(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

Month: February 2009

Le dieci migliori di Vasco

Ecco la mia personalissima classifica delle dieci tredici canzoni di Vasco Rossi che preferisco. Vasco è sicuramente il mio cantante preferito, ma definirlo cantante è riduttivo. le sue canzoni sono state la colonna sonora della mia vita, le sue parole mi hanno seguito, aiutato, avvolto, confortato, spinto, esaltato, ecc. Quindi dietro ogni canzone di questa classifica (che è stato difficilissimo redarre) c’è una storia. Non sono in ordine di importanza, sono tutte importanti. Beh se ne devo scegliere una… facciamo due: "Stupendo" e "Guarda dove vai".

  • Albachiara (Diventi rossa se qualcuno ti guarda e sei fantastica quando sei assorta nei tuoi problemi nei tuoi pensieri… E quando guardi con quegli occhi grandi forse un po’ troppo sinceri, sinceri si vede quello che pensi, quello che sogni…. ). Bellissima nel definire una femmilità travolgente nascosta tra le pieghe di una donna semplice.
  • Non l’hai mica capito (Ti voglio bene non l’hai mica capito, ti voglio bene lascia stare il vestito, ti voglio bene non cambiare discorso dai non scherzare!) Quando noi maschietti ci ostiniamo a diventar matti per donne che sono bambine viziate.
  • Colpa d’Alfredo (E quella stronza non si è neanche preoccupata di dirmi almeno qualche cosa, che so, una scusa! si era già dimenticata di quello che mi aveva detto prima…."mi puoi portare a casa questa sera? Abito fuori Modena, Modena park". Ti porterei anche in America, ho comperato la macchina apposta…e mi ero già montato la testa…avevo fatto tutti i miei progetti…non la portavo mica a casa, beh se la sposavo non lo so, ma cosa conta). Quando le cose non vanno come volevi a qualcuno devi dare la colpa, no?
  • Siamo solo noi (Siamo solo noi quelli che poi muoiono presto, quelli che però è lo stesso. Siamo solo noi che non abbiamo più niente da dire, dobbiamo solo vomitare. Siamo solo noi che non vi stiamo neanche più ad ascoltare). Noi siamo così, e se non ci capite non c’importa niente…ma proprio niente.
  • Ogni volta (Ogni volta che mi sbaglio, ogni volta che sono sicuro e ogni volta che mi sento soloogni volta che qualcuno si preoccupa per me, ogni volta che non c’è, proprio quanto la stavo cercando… E ogni volta che non c’entro, ogni volta che non sono stato, ogni volta che non guardo in faccia a niente e ogni volta che dopo piango) Ogni volta faccio gli stessi errori e ricomincio.
  • Una canzone per te (Ma le canzoni son come i fiori nascon da sole e sono come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perché poi svaniscono e non si ricordano più) E’ bello poter dedicare una canzone a qualcuno
  • Vita spericolata (E poi ci troveremo come le Star a bere del whisky al Roxy Bar oppure non c’incontreremo mai ognuno a rincorrere i suoi guai ognuno col suo viaggio ognuno diverso ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi) Gli anni passano ma gli amici, quelli veri, rimangono sempre.
  • Liberi liberi (Liberi liberi siamo noi però liberi da che cosa chissà cos’è?…….chissà cos’è! ) Cerchiamo sempre qualcosa che non c’è, un modo di riempiere un vuoto, e quindi non siamo mai soddisfatti. Non è quello il senso della vita.
  • Guarda dove vai (Se non ti piaci, vedrai: non cambieraiGuarda che cielo che hai, guarda che sole che hai, guardati e guarda cos’hai e…….. guarda dove vai) Metticela tutta in quello che fa, ma non ti preoccupare troppo.
  • Vivere (Vivere! è un po’ come perder tempo.. Vivere….e sorridere dei guai così come non hai fatto mai, e poi pensare che domani sarà sempre meglio. Oggi non ho tempo, oggi voglio stare spento!) Nonostante tutto, la vita è bella e vale la pena di essere vissuta, anche se certi giorni hai proprio volgia di staretene da solo…
  • …Stupendo (E mi ricordo chi voleva al potere la fantasia… erano giorni di grandi sogni……..sai erano vere anche le utopie. Ma non ricordo se chi c’era aveva queste queste facce qui, non mi dire che è proprio così, non mi dire che son quelli lì!… è la vita! ed è ora che CRESCI! devi prenderla così…… SI!!!! STUPENDO! MI VIENE IL VOMITO! è più forte di me) Quanti ne ho conosciuti di quelli che parlano parlano e poi invece cambiano… e si giustificano dicendo che tutto cambia e sono io quello che sbaglia a non voler cambiare mai…
  • E… (Tu per me, te lo dico sottovoce, amo te… e… se hai bisogno e non mi trovi cercami in un sogno….  e… sei un piccolo fiore per me) L’amore… che bella cosa l’amore… sapere che lei c’è… sempre!
  • Colpa del Wisky (Mi piace proprio come sei e anche quella che vuoi sembrare… Mi piaci tu mi piaci tu mi piaci solo tu, ma come te lo devo dire, te lo devo dire) …ed è così bello che lo devo dire, lo devo cantare, lo devo urlare!

