(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: July 2014

Bestia grama

Siccome mi stufo di chiamarla sempre Millicent, o Milli, la chiamo sempre con nomignoli diversi, del tipo:

"Esserino peloso"
"Belmu" (diminutivo di "Bel musino")
"Bestiaccia schifosa"
"Millilaura"
"Belmi" (diminutivo di "Bel micino")
"Bestia grama"
"Palla di pelo"
"Gattaccio malefico"
"Baffina"
"Miciuz"
"Molly" (e qui s’incazza perché le storpio il nome)
"Lasciapeli"

ecc. ecc. ecc.

 

Filosofia Teoretica della Marca

Un sacchissimo di tempo dopo aver letto questo libro, ecco qui la mia recensione, l’avevo promessa all’autore, Andrea Corte.

La prima impressione, mentre lo stavo leggendo, è stata di: "adesso appeno lo finisco gli faccio una critica stroncante, perché sta prendendo l’argomento (il marketing) troppo alla leggera", poi mi sono riletto il titolo "Filosofia…" e quindi ci sta tutto: non è un libro di marketing, è un libro di filosofia (che parla di un aspetto del marketing, la marca).

Il libro non ha una lunghezza impegnativa, scorre bene ed è godibile. Andrea ha una scrittura simpatica che, conoscendolo, non mi stupisce. Si dice "parla come mangi" e lui "mangia" esattamente così. Ogni tanto qua e là rilascia qualche parola "particolare" (non dico astrusa, o arcaica, o meno ancora fuori luogo, semplicemente inusuale), e qualche costruzione di frasi altrettanto particolare, ma come dico, simpatica, che crea un suo stile.

La scrittura è moderna, quasi giornalistica, l’approccio al lettore quasi paterno, un po’ pedagogico, per accompagnarlo in questo universo chiamato marca.

Come dicevo non è un libro di marketing, e quindi non si addentra negli scopi e negli utilizzi della marca, ma tratta l’argomento più sotto l’aspetto sociale e ancor più filosofico. Molto originale e interessante.

Dopo aver detto tutte ‘ste stronzate non ho però spiegato di cosa parla: lo scoprirete solo leggendolo. Se siete dei buoni lettori vi basterà una sera o due, io che leggo "a rate" ci ho impiegato una settimana (lo so, mi dovrei vergognare…)

Lombrico

Se fossi un lombrico?

Vivrei notte e giorno nella campagna umida.

Penserei solo a mangiare e sputare terra.

Se una mattina mi svegliassi

e come un novello Gregor Samsa

non avessi più le mie sembianze

ma quelle di un vermiciattolo del terreno.

La mia unica preoccupazione

sarebbe quella di vivere e sopravvivere.

Se fossi un lombrico?

Non avrei problemi,

né gioie o soddisfazioni,

nessun dubbio nessun dramma.

Un piccolo anellide

viscido e sfuggente

agorafobico e antopofobico introverso.

Se fossi un lombrico.


Antonio Canova – Venere Italica – 1804/1812 – Galleria Palatina Firenze

Volare!

Dedico il mio primo volo a una persona che ha sempre sognato di volare…

Dieci Luglio

Moi je n'étais rien,
Mais voilà qu'aujourd'hui
Je suis le gardien
Du sommeil de ses nuits,
Je l'aime à mourir.

Vous pouvez détruire
Tout ce qu'il vous plaira,
Elle n'aura qu'à ouvrir
L'espace de ses bras
Pour tout reconstruire,
Pour tout reconstruire.

Je l'aime à mourir.

Elle a gommé les chiffres
Des horloges du quartier,
Elle a fait de ma vie
Des cocottes en papier,
Des éclats de rires.

Elle a bâti des ponts
Entre nous et le ciel,
Et nous les traversons
A chaque fois qu'elle
Ne veut pas dormir,
Ne veut pas dormir.

Je l'aime à mourir.

Elle a dû faire toutes les guerres,
Pour être si forte aujourd'hui,
Elle a dû faire toutes les guerres,
De la vie, et l'amour aussi.

Elle vit de son mieux
Son rêve d'opaline,
Elle danse au milieu
des forêts qu'elle dessine,

Je l'aime à mourir.

Elle porte des rubans
qu'elle laisse s'envoler,
Elle me chante souvent
que j'ai tort d'essayer
De les retenir,
De les retenir,

Je l'aime à mourir.

Pour monter dans sa grotte
Cachée sous les toits,
Je dois clouer des notes
A ses sabots de bois,

Je l'aime à mourir.

Je dois juste m'asseoir,
Je ne dois pas parler,
Je ne dois rien vouloir,
Je dois juste essayer
De lui appartenir,
De lui appartenir,

Je l'aime à mourir.

Impostazione dell’attività

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quarantatreesima puntata (le altre le trovate guardadando qui)

Notoriamente le leve principali del marketing mix sono le celebri “quattro P”: product, price, place, promotion. (Ne avevo parlato nella puntata 42)

Come già accennato precedentemente la mia scelta è stata quella di utilizzare la leva del prezzo per operare una differenziazione. La ragione per la quale non ho effettuato piuttosto una differenziazione settoriale è la massiccia presenza nella zona di negozi di abbigliamento e un bacino potenziale sufficientemente ristretto da non azzardare una specializzazione in articoli troppo esclusivi o peculiari.

