(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: November 2009

Don Chisciotte

Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
Nel mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
proprio per questo, Sancho, c’è bisogno soprattutto
d’uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
l’ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
e a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
ma un rifiuto non l’accetto, forza sellami il cavallo !
Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
e con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
colpirò con la mia lancia l’ingiustizia giorno e notte,
com’è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte…

Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore,
contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore…
E’ la più triste figura che sia apparsa sulla Terra,
cavalier senza paura di una solitaria guerra
cominciata per amore di una donna conosciuta
dentro a una locanda a ore dove fa la prostituta,
ma credendo di aver visto una vera principessa,
lui ha voluto ad ogni costo farle quella sua promessa.
E così da giorni abbiamo solo calci nel sedere,
non sappiamo dove siamo, senza pane e senza bere
e questo pazzo scatenato che è il più ingenuo dei bambini
proprio ieri si è stroncato fra le pale dei mulini…
E’ un testardo, un idealista, troppi sogni ha nel cervello:
io che sono più realista mi accontento di un castello.
Mi farà Governatore e avrò terre in abbondanza,
quant’è vero che anch’io ho un cuore e che mi chiamo Sancho Panza…

Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
solo i cinici e i codardi non si svegliano all’aurora:
per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
e per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri !
L’ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
anche l’anima dell’uomo ha toccato spesso il fondo,
ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
il nemico si fà d’ombra e s’ingarbuglia la matassa…

A proposito di questo farsi d’ombra delle cose,
l’altro giorno quando ha visto quelle pecore indifese
le ha attaccate come fossero un esercito di Mori,
ma che alla fine ci mordessero oltre i cani anche i pastori
era chiaro come il giorno, non è vero, mio Signore ?
Io sarò un codardo e dormo, ma non sono un traditore,
credo solo in quel che vedo e la realtà per me rimane
il solo metro che possiedo, com’è vero… che ora ho fame !

Sancho ascoltami, ti prego, sono stato anch’io un realista,
ma ormai oggi me ne frego e, anche se ho una buona vista,
l’apparenza delle cose come vedi non m’inganna,
preferisco le sorprese di quest’anima tiranna
che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti,
ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti.
Prima d’oggi mi annoiavo e volevo anche morire,
ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire…

Mio Signore, io purtoppo sono un povero ignorante
e del suo discorso astratto ci ho capito poco o niente,
ma anche ammesso che il coraggio mi cancelli la pigrizia,
riusciremo noi da soli a riportare la giustizia ?
In un mondo dove il male è di casa e ha vinto sempre,
dove regna il "capitale", oggi più spietatamente,
riuscirà con questo brocco e questo inutile scudiero
al "potere" dare scacco e salvare il mondo intero ?

Mi vuoi dire, caro Sancho, che dovrei tirarmi indietro
perchè il "male" ed il "potere" hanno un aspetto così tetro ?
Dovrei anche rinunciare ad un po’ di dignità,
farmi umile e accettare che sia questa la realtà ?

Il "potere" è l’immondizia della storia degli umani
e, anche se siamo soltanto due romantici rottami,
sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte:
siamo i "Grandi della Mancha",
Sancho Panza…
e Don Chisciotte !

Il Circolo Dante

Ho appena finito di leggere questo romanzo: Il Circolo Dante, di Matthew Pearl. Questo ragazzo americano è un appassionato di Dante Alighieri e ha preso spunto dall’idea di Henry Wadsworth Longfellow, famoso poeta statunitense, che sul finire del 1800 creò il cosiddetto "Circolo Dante", per tradurre e promuovere la Divina Commedia in America.
La storia è vera, il romanzo, ovviamente, no. L’autore immagina una serie di efferati omicidi che si susseguono a Boston in quegli anni, che hanno una particolarità: sono ispirati ad una qualche punizione descritta dal poeta fiorentino ne "L’inferno".
I componenti del Circolo se ne accorgono e cercano di venire a capo del mistero.

Giudizio sul libro: carino; mischia un po’ di storia, di letteratura, di trhiller, di giallo, ecc.