 

Cronaca di 500 metri in auto per Milano

Ero a Milano in zona Sempione e ho notato un pulmino, di quelli vecchi, con tutti gli adesivi attaccati dietro. È una cosa che non si vede molto spesso, una volta era più “di moda”, era un’usanza quella di attaccare gli adesivi sulle auto. Ma non solo sulle auto, c’era più la cultura dell’adesivo, se ne vedevano dappertutto. E uno dei posti dove appiccicarli erano proprio le auto. Quando adesso ne vedi qualcuno così, ci si fa più caso. Tra l’altro questo pulmino aveva degli adesivi assurdi, pubblicitari, tipo quelli delle radio, tutti attaccati storti. Alcuni erano venuti un po’ via e si vedeva la colla. Il "tocco di classe" finale lo dava una foto, ritagliata da un giornale, attaccata con lo scotch. Ad un certo punto doveva girare a destra e io mi sono affiancato con una curiosità matta di vedere chi fosse il proprietario, chi fosse quel personaggio che avesse ancora voglia di attaccare adesivi sul proprio veicolo, in quest’era in cui le auto sono tutte in “bianco e nero”. Sono sparite le auto colorate, hanno tutti i colori delle gradazioni di grigio. Un personaggio un po’ bohemien quindi? Si mi sarei aspettato un signore sulla cinquantina che magari aveva iniziato ad attaccare adesivi trent’anni fa e non aveva ancora smesso. Invece era una ragazza.

Poco più avanti c’era una Mini Cooper a cui si era staccata la “C” della scritta e il proprietario gliene aveva attaccata un’altra, che non era la sua, in quanto era completamente diversa. Piuttosto che girare con una scritta non “completa” costui l’aveva attaccata in modo artigianale.

Poco avanti, al semaforo, avevo una macchina dietro a me che aveva attiva la freccia per girare a destra. Quei casi in cui ti basta avanzare di mezzo metro per permettergli di girare. Quelle situazioni in cui quando capita a me quello davanti non si sposta neanche di un millimetro, anzi se potesse tornerebbe anche indietro, piuttosto di lasciarti passare. Io invece me ne sono accorto, mi sono spostato un poco più avanti e lui, quando è passato, ha rallentato, si è girato per ringraziarmi. È bello questo. Mi piace quando tra automobilisti (e non) ci si rispetta, si usa una certa etichetta non scritta ma che tutti sanno, anche se fanno finta di sapere. Di solito la gente la pensa proprio al contrario: a me non fanno mai favori, quindi io non ne faccio di sicuro, e così si crea il vortice vizioso. Peccato.

