

(notadiFabio: per altre info su questa chiesa clicca qui)

Chiesa di Sant'Agata di Pregola

Fiorenzo Debattisti ha raccolto in un bel volumetto, intitolato "Nascita di Pregola e dell’antica chiesa di Sant’Agata" le sue ricerche sulla vecchia chiesa di Pregola. Queste ricerche hanno portato alla luce alcune interessanti storie della nostra parrocchia. Eccone alcune.

La chiesa è stata costruita dai monaci del monastero di S. Colombano di Bobbio, fondato dal santo irlandese nel 614. Già nel 622 il monastero ricevette una cospicua donazione di terreni da parte dei regnanti Longobardi, tra cui il territorio di Pregola. Per trovare citata la chiesa di S.Agata bisogna aspettare  l’anno 862. La chiesetta era sul cucuzzolo della montagna e il paese dovrebbe essere sorto intorno ad essa.I resti di quell’antica struttura sono tuttora visibili sotto alcuni metri dalla vetta in posizione sud-evst. A pochi metri vi si può trovare il fonte battesimale. L’unica mappa che riporta la chiesa risale al 1766, rinvenuta nell’Archivio di Stato di Torino.

Quando i marchesi Malaspina si insediarono a Pregola, costruirono anch’essi il loro castello sulla stessa montagna già occupata dalla chiesa e dal cimitero. Io sono andato tante volte da ragazzino su quella montagnetta, mentre mia mamma sistemava l’orto poco distante dalla Fiat 500 rossa parcheggiata nel prato, e ho sempre creduto che i resti fossero quelli del castello. In realtà, molto probabilmente (visto che non sono rimasti i ruderi), l’antico castello fu costruito dove adesso c’è la parte alta del paese. Un altro fatto non documentato ma verosimile è quello che vede la chiesetta incendiata durante l’assedio e la distruzione del castello da parte di Gian Maria Malaspina (anche se in questo post si dice che era il 1571 e il Malaspina in questione si chiamava Giovanni, invece in questo post è confermato il tutto…). Infatti nel 1576 la Diocesi di Tortona ordina di costruire una nuova chiesa. Ordine che venne disatteso per lunghissimo tempo a causa delle poche risorse economiche del paese.

Nel frattempo era sorto un oratorio, dedicato a S.Rocco, voluto probabilmente dai Malaspina, a poca distanza dalla casaforte fatta costruire copi ruderi del vecchio castello, in posizione più pianeggiante ai piedi della montagna. Verso la fine del XVII secolo questo oratorio fu modificato, ampliato, fino a divenire la nuova chiesa di S.Agata. Pare che i parrochiani non fossero entusiasti di questa soluzione, forse per non oltraggiare la tradizione della vecchia chiesetta, forse per ritrosia verso i marchesi che pretesero dei privilegi in cambio del vecchio oratorio.

La chiesa fu più volte aggiustata e mantenuta, ci furono lavori al tetto e alla sacrestia e, nel 1968, fu demolito l’altare esistente per sostituirlo con uno nuovo rivolto all’assemblea secondo lo spirito della riforma liturgica.

(fine prima parte, domani la seconda)

Povero Silvio

Povero Silvio… Nessuno capisce il dramma di quest’uomo… Arriva il suo compleanno e nessuno sa cosa regalargli:
Libri… ha già sette case editrici.
Televisioni… ne ha tre.
Videocassette… tutti i cinema sono suoi.
Abbonamento allo stadio… il Milan è suo!
Quest’anno gli faccio una busta coi soldi e ci pensa lui… Altrimenti cosa gli regalo?
E’ tutto suo! Nella busta ci metto cinquanta euro e ci pensa lui… il povero Silvio!
Molti mi chiedono quanti anni ha Silvio… Io non lo so, comunque  ne dimostra meno.

Povero Silvio…Ha fatto un’ottima legge Gasparri sull’informazione, che garantisce il pluralismo e la democrazia… e tutti lo criticano.
Una legge a favore della sinistra che lascia le tre reti Mediaset in mano alla sinistra e le tre reti RAI… pure… e si lamentano.
Sapete quanti dipendenti ci sono in RAI? 10.000. E di questi 9.997 sono… di sinistra. Solo tre sono di destra: il direttore, il vicedirettore e il vice vicedirettore!! La disparità a favore della sinistra è evidente. Gli abbiamo lasciato anche il digitale terrestre… Cosa volevano, anche il digitale extraterrestre?