Sciare assicurati

In questi giorni è stata data la notizia che in Piemonte c’è l’obbligo dell’assicurazione per chi decide di sciare sulle piste locali. Io la trovo una bella idea. Scio da tanti anni e ne ho visti di incidenti, sia spettacolari che banali (molto spesso sono proprio quelli che appaiono più innocui a provocare i danni peggiori). In questi ultimi anni ho notato un aumento del numero di incidenti e all’imbarbarimento delle piste: come succede sulle strade d’asfalto anche sulla neve molto spesso chi provoca incidenti scappa senza prestare soccorso. E purtroppo, senza targa, è più difficile risalire al colpevole: come fai a  individuare un tizio che indossa tuta, cuffia, maschera e guanti??

C’è, a mio avviso, un altro fattore: con l’avvento dei nuovi modelli di sci, più sciancrati e maneggevoli, è diventato più facile imparare a sciare. Pertanto, molta gente alle prime armi si sente già padrone della pista e non valuta attentamente i rischi che corre e soprattutto che fa correre agli altri. Non dimentichiamoci che uno sciatore è come un proiettile pesante che procede a velocità elevata: se non si ha il pieno controllo della situazione gli incidenti provocati possono essere anche gravi, soprattutto nelle piste sempre più affollate.

Per questo ritengo che l’assicurazione obbligatoria sia ormai necessaria. Se anche io reputassi di essere un bravo sciatore e di non farmi mai male… c’è sempre il rischio che faccia male a qualcun altro. Quindi…
Ci sono le assicurazioni che ti coprono per tutta la stagione e quelle che invece solo la giornata di sci (costano solo 2 euro, perchè rischiare??)


Vi ricordate quando c’erano questi?? Io ci compravo "Topolino", oppure la focaccia dalla Lina

Digitale terrestre

In questo periodo si fa un gran parlare di digitale terrestre. Molti non sanno bene di cosa si tratta. Ve lo spiego a modo mio, in modo che vuole essere il meno possibile tecnico, se possibile.

Iniziamo da una premessa: sapete cosa vuol dire "digitale"? Il mondo che ci circonda è "analogico". Prendiamo l’esempio dell’orologio, quello classico, con le lancette. Guardando le lancette dei secondi, come potete dire con precisione assoluta quanti secondi sono passati? In quel precisissimo preciso momento potrebbero essere passati 25 secondi, 26 secondi, oppure 25 secondi e un po’. Un po’… quanto? Nessuno può dirlo con precisione. Poi hanno inventato i computer, insomma i cervelli elettronici, per compiere le varie misurazioni. Ma i computer sono limitati, non hanno immaginazione, non gli si può dire 25 secondi…e un po’. Per un computer i secondi sono o 25 o 26. Da qui il metodo "digitale": cioè i dati sono precisi, non si può dire "...e un po’". All’inizio la tecnologia era più arretrata, e le applicazioni digitali limitate. Con tempo ci sono stati notevoli sviluppi e ormai la tecnologia digitale è dappertutto. Prendiamo l’esempio delle foto. C’erano le macchine che impressionavano la foto su pellicola, in modo analogico. Ora c’è dentro un cervello digitale che prende l’immagine in arrivo dall’otturatore e la scompone in un numero, seppur grande ma limitato, di dati (i cosiddetti "pixel" e "megapixel"). Infatti ci si ritrova al bar a vantarsi del fatto che la propria fotocamera abbia "più megapixel" di quella dell’amico. Questo perchè, come ripeto, la tecnica avanza e la qualità dei prodotti digitali aumenta, superando in vantaggi quella analogica.

Torniamo alla televisione. I canali che vediamo abitualmente sono trasmessi con metodo analogico, cioè le informazioni sono spedite secondo un metodo ormai superato. L’antenna le raccoglie e il televisiore le ritrasforma in immagini e suoni. Poi c’è un altro sistema: il digitale. Le trasmissioni sono spedite in modo codificato, cioè in un linguaggio dei calcolatori elettronici. Che vantaggi comporta? Che le informazioni in questo modo tengono molto meno "spazio" e quindi ne possono essere inviate di più. Cerco di spiegarmi meglio. I canali televisivi occupano delle frequenze, un po’ come i canali radio che siamo abituati ad ascoltare. Avete presente quando accendete la rdaio? I canali vanno da 87,5 ai 108 MHz. Quindi c’è un numero limitato di radiostazioni. La stessa cosa funziona per i canali televisivi. Ci può essere solo un certo numero di canali televisivi. Infatti quanti ne vedete? 15? 20? E poi? E poi se ne volevate vedere altri dovevate mettere la parabola, con la quale potete vedere i cosiddetti canali satellitari. Che sono trasmessi in digitale. Infatti, per vederli, anche quelli trasmessi "in chiaro", cioè visibili gratuitamente, avete bisogno di un decoder. Cos’è il decoder? E’ un apparecchio con un cervello elettronico che prende i canali digitali codificati e li decodifica (infatti non per niente si chiama decoder…)