Mostramagritte

Domenica scorsa, il 15, siamo stati a Milano a vedere la mostra di Magritte. Come sa già chi mi conosce e come immagina chi mi segue da tempo (provate a cercare "magritte" sul mio blog) il pittore belga René Magritte è sicuramente il mio preferito. Perchè? Difficile dirlo. Diciamo che mi piace sia la sua pittura che il suo personaggio: una persona normalissima che riesce ad essere così straordinario e a stupire così. E la sua pittura è come lui: ci sono oggetti comuni, che però sono poisizionati e mescolati in modo da creare stupore. Ma Magritte stesso una volta ha furbescamente dichiarato che non si spiegava lo stupore per le sue opere, in fondo lui disegnava oggetti comuni. E li disegnava in maniera semplice, quasi naif.

Quella di Milano è una bella mostra, c’è una discreta selezione di opere (non dico ottima, io sono sempre "criticone", quindi non mi accontento mai). La cosa che mi emozionava di più, a parte la compagnia, era avere a pochi centimetri da me dei Magritte veri, proprio loro, proprio li!!! Se vi piace il genere e avete occasione, andateci, ne vale la pena. Per ulteriori info il sito è www.mostramagritte.it e se volete un buono sconto guardate qui.

Una frase che era scritta sulle pareti della mostra e che m è piaciuta tantissimissimo: "I titoli dei quadri non sono spiegazioni e i quadri non sono illustrazioni dei titoli"

Abbiamo completato la giornata in giro per le vie dello shopping, alla ricerca del mitico ceppo portacoltelli Voodoo, criticando bonariamente i passanti vistosi e i negozi che non ci piacevano e fermandoci per una (maxi)pizza sui navigli. Un’altra giornata da 10 e lode. 

 

Dodecalogo della sicurezza

Si fa tanto parlare di virus informatici. La domanda che mi viene rivolta più spesso è: chi li fa questi virus? Se volete sapere la mia opinione: una piccolissima minoranza è progettato da geni dell’informatica che hanno la perversione di fare danni per far vedere quanto sono bravi. Ma la grande maggioranza, secondo me, viene fatto dalle ditte di antivirus. Non ho prove ovviamente a sostegno di questa mia tesi, ma tant’è… è un’opinione.

Ogni tanto trovo qualche amico che sostiene di essere stato colpito da un virus. Solitamente, 9 volte su 10, non è vero. Purtroppo i computer e i sistemi operativi (in particolare quelli di Microsoft) sono brutte bestie e funzionano grazie a magia. Che talvolta non funziona e allora in pc si "incricca". Ma non strappatevi i capelli: non è un virus. Magari è quel videogioco che avete installato che ha fatto qualche casino, o qualche programma che avete scaricato da internet. Il che molto spesso è peggio di un virus e occorre reinstallare il sistema operativo. Ma bisogna essere coscienti di quello che si fa, non pensare che ci siano degli "untori" che ci infettino i computer e ai quali non si può opporre resistenza. A volte, raramente, si tratta veramente di un virus. Io mi chiedo: ma come è possibile nel 2009 prendersi ancora virus così facilmente? Come è possibile che c’è ancora gente che apre allegati del tipo "Cliccami.exe" solo perchè "Me li ha mandati un mio carissimo amico!"

Ma nooooooo, gli allegati sono SEMPRE sospetti. Sempre!!! Leggetevi attentamente questo dodecalogo scritto da Paolo Attivissimo che è sempre valido e attuale:

