Ecco un’antologia della mia rubrica "Il Tordo Imbruttito" su Facebook:
Ecco un’antologia della mia rubrica "Il Tordo Imbruttito" su Facebook:
Hai perso qualcosa di molto molto piccolo in casa, come un orecchino, un bottone, una piccola vite? Metti una collant o qualcosa di simile intorno al tubo dell’aspirapolvere, fermala con un elastico ed inizia a cercare.
Come evitare che l’acqua in ebollizione strasbordi dalla pentola: basta poggiarci sopra un mestolo di legno.
Per non perdere tempo ogni volta a cercare l’inizio del nastro adesivo mettici una graffetta (o un chiodino)
Ecco un altro di quei casi in cui delle pinze per documenti possono salvarci la vita.
Oggi voglio parlarvi di TUTTO SOS. Ma si dai, li avrete visti anche voi tutti quei volantini nei mesi scorsi appiccicati per tutta Voghera. Analizziamolo, ci sarà di che criticare….
Per prima cosa notiamo che ci sono due numeri a disposizione: diurno e notturno, quindi i tizi sono almeno due. Peccato che non siano indicati gli orari: alle 5 del mattino sarà notturno o diurno?
L’italiano in questo volantino non è pressapochista (e lo dice uno che scrive come mangia, non sono certo un professore di lettere) è proprio assente. Già dal sottotitolo: "Intervento immediato dei servizi elencati". Va beh…
"Se salta il contatore": non sarà italiano corretto, ma rende benissimo l’idea.
Mi piace il fatto che passa dal singolare ("rimani senza corrente") all’impersonale ("si ha un perdita") al plurale ("se siete rimasti")
Siamo in Italia, possiamo parlare (e scrivere) tranquillamente in italiano, quindi USANDO gli articoli. Non ne posso più di scritte come "per serratura rotta" o "bisogno di puntura". Perchè non scrivere "bisogno di UNA puntura?"
Operatore informatico se il computer è fuori uso. Beh se mi si grippa l’alimentatore penso che un operatore informatico ci possa fare ben poco….
Se "i programmi non sono più visibili" devo rivolgermi addirittura a "riparazioni radio/tv"? E se non sapessi programmare l’autoradio?
"Onoranze funebri" ? Sticapperi, fanno proprio "tutto": ma quanti sono? E se mentre mi portano via nella bara perchè sono trapassato e chiama qualcuno perchè ha bisogno di vedere la partita dei mondiali?
"Per l’esercenti" (e anche qui l’italiano questo sconosciuto): ma quindi gli esperti di tutto ti trovano gente che sa fare… di tutto? No perchè se all’improvviso si assenta un panettiere io vorrei che intervenisse un panettiere, non un falegname che sarà benissimo a segare il legno ma magari un po’ meno a dosare il lievito….
Ok ho deciso, ho bisogno di un gommista. O di un professore. Anzi no, voglio un "operatore pellets" !!!
E poi c’è la parte in fondo: ma cosa vuol dire? Cosa significa "Agenti bancari, agenti commerciali, agenti delle entrate, assicurartori….solo informazioni al telefono?"
Ma de che?????
C’è chi mi conosce da tanto tempo, da oltre 30 anni (sic!), chi dall’adolescenza, chi dai tempi della prima università, chi da dopo, chi da pochi anni. Chi mi conosce perché è stato mio compagno di studi, chi perché siamo usciti insieme, chi perché è un mio amico, chi ha lavorato con me, chi ha condiviso altre esperienze, ecc. Ognuno ha un’immagine di me nella sua testa, come se io fossi uno, nessuno e centomila. Magari i miei fratelli mi vedono in un certo modo, gli amici in un altro, altri ancora in altri centomila modi diversi. Per alcuni sono un “grande” per altri un coglione, per altri uno qualunque. Uno, sono quello che mi sento io e che so di essere. Nessuno, sono quello che mi sento io e che so di essere. Centomila, sono quello che mi sento io e che so di essere. Ovviamente ricordo meglio (e più volentieri) quelli che mi fanno commenti positivi (o che io prendo come tali). Chi mi reputa unico, strano, diverso. Tosto, caparbio, testadura. Fragile, dolce, romantico. Stronzo, sfigato, egoista. Onesto, sincero, buono. Fancazzista, menefreghista, idealista, qualunquista, leghista e tutto ciò che finisce in “ista”. Noto che molti mi reputano “diverso”. A parte il fatto che, filosoficamente parlando, tutti siamo diversi, io lo prendo sempre come un complimento. Cose del tipo “sei sempre fuori”, oppure “da altri magari no, ma da te mi aspetterei di tutto” io le prendo sempre come complimenti.
"Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista, io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista! Io frocio, io perchè canto so imbarcare, io falso, io vero, io genio, io cretino, io solo qui alle quattro del mattino, l’angoscia e un po’ di vino, voglia di bestemmiare!" (Guccini)
Quindi quanti "Fabio" esistono? Centomila, perchè ognuno mi conosce in un modo diverso e ognuno ha una reputazione, un’opinione, un’idea di me. E centomila infatti sono io: a volte in un modo, a volte in un altro, a volte in un altro ancora, fino a centomila volte diverso. Ma in fondo è come se fossi nessuno, perchè nessuno mi conosce completamente e quindi il vero "Fabio" non esiste. E la realtà è che sono uno, probabilmente niente di diverso da qualcosa di già visto, niente di speciale, niente di normale, ma uno e unico. Molti mi hanno fatto capire di aver conosciuto quell’uno, alcuni con parole belle e complimenti, alcune con insulti e critiche. Spero sempre che ci sia qualcuno, laggiù nella moltitudine, capace di conoscere e capire quell’uno e perchè no, magari apprezzarlo, meglio coi fatti che con le parole. Difficile, ma non impossibile, io ci credo sempre.
René Magritte – La Riconoscenza Infinita – 1963
Ma s’ io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!
Moto da cross
tu eri capace e io no
zundapp su in due,
io e te
cercando la tettona a Barona che
non c’era mai (seeeeeeee)
Tosti da Dio
convinti che il futuro era nostro
a casa mia, io e te
a ridere dei porno di mio papà
che "pirle" noi due
Poi col tempo forse ti ho perso un po’
ti vedevo in giro a sbatterti
mi chiamavi solo per prestiti
ti guardavo in faccia e non eri tu
Cumuli di roba e di spade
per riempire il vuoto dentro di noi
cumuli di cazzi tuoi
per riempire il vuoto nei cazzi tuoi
cumuli di roba e di spade
per dividere le linee tra noi
cumuli di brutte storie
il vecchio "figlio di puttana" dov’è!
Il martedì
di carnevale a uova e farina
seduti lì, io e te
a far brillare raudi e micette e poi
scappare da Dio (seeeeeee)
Le donne e noi
amare una e dopo due giorni
rompersi già, si perché
per noi la compagnia era tutto e più
una necessità
Poi col tempo forse ti ho perso un po’
ti vedevo in giro a sbatterti
mi chiamavi solo per prestiti
ti guardavo in faccia e non eri tu
Cumuli di roba e di spade
per riempire il vuoto dentro di noi
cumuli di cazzi tuoi
per riempire il vuoto nei cazzi tuoi
cumuli di roba e di spade
per dividere le linee tra noi
cumuli di brutte storie
il vecchio "figlio di puttana" dov’è!
Eccoti qui
contento che ti abbiamo aspettato
racconta un po’, che cos’è
che ti facevan fare in comunità
siam fieri di te (seeeeeee)
Si che lo so
che c’è ogni tanto la tentazione
ti passerà, si però
il vuoto credo che non si riempia mai
per tutti è così
Si perché è un po’ il vuoto di tutti noi
ci sbattiamo tanto per chiuderlo
ci proviamo e non ci riusciamo mai
allora tanto vale conviverci
Cumuli di roba e di spade
non ti servono a un cazzo lo sai
cumuli di cazzi tuoi
ci son sempre e cancellarli non puoi
cumuli di roba e di spade
non ti riempiono quel vuoto lo sai
tanto quello non si riempie mai
perché forse fa un po’ parte di noi
Erano gli anni ’90. Ricordi? Le chiamavamo scherzosamente le "sedute spiritiche". Scherzosamente non perché stessimo scherzando, naturalmente. Non scherzavamo affatto. Troppo buoni eravamo. O forse, anzi probabilmente, quasi di certo sicuramente, eravamo coglioni. E lo siamo rimasti (buoni e/o coglioni). Volevamo essere "speciali". Ci sentivamo speciali. E credevamo che qualcuno se ne sarebbe dovuto accorgere. Ma nessuno se ne accorgeva. Beh, quasi nessuno. Anzi, per i più eravamo "speciali" si, ma in senso negativo. Non allineati, non organizzati, non omologati. Quello che a noi pareva bello ad altri appariva sbagliatissimo. Frequentare gente giusta, bere ciò che tutti bevono, farsi vedere nei posti che contano, indossare calzature alla moda. Se ci andava lo facevamo, se non ci andava non lo facevamo. Non eravamo convenzionali, non eravamo anticonvenzionali. Mai fregato niente di tutto questo, mai importato di essere anticonvenzionali. Se volevamo fare una cosa, semplicemente, con naturalezza, la facevamo. Sia che essa fosse considerata "in", sia che essa fosse considerata "out". E per quelli che ci sfottevano, avevamo il nostro sistema. E per quelli che invece ci osteggiavano perché la pensavano in modo opposto, avevamo il nostro sistema. E per quelli che avevano "successo" utilizzando i metodi opposti al nostro e ci davano degli sfigati, avevamo il nostro sistema. "Successo" lo scrivo tra virgolette, perché era un successo effimero, un successo da stronzi. E un successo a durata limitata. Anche grazie a noi. Grazie alle nostre "sedute spiritiche". Che, prima o poi, hanno tutte funzionato. Chi pensa male, chi giudica gli altri, ha sempre fatto una triste fine. Magari rocambolesca, magari meno, ma sempre triste. Perché il nostro sistema si è rivelato sempre potente. Ecco perché oggi ti chiedo aiuto, oggi nove giugno duemilaquattordici ho bisogno di te. Come ai vecchi tempi, fratello. Io mi siedo in riva al fiume e aspetto.