Arriviamo finalmente al digitale terrestre. E’ una tecnologia tra le più moderne. Hanno inventato il sistema di trasmettere dei canali digitali che possono essere captati dalle normali antenne. Questo che vantaggi porta? Che nello spazio in cui venivano inviati 15 o 20 canali ne potranno essere inviati molti ma molti di più: 100, 200 ecc. Oltre a questo c’è il vantaggio che i canali (dovrebbero) vedersi meglio. Quali sono gli svantaggi? Che, anche in questo caso ci vuole un decodificatore, un decoder appunto. I nuovi televisioni hanno il decoder già integrato, per quelli vecchi dovremo comprarne uno esterno. Avremo bisogno di un decoder per ogni televisore.
I vantaggi per lo stato invece quali sono? Che prima potevano vendere solo poche frequenze, adesso ne possono vendere centinaia, e guadagnare di conseguenza…

Energia del sole

Un articolo che parla del mio amico Rudy tratto da "La Provincia Pavese" del 14 novembre 2009:

Ottobiano, energia dal sole

OTTOBIANO. E’ stato inaugurato ieri alla cascina Bonaparte il parco fotovoltaico «Papà Pierino», il più grande impianto a film sottile d’Italia, realizzato dalla famiglia Sacchi. La Lomellina diventa capitale degli impianti a fonti rinnovabili con un investimento da 24 milioni di euro.  Il progetto è dell’azienda agricola Afelio, presieduta da Rodolfo Sacchi, che ha ricevuto la collaborazione tecnica di Enel.si, società di Enel Green Power. L’impianto a terra è costituito da 59.040 pannelli fotovoltaici con una potenza installata superiore a 4 megawatt, produrrà oltre 5 milioni di chilowattora l’anno e sarà in grado di soddisfare il fabbisogno di 1.900 famiglie. Sotto l’aspetto ambientale, saranno evitate 3mila tonnellate l’anno di emissioni di anidride carbonica. Intorno alla cascina, 17 ettari di risaie e campi di mais sono stati convertiti in più di 4 megawatt di energia solare.  L’impianto fotovoltaico, collegato alla rete elettrica già da alcuni mesi, è stato realizzato con pannelli solari a film sottile, che garantiscono una buona risposta alle alte temperature e alla luce diffusa. «Questo impianto, intitolato alla memoria di mio padre, rappresenta l’inizio di un percorso industriale che ci porterà nel prossimo anno a realizzare impianti per almeno 30 megawatt di potenza – ha commentato Sacchi -. Ora siamo pronti per sbarcare nel Sud d’Italia».  Il taglio del nastro è stato affidato a Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico. Poco prima avevano parlato il vice presidente della Provincia, Marco Facchinotti, e il sindaco di Ottobiano, Giuseppe Campeggi; presente anche l’onorevole Carlo Nola. «Oggi la Lomellina è minacciata da progetti che non tutelano l’ambiente: qui a Ottobiano hanno fatto esattamente l’opposto», ha detto Facchinotti.

Umberto De Agostino


(Foto tratta da Ottoblog.it)

 