  1. Installate un buon firewall.
  2. Installate un buon antivirus, tenetelo costantemente aggiornato e usatelo su tutti i file che ricevete.
  3. Fate il backup (almeno) dei vostri dati. Fatelo spesso. Fatelo SEMPRE.
  4. Installate gli aggiornamenti (patch) di Microsoft.
  5. Non installate software superfluo o di dubbia provenienza.
  6. Non usate Internet Explorer e Outlook Express. Sostituiteli con prodotti alternativi più sicuri.
  7. Tenete disattivati ActiveX, Javascript e Visual Basic Scripting. Riattivateli soltanto quando visitate siti di indubbia reputazione.
  8. Non aprite gli allegati non attesi, di qualunque tipo, chiunque ne sia il mittente, e comunque non apriteli subito, anche se l’antivirus li dichiara "puliti".
  9. Non fidatevi dei link a banche o negozi forniti da sconosciuti. Possono essere falsi e portarvi a un sito-truffa. Usate invece i Preferiti o il copia-e-incolla, oppure digitateli a mano, in un browser sicuro.
  10. Rifiutate la posta in formato HTML e non mandatela agli altri. Usate il testo semplice, molto più sicuro.
  11. Non distribuite documenti Word: trasportano virus e contengono vostri dati personali nascosti.
  12. Non fidatevi dei messaggi di allarme diffusi da stampa generalista, amici e colleghi, e non diffondeteli, se non sono documentati.

per approfondire leggetevi tutto l’articolo.

Rolling Stone Milano

Un altro mito che se ne va. Ormai è ufficiale, la discoteca Rolling Stone di Milano chiude. Al suo posto nasceranno degli appartamenti. Dopo 28 anni chiude uno dei templi del rock in Italia,su quel palco le grandi stelle del rock: Joe Cocker, Bob Geldof, Ben Harper…

Ho conosciuto il "Ròòòllin" alla fine degli anni ’90, per via dei miei amici milanesi che lo frequantavano. Mi è subito piaciuto. Per prima cosa era diverso: non era una discoteca simile a quelle a cui ero abituato nella mia zona, posti da fighetti dove per entrare dovevi vestirti come se avessi dovuto fare la prima comunione. Entravi come volevi, una grande libertà. E poi facevano una musica diversa, il rock, genere che mi piace. A me piace praticamente tutta la musica, anche se prediligo l’elettronica, e comunque mi piace variare. Quindi non sono un fan del rock, ma mi piace. Per qualche periodo ci andavo addirittura due volte alla settimana. E molto spesso da solo. Cioè partivo da Voghera da solo, anche perchè era uno dei pochi posti dove ero sicuro di trovare gente che conoscevo. Neanche al bar a fianco a casa mi succede.

La prima volta in realtà ci sono stato proprio per la musica elettro: nel 1997 al concerto dei Daft Punk, mitico davvero. Il locale è chiaramente un vecchio cinema riadattato, c’è ancora la scalinata. Cavoli quante serate li dentro, veramente ma veramente tante. E’ stato il primo posto di Milano che sapevo raggiungere ad occhi chiusi. Mi ricordo quando il giorno dopo lavoravo ed ero in coma…

Ecco io il Rolling l’ho vissuto così, tra amici, a chiacchierare, bere dei pessimi cocktail (facevano veramente schifo), buttarsi in pista a pogare sulle note di "vorrei vedere le piramidi di Cheope, ma sono miope, ma sono miope…" e sognare fantasticare… Mi ricordo anche una bellissima serata con gli Elii qualche giorno prima di capodanno.

Ultimamente la suonata è un po’ cambiata, il tempio del rock ha cambiato un po’ volto e si sono istaurate le serate "fighetto"… che sinceramente non c’entrano nulla. Quando andavano io facevano rock di tutti i tipi: ska, rock’n’roll, anni ’70… di tutto. Ho sperimanetato altre discoteche alternative di Milano, dall’Alcatraz al Rainbow, ma non sono neanche pragonabili alle atmosfere del Rolling. Il Rainbow è troppo un buco, non mi piace e l’Alcatraz invece un capannone troppo grande, ti ci perdi… io al Rolling di sopra conoscevo tutti.

