Ieri mi ha telefonato Maurizio e mi ha fatto notare che era l’ultimo giorno del Notting Hill Carnival, la festa più grande d’Europa! Che nostalgia. Sarei dovuto andare…. Purtroppo sono i tempi condizionali dei verbi che ti fregano. Comunque solo a distanza di tempo mi accorgo che il mio inglese in effetti era migliorato, a Brallo c’era Alicia, una ragazza di Bristol che faceva la baby sitter e ci parlavo benissimo (beh magari se fosse stato un cesso non sarei riuscito ad esprimermi, la necessità aguzza l’ingegno)
Month: August 2007
(Lasagne co e turdeire)
Ingredienti per la pasta fresca: 500 g di farina, quattro uova, olio, acqua.
Ingredienti per il sugo di tordo: tre tordi o cesene, un cucchiaio di cipolla tritata, olio, aglio, una carota, cinque palline di ginepro, mezzo bicchiere di vino bianco, sale, pepe, una noce di burro, parmigiano.
Preparazione della pasta: impastare gli ingredienti sulla spianatoia; appena il composto risulta omogeneo fare delle sfoglie con il mattarello o con la macchina, tagliare delle strisce con larghezza a piacere.
Preparazione del sugo: spennare bene i tordi con acqua calda. Tagliare le interiora e bruciare i peli rimasti, lavare con cura. Spolpare i tordi e tritarli a dadini. Soffriggere tutte le verdure, aggiungere i tordi, sfumare con il vino bianco. Cuocere per circa mezz’ora ed alla fine aggiungere le bacche di ginepro.
Cuocere la pasta per dieci minuti in acqua bollente già salata, scolare e condire con il sugo. Mantecare con il burro e un cucchiaio di parmigiano.
Quello che mi resta dei tuoi giorni sono queste note tristi che si inseguono nell’aria e disegnano il tuo viso.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è quell’ultimo sorriso regalato un momento prima di andare via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è solo la malinconia.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la smania di uscire anche se so che non c’è nessuno fuori che m’aspetta.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la fretta di riuscire a dormire ogni notte senza ripensare a te.
Quello che mi resta è il ricordo dei tuoi baci su di me.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il rimpianto disperato di non averti fermato quando stavi andando via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni sono le parole dolci che mi riempiono la gola e che oramai non posso dirti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il desiderio di riaverti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è il nulla dei tuo scarno addio senza parole senza baci come se fosse normale.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è la triste sicurezza che non mi è mai importato nulla di chi di noi avesse torto.
Quello che mi resta dei tuoi giorni è solo il senso d’esser morto
Lunedi 28 agosto 2000
Abbiamo saltato un giorno di diario perchè non ci stavamo più dentro. L’altro ieri sera (sabato) abbiamo girato per San Feliu per vedere il posto. Ci è venuta sete ma abbiamo tristemente constatato che in catalano (piccola parentesi: sembra che in Spagna ci siano due lingue: catalano e castigliano) Bar significa "devi assolutamente mangiare, poi, se hai sete, puoi anche bere". Peccato che sulle liste le bevande non siano assolutamente segnate. Ci siamo fermati in un barino a prendere 2 birre e un panino, poi siamo tornati al camping che chiudeva alle 12 per le auto. Ieri mattina ci siamo alzati tardi e per questo motivo abbiamo fatto una colazione leggera (1 litro di latte + nescafè + biscotti a volontà). Abbiamo sistemato (si fa per dire) la macchina e ci siamo pure lavati le magliette. Poi siamo partiti per Tossa de Mar. 23 km di curve sul mare, dove però si prendeva la radio Rai2. Il paesaggio era molto panoramico, appena arrivati ci siamo subito lanciati in una "manolata" scalando gli scogli vicino alla spiaggia. Era pieno di pittori. Dopo aver mangiato in un paesaggio da quadro siamo prima saliti verso un castello che aveva una strana caratteristica: come i paesi dei film western, aveva integra solo la facciata, dietro era com-ple-ta-men-te diroccato. Ci siamo messi a girovagare per il paese alla ricerca di una fontanella e dei risultati di Formula 1 (che tuttora non sappiamo). Infine un mezzo riposino sulla spiaggia e poi siamo tornati al camping. Alla sera siamo andati a mangiare la paellas di carne in una caratteristica trattoria. Il piatto era molto unto anche se buono e l’abbiamo innaffiato con due bottiglie di vino bianco e due bicchieri di Fernet Branca che probabilmente era stato aperto da Cristoforo Colombo. Anche la cuoca lo ha definito "medicinal". A questo punto abbiamo gironzolato x il paese per poi tornare prima della mezzanotte. Qui il terrone italiano gode ancora di stima e rispetto reverenziale: abbiamo incontrato due ragazzini che si stavano accendendo una canna e, quando uno dei due si è accorto che eravamo italiano ha avuto una reazione di paura quasi fossimo stati poliziotti, ha fatto cadere con forza il cannone dalla mano dell’amico.
