(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: December 2011

Esseemmeessami !!!

Ci siamo, oggi è l’ultimo giorno dell’anno e quindi siamo giunti al tradizionale appuntamento con gli sms più cool dell’anno. Ecco quelli del 2011:

Un amico mi scrive messaggi che sembrano provenire dalla CIA: Traceroute ping back test effettuato, delay cause overflow ambiguty mode, new phone buyed? Buona serata

Vecchi spezzoni di film di Bud Spencer e terence Hill: Anulo figlio de Mama mama regina de isola…   

L’amico milanese che commenta ciò che vede in strada: Cazzotti c’e la street parade a Milano e ho pensato ma chi cazzo sono tutti sti drogati. Sono proprio diventato un integrato

C’è chi ha bisogno di me x creare bigliettini: Ciao stasera sei a casa che ho bisogno della tua competenza informatica? Ho svariati file pdf powerpoint ecc da unire tt in unico PDF e nn so cm fare!

L’amico allegro: sono sotto fabio

Eureka: Fabio, ho scoperto ke campobasso è in molise!!! Mentre l’altro capoluogo dì provincia del molise qual è?

Mi ero dimenticato qualcosa fuori dal negozio: Il cartello di fuori serve a fare pubblicità? :-)

…finiti !!! E ora: BUON ANNOOOOOOOOOO !!!!!

Il marketing esperienziale

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Trentaduesima puntata

“Il cliente è l’elemento centrale del marketing: senza cliente non esisterebbero né azienda né marketing.”
Bernd Schmitt

La rinnovata attenzione per la sfera del sensibile sembra ora influenzare anche il marketing. Teorizzato da Joseph Pine e James Gilmore  (B.J. Pine, J.H. Gilmore, “The Experience Economy: Work is Theatre & Every Business a Stage”, Harvard Business School Press, 1999.) e sviluppato da Bernd Schmitt ( B. Schmitt, “Experiential Marketing”, Free Press, 1999 – B. Schmitt, “Customer Experience Management”, John Wiley and Sons, 2003), professore alla Columbia University, il “marketing esperienziale” è così chiamato in quanto si basa più sull’esperienza del consumo che sul prodotto in sé. Non ci si concentra più sui soli attributi fisici dei prodotti in vendita ma sull’esperienza che essi sono in grado di far vivere al consumatore. Per fare un esempio, non è ritenuto importante il prodotto “pantaloni”, ma l’esperienza “indossare i pantaloni ad una festa”. Obiettivo primario della strategia di marketing sarà allora quello di individuare che tipo di esperienza valorizzerà al meglio il prodotto. Secondo Schmitt esistono cinque diversi tipi di esperienza:

  • SENSE experiences ovvero esperienze che coinvolgono la percezione sensoriale.
  • FEEL experiences ovvero esperienze che coinvolgono i sentimenti e le emozioni.
  • THINK experiences ovvero esperienze creative e cognitive.
  • ACT experiences ovvero esperienze che coinvolgono la fisicità e i comportamenti.
  • RELATE experiences ovvero esperienze risultanti dal porsi in relazione con un gruppo.

Il venditore potrà costruire per i consumatori queste esperienze mediante l’insieme degli strumenti a sua disposizione, e progettandone e creandone di nuovi, se necessario. Naturalmente, questi cinque tipi di esperienza potranno essere combinati tra loro a formare “esperienze ibride” o “esperienze olistiche” (nel caso in cui vengano combinate tutte e cinque). Il marketing esperienziale si differenzia dal marketing tradizionale per il fatto di interagire con aspetti solitamente non tenuti in considerazione. 
 


Componenti del costo di un caffé degustato in Piazza San Marco a Venezia al Caffè Florian – Elaborazione da Pine, Gilmore, "The Experience Economy"

Una delle tendenze del marketing esperienziale riguarda lo spazio del punto vendita. È in atto una trasformazione di questi luoghi: il pubblico sembra aver riscoperto l’importanza del contatto umano e lo ricerca anche nel punto vendita, col quale vuole instaurare un rapporto partecipativo ed emozionale. Ecco allora che il punto vendita risponde dotandosi di strumenti comunicativi e di attrazione basati sulla stimolazione di tutti e cinque i sensi del cliente. Nei negozi che offrono il prodotto moda la vista, pur rimanendo il senso principalmente coinvolto, è oggi affiancata dall’udito, dal tatto, addirittura dall’olfatto. Fondamentale appare, dunque, il ruolo del design nella ridefinizione del punto vendita, come visto a proposito dei concept store. La giusta misura sta nel riuscire a progettare gli ambienti operando nel senso di una ricostruzione sensoriale, creando luoghi in cui i cinque sensi cooperino armoniosamente alla percezione, anziché venire narcotizzati (per mancanza di stimoli) o storditi (per eccesso di stimoli).