E invece a maggio chiude i battenti. Saranno contenti i residenti, così non ci sarà più casino. Quante volte a fermarsi alla latteria con Fabio che prendeva la vodka alla menta. O un coktail al Divina, li vicino. Oppure una birra al cinese. E girare mezz’ora per trovar un posto auto e poi metterla in divieto sperando che i ghisa non passassero… Addio Rolling Stone, sei stato una parte della mia vita.

Gli altri locali che hanno "fatto" la mia storia sono: Kursaal, Giardinetto, Vertigo, ma di questi vi parlerò un’altra volta.

Latte+

Il sindaco di Roma, Alemanno, critica, come ovviamente tutti gli uomini politici devo fare, perlomeno x convenienza, la creazione di bande di improvvisati giustizieri che cercano di farsi giustizia da sè dopo la sequenza di stupri e violenze che sta accadendo in Italia. Certo, istituzionalmente ha ragione, ma provate a pensare se capitasse a voi o alla vostra famiglia? Dai, facciamo i seri, tutti i giorni leggiamo sui giornali di questa gente che viene rilasciata, scarcerata, che reitera gli stessi reati, che si fa beffe della legge, perchè sono pienamente coscienti dell’impunità che a volte un eccesso di garantismo gli concede. E quindi? E quindi una manganellata sulla schiena non sarà sicuramente politicamente corretta, ma io, francamente me ne infischio, e gliela darei volentieri. Anche a quelli che fanno i garantisti ad oltranza. Anzi a quelli gliene darei più di una.

Gatti

Pare che a Brallo ci sia una moria di gatti ultimamente. Pare che vengano trovati belli stecchiti. Potrebbe essere una malattina felina, ma, pare, che potrebbe non essere così. Potrebbe essere che un qualche figlio di puttana lasci in giro bocconi avvelenati. Pare che il mio micio sia qualche giorno che sia sparito. Potrebbe essere che sia caduto vittima di una qualche malattia. Magari è andato a svernare al mare. Magari ha bevuto un caffè alla Sindona.

 

Manuale di scrittura creativa

Finalmente ho finito di leggere anche questo libro, di Roberto Cotroneo, che mi è stato regalato quasi un anno fa dai miei amici per "aiutarmi" nella scrittura del blog. Purtroppo però il libro parla essenzialmente di come si scrive un romanzo, cosa che io non intendo fare. Infatti parla della struttura del racconto l’incipit, come si scrivono i dialoghi, la scelta dello stile, ecc. Adirittura siega come contattare una casa editrice. E’ scritto in modo semplice, chiaro ed avvincente.

Detto questo volevo comunque riportare una frase che c’è scritta all’inizio del libro che mi è piaciuta:

"Il principio basilare di qualsiasi scrittura: si scrive per gli altri, mai solo per se stessi. La scrittura è una forma di comunicazione, non una forma di solitudine: si scrive per raccontare qualcosa a qualcuno"

Manetta

Conoscete questo personaggio delle storie di "Topolino"? Dovete sapere che Topolino collabora spesso e volentieri con la polizia di Topolinia per risolvere i casi più disparati causati dalla criminalità. Sono anni e anni che il piccolo topo dalle grosse orecchie cerca sempre di dare una mano in questi frangenti mettendo a disposizione la sua (un po’ boriosa) collaborazione. Il suo principale interlocutore è il commissario Basettoni, spesso coadiuvato dal fido ispettore Manetta.

Questi è un personaggio un po’ scontroso e un po’ tontolino, anche se talvolta raggiunge vette inattese di acume e simpatia. Il suo ruolo è quello di aiuto e spalla di Basettoni. Fa la parte dell’aiutante a volte sfigato, a volte ignorante e pasticcione ma che riesce, suo malgrado, a dare l’ispirazione per risolvere i casi. Negli ultimi anni viene spesso affiancato dal collega di orgini texane Rock Sassi. Insomma Manetta è uno di quei personaggi che non sono di primo piano, ma che sono indispensabili a dare il sale ad alcune storie disneyane.

Shock Economy

Altro libro che ho letto: Shock Economy di Naomi Klein. Di questa autrice canadese avevo già letto a suo tempo il celeberrimo No Logo che avevo trovato interessantissimo (l’ho citato anche nella mia tesi) (e chi se ne frega, direte voi)

Anche questo nuovo libro è un mattonazzo da paura, nel senso che se vi spaventano i libri di più di 500 pagine scritte piccolo… lasciate stare. Però è proprio interessante.

Parte da una teoria: per costringere una persona in uno stato psicologico in cui si possa condizionare e fargli fare quello che si vuole ci vuole uno shock. Nei primi capitoli infatti parla del famoso elettroshock, quella pratica usata decenni fa per questo scopo che voleva "spianare" la coscienza di una persona per poi educarla con nuove dottrine. Dopo spiega che questa terapia dello shock viene utilizzata anche in politica e in economia: si crea o si sfrutta un avvenimento sconvolgente per far fare ad un intero popolo quello che si vuole: ribaltoni, colpi di stato, stravolgimenti vari… Nei capitoli successivi invece fa una carrellata di posti dove questa shockterapia è stata utilizzata: Cile, Polonia, Sudafrica, Russia, ecc. Infine parla del nuovo filone dello shock alle nazioni: Iraq, Afganistan, ecc.

Sono capitoli molto documentati come sempre e pieni zeppi di riferimenti, citazioni, dati. E’ quasi difficile credere che tutto questo sia vero e si sia potuto realizzare. E’ un libro che indubbiamente fa pensare e che apre gli occhi su molti aspetti della realtà internazionale. Se riuscite a leggerlo (nel senso che non vi spaventano i mattoni) fatelo: è proprio bello.

Notre Dame de Paris

Venerdì scorso siamo stati a Milano a vedere lo spettacolo Notre Dame de Paris, la celeberrimo opera musicata da Riccardo Cocciante. Da quando è uscito, sia all’estero che in Italia, ha riscosso un successo senza precedenti per queso tipo di opera e da tempo avrei voluto vederlo. L’occasione si è presentata per il fatto che per un mesetto circa è riproposto al Teatro degli Arcimboldi in zona Bicocca a Milano (quello dove ultimamente facevano Zelig).

È veramente notevole. Non so come si definisca ufficialmente questo tipo di spettacolo. Io credevo fosse un musical, ma in realtà non è composto da parti recitate e parti cantate, ma solo una successione concertistica di brani musicati accompagnati da scenografie avvincenti e balletti. Quindi, per prima cosa occorre dire che la storia non è “spiegata”, quindi va saputa in anticipo per seguire lo show. Le “canzoni” sono state appositamente scritte ovviamente per questo spettacolo. Si alternano musiche “tranquille” a quelle più movimentate che quindi possono essere accompagnate da balletti decisamente coinvolgenti. I cantanti sono bravissimi, sono opere di non facile interpretazione e i cantanti riescono ad eseguirle nelle condizioni più difficili: per esempio ricordo quando Quasimodo canta legato ad una ruota che i ballerini fanno girare: bravissimo! I ballerini sono altrettanto bravi, sembrano quasi degli artisti del circo da quanto sono abili nelle loro performance (e alcuni sono validissimi breakdancer). Anche qui vi racconto un solo aneddoto: quando Quasimodo parla delle sue campane nella scenografia ci sono tre di queste campane penzonanti con altrettanti ragazzi che ci ballavano sopra. Le scenografia e le luci sono altrettanto belle, combinate assieme creano ambienti favolosi. Io non sono un abituale frequentatore di teatri, ma mi hanno favorevolmente colpito. Infine spendo una buona parola anche per il teatro: proprio bello. Eravamo nella galleria più alta ma si vedeva bene e si sentiva benissimo. E poi è un teatro moderno e realizzato molto bene. Insomma che dire: voti ottimi per tutti… e poi qualche malalingua dice che sono un criticone ;-)

