Ripartendo dall’agriturismo Trebisonda, sempre in poco più di una trentina di minuti potete arrivare a Verona. Per chi non ci fosse mai stato ve la descrivo brevemente. E’ la più grande per numero di abitanti tra le città del Nord Italia "di provincia", ovvero quelle che non sono capoluogo di regione. E’ famosa in tutto il mondo e infatti è frequentatissima dai turisti, sia per le sue bellezze artistiche, sia per i suoi eventi, sia per il furbo marketing derivato dalla storia di Giulietta e Romeo. Il suo fiume è l’Adige e la sua storia passa dai Galli, ai Romani, i Goti, i Longobardi, Carlo Magno, Sacro Romano Impero. Fu addirittura sede papale nel dodicesimo secolo. Ma la sua grandezza arrivò con la signoria dei Della Scala, prima di finire sotto il dominio di Venezia (in piazza delle Erbe si può vedere il Leone di San Marco, simbolo della città lagunare, eretto per dimostrare sottomissione al doge veneziano). Seguì quindi il destino della Serenissima che dopo oltre un millennio di indipendenza, fu occupata durante la guerra franco-austriaca di fine 1700e finì nel regno Lombardo-Veneto fino all’annessione all’Italia nel 1866.
La prima cosa da vedere, appena arrivati, è sicuramente l’Arena, il celeberrimo anfiteatro romano. Se è tuttora in buono stato, nonostante tanti disastri naturali (alluvioni, terremoti) lo si deve anche a Teodorico: e poi parlano male dei barbari. Anche Dante passò di lì a vedere uno spettacolo e Palladio ne studiò l’architettura. Fu sempre usata per attività ludiche (e non): spettacoli, giostre, incontri, persino esecuzioni. Ci fu l’esposizione di un rinoceronte nel 1751, la caccia ai tori (una specie di corrida) e attualmente è teatro di rappresentazioni di opere liriche. Personalmente la ricordo come sede storica della finale del Festivalbar, perdonatemi la bassezza, ma per me lo spettacolo di Vittorio Salvetti era un’istituzione.
Le vie centrali di Verona traboccano di negozietti e boutiques di grandi firme. La centralissima via Mazzini vi porterà fino alla già citata Piazza delle Erbe, dove una volta vi era il foro romano e sede di storici e begli edifici. Da li potete iniziare la vostra visita seguendo uno degli innumerevoli itinerari che vi portano a scoprire le bellezze della città: i suoi angoli, le sue chiese, le sue case medioevali, i suoi scorci sull’Adige.
Oltre a questi classici luoghi riscontrabili più o meno in molte città italiane, ci sono i luoghi diventanti famosi tramite un’attenta politica di promozione turistica del culto di Giulietta e Romeo. I due innamorati, personaggi inventati, sono i protagonisti di una storia che Shakespeare ha raccolto, rinnovato e resa leggendaria. Circa un centinaio di anni fa i veronesi hanno incominciato a propagandare la "Casa di Giulietta" (pare fosse realmente la casa della famiglia dei Cappelletti, storpiata dal sommo drammaturgo in "Capulet" e re-italianizzata in Capuleti), la "Tomba di Giulietta" (non esistendo Giulietta non esiste neanche la sua tomba, ma la storia è talmente avvincente che vale la regola "non è vero ma ci credo") e la "Casa di Romeo" (casa dei Montecchi, famiglia veronese molto importante)
Oggi vi parlerò bene dell’agriturismo Trebisonda, situato appena fuori del paese di Monzambano, in provincia di Mantova.
Il posto è veramente carino, questo è il sito: www.trebisonda.com E’ un posto tranquillissimo, immerso nella natura, silenzioso. Un vero agriturismo: gli utlimi metri da percorrere sono addirittura non asfaltati, niente TV in camera e un allevamento con circa 15 cavalli. Sono scelte, possono piacere o non piacere, ma chi arriva li deve sapere che sta fuggendo dalla frenesia cittadina. Gli appartamenti sono belli, perlomeno quello che ho avuto modo di vedere ("La casa della vigna vecchia"), ristrutturati bene e discretamente arredati. I gestori sono gentilissimi, molto disponibili e ti fanno sentire veramente a tuo agio. La posizione geografica è ottima: in mezz’ora o poco più puo raggiungere il Lago di Garda, oppure Verona, oppure Mantova. E nei dintorni ci sono splendide località da visitare.
Per esempio Borghetto sul Mincio, uno dei Borghi più belli d’Italia. E’ veramente caratteristico, un paesino di mulini proprio SUL fiume e non ACCANTO al fiume. Ci sono segli scorci da favola e graziosi posticini da visitare. Molto romantico. Appena accanto troverete anche Valeggio, dove potete vedere l’antico Castello Scaligero. Se siete in zona è obbligatorio andare a Borghetto!
Oppure Castellaro Lagusello, altro borgopiùbelloditalia. E’ una frazione di Monzambano, sede di un antico maniero, di cui la gran parte rimane tuttora intatta. Si possono vedere le torri e le cinta murarie. Quanti bei posti da vedere in Italia! E se volete fermarvi al Dorsè Bar potete assaggiare la loro specialità locale: il Fugasì, sorta di pane contadino non lievitato, una specie di piadina cicciuta, dove il condimento va sopra anzichè dentro come nei classici panini.
