Ho letto questo libro, “Brallo brillo“, di Alba Tagliani.
Un libro che quest’estate è stato discusso al Passo del Brallo e dintorni: elogiato e criticato.
Io non entro nel merito: non conosco la grande maggioranza delle persone citate e men che meno gli aneddoti raccontati, quindi mi sono ritrovato in un Brallo che non esiste più, fatto di persone modeste, ma concrete. Un Brallo ancora agli albori di quel successo turistico, imprenditoriale ed edilizio che poi ci fu, dove i giovani per trovare quel poco di divertimento dovevano spostarsi, dove si andava ancora quasi sempre a piedi, o tutt’al più in bicicletta, si parlava in dialetto, ci si conosceva tutti (niente turisti o, come si soleva dire, “villeggianti” o ancora “forestieri“), si sognava un futuro migliore.
Al di là di questo libretto, chissà com’è stato vedere nascere, crescere Brallo: nuove strade, nuove case, nuove attività. Credo che su questo fronte il mio paese abbia avuto il culmine a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90: 5 alberghi con ristorante e bar, discoteca, sala giochi, cartoleria, elettrodomestici, lavanderia, 7 negozi di abbigliamento e 4 negozi di alimentari, meccanico (e pompe funebri), posta, farmacia, due banche.
Ricordo che i miei compagni delle superiori, a Voghera, mi chiedevano a settembre dove fossi andato in vacanza. “Sono rimasto a Brallo“. “Ah, mi dispiace”. “A me no, tu hai fatto due settimane di divertimento al mare, io ho fatto due mesi!!”.
Poi un po’ di declino, ma sono sicuro che c’è stata un’inversione di rotta negli ultimi anni e i nostri posti sono sempre più apprezzati, basta un po’ di buona volontà e a Brallo di può stare bene. Sono nate nuove attività, altre si sono modernizzate, tanta gente ha scoperti i nostri paesi e qualcuno ci è venuto o tornato a vivere. Vedo tanti progetti e tanta voglia di fare.
Lo spero, mi piacerebbe lasciare a Leo un Brallo bello come ho vissuto io.