Ma chi l’ha detto che in terza classe, che in terza classe si viaggia male, questa cuccetta sembra un letto a due piazze, ci si sta meglio che in ospedale….
L’autore non era ancora nato, in Scozia, o era troppo piccolo per ricordare bene il disastro di Chernobyl, nell’allora Unione Sovietica. Io me lo ricordo bene: avevo tredici anni. Alle elementari, nel pieno degli anni ’80 e della Guerra Fredda, si respirava un clima di paura per una possibile guerra nucleare. E noi eravamo relativamente vicini al bersaglio che era considerato la centrale di Caorso: una fuoriuscita di materiale radioattivo avrebbe contaminato anche le nostre valli.
Chernobyl ci ha messo di fronte a una nuova realtà: un incidente dall’altra parte del continente può avere conseguenze anche da noi. Si sconsigliava di mangiare frutta e verdura, di stare troppo all’aperto, e a noi ragazzini era “vietato” andar per campi e boschi.
La storia del disastro in Ucraina è sconcertante: i motivi del disastro, le decisioni prese prima, durante e dopo l’esplosione. Il libro mixa il racconto di ciò che è accaduto con la storia del viaggio nei luoghi del disastro (Chernobyl, Prypiat, i resti della centrale, Kiev, ecc).
Un tragico avvenimento del ‘900, che ha spiegato che il potere dell’uomo non è infallibile.
Oltre 40 anni fa eravamo un duo tennistico eccezionale (io non ne prendevo una, e non sono migliorato) Un anno fa hai deciso di andartene, così, all’improvviso. Una delle tue “ivate”, naturalmente. Dove sarai? A Dubai? A Cervinia? O nascosto in qualche angolo di Brallo? Ciao Ivo.
Ho letto questo libro, “L’archeologo” di Arthur Phillips.
Un giovane esploratore è in Egitto, circa 100 anni fa, a cercare la tomba di un re.
Un ex investigatore privato, negli anni ’50 (quindi una trentina di anni dopo) racconta lo svolgersi di indagini alla ricerca di un appassionato di egittologia
Le due storie si “intrecciano” finché alla fine del libro si scoprirà che….
Detto così sembra interessante, in realtà è un libro terribilmente LENTO, ampolloso, verboso. (Si dice verboso in italiano? In english you can say “verbose“). Io non capisco quegli autori che, in preda a delirio di scrivere tomi da mille pagine, non si accorgono che se cancellassero almeno un terzo di quello che scrivono sarebbe molto, ma molto meglio.
Matteo Colombo mi dai ragione? La scrittura è un lavoro simile alla scultura: prendi un blocco di granito, togli togli togli e infine arrivi a una grande opera. Bella, rifinita, dettagliata. E anche se non foste il Bernini, beh, sempre meglio di un masso malamente abbozzato.
Non parlatemi più di Bibione, Lignano Sabbiadoro o quei posti li. Visto, provato, grazie di tutto, a mai più rivederci.
Dopo una settimana nelle splendide spiagge della Croazia e con lo splendido mare della Croazia pensiamo bene di fermarci un giorno, giusto per fare una tappa e non stancarci troppo col rientro, a Lignano.
La prima cosa che salta all’occhio, e capiamo di essere tornati in Italia, è che sembra che abbiano recintato il mare, costruendo muretti, recinzioni, cabine, tutto il possibile per non farti vedere il mare. Come dire: se vuoi, paghi. Metodo che io ho sempre conosciuto in Liguria.
Non è che in Croazia non abbiamo pagato: la spesa, l’alloggio, il bar, l’ombrellone, acqua caffè e gelato, ma il mare no. Qui sembra che vogliamo farti pagare il mare, una sensazione bruttissima. Arriviamo al mare e…sporchissimo e pieno di mucillagine.
Proviamo a vedere se nel successivo paese di Bibione le cose sono un po’ meglio. Ci fermiamo, sono simili: immense spiagge di sabbia e mare in po’… così. Va beh ormai è tardi, parcheggiamo e prendiamo la nostra attrezzatura da spiaggia: salviettoni, giochi di Leo, creme, ecc (la maschera la lascio in macchina, tanto qui non serve). Vado alla macchinetta del parcheggio, dove c’è scritto che gli stabilimenti pagano la sosta a chi si ferma in spiaggia. Bene, ci avviamo alla cassa (è distante), dove scopriamo che è chiusa per pausa pranzo. Allora ne approfittiamo per un tramezzino al volo al bar.
Poi paghiamo il nostro bel lettinosdraiaombrellone e ci facciamo dare il biglietto per la sosta. Arrivo all’auto e trovo la multa. Biglietto fatto alle 1432 e multa fatta alle 1431. Non c’è nessun vigile in giro. Chiamo la sede.
Il signore al telefono mi spiega che il vigile ha fatto il proprio dovere. Certo, rispondo, ci mancherebbe: ha visto un’auto senza tagliando e ha fatto la multa. E allora cosa vuole da me, non capisco, risponde lui. Rispondo che, siccome c’era scritto sul parchimetro che il parcheggio era gratis per chi andava in spiaggia, sono andato a pagare l’ombrellone, non è che non avevo un euro e ottanta (costo di un’ora di parcheggio), anzi siccome uso Easypark non mi sarebbe costata nessuna fatica. E quindi? Dice lui. E quindi se possiamo fare qualcosa, mi avete fatto la multa mentre prendevo il biglietto, non lo trovo corretto. La sua risposta: faccia ricorso al prefetto.
No, cari amici di San Michele al Tagliamento, io vi do i 32 euro della multa, oltre a quelli per il lettino, (e a quelli dei panini, dei gelati, delle bibite) ma non mi vedrete mai più. AMEN. Tanto per il mare i cui ho dovuto far divertire comunque il mio bambino, ne trovo di ben ben ben ben migliori e più accoglienti.
Sono stato in un POSTO rinomato, ma se non POSTO foto è come se non fossi andato. E quante volte in quel POSTO mi ci hanno mandato, tutti provano a fregarmi, come il POSTO auto, ti dico “tutto a POSTO”, ma a POSTO non lo è mai stato.