Gli strumenti per l’attuazione del marketing esperienziale sono molteplici e devono essere combinati in modo efficace e soprattutto arricchiti di nuove dimensioni. Si sviluppano principalmente due strade: il “polisensualismo” e la capacità di generare interazioni ( A. Pastore, M. Vernuccio, op. cit.). Il primo può essere definito come il tentativo si suscitare nel consumatore un coinvolgimento dei sensi nell’esperienza di acquisto / consumo. Ad esempio con l’utilizzo di particolari profumi che evocano sensazioni di benessere o richiamano percezioni positive. L’interazione col prodotto, altra fonte di esperienze per il cliente, ha un duplice beneficio. Per l’ospite è una possibilità di testare il prodotto, acquisire informazioni al riguardo e, in taluni casi, trascorrere momenti piacevoli o partecipare a situazioni inconsuete e accattivanti, per il venditore rappresenta un’insostituibile occasione per la raccolta e la trasmissione di informazioni.

L’inverno a Pregola

L’anno, si sa, ha quattro stagioni. La primavera è per tutti, l’arrivo benefico del risveglio della natura. L’estate è accostata alle vacanze, al turista che gode dell’aria salubre, al ritorno al proprio paesello di quegli abitanti emigrati altrove. C’è trambusto: preparare feste, cuocere polente e salamini, imbandire tavolate di succulenti risotti, nonché dolci di varie specie. L’autunno è magnifico per i suoi colori, che a descriverli non basterebbe la tavolozza di un pittore. Gli orti offrono ogni ben di dio, dalle patate ai pomodori. L’autunno è propriamente accostato alla raccolta dei funghi, delle castagne, al tramestio dei cacciatori e dei trattori carichi di legna. Ed ecco poi l’inverno: lo si vuole freddo, triste, disadorno, lungo da passare. A Pregola non è così: coi suoi 1000 metri di altitudine l’inverno è una bellezza. Dapprima le piogge scroscianti, benefiche, che irrigano la terra; poi un bel manto di neve bianca, soffice, pulita, che copre tutto come una calda coperta; infine un silenzio assoluto che ti dà il modo di pensare, di ricordare, di progettare, di essere contento, di godere di quel mondo incantato che il paesaggio ti offre. Gli alberi spogli stanno lì fermi, sembrano sentinelle. I pini pendono i rami carichi e aspettano l’alito del vento per potersi scrollare di dosso la neve gelata. Il monte la fa da padrone: domina su tutta la vallata e ti difende dai venti. Lassù sulla punta sta la Madonna: il suo sguardo è per tutti, ma soprattutto volge a Pregola il suo gradimento. Gli uccelli che non hanno di che cibarsi, se non di una bacca di ginepro, volano a bassa quota cinguettando tutto il giorno: il loro pigolio anima la quiete della vallata. La neve e il freddo non sono più un grande guaio: con caldi doposci moon boot acquistati dalla Cinzia, con le scarpe da trekking da Fabio, la giacca a vento da Siro e il quad con quattro ruote motrici da Ivo ci si può permettere (come il dottor Villani) più di un bel giro sui prati innevati o su qualsiasi tipo di strada, sia essa impervia o ghiacciata. Che ne dite? È poi così brutto l’inverno a Pregola? Il rintocco delle campane è sì un po’ più fioco, ma non da meno squillante quando a Natale chiama a sé gli abitanti delle frazioni vicine per le messe religiose. E le case del paese? Abbarbicate attorno a quel pendio del monte, sembra si diano la mano, si tengano a braccetto, si sussurrino le paroline. Insomma un paesino da fiaba che trova il modo di sentirsi vivo anche in mezzo a quel gran silenzio. E la gente? Poca, in verità, ma buona. Cordiale, umile, socievole, generosa, sa badare ai fatti suoi e camminare con le sue tradizioni. La vita c’è: un camino fuma, una porta si apre e la vita è bella. È bello viverla quassù, dove si sente più che mai dover ringraziare Dio che ce l’ha data. E poi il Park Hotel? Raramente lo si trova su in montagna: le sue luci sfavillanti a tutte le ore richiamano gente da tutte le parti per un buon riposo e benessere. E che dire del nostro Gerry? Le sue sculture religiose su legno vivo testimoniano la sua bravura e l’impegno di tutti noi a non trascurare il loro significato: “Il mondo è bello, ma Dio ce l’ha solamente prestato”. Venite a Pregola d’inverno, un badile da offrirvi per spalare ve lo abbiamo preparato. Sapevate che fa la ruggine se inoperoso?

