(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: October 2010

I colori dell'autunno

L’autunno ha le sue magie. Anche se è una stagione che hai dei lati tristi, come quando guardi malinconicamente le tue magliette a maniche corte e le sposti dall’armadio sapendo che per un bel po’ non potrai più indossarle. Non sei triste solo per le magliette, ma anche e soprattutto per il freschino che non ti permette di usarle…
Quando esci al mattino e c’è freddo, e non sei ancora abituato. Sei costretto a mettere già il piumino e ti senti tutto intirizzito. Poi magari piove anche.

Però l’autunno ha le sue magie. Ha soprattutto i suoi colori. Qualche giorno fa stavo tornando da Cima Colletta verso Brallo, quando nella strada sopra Bocco una folata di vento ha fatto scendere una pioggia di foglie multicolori. Che forte, pareva di essere in un quadro. I colori dell’autunno sono i più belli, quelli che si adattano meglio ai quadri.

 

Aneddoti 14

A volte mi capita che i clienti mi costringono a dire quello che non vorrei dire (per il fatto che non è vero!)

Esempio:

entra una signora con una borsa e mi dice:
"Vorrei una giacca per mio marito"
"Venga signora, sono di qui"
"No, ma me le faccia vedere lei"
"Si, ma se viene nel reparto giacche da uomo facciamo prima. Come la vuole? Lunga? Corta? Pesante? Leggera?"
"Eh non so, mi faccia vedere lei"

"Si ma venga nel reparto, la prego, non posso portargliele a vedere una alla volta all’ingresso. Va bene questa?"
"No, troppo liscia, a mio marito non piace liscia, la vuole trapuntata"
"Ah, ok. Venga che così le vede"
"No, no, me le faccia vedere lei"
(Santa pazienza, ma cosa le costa fare due metri in più!!!)
"Va bene questa?E’ trapuntata"
"No, ha un collo che a mio marito non piace, lo vorrei di velluto"
"Va bene questa trapuntata col collo di velluto?"
"No, è troppo lunga"
"Va bene questa col collo in velluto, corta e trapuntata?"
"No, a mio marito non piace questo colore, la vorrebbe scura, sa ha 80 anni"
"Va bene questa? Scura, collo in velluto, trapuntata, corta"
"Non va bene la taglia"
"Va bene questa? Blu, di marca, trapuntata, taglia giusta, collo in velluto"
"Troppo corta"
"Idem come sopra ma nè troppo lung nè troppo corta?"
"Costa troppo"
"Ma signora, venga a vedere lei, ho un reparto di giacche da uomo, così la sceglie lei"
"No, no, c’am la daga lù" (traduz: me la dia lei)
"Ma non fa prima a dirmi come la vuole anzichè dirmi come non la vuole?"
"La vorrei come questa"
e quindi estrae dalla borsa un comunissimo modello "Husky", come quelli che andavano anni fa.
"Di quelli non ne ho. Però ce li ho così, così, così, così e anche così"
"No, quelli sono modelli un po’ passati"
Mentre mi ripeto "Fabio stai calmo" penso a quello che le risponderei, e cioè
"Signora si da il caso che quello che cerca lei è un modello sorpassato, anzi proprio vecchio!!! E poi scusi ha detto che suo marito non vuole modelli moderni perchè ha 80 anni, adesso cosa vuole che le dica??"
e invece rispondo:
"Signora, io glieli ho fatti vedere tutti, adesso dia un’occhiata lei"
"Ah ho capito, allora non ne ha di giacconi. Strano, io cercavo un semplice giaccone per mio marito, pensavo che i giacconi da uomo li aveste. Ma arrivano? Se mai ripasso. Quindi non ne ha vero? Eh? Non ne ha!!!"
e io mi arrendo:
"Si signora, ha ragione, non ne ho. Ha ragione lei. Non ho giacconi da uomo"
In realtà ne ho almeno 100 modelli diversi… semplicemente non ho quello che cerca lei. Ma il cliente ha sempre ragione… Perlomeno finchè è educato.

La chiesa del Brallo

tratto dal sito della Pro Loco Brallo.