A circa mezz’ora o poco più (dipende dal traffico – molto facile che ci sia – e dal parcheggio – molto facile che non ci sia) potete anche raggiungere Sirmione, la perla del Lago di Garda. Il paese è situato sulla punta di un istmo, vale a dire una penisola stretta stretta che divide il sud del lago in due. Il problema del traffico è proprio nel fatto che c’è una strada sola e i turisti sono sempre tanti. Arrivati a Sirmione sarete "accolti" dal castello scaligero, che è fatto proprio "a castello": è il punto di accesso al paese, circondato dalle acque su tutti e quattro i lati, alte mura con merletti e torri. La visita prosegue nelle vie e piazze, dove potete trovare negozi molto belli e tanti bar. Sirmione è anche centro termale, quindi il turismo deriva anche dagli amanti del benessere. Una location da visitare inevitabilmente, indubbiamente, obbligatoriamente…e anche qualunquemente sono le Grotte di Catullo. Costui, per chi non lo ricordasse, era un poeta romano che visse proprio nella Città Eterna, ma ogni tanto non disdegnava di tornare nella sua bella villetta sul Lago di Garda (all’epoca chiamato Benaco). Le cosiddette grotte sono in realtà resti di una villa romana, attribuita al poeta, senza peraltro prove certe. La denominazione "grotte" è dovuta al fatto che nei secoli la villa è stata interamente ricoperta di terra e vegetazione e i primi a cui riapparve la scambiarono per una serie di caverne. Quindi non è un grotta e non è di Catullo, ma tant’è… Ha ragione Elisa: vedendo l’immensità, la grandiosità, la magnificenza, la straordinarietà di queste rovine ti rendi conto di come è stato possibile che i Romani abbiano conquistato il mondo: dopo di loro l’Europa è sprofondata in mille anni di barbarie da cui siamo faticosamente usciti dimostrando capacità e mietendo successi in tanti campi: dalla scienza all’arte, dall’esplorazione alla tecnica, dall’inventiva alla capacità di fare…ma non ancora nella maestosità dell’Impero Romano.
Siamo stati in questa trattoria di Baggio (Milano) un venerdì piovoso di Aprile. Abbiamo scelto il venerdì perchè è il giorno in cui fanno il gnocco fritto. Lo so che voi puristi state inorridendo per il fatto che siamo andati a mangiare il gnocco fritto a Milano, ma c’è chi dice che sono un po’ brambillafumagalli, e poi datemi retta: se ci andate vi ricrederete.
Il posto non è difficile da trovare (beh per forza, ho il navigatore!), è al centro di Baggio, proprio di fronte ad una piazzetta dove facilmente potreste trovare parcheggio. Il mio amico Davide va spesso in un locale a pochi passi, lo Zoe Club.
E’ un localino tipico, non aspettatevi un posto chic, di giorno è frequantato da magutt e impiegati, al pomeriggio te podi truvà i vegett ch’i beven ‘l vin e alla sera compagnie di amici, coppiette e amanti della buona tavola di una volta.
Dopo un buon bis di primi (pasta ai formaggi e panna,prosciutto & piselli), ci hanno servito due piatti di salumi e formaggi, accompagnati da un cestino (che poi son diventati due) di gnocco fritto ancora bollente. Il tutto accompagnato da un discreto vino rosso della casa in brocca. Ragazzi, vale la pena farci un salto, specilmente se siete di Milano: tanta resa e poca spesa!
Format Distributivi del settore moda abbigliamento in Italia: situazione e prospettive del piccolo punto vendita
Trentaquattresima puntata
“L’aspetto più concreto del marketing nel punto vendita, e il momento della verità di tutto il marketing, è il punto di transazione dove il cliente sceglie di attuare un acquisto, prende possesso di un prodotto o consuma un servizio, e paga in dollari sonanti ”
( R. Liljenwall, “The Power of Point-of-Purchase Advertising: Marketing at Retail”, Point-of-Purchase Advertising Intl, 2004. La traduzione in italiano è mia)
Le variabili descritte nella puntata precedente sono combinate e proposte per la soddisfazione dei bisogni dei consumatori. Per realizzare tutto questo si agisce principalmente su tre fattori: gli aspetti esteriori, il layout e il personale di vendita. Mentre quest’ultimo ha una parte attiva nella vendita, i primi due aspetti devono essere pianificati nel dettaglio per poter corrispondere al meglio alle caratteristiche che si vogliono dare al negozio e vanno sotto il nome di “visual merchandising”.