La causa dominante della valutazione di offrire una differenziazione di prezzo è legata principalmente alla storia del negozio gestito dai miei genitori (ne parlerò nella prossima puntata) e al grande successo che ha ottenuto questa formula di vendita.
La mia scelta è stata quella di impostare l’attività come una stock house, personalizzata in base ai miei gusti e alle mie idee. Il negozio non è nato com’è attualmente, ma si è affinato e modificato nel corso degli anni in base alle esperienze di vendita, e alle modifiche apportate per seguire le tendenze e cercare di migliorare sempre più la redditività.

Gli sbattimenti della vita (5)

  1. Quelli che ti toccano parlandoti
  2. La chiami, non risponde e non richiama.
  3. Quando dai la vernice a un mobile e si vedono le pennellate.
  4. Entrare in mansarda e sbattere la testa.
  5. Il distributore automatico di carburante che non funziona (magari di notte)
  6. I vigili che ti portano via la macchina
  7. Credere a tutto ciò che ti dicono
  8. I sedili delle auto che ti si appiccicano alla pelle d’estate
  9. Il cloro in piscina
  10. Iniziare un libro talmente noioso da non riuscire a finirlo
  11. Il sale nella saliera che si è "attaccato"
  12. I numeri di telefono del servizio clienti che ti fanno premere 18 tasti (inutilmente perchè non parlerai MAI con un operatore)
  13. I call center di Fastweb
  14. Quelli che viaggiano sulla corsia d’emergenza in tangenziale
  15. Preparare le cose da portarti e dimenticarle poi a casa
  16. La gente che ti legge il giornale da dietro in metro
  17. Sbattere il gomito
  18. I motociclisti che ti superano in curva
  19. Ti metti il maglione e hai caldo, lo togli e hai freddo.
  20. La gente che sputa
  21. Una folata di vento (e sabbia) quando ti sei appena spalmato la crema
  22. Mettere una pentola sul fornello e dimenticarsi di accenderlo
  23. Mettere una pentola sul fornello e dimenticarsi di spegnerlo
  24. Gli occhiali che ti lasciano il segno
  25. Pensare "lo faccio stasera" e poi sei stanchissimo e non lo fai
  26. Prendere il numerino dal salumiere e accorgersi che ne hai davanti 20
  27. Dimenticare l’ombrello in tram
  28. Le promesse non mantenute
  29. Quelli che parlano agli animali dicendo "ascolta la mamma" (o "il papà")
  30. Il formicolio
  31. Non riuscire a decifrare la propria calligrafia
  32. Quando i calzini ti lasciano il segno sulla gamba
  33. vedere che gli sfigati hanno più successo di te e quindi rendersi conto di essere tu lo sfigato
  34. Quando non prende il 3G
  35. Il vicino che martella il muro alle 8 del mattino
  36. Scottarsi la lingua
  37. In una vacanza di coppia scoprire che in stanza ci sono i letti singoli
  38. Non riuscire a fischiare
  39. Le sedie a sdraio
  40. I cani che "sono bravissimi" ma ti appoggiano le zampe sporche sui vestiti
  41. Guardare un film sul divano e addormentarsi subito, andare a letto e non riuscire a dormire
  42. I fiammiferi umidi che non si accendono
  43. Rompere il tuo oggetto preferito
  44. Guardare le foto con un misto di nostalgia e malinconia
  45. L’acqua che scende troppo fredda
  46. L’acqua che scende troppo calda
  47. Gli occhiali che si appannano
  48. Buttare una cicca fuori dal finestrino per poi scoprire che si è attaccata alla carrozzeria
  49. Quelli che vogliono convincerti
  50. Quelli che quando c’è una cosa bella remano contro


Povero amministratore ;-)

Che ti POSsino!

Grazie Piermatteo Renzie. Prosegue con l’attività filobancaria dei suoi predecessori attuando una nuova normativa che impone a tutte le attività l’utilizzo dei POS.

La scusa è la solita: la tracciabilità, la comodità del denaro elettronico, ecc.

La realtà è che in questo modo aumenteranno i costi per le piccole attività, per colpa delle commissioni bancarie sull’utilizzo dei pagamenti con Bancomat.

Notate l’assurdità del sistema bancario. Una volta tu avevi dei soldi, li davi alla banca e lei, in cambio, ti remunerava con un interesse. Adesso te lo fa passare come un favore. "dalli a me, te li tengo io, e tu in cambio mi paghi le spese per il fatto che te li conservo. Si, faccio finta di pagarti un miserrimo interesse dello zerovirgola, a cui però ti detraggo bolli, spese, cavolini e cavoloni e alla fine ci smeni comunque". E col bancomat è lo stesso: il ragionamento direbbe che tu, piccolo imprenditore, dai direttamente i soldi che incassi alla banca, senza neanche vederli fisicamente nel cassetto e quindi la banca dovrebbe remunerarti in qualche modo per questo. Invece no, il contrario, ti chiede pure una commissione. Assurdo.

E quindi questa legge ruba le commissioni ai poveri piccoli per foraggiare le grandi banche Grazie ancora Robin Hood di stacippa!

 

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