Non tutti sanno che… Andy Warhol fu un grande utilizzatore dell’Amiga. Se mi chiedete chi fu Warhol non andate neanche avanti a legerre che è meglio. Se invece mi chiedete cosa sia l’Amiga… vuol dire che siete giovani (oppure molto vecchi). Brevissimo ritratto del contesto: siamo negli anni’80 dello scorso secolo, si diffondono i cosiddetti Personal Computer, Bill vendeva il suo sistema operativo per gli IBM e compatibili, mentre Steve era in procinto di lanciare il Macintosh. In quegli anni la Commodore, dopo il planetario successo di computer come il Vic 20 e soprattutto il mitologico Commodore 64, lanciava un computer che era avantissimo, l’Amiga appunto.
Warhol era stato coinvolto anche nello studio del design e ne fu subito un accanito utilizzatore.
"Non aveva paura delle nuove tecnologie, anzi le ha subito abbracciate, voleva padroneggiarle, usarle come nuovo mezzo espressivo" dice il direttore del museo a lui dedicato a Pittsburgh. Tra le varie cose esposte c’erano il suo Amiga 1000 e vari floppy disk. Peccato che nessuno si è preso la briga di andare a vedere cosa contenessero quei dischetti. Qualche anno fa ci hanno ripensato e, con le dovute cautele (si rischiava di perdere il contenuto dei floppy), hanno scoperto delle opere dell’artista realizzate col computer di casa Commodore.
In questa notte fantastica che tutto sembra possibile mentre nel cielo si arrampica un desiderio invincibile che lascia una scia, come astronave lanciata a cercare una via verso una nuova dimensione un’illuminazione…
In questa notte fantastica in questo inizio del mondo i nostri sguardi si cercano con ali fatte di musica
Posso toccare il cielo lo posso fare per davvero lascia che questa atmosfera ti porti con sé non c’è più niente da perdere
Ti porto via con me in questa notte fantastica ti porto via con me ribalteremo il mondo oh-o-o
Una cascata di bassi che fanno vibrare la spina dorsale una manciata di ore da metterci dentro il delirio totale due come noi che si fondono per diventare una nota sola due come noi che si cercano dentro una musica… nuova dentro una macchina suona una ritmica forte si sente da fuori un temporale elettronico lava la polvere dai cuori DJ suona musica buona BPM uno tre zero respira… respiro…Ti porto via con me!
In questa notte fantastica di questo inizio del mondo con mille storie che nascono e mille amori che esplodono in mezzo alla via fanno una luce più forte del sole in questo spazio elettronico posso toccare il cielo!
Ti porto via con me in questa notte fantastica ti porto via con me ribalteremo il mondo una cascata di bassi che spingono il mondo ad un nuovo mattino donna che danza la notte fa nascere il sole e ti sento vicino come filmare una scena per dire chi siamo su un altro pianeta in questa parte di mondo la strada finisce… comincia la vita Senti il dolore si scioglie nel tempo che scorre e che scivola via non resterò qui a guardare ho già iniziato a viaggiare
Ti porto via con me ti porto via con me uoh-o-o ti porto via con me ribalteremo il mondo Ti porto via con me ti porto via con me ti porto via con me ribalteremo il mondo-o-o Oh oh-o oh-o oh-o-o-o eh Oh oh-o oh-o, oh oh oh oh Oh oh-o oh-o oh-o-o-o Oh oh-o oh-o
Ti porto via con me
Canaletto – Il Bucintoro al Molo il giorno dell’Ascensione
(1740 circa, Torino, Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli)
Powered by WordPress & Theme by Anders Norén