Elufabio

Caro Davide, questa lettera è per te. Volevo solo esprimerti le mie volontà e chiederti di renderle pubbliche nel caso ce ne fosse bisogno. Se per caso vado in coma irreversibile, non aspettare, che so, 17 anni per poi stufarti e farmi morire disidratato, se i migliori dottoroni e professoroni dicono che non c’è più nulla da fare e quindi meglio eutanasizzarmi, vorrei che tu eseguissi queste mie ultime volontà: non farmi morire di fame, altrimenti torno dall’aldilà e ti rompo le scatole tutta la vita. Vorrei morire decapitato, possibilmente su una pubblica piazza e magari da un boia famoso (per esempio da Napolitano). Così almeno… zak.. risolviamo subito e in modo indolore. Se proprio non si può, tu che sei milanese, ti chiedo di fucilarmi e poi di appendere il mio cadavere a testa in giù in Piazzale Loreto. Si ma prima assicurati che non ci sia proprio niente da fare eh? Al limite fallo tu il boia… boia chi molla. Grazie, ciao.

Davide e Golia

Sottotitolo: lo strano caso di Luca e Giorgio

In Rete, tra gli appassionati, la notizia è vecchia, e ve la riassumo. un signore di Treviglio (BG), Luca Armani ha registrato nel lontano 1997 il dominio www.armani.it e fin qui tutto bene. Anni più tardi il più noto Giorgio Armani, rendendosi conto dell’importanza del dominio e proprietario di www.armani.com ha chiesto e preteso che gli venisse assegnato anche il domino italiano. Ha fatto causa al buon Luca e l’ha vinta.

Beh ragazzi io non so cosa dica la legge, sicuramente hanno ragione gli avvocatoni cavillosi strapagati dal gigante Golia, ma il buon senso mi suggerisci di dare ragione a Davide, cioè a Luca. Ora vi faccio un esempio. Proprio in questi giorni mi ha contattato un ragazzo via internet dicendomi che mi chiamo come il uso babbo. Ecco, mettete caso che adesso il signor Fabio Tordi diventi un personaggio famoso e mi faccia causa per il dominio www.fabiotordi.it
Io mi incazzerei come una bestia (scusami omonimo, lo so che anche tu hai il diritto di avere un dominio, am potresti sempre registrare www.fabiotordi.name o qualcosa di simile…) e farei fatica ad accettare la cosa, visto che lo utilizzo da molti anni.

Mi rendo conto che viviamo nella jungla, dove vige la legge del più forte, e quindi senza dubbio ha ragione Giorgio, ma personalmente non posso che esprimere la mia solidarietà a Luca. Giorgio avrebbe potuto registrasi armani. com, armani.biz, armani.org e chi più ne ha più ne metta. Potrebbe registrarsi tutti i domini liberi di questo mondo, ma perchè accanirsi col povero Luca? Voi replicherete: si ma perchè Luca non ha registrati lucaarmani.it oppure timbrificioarmani.it (timbrificio armani è il nome della sua ditta). Io potrei girare la stessa frase: perchè Giorgio non si accontenta di giorgioarmani.it oppure armanijeans.it o emporioarmani.it ?? Il mondo è grande, c’è posto per tutti. Veramente pensate che uno che finisca su armani.it e veda il sito del timbrificio possa scambiarlo per quello dello stilista? Ci sono tantissimi casi. Per esempio, per quanto riguarda il mio lavoro, se cerco il sito della ditta Fila (abbigliamento sportivo) e digito fila.it trovo il sito della fabbrica di pastelli e pennarelli. E se cerco Nordica (attrezzi da sci) sotto nordica.it trovo tutt’altro (camini e stufe). Alla fine quello che serve, in questa foresta di internet, è essere ai primi posti dei motori di ricerca. E se cerco "armani" in google trovo giorgioarmani.com e emporioarmani.com, più altre cose… armani.it non appare neanche tra i risultati! E allora !!!!