Rita


Foto by giames

 

La locomotiva

Questa immagine non apparirà più agli occhi dei vogheresi:

Ieri mattina, per la gioia di tutti i pensionati di Voghera e zone limitrofe (e dei giornalisti) (e di quelli che la ritenevano un impiccio, o peggio una mezza porcheria), è stata rimossa la locomotiva da Viale Carlo Marx. Adesso verrà restaurata, probabilmente a spese del contribuente, che non vede l’ora di sapere che i suoi soldi sono usati in questo modo, e poi piazzata da qualche parte, forse (e giustamente) nelle vicinanze della stazione.

I politici e i nostalgici possono dire quello che vogliono, ma la locomotiva era ben vista solo dai cagnolini, dai perdaballe e da quanti altri la usavano come orinatoio. In tanti anni non ho mai e dico mai sentito un residente della zona che fosse dispiaciuto di una sua possibile rimozione, anzi!!! Quindi arrivederci oppure addio, cara locomotiva.

Post Scriptum: leggo che l’amministrazione comunale di Voghera ha deciso di restituire il malloppo alle Ferrovie, decidendo si non sperperare soldi per riaggiustarla. Bravi, non è il momento.

Turna indre in dal futuro

Per quelli della mia generazione Ritorno al Futuro è un film immancabile, mitico, imperdibile, che sappiamo praticamente a memoria.

Qui trovate la versione in dialetto oltrepadano: grandissimo! "Prosim sabat da sera at fò andà a cà fora di ball". Ecco il trailer e uno spezzone. Nel canale YouTube di ThelegendofSkizzo ne trovate altri

Tre tipi di concorrenza

Volevo sottoporvi una mia riflessione riguardante la concorrenza dei centri commerciali verso i negozi tradizionali. Ovviamente mi sto riferendo nello specifico ai negozi di Voghera, nella fattispecie al mio.

Ho individuato tre tipi di concorrenza. Vado ad illustrarvi il Teorema di Tordi sulla Concorrenza.

Il primo tipo è la concorrenza "di prodotti". E’ il tipo tradizionale di concorrenza e il più facile da spiegare. Facciamo un esempio: se io vendo piumini e aprono nuovi negozi / centri commerciali in cui si vendono piumini è facile capire che i clienti in cerca di piumini hanno più possibilità di poter acquistare ciò che vogliono da un’altra parte. Detto in altre parole, il fatto che abbiano aperto nuovi negozi di abbigliamento è fonte di concorrenza per il mio negozio.

Il secondo tipo è la concorrenza "di soldi". Prima di fare, anche in questo caso, un esempio, voglio farvi riflette sul fatto che, in generale, gli acquisti del settore abbigliamento non sono di stretta necessità. Mi spiego meglio: noi tutti abbiamo bisogni primari, come quello di mangiare. Acquistare una camicia nuova non è invece un bisogno di primaria importanza: se non la prendiamo non andremmo di certo in giro nudi o coi vestiti rattoppati. E’ un tipo di acquisto che non è strettamente necessario. E qui si arriva al punto: se vado in un centro commerciale e spendo per comprare qualcosa d’altro (un profumo, una griglia per il barbecue, un videogioco, ecc.), quando passo davanti alla vetrina di Piazza Affari e vedo una camicia che mi ispira, magari decido che per questa settimana ho già speso un po’ troppo e quindi rinvio l’acquisto.