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Il complesso (Chiesa, Salone, Canonica) è stato realizzato dal Sacerdote Luciano Faravelli, parroco di Pregola.
Fin dall’inizio chiamò attorno a sè un "Comitato Promotore" al fine di sensibilizzare la generosità degli Enti pubblici e privati cittadini, sia locali che villeggianti, onde far fronte al notevole peso finanziario.
I lavori della nuova Chiesa ebbero inizio il 17 aprile 1961 e a conclusione l’11 luglio 1965. Sua Eccellenza Mons. Francesco Rossi, insigne benefattore, solennemente benedisse.
L’opera è stata progettata e diretta dall’Architetto Enrico Decorato di Milano e costruita dall’impresa Edile F.lli Ravetta di Brallo su sedime donato dal Comune.

Il 27 Luglio 1969 Sua Eccellenza Mons. Francesco Rossi di Tortona consacrava l’Altare dedicandolo ai SS.Pietro e Paolo e benediceva l’artistico Crocefisso. Il complesso è opera dello studio di Architettura Cagnoni-Ciampa di Milano; in sasso di Serizzo, con le sculture in metallo duro bianco di stile volumistico. Lo scultore Aldo Calvi, attraverso un simbolismo personale, ha inteso affermare l’espressività  dei valori plastici, indipendentemente dalla configurazione naturalistica dei soggetti, senza travisare il messaggio del Cristo-Amore che attraverso il Sacrificio (la Croce), si dà  a tutti (Mensa-Altare con paliotto raffigurante l’ultima cena) per mezzo della Chiesa e nella Chiesa (per questa la figura di S. Pietro: dalla sua origine, pescatore, vele di barca alla sua elezione le chiavi)

Successivamente è stata inserita la vetrata artistica realizzata in vetro antico soffiato legato in piombo disegnata e realizzata nel 1980 dal frate francescano Padre Costantino Ruggeri nel laboratorio del Convento della Chiesa Canepanova di Pavia.
La vetrata che riporta diversi elementi del paesaggio montano, vuole essere un canto alle bellezze del creato.

La scultura posta sul cippo davanti alla Chiesa è opera di Silverio Riva, noto pittore e scultore Vogherese nato nel 1940, docente titolare di Anatomia artistica all’Accademia delle belle Arti di Brera. Si ispirava a Sutherland e credeva in Giacometti, poi la sua attenzione di uomo di terra e di fiumi si è concentrata sul frammento di vita; tra astratto e figurativo le sue opere vogliono avere il sapore della natura. Muore a Voghera nel 1998. Il monumento a ricordo dei caduti in guerra è stato eretto il 20 Novembre 1983.

Paperone e Paperino a Rapallo

Zio Paperone e il ritratto sottratto
Codice INDUCKS I AT 189-S 71291 (01-09-1972)
Disney/Bottaro/Bottaro/
Pubblicato su "Almanacco Topolino" 189 e "Super Almanacco Paperino" 23

Lettera 43

Da pochi giorni è in edicola, pardon, on line, un nuovo quotidiano d’informazione: Lettera 43. Diretto da Paolo Madron, noto giornalista che ha scritto su numerose testate (Panorama, Il Sole 24 Ore, ecc.) e finanzaiato da ben 3 milioni di euro, si propone di divulgare informazione indipendente ed essere molto web oriented, vale a dire che farà largo uso di tecnologie che la carta stampata non può avere.

Ben venga una nuova testata giornalistica, la pluralità di informazioni è sempre la cosa migliore. Io prima leggevo sempre Repubblica e Corriere, ma da un (bel) po’ di tempo la versione on line del giornale fondato da Scalfari è diventata faziosa come e più della versione cartacea, e trovo noioso leggere notizie smaccatamente di parte.

Quindi auguri al nuovo giornale.

www.lettera43.it

Miss Margherita (2)

Seconda puntata della rubrica a cura di Miss Margherita, la nostra inviata nelle pizzerie d’Italia. Vediamo oggi cosa ci propone.