Dai primi di luglio sono su a casa al Passo del Brallo, e per collegarmi ad internet uso il portatile utilizzando il tradizionale modem 56k. Oggi sono di passaggio a Voghera e… che bella l’ADSL !! In confronto sembra un sogno. Ormai dopo anni di utilizzo non ci si fa più caso ai vantaggi e avevo dimenticato le lentezze estenuanti della linea tradizionale. Cercare una cosa con Google diventa un’impresa. Leggere la posta (per gente come me che ne riceve un sacco) è un affare da un’oretta. E poi ti accorgi di quanto sono "pesanti" certi siti. Insomma la navigazione deve essere "a colpo sicuro", non puoi permetterti di navigare senza meta, altrimenti dopo 3 ore sei ancora lì e non hai combinato niente….
Invece oggi mi sono letto la posta, ho letto tutte le notizie, ho cercato dei negozi on line che mi interessavano, sto aggiornando il blog, ecc. ecc. Il tutto in neanche mezz’ora!!!
Grazie Fastweb
E pensare che Follini, fino a non molto tempo fa, era addirittura segretario di un partito di centro destra. Secondo logica, il segretario dovrebbe incarnare i valori e le posizioni del proprio partito, tuttalpiù indirizzandolo verso nuovi lidi, ma senza stravolgere quello che è. In passato abbiamo assistito a segretari che hanno modificato anche marcatamente il proprio movimento politico: il PCI che è diventato PDS, la fiamma del MSI che è diventata AN, ecc. Anche adesso sta succedendo col PD.
Altri segretari hanno traghettato i propri partiti da una parte all’altra della barricata, ma si tratta quasi sempre di piccole realtà, partiti quasi monodimesionali. Cosa che l‘UDC non è più. Quando Follini non è riuscito a spostare l’asse di navigazione verso sinistra (era evidente già allora, ora è oggettivamente lampante alla luce dei fatti) se n’è prima andato sbattendo la porta, ha fondato un proprio movimento, ha sostenuto il goveno Prodi. E fin qui tutto – si fa x dire – normale. Ormai siamo abituati (ahimè) a gente che viene eletta da un elettorato e poi, in base ad una loro interpretazione del mandarto elettorale, passano nelle file avversarie. Il problema è che qui stiamo parlando di un personaggio che era un protagonista di primo piano che, stando a capo dell’UDC, non rappresentava solo sè stesso, ma gli elettori di un intero partito. E non ha semplicemente fatto un saltino, è addirittura arrivato a piè pari nella costituente del PD.
Ma come faccio a fidarmi dei politici? Ha ragione Casini a dire che dovrebbe chiedere danni d’immagine. Io, elettore della CDL, come faccio a fidarmi dell’UDC se quando c’era Follini a capo giurava e spergiurava che mai avrebbe fatto il ribaltone e poi adesso me lo ritrovo nel Partito Democratico? Devo dire che per fortuna non è riuscito a portare con se tutto il partito (anzi proprio nessuno), ma la credibilità è minata.
Mi ricordo quanta neve cadeva, sembrava non dovesse mai smettere, andava avanti giorni e giorni. Scendeva bianca, a grossi fiocchi, e si posava dolcemente sui tetti, sulle cime degli alberi, sulla strada, sui prati già tutti bianchi. Faceva freddo lassù in inverno. La temperatura era molto bassa e soffiava un vento che frustava i visi. Le illuminazioni che adornavano le case e i giardini per le feste rischiaravano tetramente la via, e ogni persona sentiva chiaramente dentro di sé quel senso di tristezza che hanno un po’ tutti.