Apro una parentesi necessaria. Tutte e tre questi tipi di concorrenza sottendono una verità: la gente va nei centri commerciali. Ci va per la grande scelta, ci va per fare un giro, ci va perché spesso sono gli unici negozi aperti, ci va perché fa caldo d’inverno e fresco d’estate. Insomma, non devo certo fare un trattato di costume o filosofia spicciola per spiegarvi il perché nei centri commerciali ci si va. E quando sei li cosa fai… gironzoli. E magari va a finire che approfitti dell’occasione e… spendi.

Il terzo tipo è la concorrenza "di tempo". Se passo la giornata al centro commerciale, dove per andarci devo prendere l’auto perché sono fuori città… è ovvio che in città non ci sono fisicamente. E quindi non passo davanti ai negozi. E quindi non posso acquistare quella camicia… semplicemente perché non la vedo, in quanto io non sono li, ma sono al centro commerciale.

Ricapitolando: la camicia non la compro perché l’ho comprata in un altro negozio, oppure perché ho già comprato un orologio (o mi sono fermato a mangiare la pizza con la famiglia), oppure perché non sono neanche passato davanti al negozio.

berluscun

Mie considerazioni a freddo sulla caduta del governo, dei perchè e dei percome, del passato e del futuro della politica italiana.

Partiamo, ovviamente, da Berlusconi. Dal suo ingresso in politica è stato candidato nel 1994 (vinte), 1996 (perse), 2001 (vinte), 2006 (perse), 2008 (vinte) come presidente del consiglio. Ooooops ho appena detto una cazzata: in Italia non ci si può condidare come presidente del consiglio dei ministri, ma non siamo ipocriti: nei fatti è quello che è successo! Fatto sta che Berlusconi ha vinto 3 volte e perso 2.

Ora qualche altro "numero", che spiega forse meglio la situazione: negli ultimi 17 anni (la cosiddetta "Seconda Repubblica") ha governato quasi sempre lui. Ha il record di durata in carica di un governo della Repubblica Italiana ed è terzo come italiano al governo, preceduto da Mussolini e Giolitti.

Arriviamo alle mie considerazioni. Berlusconi è arrivato al momento giusto nel posto giusto: la gente era stufa dei vecchi politici e lui rappresentava il nuovo, l’uomo di successo, l’imprenditore del nord, ecc. E la gente gli ha dato fiducia. E gli ha dato ancora e ancora fiducia. Questo gioca a suo favore ma anche a suo sfavore: nessuno come lui ha avuto una tale maggioranza e una tale "ossequiosità" nei suoi confronti. Con tale potere avrebbe poututo fare grandi cose. Purtroppo non è sempre stato così. I suoi governi hanno fatto cose belle, ma non basta. La situazione non era bella: negli anni ’80 i governi italiani hanno accumulato un super debito. I governi degli anni ’90 e 2000 hanno sempre promesso di ridurre questo debito (anche i governi Prodi, Amato, D’Alema, ecc) ma, alla fine dei discorsi, non l’hanno fatto. Questa è la loro colpa principale, e siccome quello che ha governato di più è Berlusconi, la colpa va data principalmente a lui. Quando un tizio ha dei debiti e ha uno stipendio, dovrebbe pagare un po’ di debiti invece di fregarsene, perchè quando arrivano i tempi delle vacche magre, come adesso, sono dolori. Il governo aveva dei debiti e non li ha abbassati. Adesso tutti si aspettano che lo faccia Monti.

Berlusconi ha altre due gravi colpe, collegate tra loro. La prima è che ha fatto, spesso, i cazzi suoi (ormai si può dire, non è più una parolaccia). Lo sappiamo, tutti i politici fanno i fatti propri, non è una novità. L’importante è non esagerare, e lui ha esagerato. Perchè se fai i fatti tuoi e anche quelli del paese, va quasi bene, ma se fai solo i fatti tuoi poi non hai tempo per fare anche quelli dell’Italia.

L’ultima colpa è quella di aver perso credibilità, e conseguentemente aver fatto perdere credibilità all’Italia intera. Quindi alla fine la gente si è stufata. Sia perché "piove governo ladro" (cioè se c’è la crisi è colpa, anche, del governo, che magari non l’avrà alimentata, ma sicuramente non ha lavorato per evitarla), sia perché ormai stava diventando quasi autocaricaturale nel suo non dico difendersi, ma addirittura nel negare qualsiasi attribuzione di una qualsiasi malefatta (sia gravi, sia veniali). Insomma: ha perso la fiducia nella gente. E per un politico è una cosa gravissima.