Per ora a Luca non rimane che www.armani2.it

Altro che multe

«Altro che multe, dateci dei contributi»

VOGHERA.   «A Vigevano il Comune taglia la Tarsu ai commercianti di corso Genova come indennizzo per i disagi causa cantieri, a Voghera hanno mandato gli ausiliari della sosta a far multe, anche con la neve che copriva segnaletica e marciapiedi». I commercianti del centro storico sentono la crisi, acuita dai lavori per trasformare piazza Castello, prolungati nel tempo causa fiocchi bianchi. «Invece delle pettorine gialle degli ausiliari della sosta dovevamo vedere quelle arancioni degli spalatori».  E’ polemica. E crollano gli incassi, anche fra i banchi del mercato. S’invoca una rivoluzione viabilistica, ragionata sulla base del vento gelido di crisi. Il parcheggio dell’ex Caserma? Troppo lontano per tanti clienti di bar e negozi del centro, che hanno cominciato a preferire anche per la pausa caffè i centri commerciali con parcheggi gratuiti anche interrati, e dunque riparati dalle intemperie. D’altro canto chi il centro lo vive ancora non utilizza il bus navetta istituito a metà novembre dal Comune e costato circa 15mila euro.  «Con gli stessi soldi si potevano garantire sgravi a noi commercianti di via Cavour – dice il barista Maurizio Bovolenta -. In alternativa si sarebbero potuti finanziare nuovi eventi per invogliare le famiglie ad affollare il centro. Questi lavori in piazza Castello e i ritardi nell’apertura della nuova area di sosta che si affaccia sulla nostra strada ci stanno facendo davvero male. Non capiamo come mai, tentativo del bus navetta a parte, l’amministrazione sia così distante».  Per Angelo Nardulli, titolare di Tappeto d’Autore, non ci sono palliativi che tengano: «Serve una rivoluzione viabilistica, un cambio di mentalità a misura di cliente e di frequentatore del centro. Oggi non è più tempo di mandare ausiliari della sosta a far multe mentre cavalloni di neve impediscono ancora alla gente di camminare sui marciapiedi e di vedere le righe blu per terra. Nei giorni scorsi è successo e il Comune rischia anche una valanga di ricorsi». E allora che fare? «Cancellare un po’ di righe blu in centro e smetterla con queste isole pedonali a metà. Col doppio senso di circolazione avete visto via Cavour?».  Un tema ricorrente quello del ripristino del senso unico e dell’inversione di quello istituito in via Garibaldi: il primo a sollevarlo, ancora nel settembre scorso, era stato Graziano Tagliavini di Confesercenti: «Ciclisti e pedoni rischiano la pelle – aveva messo in guardia -, ma anche i clienti dei negozi ogni volta che escono dalla porta». Da allora il Comune non ha fatto niente: chi la città la vive in modo ecologico, spostandosi a piedi o sui pedali, nelle ore di punta è ancora costretto al percorso a ostacoli lungo una delle vie peggio illuminate della città.  Fabio Tordi, titolare del negozio d’abbigliamento di via Cavour che sta proprio di fronte all’imbocco di piazza Castello, mastica amaro: «Gli sgravi sulla Tarsu non li hanno concessi né ai colleghi di via Garibaldi né a quelli di via Emilia, sarà dura…». Piuttosto, Tordi vorrebbe qualcos’altro: «Invece di chiedere una ciotola di riso dovremmo chiedere al Comune d’imparare a coltivarlo anche per noi. Un indennizzo non sarebbe la cura. Occorre programmare per ridare la scossa e più carattere a una città che non trova una sua identità». Tordi invita a guardarsi attorno, anche appena fuori dai confini comunali: «Ispiriamoci a Stradella o magari anche a Tortona, due città che hanno più coraggio».

Emanuele Bottiroli

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