Romana di Varzi (PV)
Pizza: equilibrata. Nota positiva anche per i dolci
Locale: carino con interno pseudo etnico
Personale: simpatico
In una parola: PRECISA

Zip Pepe di Rivanazzano (PV)
Pizza: troppo soffiata e risente della cottura con forno elettrico
Locale: lineare
Personale: un po’ invadanete
In una parola: INSIGNIFICANTE

La Monella di San Desiderio di Godiasco (PV)
Pizza: non male. particolare nota positiva per i dolci non solo buoni ma anche ben presentati
Locale: rustico ma con gusto
Personale: attivo
In una parola: NON MALE

Da Sergio di Bralello di Brallo (PV)
Pizza: unica nel suo genere: "su misura per la teglia"
Locale: semplice
Personale: domestico
In una parola: MISURATA

Noto che Miss Margherita non le manda certo a dire. Stavolta vedo che ha percorso tutta la Valle Staffora da cima a fondo e si è soffermata un pochino… sui dolci! Alla prossima e buon appetito!

Factory Outlet

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Ventitreesima puntata

Nella struttura distributiva dei prodotti di abbigliamento, un posto di rilievo è occupato in diversi Paesi dai factory outlet: grandi strutture di vendita discount che fanno capo ad un numero molto ridotto di operatori immobiliari che, una volta realizzato il centro, affittano i singoli negozi ai produttori di marca/griffe che pongono in vendita le rimanenze o talvolta anche collezioni specificamente costruite per questo formato distributivo. Rappresentano l’evoluzione del tradizionale spaccio aziendale, quei punti vendita di proprietà del produttore, situati principalmente in prossimità della fabbrica, nei quali si vendono collezioni passate e articoli di seconda scelta a un prezzo ribassato. Gli outlet sono invece inseriti in un centro in cui sono presenti anche altri marchi, appartenenti e non alla stessa categoria merceologica. Questi complessi si caratterizzano infatti per il tentativo di emulare la planimetria di un’area urbana con strade, piazze, e traverse in cui i singoli esercizi sono affiancati da una serie di servizi complementari relativi al ristoro, alla custodia dei bambini, all’intrattenimento. L’illusione che si vuole ottenere è quella di creare l’ambientazione di una “città ideale” in cui il consumatore entra anche per trascorrere momenti di svago e di ricreazione lontano da confusione, traffico e smog.

Il factory outlet center è una tipologia relativamente nuova di centro commerciale; rappresenta all’incirca il 9% dei centri commerciali esistenti in Europa. Diversamente dalle altre tipologie di centri commerciali, il factory outlet si caratterizza per la focalizzazione sui prodotti d’abbigliamento e per la vendita discount di griffe.
Alle 15 strutture già funzionanti nel nostro Paese, si aggiungono altre 15 realizzazioni per ulteriori 350.000 mq; uno sviluppo che molti ritengono saturerà il mercato. La diffusione di questa formula di vendita è stata agevolata da un vuoto normativo che, di fatto, ha permesso di vendere in saldo 365 giorni l’anno, senza vincoli di orario, merce che non è necessariamente fallata, delle passate collezioni o di campionario. Il grande potenziale del factory outlet è riconducibile al fatto di offrire un assortimento di griffe a prezzi discount in un unico luogo, peraltro caratterizzato da architetture che riproducono il look dei vecchi centri storici.


Figura 17 – Il primo factory outlet aperto in Italia è stato quello di Serravalle Scrivia

I punti vendita ubicati nei factory outlet center sono negozi diretti di proprietà dei produttori di marca; l’assortimento del centro è composto da articoli di abbigliamento, calzature, pelletteria, accessori, prodotti di design e articoli per la casa a prezzi dal 30 al 50% inferiori al livello praticato nei normali canali di vendita. Essi puntano sulla contemporanea presenza di più marche: di norma non esiste infatti una “locomotiva”, come l’Ipermercato nei Centri Commerciali pianificati, ma soltanto negozi outlet monomarca, affiancati da punti di ristorazione e da una serie di attrazioni per invogliare il consumatore a fermarsi. Nella scelta localizzativa si considera la presenza e la forza della rete commerciale tradizionale: la distanza tra l’area urbana e il factory deve essere sufficiente per ridurre cannibalismo e conflittualità con la clientela dei produttori.
In Italia i factory outlet hanno buone prospettive di sviluppo, per l’elevata sensibilità alla marca di ampi segmenti di consumatori, per l’alta densità demografica ed abitativa e per il sistema di autorizzazioni del center stesso che è molto semplificato rispetto quello previsto per l’apertura di un Centro Commerciale.

MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni Location in posizioni ottimali.
Ambiente confortevole e rilassante.
Orari di apertura prolungati.
Raggiungibile solo uscendo dalle città.
Esterni Formula innovativa che piace ai clienti.  Spersonalizzazione del servizio offerto

 

Twitter

Da un po’ di giorni ho ripreso a usare Twitter e l’ho implementato nel blog, come potete vedere dalla barra qui a destra. L’avevo già fatto nel 2007 (potete vedere la notizia cliccando qui) ma poi l’ho rimosso a causa di inutilizzo.

Ora invece l’ho rispolverato e l’ho anche collegato al mio account Facebook. Se funziona (e spero di si) quando mando un tweet dovrebbe finire, oltre che su Twitter e sul mio blog, anche sulla mia bacheca FB.

A questo punto qui ci vuole un bel: e chi se ne frega!!!

Google TV

Tra poco Google lancerà un nuovo servizio, la Google TV. Non ho capito bene bene di cosa si tratta. Una via di mezzo tra la TV, come la intendiamo adesso, e il web. Insomma ti metti davanti al teleschermo e navighi tra canali, filmati, pagine web. Quindi ti puoi vedere le previsioni meteo sul tuo sito preferito, un video da YouTube, mentre segui la partita in un riquadro. Figo no? Ovviamente sarà disponibile, all’inizio, solo in America.

Ma la cosa che mi piace di più in realtà non è il servizio in sè, ma il messaggio contenuto nel video di presentazione:

Kids again.
We haven’t been this excited about TV since Saturday morning cartoons.

Già, ecco perchè mi piacciono le innovazioni tecnologiche: perchè mi fanno sentire sempre come quando ero bambino: curioso e affascinato da ciò che non conosco ancora.

Il Giornale del Pavese

Una delle cose belle di internet è che puoi sapere le notizie in anteprima. O anche non in anteprima, ma nel momento in cui vuoi tu: non devi aspettare il telegiornale o il giornale del giorno dopo.

Questo vale soprattutto per le notizie locali. Io abitualmente leggo le notizie su Vogheranews e Vogheraseitu e guardo i video di Tele Pavia Web.

Da poco tempo ho scoperto un altro giornale locale on line: Il Giornale del Pavese. Ecco il link:

www.ilgiornaledelpavese.it

Le gente è strana

La gente è strana quando sei uno straniero…

Prato. 3 donne muoiono a causa del maltempo che ha allagato un sottopasso. Ma fa più notizia se scrivono: "Prato, morte tre cinesi". Io sono dell’idea che bisogna rispettare i morti. Sempre e comunque. E poi cosa cambia se sono cinesi o meno? La responsabilità della loro morte non è certo loro. Men che meno in quanto cinesi, anzi. Magari, visto che Prato è una delle città italiane a maggior numero di imprese cinesi, si stavano recando a lavorare. E il sindaco non ha avuto neanche il buon gusto di proclamare il lutto cittadino. E già perché lui si lamenta dei cinesi, però la sua ditta, la SASCH, produce in Cina !!!

Ecco, in questo post parlerò bene degli stranieri. Strano, direte voi? No. E ora cercherò di spiegarmi bene. Io sono favorevole all’immigrazione. Che non sia "selvaggia", chiaramente. Se mi dite: frontiere aperte, venga chiunque, non mi va bene. Non so se ve ne siete accorti, ma questa politica non la usa nessuno, e un motivo ci sarà. Però se la gente vuol venire qui a lavorare, e ripeto a lavorare e sottolineo ancora a lavorare, che male c’è? Anzi. E parlo di qualsiasi tipo di lavoro e a costo di esser eccessivamente pedante e noioso ripeto qualsiasi tipo di lavoro.

