Visto che Natale è passato, non si ha più l’obbligo di essere più buoni, nè tantomeno politically correct, cosa di cui io sono un maestro a non essere. Oggi ce l’ho con….
Le suore Agostiniane di Voghera. Ecco il perchè:
Da un po’ di mesi a questa parte, quando torno a casa dal negozio, vedo che un paio di suore escono dalla panetteria che fa angolo tra Via Emilia e Via Dal Verme con delle ceste di pane. Evidentemente è il pane non venduto, che viene subito consegnato ai poverelli della città. E fin qui tutto bene, detto così è una bella favola, una storia da libro cuore, una buona azione, una cosa positiva. E lo è senz’altro, per la carità, ma ha anche i suoi risvolti negativi. Vi spiego quali. Da almeno un quarto d’ora, se non più, prima della chiusura della panetteria, davanti alla porticina dell’istituto Santa Caterina staziona almeno una dozzina di individui, quelli che io ho sopra definito bonariamente come "poverelli". E poveri lo sono senz’altro, se attendono il pane. Voglio premettere che mi rendo conto che è un’opera di bene, un atto di carità splendido e da cartolina. E’ il modo in cui è gestito che non funziona benissimo. Cosa comporta l’assembramento di questi uomini? Qualche disagio. Prima di tutto per gli inquilini del palazzo di fronte, che fisicamente faticano ad entrare in casa, poi per gli automobilisti, che faticano a passare, poi per i pedoni, che sono costretti a fare lo slalom. Piccoli disagi direte voi, e vi do ragione, ma sarebbero evitabili se le suore aprissero il loro bel portone e facesso la consegna dei pani e dei pesci (pardon, solo dei pani) all’interno del loro cortile.
C’è anche un altro fattore. Questi personaggi sono tutti uomini (non gliene si può certo far colpa), un po’ trasandati (d’altronde, se sono poveri, la cosa vien da sè, anche qui sono incolpevoli). Talvolta sono anche un po’ alticci, magari solo arrabbiati col mondo. Però non è bello passare in mezzo a loro, dopo che passo di lì da oltre vent’anni per andare a casa mia, ed essere oggetto di occhiatacce (perchè passando in bicicletta si devono spostare) e talvolta di male parole (dette in lingue a me sconosciute, magari mi stanno solo salutando benevolmente, non lo metto in dubbio). Finchè passo in auto il disagio è minimo (col mio stile di guida il disagio è molto più per loro che rischiano di essere messi sotto, stanno in mezzo alla strada!), quando passo in bici il problema è minimo, se passo a piedi tiro dritto. E fin qui tutto bene. Ma se passasse una persona anziana? Una donna? Dei bambini? Non voglio fare allarmismo sociale, vi racconto solo l’ultimo aneddoto e poi valutate voi: un paio di settimane fa passo in auto (sempre alla sera, dopo la chisura dei negozi, quindi col buio) e vedo mia sorella con la mia nipotina prorpio lì in mezzo al gruppone. Accosto e mi chiedono un passaggio, seppure per pochi metri. Mia sorella mi spiega che le avevano detto di non passare di lì a quell’ora (e, badate bene, sono le 19 e 35, non le due di notte!), ma che si era dimenticata. E così si è trovata nel bel mezzo di una baruffa con tanto di lancio di sassi. Eh no, adesso qui mi incazzo: ma non bastavano i banditi che bazzicano Piazza San Bovo? Adesso ci si mettono anche le Agostiniane?
Visto che ci sono i rompipalle "antagonisti" che non vogliono mai che si costruisca vicino a casa loro: autostrade, pale eoliche, ecc. avrò anche io il diritto di mostrare la mia contrarietà a qualcosa vicino a casa mia o no?