Detto questo, cioè detto che Berlusconi ha le sue colpe, si è preso anche colpe non sue. L’altro giorno leggevo le pagine in fondo della Gazzetta dello Sport, quelle della rubrica "Gli altri mondi", dove si cerca di spiegare a chi legge solo la gazza cosa succede al di fuori dello sport. C’era una bella domanda: come mai questo famigerato spread continua ad aumentare nonostante il governo Monti? Ma non si diceva che era tutta e solo colpa di Berlusconi? Appunto.

Luna? Si ci siamo andati

Ho letto il libro in oggetto, scritto da Paolo Attivissimo, giornalista pavese (che vive attualmente in Svizzera). C’è molta gente che afferma di avere le prove che l’uomo non è stato sulla luna, in quel luglio 1969. Paolo sminuzza tutte quelle tesi complottiste una per una. Il libro è molto piacevole, non fosse per lo stile che lo fa scorrere via liscissimo e soprattutto l’argomento interessante (sto parlando dello sbarco sulla Luna, non dei complotti!). Sul blog Complotti lunari trovate il link per acquistarlo o per scaricarlo in PDF. Ecco i motivi del perché dovreste leggerlo (tratti dal libro stesso):

Chi non ha dubbi sulle missioni lunari commette spesso l’errore di ritenere che i sostenitori delle tesi di complotto siano tutti stupidi e paranoici. Questo causa grandi imbarazzi quando si accorge che fra i suoi conoscenti che stima e che ritiene tutt’altro che stupidi ci sono dubbiosi e lunacomplottisti convinti. È vero che una parte dei lunacomplottisti è fortemente paranoica: crede non solo alla messinscena lunare, ma anche alle altre tesi di complotto eccentriche diffuse soprattutto via Internet, come quelle sulle “scie chimiche”, sull’11 settembre, sull’assassinio del presidente Kennedy, sui terremoti generati a comando dagli USA, sulle cure mediche alternative soppresse dalle multinazionali del farmaco, sugli UFO nascosti dai governi e sui gruppi di potere occulti (dai banchieri ebrei agli Illuminati ai Rettiliani).

Ma coloro che seguono le tesi alternative sugli sbarchi lunari non sono tutti così. Una grandissima parte è semplicemente male informata o non informata del tutto: ha visto soltanto siti Internet e trasmissioni televisive favorevoli a queste tesi lunari e non è consapevole della quantità enorme d’informazioni e di prove che le sbufalano, anche perché spesso sono disponibili solo in inglese o in gergo altamente tecnico.
Non c’è nulla di stupido o di paranoico nel subire la forza mediatica di un programma TV o di un libro: entra in gioco il principio d’autorità, perché siamo stati educati a ritenere vero e verificato ciò che troviamo nei libri e nei media, specialmente quando ha come garante apparente un editore o una rete radio o televisiva nazionale.
La differenza fra una persona non informata o male informata e un complottista è molto semplice: la prima, dopo che le sono stati presentati tutti i fatti, capisce di essere stata ingannata o di aver preso un abbaglio e li accetta; la seconda rifiuta i fatti, si barrica dietro qualche microscopico dettaglio non spiegato, lo fa assurgere a prova definitiva del complotto e spesso accusa chi gli ha presentato i fatti di essere un agente pagato dalle forze occulte che hanno ordito la cospirazione.
Non è un’esagerazione: è quello che molti sostenitori delle tesi di messinscena lunare dicono del sottoscritto nelle loro mail di insulti.
In sintesi: è lunacomplottista chi, dopo aver visto che due più due fa proprio quattro, insiste ancora a dire che fa cinque.

Dollari

Il regista Sergio Leone a metà degli anni ’60 ha realizzato tre film considerati dei capolavori nel suo genere, passati alla storia come la "Trilogia del dollaro". Sono film contraddistinti dall’avere in comune il genere (il famoso spaghetti western), uno dei protagonisti (l’uomo senza nome, interpretato da Clint Eastwood) e le eccelse musiche di Ennio Morricone. Tutti e tre questi film contengono delle scene epiche, soprattutto quelle verso la fine. Eccole:

Per un pugno di dollari (1964) :

 

Per qualche dollaro in più (1965) :

 

Il buono, il brutto, il cattivo (1966) :

 

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén