(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: May 2009 Page 1 of 2

Borse da regalo

Ho notato una particolarità. Perché fare acquisti in un negozio piuttosto che in un altro? Per la borsa. Mi spiego meglio: girare per la città con, oppure farsi vedere con, o meglio ancora fare un regalo con… è tutta questione di immagine. Con… con cosa? Ma con le borse del negozio in questione. Cioè spesso si preferisce fare acquisti in determinati negozi, e non in altri, quasi (ripeto: quasi) mettendo in secondo piano l’oggetto acquistato, solo per il fascino, lo stile, lo status-symbol che la borsa "griffata" ci regala.

Fa pensare "io compro da XXX", quindi l’oggetto che ho comprato è sicuramente figheggiante. Questo è marketing spicciolo da quartiere, ma credetemi che in provincia (e non solo) funziona. Vuoi mettere la maglietta simpa presa alle bancarelle e la stessa maglietta presentata in una borsa del negozio tal dei tali? E beh…

Parco Palustre di Lungavilla

Finalmente anche io sono stato al famoso o famigerato Parco Palustre di Lungavilla. Dopo averne sentito tanto parlare, ci sono finito quasi per caso. E’ un parco che tra tra Lungavilla, Porana e Pizzale. Ci sono numerosi laghetti e dei sentierini che li collegano. Da Lungavilla si va verso la stazione e si seguono i cartelli. Al contrario, se si arriva da Porana, dopo la stazione si trovano i cartelli.

E’ pieno di pescatori che cercano, come sempre con alterne fortune, di acchiappare qualche pesciolonzo, e ci sono anche tanti turisti, come noi, che sono li per fare un giretto. E’ piacevole sapere che a poca distanza ci sia un posticino così carino. Bravi, bravi.

Analfabetismo di ritorno

Dopo il post sul modo di scrivere SMS, ho letto da qualche parti la tesi che potrebbe scomparire l’uso del corsivo a causa dell’uso smodato di SMS. Secondo me è una cazzata. Io, per esempio, li scrivo in corsivo e, se posso, uso le maiuscole e le minuscole.

Altri sostengono che, a causa di questo nuovo modo di scrivere, cioè l’utilizzo di SMS e di email, porti ad una scrittura molto meno formale e molto più simile alla lingua parlata, da cui mutua la scorrettezza grammaticale dovuta all’approssimazione e al poco peso che si dà alla forma. Questo impoverimento della lingua utilizzata è definito analfabetismo di ritorno. Perché "di ritorno"? Perché ormai tutti siamo alfabetizzati, le scuole dell’obbligo ci hanno insegnato a leggere e scrivere. Il problema sta nella perdita graduale di queste capacità dovuta alla pressoché nulla passione per la lettura che hanno gli italiani (si, ok, sto generalizzando, non è proprio così… ma quasi) che disdegnano i quotidiani, leggono solo periodici di massa e aborrono i libri. e soprattutto a queste comunicazioni scritte che non hanno i crismi formali e quindi permettono licenze nell’utilizzo della lingua. Volete un esempio? Io stesso scrivo questi post quasi "di getto", faccio largo uso di segni inusuali come le virgolette, i puntini di sospensione, i punti esclamativi, ecc. Rileggo poco e senza dubbio incappo in ripetizioni, cambio dei tempi dei verbi, scorrettezze lessicali e grammaticali. Ma tant’è: nessuno mi deve dare il voto, è come se scrivessi il mio diario e quindi non mi va di fare il puritano linguistico.

Ma, in realtà, non era di questo che vi volevo parlare oggi.

Volevo estendere il discorso ad un altro aspetto che ormai permea la nostra vita quotidiana: le nuove tecnologie. A mio parere, così come se una volta erano sufficienti le scuole elementari per ritenersi sufficientemente istruito e ora quasi tutti portano a termine gli studi superiori, una volta era sufficiente saper scrivere e far un po’ di conto per ritenersi alfabetizzati, ora è necessario saper fare uso delle tecnologie. Mi spiego in modo chiaro: 70 anni fa se non sapevi scrivere o leggere incontravi parecchi problemi, non solo nel mondo del lavoro, ma anche nella vita quotidiana. Oggi se non sai spedire o ricevere un’email, se non sai cercare un’informazione con Google, non sai spedire un sms, non sai cosa sia YouTube e cose simili… incontri oggettivamente dei problemi, sul lavoro e anche nella vita privata. Se non hai dimestichezza con le tecnologie sei un po’ tagliato fuori. Quanto questo aspetta incida nella nostra vita dipende dal nostro lavoro, dalle nostre abitudini e dalle nostre frequentazioni. Fatto sta che sempre più dovremo nostro malgrado abituarci a queste novità (novità per chi ha più di 20 anni, gli altri ci sono nati in mezzo) (e soprattutto parlo per VOI: io sono abituatissimi, anzi non vedo l’ora che esca una cazzata nuova per adoperarla subito.)

Le politiche di prezzo

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Sesta puntata – Le politiche di prezzo

Rispetto alle altre leve del marketing mix , il prezzo si caratterizza per il fatto che, nella sua determinazione, i fattori esogeni (struttura del mercato, concorrenza, ecc.) pesano in misura molto più rilevante. Ciò è ancora più vero nel marketing della moda. In molti settori il prezzo si rapporta ai costi, alla qualità, alla concorrenza; nella moda diviene una variabile “aleatoria”, collegata soprattutto alle aspettative cui il prodotto è destinato.
La moda è il risultato di un bisogno postmoderno di consumare, prima che oggetti, significati( L. A. Giancola, “La moda nel consumo giovanile”, Franco Angeli, 1999) . Il prodotto deve essere in grado di comunicare un mondo d’appartenenza, mantenendo funzionalità ed efficienza.

Il livello del prezzo deve essere attentamente curato al fine di evitare che il prodotto venga banalizzato. Un abito di moda, offerto con un prezzo basso, potrebbe essere ritenuto dal consumatore non più “di moda”, oppure un falso o un prodotto di scarsa qualità: il consumatore è convinto che il prodotto moda abbia un maggiore valore rispetto ad altri beni e desidera pagare questo prestigio che gli assicura. Dietro la cifra scritta sull’etichetta, quindi, non c’è soltanto la logica dei costi.

Zero Tituli

Molti si aspettavano un post sulla vittoria dello scudetto da parte dell’Inter

Ma voi che non siete interisti non potete capire cosa significhi essere interisti. Essere orgogliosi di tifare una squadra con una storia così grande e soprattutto un cuore così grande.

E non mollare mai. Non mollare mai negli anni più bui. Non mollare mai quando non si vinceva  niente e si è anche rischiato di andare in serie B (rischiato, ma non ci siamo mai andati, nè per colpa nè per demerito, siamo gli  unici). Non mollare mai quando si vinceva quasi tutto ma poi mancava la zampata finale. Non mollare mai quando al bar tutti sfottevano gli interisti. Non mollare mai, perchè abbiamo un sogno nel cuore.

E adesso che abbiamo il 17mo scudetto nessuna ripicca. Non ho brama di sbandierare al vento le bandiere. Sono contento, certo, contentissimo. Perchè so che i sogni, se non molli mai, possono avverarsi.

Perchè io con la spilla del Football Club Internazionale Milano ci giravo anni fa. E la sfoggiavo rigorosamente ogni lunedì, anche e soprattutto se avevamo perso.

"E quanto son cambiato da allora e l’eskimo che conoscevi tu
lo porta addosso mio fratello ancora e tu lo porteresti e non puoi più,
bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà:
tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent’ anni fa!
" (Francesco Guccini – Eskimo)

Gente da ipermercato

Tempo fa ho partecipato ad un’assemblea pubblica dell’Associazione Commercianti di Voghera. Durante la serata è venuta fuori un’idea interessante, che mi ha fatto pensare. Con tempo ci ho riflettuto e in realtà è vero: ci sono i "clienti da negozio" e i "clienti da supermercato".

Mi spiego meglio: ci sono quelli che preferiscono comprare nei negozi e quelli che preferiscono comprare nei centri commerciali. La distinzione non è netta né assoluta: chi preferisce i negozi magari frequenta anche i grandi magazzini e viceversa, ma c’è sempre un posto preferito. La generalizzazione non è assoluta, in quanto è probabile che per certi articoli si preferisca l’acquisto in un negozio e per altri in un centro commerciale.

Perché si preferisce un negozio? Ovviamente sono vari motivi: hanno articoli che il centro commerciale non ha, offrono assistenza (praticamente inesistente nei centri commerciali), danno più sicurezza psicologica, permettono di fare quattro chiacchiere, sono facilmente raggiungibili senza uscire dalla città, ecc.

Perché si preferisce un centro commerciale? E’ facilmente raggiungibile in auto (cosa che i centri delle città non riescono più ad offrire), si trova tutto concentrato in un solo posto, i prezzi sono più convenienti, ecc.

Quindi la realtà è questa. Si può fare di tutto e di più per cercare di vitalizzare i centri storici, favorendo la clientela dei negozi, ma c’è un limite fisiologico, i clienti da supermercato non ci verranno comunque. Così come ci saranno quelli che preferiscono sempre rivolgersi presso un negozio tradizionale piuttosto che un grande centro. Ma, come ho detto, la distinzione non è netta, ci sono anche quelli che fanno acquisti presso i negozietti dei centri commerciali.

Io personalmente faccio gli acquisti "mirati" (quelli di una certa entità e comunque NON d’impulso o di necessità) presso i negozi tradizionali. Se so già esattamente cosa voglio comprare (ad esempio un libro, un gadget tecnologico, ecc) mi rivolgo anche a canali online. Se devo fare la spesa, per riempire il frigo, vado nel primo posto che mi capita (negozi, piccoli supermercati, grandi supermercati, ipermercati). Se voglio "fare un giro" vado nei grandi centri commerciali. Perché? Perché non c’è nessuno che mi rompe le scatole, che mi parla, che mi assilla. Io giro e gironzolo, mi ci perdo, ritorno sui miei passi. Mi piace decidere da solo quello che voglio comprare senza addetti alla vendita. È per questo che non sopporto fare la fila presso i banchi (quello del pane, il salumiere, ecc). Allora tanto varrebbe starmene in città.

Differenziazione e segmentazione del mercato

Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita

Quinta puntata (questa settimana va "in onda" il mercoledì)

Nel gioco competitivo del settore un ruolo importante viene assunto sia dalla differenziazione sia dalla segmentazione del mercato, due strategie di prodotto strettamente collegate.
Con la politica di differenziazione del prodotto l’azienda si propone di rendere il proprio prodotto differente da quelli offerti dalle aziende concorrenti. In questo modo l’azienda cerca di sottrarsi alla competizione di prezzo sfruttando il fatto che, tramite la differenziazione, il suo prodotto possa risultare diverso e preferibilmente migliore degli altri.
La strategia di segmentazione parte dal presupposto che il mercato globale è eterogeneo, ma presenta comunque una serie di segmenti omogenei, ciascuno dei quali presenta desideri, motivazioni e caratteristiche peculiari (La segmentazione del mercato è il processo attraverso cui l’impresa suddivide il mercato in “gruppi”, costituiti da soggetti -individui o organizzazioni- con profili di domanda omogenei per taluni aspetti significativi, sufficientemente distinti tra loro. Essa consente di orientare l’impresa sia nella scelta della modalità competitiva, sia nell’implementazione della strategia competitiva, sia, infine, nell’allocazione tra i differenti mercati e i differenti prodotti. Cfr M. Raimondi, op. cit.). Mentre l’obiettivo della strategia della differenziazione è quello di penetrare in ampiezza in un vasto mercato, quello della segmentazione consiste nel penetrare in profondità in un mercato più limitato.

L’offerta, sulla base della tipologia di prodotto, può essere distinta nel settore moda in quattro filoni principali:

  •  Alta moda: fa riferimento ai prodotti di alta sartoria di famosi stilisti; i prezzi sono decisamente alti e i clienti sono ridotti e selezionati, normalmente si tratta di vestiti per grandi occasioni.
  • Prontomoda (detto anche prêt-à-porter): portano sempre importanti nomi di stilisti, di case di moda o d’industrie; i prodotti pur essendo d’alta qualità sono maggiormente accessibili dal punto di vista del prezzo e per questo indirizzati ad un vasto pubblico, sono capi che possono essere indossati anche quotidianamente.
  • Abbigliamento di massa: è l’area nella quale abbiamo la maggior parte dei consumatori; anche se si è in presenza di prodotti a prezzi medio-bassi, rientrano pur sempre nel contesto della moda visto che ne seguono l’evoluzione.
  • Abbigliamento sportivo: si comprendono tutte le tipologie d’abbigliamento sportivo per qualsiasi consumatore.

A lunedì prox!

Spalato… grazie a…

Dopo la cronaca  minuziosa redatta dal mio compagno di viaggio, mi sembra opportuno intervenire per concludere con i doverosi ringraziamenti.

Grazie anzitutto alla maestra Elisa che con una  abile mossa è riuscia a  liberarsi  del suo moroso affidandolo alle mie cure… Ovviamente per testimoniare la mia gratitudine le riporterò i suo prezioso cimelio (Fabio) .

A proposito… non solo Fabio ha cercato di ignorare il mare di gnocca che ci circondava immergendosi in letture quali Dylan Dog o La storia si Spalato ma  ha altresì distratto  e placato il sottoscritto…(impresa non facile)

A dire il vero buona parte del merito va alla ragazza della panchina… ma questa è altra storia…(e soprattutto altra bolletta!!!)

Ringrazio comunque il maestro Tordi Sun (il soprannome deriva dal suo caloroso legame con il sole!!!)  per aver condiviso con me questi giorni davvero belli, intensi, indimenticabili… che sono già passati alla storia come le prime "maestriadi" internazionali!!! 

Dovrei ringraziarlo anche per avermi accompagnato alle partite di pallavolo… ma mi rifiuto!!!: ditemi voi se devo dire grazie ad uno per averlo portato a vedere 12 super stanghe!!!!

Per concludere (a proposito) , e non poteva mancare, un grazie ad Angie, Dodo, Anita, Matea, Sanja…insomma le "mie" pallavolste..

Speroche che la nostra Spalato vi sia piaciuta… ed ora 9 ore di rientro…

Maestro Miky Orione

Spalato. Sole

Stamattina quel simpaticone lì del mio socio mi sveglia spruzzandomi con la pistola ad acqua. Andiamo a pagare la signora dell’appartamento e, visto che alla strafaccia delle previsioni c’è un sole che spakka i sassi, ci dirigiamo lestamente in spiaggia. Stavolta, per non fare chilometri, ne scegliamo una più vicina.

Aaaaah che bella giornata. C’era veramente caldo, pareva di essere in piena estate. La spiaggia era molto più carina, è un insenatura riparata, ci sono un paio di bar e invece della sabbia c’è una ghiaietta fine che risulta comunque morbida ma non ha i difetti delle sabbia: non vola col vento, non ti sporca salvietta, vestiti, calze, zaino, ecc. quando esci dall’acqua riesci a restare "pulito" senza che ti si appiccichi addosso di tutto, ecc ecc. Avrete capito che non sono un amante della sabbia, ma che volete farci, è più forte di me, mi da un fastidio terribile sentirmela dappertutto…

Ho fatto anche il bagno con la maschera e boccaglio, ma non c’era un granchè da osservare nei fondali, anche se erano più fondi dell’altra spiaggia.

Il maestronzolo ha avuto la brillante idea di farmi fare centomila passi solo per prendere un gelato nella solita spiaggia di Bacvice, salvo poi accorgersi che in effetti era veramente distante. Allora ne abbiamo approfittato per pranzare al medesimo posto dell’altro giorno (stesso menu: insalata e pizza all’ana. al ritorno siamo stati ancora un po’ sotto il solleone, un altro bagno per il sottoscritto e poi di nuovo a casa, pronti per uscire x la sera.

