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Month: February 2019
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Tratto da “La catena dell’Antola, 133 escursioni fra Scrivia, Trebbia e Oltrepo, sui monti delle quattro province” di Andrea Parodi e Alessio Schiavi, 2015, Andrea Parodi Editore.
È il monte più alto della catena fra Scrivia e Trébbia. In tutto l’Appennino Ligure è superato in altitudine solo dai monti Maggiorasca (1804 m), Nero (1752 m) e Penna (1735 m), situati più a sud-est fra Trébbia e Taro.
«Bella montagna, dalla vetta erbosa – scrivono E. Montagna e A. Sabbadini – che si sporge verso sud dalla costiera divisoria tra la Valle Stàffora e la Val Trébbia, con i fianchi ripidi, un po’ dirupati verso est […]. Origina una lunga costiera che corre in direzione nord per circa 6 km a cavallo delle valli Stàffora e Avagnone (Trébbia) sulla quale sorgono il Monte Terme (1489 m) e la Cima della Colletta (1494 m) e verso est stacca un breve contrafforte che forma il Monte Lesimina (1455 m), il quale piegando poi a sudest origina la Costa del Gazzo dominante l’abitato di Zerba» (Appennino Ligure, pag. 318). Sulla vetta passa il confine amministrativo tra la provincia di Piacenza e quella di Pavia.
«Visto da ovest – riferisce P. Greppi – il Lésima mostra dolci declivi erbosi, in giugno e luglio invasi da fioriture eleganti e profumate: orchidee, nigritelle, fiordalisi, botton d’oro, aquilege e altro ancora. E così anche lungo tutta la fascia culminale del crinale, sino a Cima Colletta. D’estate la prateria offre ottimi pascoli per bovini e cavalli. […] Gli opposti versanti del crinale sono ammantati da magnifiche faggete e rimboschimenti di conifere» (L’Oltrepò Pavese collinare e montano, pag. 187). Verso est nord-est il monte precipita con una parete di rocce stratificate, chiamata localmente Rocca del Lupo, per via un lupo che vi sarebbe precipitato. D’inverno quando è incrostata di neve e ghiaccio, la Rocca del Lupo diventa un bel banco di prova gli alpinisti: è stata salita in condizioni invernali 17 dicembre 1993 da G. Stafforini, A. Bald e A. Bonanno (G. Pastine, M. Picco, I monti del mare, pag. 194).
In cima sorge una grande croce a traliccio metallico, benedetta il 5 novembre 1954 dal vescovo di Bobbio P. Zuccarino, nel corso di una storica messa che richiamò i fedeli in processione da Zerba, Pej, Corbesassi, Bogli e dintorni, in una splendida giornata di sole. La croce, alta tredici metri, fu realizzata gratuitamente dalla ditta S.E.E.E. e trasportata Iassù con muli e buoi dagli abitanti di Zerba favoriti un autunno eccezionalmente mite (da La Trebbia, 13/11/1954).
Nei pressi della croce, alla fine degli anni Ottanta, è stato costruito un imponente radar a forma di geoide, utilizzato dall’ENAV per il controllo traffico aereo relativo a numerosi aeroporti italiani e anche degli scali di Zurigo e Marsiglia. Il gigantesco radar, ben visibile anche da molto lontano, è raggiunto da una rotabile asfaltata che sale lungo l’erbosa cresta nord-ovest. Fino al 2008 era presidiato continuativamente da personale specializzato mentre oggi, sorvegliato a distanza, ha funzionamento completamente automatizzato. Il radar e la strada di accesso hanno certamente intaccato il primitivo fascino della montagna, tuttavia il Lésima merita a di essere visitato, per la bellezza dei percorsi che portano in vetta, per le fioriture e per il notevole panorama: “Di lassù nelle giornate serene – scriveva Oròfilo nel 1892 – si scorge vicinissima, ma più profonda quasi 1300 metri, la vallata della Trebbia, e d’intorno si gode di un incantevole panorama su tutto l’Appennino settentrionale, sui campi lombardi insanguinati in cento famose battaglie, e più oltre fino alle remote nevi delle Alpi” (L’Appennino Genovese dalla Scrivia al Taro, pag. 167)
Una di quelle sere da mettersi sulla poltrona davanti alla stufa…
Ciò che non hai mai visto lo trovi dove non sei mai stato.