E lui era là, nella tormenta di neve, incurante del vento e del freddo. Stava pensando che se ne sarebbe andato, alla fine, però col cuore sarebbe sempre rimasto. Pensava di riuscire a fare qualcosa, pensava di riuscire ad imparare, pensava di riuscire ad insegnare, pensava di riuscire a mettere un piccolo mattone nella megalopoli del mondo. Era molto tempo ormai che ci provava.
Forse ci aveva sperato, aveva anche lottato, battendosi contro le sue paure, pensando di essere nel giusto, illudendosi di riuscire a continuare. Non si rendeva conto di aver contro tutti quanti, e accusava quelli che sostenevano che stava sbagliando. Lui rispondeva di essere sicuro, erano loro che si sbagliavano, loro che si nascondevano, lui invece era il più forte. Non si accorgeva di essere il peggiore uomo qualunque, aveva mille progetti, pensava di fare, di realizzare, ma il mondo andava avanti e lui rimaneva indietro. Diceva: "siete dei falliti, vivete per niente" e invece lui era il nulla perché il mondo non si accorge di chi non si integra con il mondo. I suoi sforzi erano inutili perché la gente non ti sente se non fai parte della gente. Non erano loro a vivere male, ma lui che si rodeva nelle sue convinzioni, non capiva dove e come avesse fallito. Ma un giorno finalmente aveva aperto gli occhi e si era detto: "ma che faccio, butto la mia vita ad inseguire un ideale ? perdo i miei anni vivendo lontano dalle idee degli altri, combattendo per qualcosa che potrei avere lo stesso con un po’ di pazienti recite?"
E scende ancora la neve, sempre più forte, sempre più forte, la gente viaggia veloce per le vie imbiancate, tutti sorridono per l’arrivo del nuovo anno che, lo sanno tutti, porterà benessere e felicità. Chissà lui dov’è finito, quel personaggio evanescente, quel maledetto Don Chisciotte che tanti mulini a vento aveva combattuto. Sarà sicuramente perito sotto la neve insieme al suo cavallo e al suo scudiero oppure si sarà rifugiato altrove, dove nessuno lo conosce, dove può predicare nel deserto. Oppure è qui fra noi, nascosto sotto pesanti indumenti, che ci spia, impazzito per aver cercato di trovare una piccola soluzione a qualche problema. Magari è cambiato o ha cambiato le sue idee, magari adesso è uno di noi o si è drogato per dimenticare, oppure è morto. La neve tutto copre e coprirà a poco a poco anche il suo ricordo nelle nostre menti.
E invece eccolo, è ritornato, è qui. Non si è dato per vinto, ha capito finalmente, ha capito di avere sbagliato. Aveva sbagliato nell’arrendersi, aveva sbagliato nel non impegnarsi abbastanza, nel nascondersi troppo, nel dire "non ce la faccio". Ed ora è nuovamente qui fra noi, è tornato, sì, è tornato, sentivamo la sua mancanza, sapevamo che non aveva la pazienza di recitare, anche se lui non ci conosce neanche. Perché noi non possiamo vederlo, solo sentirlo, solo cercare di intuirlo, perché lui è nessuno, e tutto il resto non conta più, ora che è tornato intende restare per molto tempo, e combattere insieme a noi.
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Commento: era il… non mi ricordo… forse il capodanno 1998 o il 1999… giù di li… ero a letto con la febbre e ho partorito questa cosa… tutto qui.
Mi avevano regalato un sogno.
C’eri tu in quel sogno.
Ogni tanto mi chiedo
perche’ ho dovuto svegliarmi.
E ogni tanto mi chiedo invece
perche’ ho dovuto sognare.
Eri tu quel sogno.
E gia’.
Che strana che e’ la vita.
Comunque anche da sveglio tvb.
Tutto qui.
Anche oggi un video che ho messo su YouTube. Il 4 agosto a Pregola, frazione del comune di Brallo, i ragazzi del paese hanno organizzato una festa della birra, con grigliata, torte e musica, in ricordo di Giampiero Scabini, detto Gimpy.
Antonello Tagliani ha voluto dedicare una canzone a questo suo e nostro amico. Scusate la qualità del video, ma è stato ripreso col telefonino.
Congratulazioni ad Alan che il 16 luglio scorso si è laureato in Economia con 110 e lode!