(tratto da "Povero Silvio" di Antonio Cornacchione)
 

My London

Dopo quasi 5 anni, finalmente è online la versione PDF del mio libro "My London" che raccoglie quello che ho scritto su questo blog durante la mia avventura a Londra nell’estate del 2006.

Quasi per gioco mi sono messo a scrivere quello che vedevo, quello che facevo, quello che pensavo. E poi alla sera lo scrivevo sul blog. Era un po’ come comunicare con quelli che erano in Italia. E infatti ho scoperto che molta gente mi seguiva. Ma la sorpresa l’ho avuta quando sono tornato: un mucchio di gente che conoscevo di vista o che non vedevo da tempo mi faceva sapere di avermi seguito via internet. Qualcuno mi ha suggerito di raccogliere il tutto in un libretto.

Detto fatto, ho fatto stampare un libretto che ho distribuito a qualche amico. Ora pubblico il PDF, così chi volesse può scaricarlo e leggerselo con calma (ci vuole poco). Ecco il link.

My London su fabiotordi.it

Oppure, per chi volesse, è disponibile una versione su carta, ordinabile su questo sito

Lulu.com

al costo di 5 euro e 2 centesimi. Non è una cifra scelta da me e io non ne ricavo un centesimo, per la cronaca. Però è molto meno di quello che ho speso io 5 anni fa per farli stampare !!!

La pancia degli italiani

Beppe Severgnini sa che ogni italiano ha una propria opinione di Berlusconi, affinata e cementata in tanti anni. Con questo libro cerca di spiegare agli stranieri e ai posteri il fenomeno Berlusconi, la sua longevità politica, il suo magnetico appeal sugli italiani negli ultimi 17 anni. Secondo lui un motivo c’è. Anzi ce ne sono dieci:

  • Fattore umano. Gli italiani pensano: “ci somiglia, è uno di noi”. Vuol bene ai figli, parla della mamma, capisce di calcio, adora le donne, ecc.
  • Fattore divino. Berlusconi ha capito che gli italiani, per sentirsi meno peccatori, applaudono la Chiesa e chi dice di sposare le tesi della Chiesa. Se poi non lo fa, è lo stesso, il discorso si è spostato dai comportamenti alle intenzioni.
  • Fattore Robinson. Ogni italiano si sente solo contro il mondo. Come Silvio. E quindi siamo solidali con lui.
  • Fattore Truman. Quanti sono gli italiani che si informano, che seguono le trasmissioni critiche, che navigano su siti di controinformazione? Pochi. E tutti gli altri? Si adeguano alle idee berlusconiane, come fossero comparse nel Truman Show.
  • Fattore Hoover. Come i leggendari venditori degli aspirapolvere Hoover, anche Berlusconi ha una capacità di seduzione commerciale incredibile. Messaggi semplici, ripetuti più volte, aspetto curato, ecc.
  • Fattore Zelig. Come il protagonista del film di Woody Allen, Berlusconi è capace di immedesimarsi negli interlocutori: saggio con gli anziani, giovane tra i giovani, donnaiolo con le donne, tifoso tra i tifosi, lombardo coi lombardi, italiano coi meridionali, napoletano tra i napoletani (e canta anche!).
  • Fattore Harem. La sua ossessione femminile è da alcuni ignorata, da altri scusata, da altri ancora invidiata. I presunti scandali non l’hanno danneggiato, tutt’altro.
  • Fattore Medici. La Signoria è l’unica creazione politica originale degli italiani. L’atteggiamento di tanti italiani di oggi verso Berlusconi ricorda quello degli italiani di ieri verso il Signore: sappiamo che pensa ai suoi interessi, speriamo che pensi un po’ anche ai nostri.
  • Fattore T.I.N.A. L’acronimo sta per There Is No Alternative. Non ci sono alternative, e allora meglio un Berlusconi che qualsiasi altro. È la legge del “meno peggio”.
  • Fattore Palio. Per i contradaioli di Siena è quasi più importante che perda la contrada avversaria piuttosto che vinca la propria. Molti italiani, pur di non far vincere la sinistra, sono disposti a tutto. Anche a votare Berlusconi.