Radio Cassa Integrata

Un mio amico è cassintegrato. Peccato. E’ un tipo così pieno di vita, di iniziative. La sua passione è andare a pescare al mattino presto al Ticino. A volte va in qualche cava. Comunque è un tipo sportivo, uno che fa sport con impegno. Ha mille passioni, mille interessi. La cosa fondamentale nella sua vita sono i viaggi: è andato dappertutto, anche a Bergamo Alta. Il suo lavoro gli piaceva, ormai era un esperto, stava li da 15 anni. Si sbatteva di brutto, parlava sempre con soddisfazione del suo lavoro, anche se aveva la sensazione di essere un mobbizzato. Ma poi è arrivata la Cassa Integrazione. E’ una brutta malattia, un po’ come la depressione: subdola e molto velenosa. Il mio amico, che ha l’animo del poeta, dell’artista, ne ha approfittato per i suoi viaggi. Viaggi di piacere e viaggi all’interno di sè stesso, per riscoprirsi. Giovane adulto nella metropoli spersonalizzata. Come un regista ha trovato il tempo di fare tante cose diverse e focalizzarle secondo una logica artistica. Ha fatto della propria vita un film. Poi, lentamente, è subentrati il malessere. Un personaggio come lui abituato al movimento fisico, si è perso nel movimento del pensiero. Anche dopo innumerevoli tentativi non è riuscito a trovare un altro lavoro. E lui si è come chiuso in una gabbia cibernetica. Passa ore davanti alla tastiera, ad elaborare poesie, piccoli racconti, aneddoti con morale. Un poeta, un illusionista della parola. O forse un illuso poeta. I suoni della metropoli lo circondano, i simboli digitali lo pervadono: musica immagini parole pensieri. E’ diventato il Jack Kerouac multimediale: sempre sulla strada informatica. Ma come un novello Charles Bukowski sta perdendosi dentro finto mondo tecnologico, senza riuscire a capirlo nè a farsi capire. Continuando a provare a far sentire la propria voce, inutilmente persa e vacua.

« Hai mai fatto un sogno tanto realistico da sembrarti vero? E se da un sogno così non ti dovessi più svegliare? Come potresti distinguere il mondo dei sogni da quello della realtà? »


 

Skebby

Avete mai sentito parlare di Skebby? Loro stessi si definiscono "Lo Skype per gli sms". In realtà non è proprio così. Io l’avevo già provato anni fa, ma è parecchio cambiato. Ultimamente l’ho provato ancora, e ora vi spiego di cosa si tratta.

Skebby è un sistema che permette di inviare SMS da cellulare ad un prezzo scontato rispetto al solito. Ci sono diversi modi, ma tutti utilizzano la connessione ad internet. Quindi il vostro cellulare deve essere abbastanza recente da permettere questa cosa, ma ormai lo fanno tutti. Ora vi spiego più in dettaglio.

Prima di tutto volevo dirvi che si tratta di un sistema italiano, in italiano, inventato da un ragazzo italiano. Per prima cosa occorre andare sul sito di Skebby e scaricare il programmino in Java (non preoccupatevi degli eventuali paroloni che utilizzo, è una cosa semplice) che istallerete sul vostro cellulare. Non siete abbastanza sgamati per installare programmi sul vostro aggeggino? Potete sempre farlo fare da un vostro amico che ne capisce un po’ di più.  Oppure potete, sempre tramite il sito di Skebby, inviarvi un sms che contiene il link per scaricare il programmino direttamente dal cellulare, senza passare dal PC.

E ora che avete istallato Skebby? Il metodo in assoluto più economico è quello di inviare SMS ad altri utenti di Skebby, in modo del tutto gratuito. E’ questa la similitudine con Skype. Se inviate uno skebby-sms l’altro utente riceverà un semplice squillo da un numero speciale (che quindi è meglio memorizzare in rubrica, per capire che si tratta di Skebby). Dopodichè basterà dire a Skebby di ricevere gli sms e… voilà, eccoli sul vostro cellulare, a costo zero.

E se i vstri amici non hanno Skebby? Non sanno istallarlo? Non vogliono istallarlo? Non gliene frega niente? Potete allora inviare dei veri messaggi sms sempre tramite Skebby. Questi sono però a pagamento. Ce ne sono di due tipi: se volete che chi riceve il messaggio veda come mittente il vostro numero di cellulare pagherete 8 centesimi a sms, se invece non v’importa del numero mittente, pagherete solo 6 centesimi. Quando ti iscrivi a Skebby ti vengono regalati 5 sms di prova.

C’è un ultimo metodo. Avete presente che molti operatori di telefonia offrono la possibilità di inviare sms gratis dal sito internet? Se inserite le vostre credenziali su Skebby (nome e password) potete inviarli sempre tramite questo geniale programmino. Mi spiego meglio con un esempio: se siete clienti TIM avete la possibilità di inviare 5 messaggi al giorno verso altri clienti TIM. Lo potete fare da Skebby, quindi avrete 5 sms al giorno gratis, senza aver bisogno di essere davanti al PC.