DOTTOREEE DOTTOREEEE DOTTORE DEL BUS DEL CU VAFFANCU VAFFANCUUUU…
"Mastichiamo mastichiamo, mastichiamo Big.. Big… Babooooollll". Ve lo ricordate questa réclame dei primi anni ’80? Che tempi eh? Basta dire che avevano inventato questo confettone di chewing-gum con un nome che suonasse inglese, perchè faceva figo (come fa figo adesso), ma scritto come si pronuncia: babol al posto di bubble. E poi la Daniela Goggi diceva "bubble gum", così come si scrive e non "babol gam".
E se vi dico questa? "Compangi roditori, fatico un po’ a vogare, bisogna sgranocchiare un dolce Ciocorì". Voi potreste rispondermi con "Compagne roditrici, remar per me è così, son dolce e delicata, e mangio un Biancorì". Ma adesso esistono ancora Ciocorì e Biancorì ?? Non credo. Adesso i bambini si sparano il Kinder Pinguì o robe simili. E il Toblerone ve lo ricordate? Beh quello esiste tuttora, ma con molto meno successo.
E poi, un mito per una generazione: il Golosastro. Non sapete chi è? Beh allora avete, beati voi, sicuramente meno di trent’anni. C’era questo barbuto pistolero, il Golosastro appunto, che tentava di soffiare le riserve di Girella Motta alla tribù di quel tontolino di Toro Farcito, salvo poi finire nei guai. Peccato, io tifavo sempre per lui, era più simpatico. Un po’ come Gatto Silvestro: furbo e simpatico che veniva sbeffeggiato da quello snob di Titti.
Certo che la Motta si dava da fare, oltre al Ciocorì e alla Girella per noi bambini c’era anche il mitico Buondì. La mia figata personale era far scoppiare il sacchettino.
Cavoli, cercando una foto per questo post, ho scoperto questo sito: http://www.dimenticatoio.it dove ho ritrovato altre vecchie nostalgiche storie: le Crystal Ball, le gomme da cancellare del Mulino Bianco, il Piccolo Mugnaio Bianco (che si ammazzava di fatica per la Bella Clementina e lei non se ne accorgeva neppure, classica storia tra uomo e donna. Vedi che se l’avesse pigliata a schiaffoni allora l’avrebbe notato!!!)… vecchi ricordi…
Sabato 26 agosto 2000
Qui è il secondo che vi parla. Il capitano è in infermeria. Le sue condizioni sono peggiorate, ora ha anche il rafredur. Ieri sera siamo stati a Montpellier. Ci sono delle zone spaziotemporali che ti trasportano da un parcheggio in periferia in piazza duomo.
Il prezzo dei cellulari è molto basso, peccato che bisogna fare l’abbonamento con un operatore francese. Il commerciante ci ha fatto capire che in Italia non avremmo avuto problemi a sbloccarlo. La città è bellina, ordinata, pulita, quasi finta. Il centro storico è grande con viette piccole e piene di gente seduta fuori dai locali. Abbiamo visto dei monumenti, ma la cartina indicava tutti gli alberghi, ma non i luoghi di interesse. Siamo incappati in alcune chiese (la n°26 e la n°33). Abbiamo scoperto un posto dove si poteva navigare in internet gratis. Peccato che la tastiera sia pressochè inutilizzabile (azerty).
Dopo aver constatato che tutti i tipi di bestie volanti erano presenti nel camping abbiamo votato all’unanimità (cioè 102%) per l’abbandono della zona paludosa.
Stamattina siamo partiti per la Spagna buttando tutto sulla macchina in disordine. Anche gli spagnoli non scherzano con le monete: ci sono anche quelle da 500 pesetas (circa 7500 lire). Siamo approdati in Costa Brava, in un posto chiamato San Feliu de qualcosa. Gli spagnoli sembrano guidatori più disciplinati.
Il posto è un misto tra Liguria e Romagna: spiaggie dorate sabbiose dove si tocca anche al largo, ma paesaggio tipicamente ligure. Il camping che abbiamo scelto è molto bello (2° categoria). Affittano anche i bungalow, c’è la piscina ecc.ecc. però costa circa 45/50 mila lire al dì. In paese c’è la classica rambla (la via principale) con tutte le botteghe. A prima vista i prezzi sono più bassi (sicuramente della Francia, probabilmente anche dell’Italia). Ora ci aspettano gli spaghetti Barilla. O sole miooooooooo, sto in fronte a teeeeeeeeeeee, o sole miooooooooooo……
Postato da cinghios81 su YouTube