Il libro è gustosissimo, scritto bene, si legge in un viaggio aereo. E tira a galla molte verità. Dopo averlo letto, dopo aver capito quali sono i fattori che determinano il successo di Berlusconi cosa cambia? Niente. Siamo solo un po’ più consapevoli.

Piccola storia di Brallo

Tratto da “Brallo di Pregola ESTATE INVERNO” di Alessandro Disperati e Mara Vago, 2003

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Un po’ di storia

La denominazione Brallo di Pregola è alquanto recente (prima il comune si chiamava "Comune di Pregola", poi avrebbero voluto fare "Comune di Brallo", infine hanno optato per "Comune di Brallo di Pregola", ndFabio), ma la storia di questo Comune è alquanto antica; tanto è vero che Pregola era già nota all’epoca longobarda, nel X secolo, quando faceva parte del Monastero di San Colombano di Bobbio. Fu Federico Barbarossa a cedere Pregola alla famiglia dei Malaspina: rimase in possesso dei marchesi sino alla fine del feudalesimo. L’abitato antico, con castello e Chiesa, sorgeva su uno sperone roccioso sovrastante l’attuale. Le notizie religiose di Pregola risalgono addirittura a prima dell’anno 1000. La Chiesa attuale è sorta nel 1600 sulle rovine del vecchio oratorio dedicato a San Rocco. Nel XIII secolo il feudo di Pregola passò per l’appunto in mano ai Malaspina che lo tennero sino al 1789 anno in cui fu incorporato nel marchesato di Santa Margherita. La strada che da Varzi sale al Passo del Brallo fu costruita a cavallo fra il 1909 e il 1914. In passato il Comune non si trovava a Brallo bensì a Pregola. Il municipio fu trasferito nella sede attuale il 31 marzo 1958. Lo stemma del comune, che è stato studiato dall’amministrazione comunale, ricorda nel castello, l’antico fortilizio posto sulle rocce del Brallo, nella corona marchionale il possesso che sulla Terra con tale titolo ebbero i Malaspina per oltre sei secoli.

Libri open source

Lodevole iniziativa di alcuni professori italiani. Non ho riferimenti alle notizie, ma se fate una piccola ricerca li trovate. Mi riferisco a quei docenti che si sono messi li e hanno scritto dei libri di testo, per poi divulgarli liberamente. Gli studenti possono fotocopiarli, stamparli, scambiarli, anche usarli al gabinetto, volendo

L’idea è questa: le case ditrici, per fare business, ogni anno cambiano appositamente qualcosina nelle edizioni dei libri, rendendoli presto obsoleti. E quindi le scuole, (e talvolta i genitori) non vogliono adottare un libro "vecchio", preferendo spendere per quello "nuovo". Vi rendete conto che in alcune materie è fisicamente impossibile che ci sia qualcosa di cambiato da un anno all’altro, ma neanche in 10 anni. L’Italiano è l’esempio più classico. In matematica escono magari nuovi studi e nuove formule, ma credo che siano talmente complicate che neanche al master di matematica se ne accorgano, figuriamoci alla scuola dell’obbligo. Per la storia vale lo stesso discorso, una revisione del libro ogni decennio sarebbe sufficiente. Per la geografia magari qualche aggiustatina ogni tanto serve, ma anche qui arriva il bello: questi libri sono rilasciati con una licenza che permette ad altri autori, che abbiano le capacità di farlo, di integrare, perfezionare, migliorare e modificare i libri in questione.

Così le famiglie si recano in copisteria e con relativamente pochi euro possono comprare tutti i libri di testo. La trovo un’idea fantastica. Le uniche barriera alla diffusione potrebbero essere solo due. Una che condivido: si dovrebbe avere le capacità di vagliare se sono comunque libri di testo adatti al corso che si intende svolgere. E una abbastanza triste: gli inciuci che le scuole potrebbero avere coi rappresentanti delle case editrici (da non sottovalutare). Ma la strada adesso è aperta!!!