Alle 5 eravamo di nuovo in giro. Io mi sono fatto un giro in centro, mentre lui raggiungeva l pallazzetto per la partita Croazia – Belgio che avrebbe determinato la prima e la seconda del girone di qualificazioni.

E’ strano come nel weekend ci sia poca gente in giro per Spalato. E dire che è una città turistica. Anche oggi i negozi e anche le bancarelle erano quasi tutti chiusi. Ho rivisto i monumenti principali, ho fatto gli ultimi acquisti e ho raggiunto la zona del Gripe dove c’è il palazzetto. La partita stava cominciando ed è finati per una  vittoria della Croazia, sempre per 3 set a 0.

Che fare? Un ultimo giro per Split, o Spalato che dir si voglia, una cena in un ristorante all’aperto dentro alle mura del palazzo di Diocleziano, un giretto finale sul lungomare raccontando pietose favolose barzellette.

Addio Spalato, oppure au revoir. Devo dire che è una cità carina, seppure con le sue contraddizioni, ma piacevole da visitare. Una gita da maestr.

Spalato. Ancora Pallavolo

Qui tengono molto alla loro squadra di calcio, l’Hajduk: in giro si vede disegnato dappertutto il logo della società sportiva. Così come è scritto dappertutto il nome del gruppo di ultras: Torcida.

Ieri abbiamo assistito a Belgio – Ungheria, vinto dalle belghe per 3 set a zero. La partita è stata un po’ più combattuta di quella del giorno prima. Finita la partita ci siamo maestricamente fermati perchè il Gran Maestro della Pallavolo aveva dei doni dolciari per le ragazze e quindi giù foto con la Dora e la Angie Bland, e la Anita Filipovics.

Dopo la partita era già tardi e allora siamo rimasti in zona centro per cercare un posto dove mangiare un boccone e siamo finiti in una pizzeria tranquilla. Stranamente c’era poca gente in giro.. si vede che escono durante la settimana e il sabato stanno a casa… boh? Ci siamo sparati due o tre volte il giro del centro, un gelato, un salto in salagiochi e siam tornati a casa.

Michele si è accaparrato il pc per pubblicare subito le foto della pallavolo su FB e rispondere ai vari commenti, e poi io per aggiornare il blog..

Spalato. Shopping selvaggio

Stamattina il tempo non era bellissimo, così ne abbiamo approfittato per gironzolare x la città a piedi. Come dicevo il centro è molto carino (al contrario, appena fuori dal centro ci sono enormi palazzoni parasovietici che fanno veramente schifo).

Abbiamo girato tutta la mattina, acquistando un po’ di cagate ricordini nei vari negozi e bancarelle. Ci siamo presi un caffè in una delle belle piazze e un dolcetto in un negozio. Il mio socio ha investito qualche kuna (la moneta locale) in una salagiochi alla roulette. Quando è uscito il sole ci siamo precipitati nella spiaggia più vicina, cioè sempre la solita, a stenderci un po’.

La mia battaglia contro il sole continua. Non mi do per vinto e imperterrito sono stato qualche oretta a fronteggiarlo. Anzi ho fatto di più e sono stato anche in acqua rischiando l’assideramento. Devo dire che questi autoctoni hanno usanze un po’ da visigoti. A parte il fatto che camminano strisciando i piedi (e in una cazzo di spiaggia di sabbia non è il massimo perchè fanno un polverone incredibile), giocano tutti con una palla schizzando acqua da tutte le parti e si divertono come dei matti a tirarsi la sabbia, sia fuori che dentro l’acqua. E’ un piacere avere a che fare con loro.

Prima di rientrare siamo passati al supermercato per una spesa intelligente: cicche, fazzoletti di carta, 3 coche, 1 redbull, merendine, pringles, birre, una bottiglia di vino bianco, yogurt, patatine… direi che siamo dei salutisti

Spalato. Aneddoti

Speriamo di riuscire a tornare a casa: alla sera il pedale del freno fa 1 strano verso: sembra quasi che ci sia dentro dell’aria… ma lo fa solo di sera, cosa sarà?

