«Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te»
Month: February 2020
Al pian del Lago: Darietto bambino e Stefano dell’Appennino, Hermes e Mirko di Figaro, Fabio di Siro, Marchino di Bralello, Brissio (nascosto) e Fabiein del Panettiere.
L’anello di Frate Ave Maria non è un gioiello, ma un percorso.
Anche stavolta ho seguito i consigli del libro “A un passo dalla Vetta“. Ho lasciato l’auto nei pressi del celeberrimo castello malaspiniano di Oramala. Pare che qui soggiornò anche il sommo poeta Dante Alighieri. Io invece, zaino in spalla, verso le 9 del mattino imbocco la discesa lungo la strada asfaltata che porta a Sant’Alberto, ma dopo poche centinaia di metri prendo una sterrata molto larga sulla sinistra.
La prima parte di questo percorso concede delle bellissime vedute su castello e sui monti della valle Staffora. Il sentiero è bello, largo, facile: da scampagnata. Ad un certo punto si svalica nell’altro versante e si inizia la discesa nel bosco, fino a raggiungere il rio Crenna. Anche se siamo in febbraio il clima prima era davvero piacevole, finché stavo al sole, qui invece sembra quasi di stare in una grotta, c’è freschino. Prova ne è che il terreno è ghiacciato, ma non mi preoccupo perché so che tra poco inizierà la salita e quindi mi scalderò.
Potete dire quello che volete, comunque non è normale che in questa stagione sia già fioriti gli anemoni. O si? Io proseguo la mia salita e finalmente ritorno sulla strada asfaltata, che proseguo per qualche centinaio di metri fino all’Eremo.
Questo eremo fu costruito, pare, proprio da Sant’Alberto con il contributo dei Malaspina e divenne ben presto molto importante. Non ho mai capito perché questi posti avessero tutta questa importanza, forse per l’aurea di misticismo e il fatto di essere così isolati dal resto del mondo. Sicuramente la spiritualità è accentuata. Ci passarono Edoardo II re d’Inghilterra, forse Federico Barbarossa e forse anche qui l’Alighieri. Col tempo perse d’importanza e cadde in disgrazia, finché passò sotto le cure di Don Orione che lo ripopolò con alcuni frati, tra cui il famoso, appunto, Frate Ave Maria.
Dopo una breve visita e una doverosa preghiera, riprendo il mio cammino. Stavolta si passa in val di Nizza: il sentiero inizia vicino al piccolo rifugio nei pressi dell’eremo, procede vicino alla strada asfaltata per poi inoltrarsi nel bosco in forte discesa. Si arriva nel paese di Monte, dove trovo un uomo intento a tagliare la legna. E’ quasi mezzogiorno, c’è un bel sole, ma dopo la discesa, si sa, c’è sempre una salita. E’ quella che porta a Poggio Ferrato. E una volta lì la salita continua, arrivando sull’asfalto, e poi continua ancora fino a località Beloria. Passeggiare sull’asfalto non è così divertente e difatti non vedo l’ora di arrivare all’auto, anche perché al mio arrivo è l’una passata, e ho fame.
Chissà dove si è nascosto il cagnone
Non ci è permesso scegliere la cornice del nostro destino. Ma ciò che vi mettiamo dentro è nostro
Sei la donna che passa
come una foglia.
E lasci agli alberi un fuoco d’autunno.
La felicità è un percorso, non una destinazione.
(Madre Teresa di Calcutta)
Inizio questo Duemilaventi con la decisione di farmi biondo.
Sto davvero bene