Salire al Brallo

Tratto da “Brallo di Pregola ESTATE INVERNO” di Alessandro Disperati e Mara Vago, 2003

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Il Territorio

Di giorno  o di notte salire al Brallo è sempre un’emozione. Quando la luna fa capolino e illumina quasi a giorno boschi e pinete, come giocando, scompare e ricompare dietro il Lesima. All’alba ecco splendere in tutta la sua bellezza questa fetta di Appennino divisa fra la Val Trebbia e l’alta Valle Staffora, in Lombardia, al confine con la Liguria, all’interno della Comunità Montana dell’Oltrepo Pavese. Ecco il Brallo di Pregola, un susseguirsi ininterrotto di monti e di verdi pascoli. Qua e là piccole frazioni arroccate tra le montagne. Di sera poi si accendono le luci delle case: è il segnale che questi monti sono ancora popolati. Vivono. Il clima del Brallo risente sia della vicinanza del mare, sia del clima tipico montano, formando così situazioni davvero particolari e benefiche per la salute. Solitamente l’estate è caratterizzata da un clima mite, mentre in inverno le nevicate sono abbondanti. Caratteristiche fondamentali di questa zona sono l’atmosfera pura, la limpidezza del cielo e la scarsa umidità, oltre alla bellezza del paesaggio e la quiete. Tutti requisiti che sono ideali per un periodo di relax. Proprio nel territorio comunale di Brallo di Pregola si trovano due delle cime più imponenti e più importanti di tutto l’Appennino Pavese: il Monte Lesima (1724 metri) e Cima Colletta (1494 metri). Non solo: le limpide e pulite acque del Trebbia sono, in estate, un punto di riferimento per abitanti e turisti.

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Fontana di Rovaiolo Vecchio

Come vivrai Johnny?

"Te ne vai?"
"Si"- rispose ‘Ntoni.
"E dove vai?"- chiese Alessi.
"Non lo so. Venni per vedervi. Ma dacché son qui la minestra mi e’ andata tutta in veleno. Per altro qui non posso starci, che’ tutti mi conoscono, e percio’ son venuto di sera. Andrò lontano, dove troverò da buscarmi il pane, e nessuno saprà chi sono."

Gli altri non osavano fiatare, perché ci avevano il cuore stretto in una morsa, e capivano che egli faceva bene a dir così.

Le dodici domande

Questo è un libro che mi è stato regalato al compleanno dello scorso anno. Come sapete sono sempre in ritardo coi libri da leggere, ma prima o poi ci arrivo.

È scritto da un indiano, Vikas Swarup. È molto interessante. Per prima cosa è scritto in modo avvincente. La storia è particolare: un giovane indiano, poverissimo, riesce a vincere un miliardo di rupie (che non so di preciso quanto valgano, ma immagino tanto!) ad un quiz televisivo, rispondendo esattamente a dodici domande difficilissime. Insospettiti  dal fatto che un povero disgraziato come lui, che non ha mai studiato e sempre fatto umili lavori, non avrebbe potuto conoscere le risposte a simili domande, i produttori del gioco (che oltretutto non avrebbero intenzione di pagare una simile cifra alla prima puntata del gioco) riescono a far incriminare il ragazzo per truffa. Primo colpo di scena: interviene un’avvocato (non è un errore di ortografia, è una donna..) che lo fa momentaneamente rilasciare in attesa del processo. Per poterlo difendere ha bisogno di conoscere la sua storia e i fatti che lo hanno portato a conoscere queste risposte. Da qui partono una serie di racconti, senza una sequenza cronologica, ma ognuno relativo a ciascuna delle dodici domande e relative risposte. Durante questi racconti si riesce sommariamente a ricostruire la vita disagiata, ma quanto mai, appunto, da romanzo, di questo poveraccio. Una vita da film. Infatti da questo libro è stato tratto anche un film. Colpi di scena in ogni racconto, fino a quello finale.

Un libro da gustare, di facile lettura, che apre scorci insoliti su una vita, quella dell’India, a noi spesso sconosciuta, ma in modo leggero e facilmente scorrevole. Mi è piaciuto. Grazie ancora quindi a chi me lo ha regalato.
 

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