A voi vanno bene gli stranieri solo se fanno i domestici o i badanti? O gli operai o gli asfaltatori di strade? A me, se lavorano, vanno bene sempre. Io sono così tanto liberista da esser radicale, amo la concorrenza e il libero mercato. Quindi se gli stranieri vengono in Italia e aprono delle imprese, a partire dal piccolo negozio fino ad arrivare alla grande industria, per me va benissimo. Cari italiani, vi sentite in diretta concorrenza? Mi spiace, ma se siete veramente i più bravi e i più furbi arrangiatevi da soli.

C’è gente che fa le crociate a favore degli immigrati, ma poi si lamenta se i cinesi aprono le fabbriche, oppure se gli africani accettano salari bassi pur di lavorare. Ripeto: cari italiani, siete così bravi? E allora accettate la concorrenza. Troppo bello essere amici degli stranieri solo quando vengono a pulire i cessi….

Quindi: viva gli stranieri che vengono qui a lavorare. Cari politici, dategli tonnellate di permessi di soggiorno. Anzi aboliteli proprio i permessi di soggiorno. Ognuno dovrebbe aver il diritto di venir qui a lavorare. Chiaro che poi se uno viene qui a fare il malfattore o a grattarsi la pancia (è un po’ sospetta la cosa di gente che passa le giornate al bar eppure si mantiene, chissà come fanno eh?)… beh sappiate che in Italia non siamo secondi a nessuno in questo campo, ne abbiamo già dei nostri, quindi, per favore, se venite qui a cazzeggiare sperando nello stato sociale italiano, tornatevene a casa.

Libri open source

Lodevole iniziativa di alcuni professori italiani. Non ho riferimenti alle notizie, ma se fate una piccola ricerca li trovate. Mi riferisco a quei docenti che si sono messi li e hanno scritto dei libri di testo, per poi divulgarli liberamente. Gli studenti possono fotocopiarli, stamparli, scambiarli, anche usarli al gabinetto, volendo

L’idea è questa: le case ditrici, per fare business, ogni anno cambiano appositamente qualcosina nelle edizioni dei libri, rendendoli presto obsoleti. E quindi le scuole, (e talvolta i genitori) non vogliono adottare un libro "vecchio", preferendo spendere per quello "nuovo". Vi rendete conto che in alcune materie è fisicamente impossibile che ci sia qualcosa di cambiato da un anno all’altro, ma neanche in 10 anni. L’Italiano è l’esempio più classico. In matematica escono magari nuovi studi e nuove formule, ma credo che siano talmente complicate che neanche al master di matematica se ne accorgano, figuriamoci alla scuola dell’obbligo. Per la storia vale lo stesso discorso, una revisione del libro ogni decennio sarebbe sufficiente. Per la geografia magari qualche aggiustatina ogni tanto serve, ma anche qui arriva il bello: questi libri sono rilasciati con una licenza che permette ad altri autori, che abbiano le capacità di farlo, di integrare, perfezionare, migliorare e modificare i libri in questione.

Così le famiglie si recano in copisteria e con relativamente pochi euro possono comprare tutti i libri di testo. La trovo un’idea fantastica. Le uniche barriera alla diffusione potrebbero essere solo due. Una che condivido: si dovrebbe avere le capacità di vagliare se sono comunque libri di testo adatti al corso che si intende svolgere. E una abbastanza triste: gli inciuci che le scuole potrebbero avere coi rappresentanti delle case editrici (da non sottovalutare). Ma la strada adesso è aperta!!!

Salire al Brallo

Tratto da “Brallo di Pregola ESTATE INVERNO” di Alessandro Disperati e Mara Vago, 2003