Dove sta la fregatura, direte voi? Beh, per prima cosa Skebby utilizza la connessione ad intenet del vostro cellulare per inviare gli sms, quindi qualcosina pagate. Poca roba, in media circa un centesimo. Per i clienti Tre ancora meno, in quanto per inviare pochi dati (come un sms) la connessione è completamente gratis
Però gli amici devono avere Skebby, altrimenti nisba ! E poi c’è la menata dello squillo: ogni volta che ricevete uno skebby-sms vi squillerà il cell e dovrete scaricarlo. Se invece volete usare quelli a pagamento: ma chi se ne frega. Pagare 8 centesimo oppure i 12 centesimi che pago io… solo per lo sbattimento non lo faccio!!!
La cosa più tosta è quella di poter inviare gli sms gratis che ti regalano gli operatori telefonici. Peccato che io sia un (felice) cliente Tre, che non regala nessun sms.

Penultima cosa da dirvi: chi è malato di social network sappia che via Skebby è possibile aggiornare Facebook e Twitter (ho provato, funziona !)

Ultima cosa: se siete clienti TIM scaricatelo e usatelo per inviare i famosi 5 sms gratis al giorno.

Megastore monomarca

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Sedicesima puntata

Ad iniziare dagli anni Novanta si diffonde la convinzione, nel settore della moda, che i punti vendita pluri-marca fossero inadatti a sostenere una forte immagine di marca industriale e che ai produttori di marca leader convenisse adottare strategie di verticalizzazione. Ciò ha determinato la nascita dei cosiddetti flagship stores. Rispetto ai punti vendita monomarca, si distinguono per le dimensioni notevolmente superiori alle più tradizionali boutique monomarca, per la disposizione, di solito, su più piani e per l’ubicazioni in vie di gran prestigio per lo shopping. Rappresentano un monumento alla forza e alla potenza della marca finalizzato a impressionare il consumatore, trasformando lo shopping in un’esperienza unica. Il flagship store esemplifica l’estensione del brand nel vendita al dettaglio, è la marca che si appropria del territorio e reinterpreta gli spazi architettonici per influenzare i clienti finali.


Nike Town di Waikiki, Hawaii

Il primo flagship store è stato creato da Ralph Lauren nel 1989 a New York. Un secondo caso significativo è Nike che è stata una delle prime aziende a creare megastore denominati Nike Town, realizzati come se fossero una palestra d’avanguardia, un music club, un parco multimediale, un museo fotografico e un grande punto vendita tecnologico. L’obiettivo di Nike era di attirare l’attenzione dei consumatori e di creare un punto d’incontro all’insegna del brand experience Nike (E. Sabbadin, “Vertical branding e innovazione dei format distributivi”, Università degli Studi di Parma 2004

MATRICE SWOT
Utili Pericolosi
Interni Gestione diretta da parte della casa madre, conoscenza del prodotto, grande assortimento.
Orari di apertura prolungati
Poca esperienza di vendita al dettaglio.
Perdita di vista della tendenze del mercato. Gigantismo del punto vendita poco gestibile
Esterni Il cliente è più invogliato ad acquistare da chi è sicuramente competente dei prodotti che vende. I competitors sono più flessibili in caso di cambio dei gusti del consumatore

 

Crucifige

Oggi invece sono stufo di tutto questo parlare dei crocifissi nelle aule pubbliche. La corte europea dei diritti dell’uomo ha deciso che occorre toglierli. C’è chi è d’accordo e chi no. Io sono contrario. Non per una qualche battaglia confessionale, ma per difendere la nostra identità.  In primo luogo perchè penso che, con i tanti problemi da risolvere, accanirsi contro i simboli mi sembra superfluo. In second’ordine perchè non trovo giusto eliminare un simbolo così forte di identità culturale. Al di là delle credenze religiose il crocifisso rappresenta la nostra storia, l’Italia è sempre stat intrisa di cultura cattolica. Perchè toglierli? Potrei dire, come fanno molti, che altrove non si sognerebbero neanche di elimiare i propri simboli religiosi in segno di una presunta libertà religiosa. Cosa c’netra la libertà di ognuno di professare la proria religione? Forse un crocifisso la preclude? Non credo proprio. Per eccesso di "politically correct" corriamo il rischio di cadere nel ridicolo. "Vivi e lascia vivere". Proprio per lasciare ad ognuno di noi il diritto di credere o meno, non mi sembra il caso di fare battaglie per eliminare i simboli della cristianità, la trovo una cosa puerile. Il mio vuol essere un discorso laico, a difesa di una cultura millenaria italiana. Mi sembra falso, di facciata e quasi cinico.