Grazie alla tecnologia siamo riusciti a caricare un centoeuro sul cell di Michele, visto che i cinquanta che aveva messo prima di partire stavano già finendo

Qui i parcheggi a pagamento sono gestiti così: tu prendi il biglietto, entri, cerchi un posto. Se non lo trovi esci, rendi il biglietto e te ne vai.

In spiaggia c’è una tizia che arriva con la pelliccia in mano, la mette giù stile salviettone e si stende. Mah….

Spalato. Seconda sera

Per affrontare la serata ci siamo diretti, stavolta in auto, nella stessa zona dove eravamo stati in spiaggia: Bacvice, che pare essere la zona della movida di Spalato.

Abbiamo trovato, ovviamente per caso, un ristorantino veramente bello: Enoteka Terra. Uno di quei posti dove andare a fare una romantica cenetta con la morosa. Ecco.. e io sono con Michele! Però se capitate da queste parti andateci, ne vale veramente la pena. Da buoni maestri abbiamo preso cibo consono alla stagione e a una località di mare: lui carne con tagliatelle al tartufo e io carne e una specie di polenta, il tutto innaffiato da un vino rosso barricato.

Dopo abbiamo fatto un giro nella zona dei locali, ma anche stavolta eravamo troppo stanchi, e dopo un finto Cuba Libre, siamo tornati a casa dove, x non perdere l’abitudine, lui è andato su FB e io leggevo email e navigavo. Idoli tecnologici.

Spalato. Spiaggia e pallavolo

Stamane abbiamo portato i documenti alla reception, dove ci hanno spiegato dove andare in spiaggia. Dopo una breve colazio al bar "Maestral" siamo andati a piedi lungo la costa finchè siamo approdati all’unica spiaggia sabbiosa. Peccato che un vento di… insomma uno spiacevole e disdicevole venticello buttasse sabbia ovunque. Il cielo era quasi coperto, ma poi è uscito il sole e siamo stati lì un paio di orette, fino alle 2.. proprio quando tutti gli espertoni dicono di non esporsi al sole, infatti credo di essermi ustionato: sono tutto rosso, a parte una zona coperta da Dylan Dog che stavo leggendo. Aragosta.

Dopo abbiamo raggiunto una pizzeria dove io ho preso una buona pizza al prosciutto cotto e ananas e il maestro un’insalata di pasta.

Una rinfrescata in appartamento e poi via verso il palazzetto dello sport per assistere a Croazia – Ungheria, valevole per le qualificazioni ai mondiali di volley femminile del 2010. La partita è stata dominata dalle croate che hanno vinto 3 a 0. Il maestro Michele era ovviamente in fibrillazione, mentre io stavo malissimo per tutto il primo set e mi sono perso un pezzo del secondo passeggiando nel retro per riprendermi…infatti mi sono abbastanza ripreso. Dopo le foto di rito col maestro e le pallavoliste (il mitico ha consegnato alla Dora Horvat una scatola di cioccolatini a forma di cuore precedentemente acquistata qui in un supermarket…) ce ne siamo tornati qui spaparanzati sul letto in attesa di uscire per cena e dopocena.

Spalato. Prima sera

Abbiamo trovato un ristorante molto carino per cenare. Il mio collega maestro mi dice: lascia fare a me. Io penso che lui padroneggi l’inglese come fosse madrelingua, invece quando arriva il tizio gli dice "this!" indicando una portata col dito. Ottimo. Poi ordiniamo altro, tra cui un "dish of potatoes" per chiedere le patatine fritte. Mitici.
Il pasto è stato abbondante e soddisfacente, a parte (per me) il "this" che era un antipasto di pesce (e c’erano anche le olive).. lo so sono un cagacazzo…

Provati dal viaggio e dal cibo ci siamo mestamente diretti verso l’appartamento.

Prima di andare a dormire mi sono messo sulla veranda sul divanetto coi piedi sul tavolino a leggere mentre una brezzolina mi solleticava: che figata!

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