Ieri sera sono andato a vedere il film di Nanni Moretti "Il Caimano" e il mio giudizio sintetico è: non mi è piaciuto.
Forse perché non capisco l’arte (probabile), forse perché non amo molto il cinema italiano (perché troppo spesso è recitato male, ma non per i gesti e le movenze, per le frasi che sono detto in modo troppo automatico e poco naturale, e infine per quella supponenza di artisticità che a volte non ha neanche i presupposti per essere tale), o forse perché non mi sono mai piaciuti molto i film di Moretti (hanno dei buoni spunti e delle sequenze memorabili da cineteca, ma costruire un intero film per una sequenza è troppo… forse avrebbe dovuto fare dei cortometraggi…)
Proprio da Nanni Moretti, che per lungo tempo ha criticato il governo di Silvio Berlusconi e il suo presidente ai tempi dei girotondi mi sarei aspettato un film più politicizzato, più graffiante, più indagatore, insomma un film che comunque parlasse del cavaliere, della sua storia, dai tempi di Milano 2 fino alle elezioni del 2006. Magari non un documentario alla "Fahrenheit 9/11", ma comunque un film che raccontasse il suo modo di vedere la storia berlusconiana.
Invece niente di tutto questo (beh proprio niente no, però pochissimo, proprio pochino pochino). A mio avviso ha perso una grande occasione. Forse la sua intenzione era quella di fare un film come Michael Moore, ma più snob, più raffinato ed elegante, con il risultato di fare un film noioso.
Ora racconterò parte della trama, quindi chi non la vuole sapere non legga questo paragrafetto. Il protagonista del film è uno spiantato produttore, che non fa film da anni, la cui vita, professionale e personale, sta andando piuttosto maluccio: le banche vogliono rientrare dei prestiti e non vogliono concederne dei nuovi, gli amici gli voltano le spalle, gli attori e i registi non vogliono più lavorare con lui, si sta separando dalla moglie e quindi dorme prima in ufficio e poi in un residence. Insomma une bel periodo di merda. Durante tutto questo nasce l’idea, da parte di una giovanissima sceneggiatrice-regista alle prime armi, di fare un film su Berlusconi. Dopo mille traversie riescono a metterlo in piedi e, sorpresa, l’attore che interpreta il Cavaliere è proprio Moretti. Insomma l’ennesima storia triste che non è neanche strappalacrime, è solamente noiosa. Questo poveretto che ha due figli bambini e non sa come gestire la separazione amichevole dalla moglie, continua a vivere di ricordi dei bei tempi che furono, quando produceva due film alla volta, fa i salti mortali per trovare un finanziatore e un attore principale… Voi direte: che c’entra Berlusconi in tutto questo? Ecco non c’entra niente, o poco: durante il film si vedono degli spezzoni di questo copione (scritto dalla regista), come fossero parti di racconto o immaginazioni. Ma sono pochi, sono corollari del film. Sono il 5%. L’unica scena bella è quella finale, quando si vede il film che stanno girando con Moretti-Berlusca che viene condannato dal tribunale, lancia i suoi anatemi e se ne va in auto con la scorta, mentre un gruppo di facinorosi lancia molotov contro i giudici. Fine del film.
Insomma, secondo me è di una noia mortale. Dopo mezz’ora ti chiedi quando comincia la vera storia, dopo un’ora sei già stufo, dopo un’ora e mezza vorresti che finisse e quando finisce ti alzi di scatto e te ne vai. Non ho ancora letto recensioni per non farmi influenzare, ma so già cosa troverò: sicuramente diranno che Moretti ha fatto un altro capolavoro, che il cinema italiano sta rinascendo, che sicuramente a Cannes prenderà tante belle palmette doro. Resta il fatto che invece, lo ripeto, ha perso una grande occasione di poter mettere la sua arte per fare un film denuncia coi controfiocchi. Perché non l’ha fatto? Beh di certo non per paura di Berlusconi, ma forse per eccesso di snobismo. Dannati intellettuali, così poco pratici…
Altro che film politico, questo film non smuove neanche mezzo voto.
Moretti: di’ qualcosa di sinistra!!!