Virus mentali

Sono stufo di questa influenza A. E’ tutto un magna magna mediatico. Quando è apparsa in Messico pareva un disastro incredibile: un influenza molto pericolosa; quando invece è arrivata in Occidente (come se il Messico fosse in Oriente…) si è scoperto che era un’influenza come le altre. E quindi? Perchè ci bombardano con continui bollettini di guerra? Oggi è morto uno, ieri un altro, ecc. Per poi rassicurarci dicendo che non c’è nulla di cui preoccuparsi. In effetti i malcapitati avevano tutti una qualche forma patologica grave. E quindi? Perchè creare allarmismo? Per vari motivi: fa notizia e quindi fa vendere i giornali. E poi fa "muovere" l’industria farmaceutica. Se fosse così sarebbe proprio una meschina e amara nefandezza.

Verbale di perquisizione

REGIONE CARABINIERI "LOMBARDIA"
Stazione di Varzi (PV)

Verbale di perquisizione personale di Tordi Fabio nato a Voghera [ecc. ecc.] professione o mestiere commerciante stato civile celibe indentificato mediante patente b n° [ecc.]

L’anno millenovencento99, addì 23 del mese di Luglio alle ore 03,45 in Varzi, Via Circonvallazione.

Noi sottoscritti Ufficiali ed Agenti di P.G., effettivi  al suddetto comando, riferiamo al Signor Procuratore della Repubblica di Voghera che, in data e luogo di cui sopra, nel corso di operazione di polizia abbiamo proceduto all’identificazione della persona in oggetto indicata la quale notata transitare a bordo della sotto citata auto, in compagnia di [omissis] nato a Pavia il [ecc.] e residente in Brallo di Pregola [ecc.] destava sospetto.

Ritenendo che la presenza della suddetta persona, in relazione alle circostanze di luogo e di tempo di cui sopra, non appariva giustificabile e ritenendo altresì ricorrere il caso eccezionale di necessità e di urgenza che non consentiva un tempestivo provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, abbiamo proceduto – ai sensi dell’art. 4 della legge 22 maggio 1975, n. 152 – all’immediata perquisizione sul posto, al solo fine di accertare l’eventuale possesso di armi, espolisivi e strumenti di effrazione:

– della persona sopora generalizata e del suo accompgnatore
– del mezzo di trasporto dalla stessa utilizzato, marca Fiat, tipo Tipo, targa PV[XXXXXX], intestato a Tordi Fabio, sopra generalizzato, con il seguente esito: NEGATIVO.

Della perquisizione dei cui sopra abbiamo redatto il presente processo verbale in tre copie delle quali una agli interessati,  una alla P.G. e una agli atti d’ufficio.

Fatto, letto, confermato e sottoscritto in data di cui sopra.

I Verbalizzanti [xxxxxxxxx] [xxxxxxxxx]

——————

Vi racconto come è andata. Eravamo alla "Rive Gauche", discoteca di Varzi, io e un mio amico. Quando ha chiuso c’era la colonna di auto che transitavano verso il paese. Appena dopo il ponte sullo Staffora c’erano due Carabinieri. Chi sono stati i due fortunelli che sono stati fermati? Altro che "destavano sospetto", c’erano almeno 200 macchine… ma il destino crudele e baro (e cinico) ha fatto sì che fermassero solo noi. Ma sì, abbiamo passato un bel 20 minuti in modo diverso dal solito….