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Il Territorio

Di giorno  o di notte salire al Brallo è sempre un’emozione. Quando la luna fa capolino e illumina quasi a giorno boschi e pinete, come giocando, scompare e ricompare dietro il Lesima. All’alba ecco splendere in tutta la sua bellezza questa fetta di Appennino divisa fra la Val Trebbia e l’alta Valle Staffora, in Lombardia, al confine con la Liguria, all’interno della Comunità Montana dell’Oltrepo Pavese. Ecco il Brallo di Pregola, un susseguirsi ininterrotto di monti e di verdi pascoli. Qua e là piccole frazioni arroccate tra le montagne. Di sera poi si accendono le luci delle case: è il segnale che questi monti sono ancora popolati. Vivono. Il clima del Brallo risente sia della vicinanza del mare, sia del clima tipico montano, formando così situazioni davvero particolari e benefiche per la salute. Solitamente l’estate è caratterizzata da un clima mite, mentre in inverno le nevicate sono abbondanti. Caratteristiche fondamentali di questa zona sono l’atmosfera pura, la limpidezza del cielo e la scarsa umidità, oltre alla bellezza del paesaggio e la quiete. Tutti requisiti che sono ideali per un periodo di relax. Proprio nel territorio comunale di Brallo di Pregola si trovano due delle cime più imponenti e più importanti di tutto l’Appennino Pavese: il Monte Lesima (1724 metri) e Cima Colletta (1494 metri). Non solo: le limpide e pulite acque del Trebbia sono, in estate, un punto di riferimento per abitanti e turisti.

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Fontana di Rovaiolo Vecchio

Targa al castello di Voghera

liberamente tratto da una mia discussione in chat avvenuta mercoledì scorso…

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a mio avviso
come spesso succede
la verità sta nel mezzo
durante la 2 guerra mondiale
e sopratuttto dopo il 8/9/43
in italia c’e’ stata innegabilmente una guerra civile
c’era un esercito "ufficiale"
e chi combatteva x questi esercito lo faceva
o perchè credeva in quello che faceva
o perchè cmq riteneva giusto e/o opportuno seguire la strada regolare
che certo NON era cmq "facile"
poi c’era un esercito irregolare
i cosiddetti partigiani
e anche qui c’era gente che lo faceva per credo
oppure per opportunità
io ho un esempio personale
c’è chi
è stato partigiano
ha vissuto anni sulle montagne
ma l’ha fatto
x convenienza
e allora
e col fucile in mano si sentiva forte spavaldo
insomma faceva un po’ il gradasso
e tutte le leggende nelle quali i partigiani facevano ANCHE razzie
sono vere
d’altronde dovevano mangiare!!!!
io ho uno zio che ha fatto il partigiano
il fatto che abbiano combattutto per la libertà
soprattutto la LORO libertà
mi sembra sacrosanto e innegabile
il fatto che non fossero molto diversi
nei modi e nei gesti
dai repubblichini
mi sembra altrettanto innegabile da chi ha vissuto queste esperienze
la guerra è una brutta cosa
soprattutto tra connazionali
anzi no questa è una pirlata
è sempre brutta e basta
nei paesi dei miei genitori
circolavano alcuni gruppi di partigiani
alcuni "chiedevano" di aiutarli
coi viveri
altri che li "pretendevano"
e dire di no a un gruppo di 30 persone giovani e armate è difficile…
detto questo
i partigiani hanno fatto sicuramente delle nefandezze
e i repubblichini pure
era guerra ahimè
e si ammazzavano l’un l’altro
quindi mi sembra giusto che nel 2010
a così tanti anni di distanza
si possa convenire a un rispetto di TUTTI i morti
perchè i morti ricordati dalla targa del castello
possono anche essere stati degli assassini, questo non lo so
ma quelli che li hanno fucilati a guerra finita lo sono sicuramente
io non so giudicare la convenienza di mettere questa targa…

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Un commento finale: dicono che accomunare i morti della RSI a quelli della Resistenza sia una bestemmia. A mio avviso invece i morti sono morti e in certo qual modo meritano rispetto. I buoni e in buona fede c’erano da una parte e dall’altra. I cattivi idem. La storia la scrive chi vince, ma questo non garantisce il fatto di poter avere la coscienza così pulita da poter scagliare la prima pietra. Così come ci sono tanti monumenti e targhe a ricordo di quei giovani italiani uccisi da altri italiani, non trovo così aberante una targa a ricordo di altri italiani, uccisi da altri italiani….

Pensieri volanti

Io credo k1palloncino,
qnd sfugge alle mani del suo piccolo amico,
vuole and lontano
portando i suoi sogni e i suoi desideri,
x aiutarlo a far si k s realizzino.
il vento ha portato da me qsto palloncino
e m piace pensare
k1bambino, vedendolo sparire in alto
abbia pensato:vai,coi miei sogni,vola!!
e mi piace pensare k prima o poi
quei desideri si avverino….

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