Capodanni

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Microfoni aperti

Dai facciamo un esperimento. Chi vuole mi mandi un post e io lo pubblicherò. Che senso ha, direte voi? Beh che senso hanno tutti i miei post precedenti, rispondo io. Quindi facciamo così: se mi mandate un articolo via email io lo pubblicherò sul mio blog. A vostro piacimento lo firmerò a vostro nome oppure lo lascerò anonimo. L’articolo può essere lungo o brevissimo, l’argomento, ovviamente, a scelta. Va bene qualsiasi cosa e quando intendo qualsiasi…

Scrivete a fabio [chiocciola] fabiotordi.it


Giuseppe Arcimboldo – "Estate" – 1573 – Museo del Louvre – Parigi

Dateci le date

Scusate se anche oggi "prendo a prestito" un editoriale di Alberoni, si vede che quello che scrive è in sontonia col mio pensiero:

Studiare le date a scuola fa capire l’identità del Paese

Negli ultimi quarant’anni i pedagogi­sti hanno quasi distrutto le basi del pensiero razionale e i fondamenti del­la nostra civiltà. L’hanno fatto con una sola decisione: eliminando le date, to­gliendo dalle scuole l’obbligo di mettere i fatti in ordine cronologico. Ormai è nor­male sentirsi dire che Manzoni è vissuto nel 1500. Ma non c’e da meravigliarsi, perché nella scuola non si insegna più a porre gli accadimenti nel loro ordine tem­porale dicendo, per esempio, che Ales­sandro Magno è vissuto prima Cesare, questo prima di Carlo Magno e solo do­po viene Dante e, in seguito, Cristoforo Colombo.

Questa pedagogia è stata copiata da­gli Stati Uniti, un Paese senza storia che cerca di annullare le radici storiche deisuoi abitanti per farne dei cittadini. Ma applicarla all’Italia, che è il prodotto di una stratificazione storica di 3000 anni e all’Europa che ha radici culturali gre­che, romane e giudaico-cristiane, vuol di­re distruggerne l’identità. Al contrario di noi la civiltà Islamica e quella Cinese studiano accanitamente la propria sto­ria per conoscersi e rafforzarsi.

Ma perdere la capacità di porre gli ac­cadimenti in ordine cronologico vuol di­re perdere anche la propria identità per­sonale. Quando domandiamo a qualcu­no «Chi sei?», ci racconta cosa ha fatto e sta facendo. Quando cerchiamo lavoro presentiamo il nostro curriculum. Quan­to ci innamoriamo raccontiamo al no­stro amato la nostra vita. Oggi c’e molta gente che non sa più mettere in ordine ciò che ha vissuto, e vede il proprio pas­sato come un insieme caotico di accadi­menti.

Il disordine del modo di pensare si ri­flette nella lingua. Nelle scuole non si in­segnano più la grammatica, l’analisi lo­gica e la «consecutio temporum». Diver­si ragazzi non distinguono il passato prossimo da quello remoto, non capisco­no la logica del congiuntivo e del condi­zionale e alcuni confondono addirittura il presente con il futuro. E’ il disfacimen­to mentale, la demenza.

Caro ministro Gelmini, la prego, mi ascolti, mandi via tutti i pedagogisti di questa nefasta corrente; poi faccia fare un corso di storia con le date e uno di grammatica italiana a tutti gli insegnan­ti. Infine imponga ai presidi di mettere in ogni aula un grande poster orizzonta­le in cui sono segnati in ordine cronologi­co tutti gli episodi significativi della sto­ria, in modo che i nostri ragazzi possano abituarsi alla loro successione tempora­le. Una stampella per il loro cervello.

Francesco Alberoni
Corriere della Sera, 2 novembre 2009

Cimiteri

Non so a voi, ma a me i cimiteri non danno tristezza. Cioè quando mi capita di esserci non mi assale quel senso di malinconia o peggio di paura o di un qualche malessere nostalgico. Non è neanche indifferenza. E’ un luogo dei ricordi, dove c’è la "storia". Mi piace guardare le foto, e perdermi nei pensieri, cercando di indovinare chi fossero e cosa facessero quelle persone. Ognuna di loro avrebbe una storia da raccontare. Uomini donne giovani vecchi bambini.
Come dicevo la cosa non mi impressiona, non mi fa fare brutti pensieri, anche perchè è solo un posto dove aleggia il ricordo, anche dopo aver visto decine di film di zombi e robe simili non mi sconvolge l’idea di essere circondato da cadaveri. I corpi dopo un po’ non esistono più, quello che rimane è la memoria. E mi da un senso quasi di pace quello di poter rivolgere i miei pensiere a persone che non ci sono più, senza paure, senza commozioni, senza false ipocrisie.

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