L’idea di partenza è quella che il consumo non risponde più solo a stimoli razionali, ma anche a quelli sensoriali: vedere, toccare, sentire il prodotto aumenta fortemente l’impatto sul cliente. I prodotti, che ormai si pubblicizzano da soli, raggiungono maggiore visibilità e appetibilità in relazione alla localizzazione e alle strategie espositive (F. Colombo, “Atlante della comunicazione”, Hoepli, 2005). Il prodotto diventa un personaggio che entra in scena sul punto vendita con un’adeguata e personalizzata struttura espositiva che lo presenta legato all’azienza produttrice (R. Colborne, “Visual Merchandising”, Thomson Delmar Learning, 1996). Pertanto occorre implementare delle tecniche che vadano a colpire la “percezione” del cliente.
Il visual merchandising (chiamato anche “vendita visiva”) è l’esposizione della merce in un punto vendita come strumento attivo di comunicazione, promozione e vendita della merce. È uno strumento antico come il commercio stesso, ma ha la sua rinascita moderna con il Grande Magazzino, quando si sperimenta per la prima volta il libero servizio, che ha determinato l’importanza della pianificazione dello spazio espositivo.
Questa formula parte dal presupposto che per vendere non occorre solo tener conto delle richieste del consumatore e che non sono soltanto i prodotti ed i prezzi gli elementi di base delle scelte di acquisto.
Il visual merchandising non è solo una tecnica di stoccaggio espositivo delle merci, né solo una tecnica di promozione e vendita, ma uno strumento di comunicazione visiva. È stato un cambiamento rivoluzionario nell’azione di vendita in quanto ha permesso di superare i limiti fisici del venditore che può servire poche persone alla volta, illustrando l’offerta contemporaneamente a tutta la clientela, suggerendo alternative e acquisti aggiuntivi e persuadendo la clientela senza che essa si senta in alcun modo indotta all’acquisto.
È una tecnica che riguarda il progetto del punto vendita, l’arredamento, le vetrine e l’esposizione delle merci, e più in generale l’immagine e lo stile. Può sconfinare nel marketing multi sensoriale, dove vengono utilizzate tecniche che inducono il cliente all’acquisto sia catturandone l’attenzione per convogliarla sul prodotto, sia in modo del tutto inconscio, utilizzando metodi che coinvolgono altri sensi oltre a quello della vista: suoni, profumi, musiche, sensazioni, ecc.
Nel negozio di abbigliamento, il lavoro di visual merchandising si sviluppa in tre momenti strategici e operativi: classificazione e aggregazione dell’offerta merceologica, organizzazione razionale dello spazio di vendita (layout) ed esposizione interessante e attraente dei prodotti (display) (C.Ravazzi, "Un visual merchandising su misura per l’abbigliamento", Franco Angeli, 2003).
Una strada alternativa all’utilizzo massiccio di tecniche di visual merchandising è quella che non reputa necessario un allestimento iper esplicativo, attraverso il quale il cliente è pienamente informato dell’assortimento, dei prezzi e della qualità del prodotto, ma, al contrario, preferisce tenere il negozio “spoglio” per creare in questo modo delle suggestioni diverse. Questo procedimento è seguito solitamente dalle griffe più prestigiose e dalle boutiques che vogliono distinguersi. Consiste nel dosare con maestria i prodotti in mostra, inserendoli in un contesto molto curato dal lato estetico, calibrando luci, spazi e colori, quasi le esposizioni fossero opere d’arte. L’obiettivo non è quello di una comunicazione informativa, ma suggestiva. Il prodotto esposto in questi show room deve comunicare un’idea, una sensazione, uno stile e quindi deve essere presentato al meglio, senza fronzoli ma con tanta accortezza.
Successivamente, al cliente interessato, saranno presentati gli assortimenti su cataloghi, su carta o su computer, oppure facendo pervenire altri campioni dal magazzino.
Qualche giorno fa ho scritto un articolo riguardante l’ipocrisia dello stato che ci dice di giocare…ma responsabilmente!
Vorrei vedere se allora gli italiani gli dessero retta e di colpo smettessero di spender soldi per lotto, lotterie, concorsi a premi, scommesse, poker, macchinette e quant’altro ! Ci verrebbero a pregare in ginocchio di giocare ancora. Un po’ come succede con la benzina o con l’alcol.
Ci dicono che bere fa male, che rovina la salute, che è una piaga sociale. Però se non ci fossero le tasse sugli alcolici chi gliela paga la superpensione ai politici? Chi gli da i contributi per compar casa? (a loro insaputa, tra l’altro!)
E allora bevete, cari italiani, anche per dimenticare. Ma prima ricordatevi che dovete pagate l’IVA, IMU, IRPEF, IRAP, CUD, 730, CANONE RAI, UNICO, CEDOLARE SECCA, CONTRIBUTO UNIFICATO, BOLLO AUTO, SPAZZATURA, INAIL, BOLLI VARI, INPS, ecc. ecc. ecc.
E ogni volta che comprate il GASOLIO, BENZINA, SIGARETTE, BIRRA, VINO, ma anche PASTA, PANE, FORMAGGIO, MUTANDE, LIBRI, SCARPE, BAGNOSCHIUMA, SPAZZOLINI, CANOTTIERE, ecc. ecc. ecc. ricordatevi che state pagando lo stipendio, la casa, la macchina, le vacanze, i lingotti, i diamanti a tanta ma tanta ma tanta di quella gente che non vi immaginate neanche. Sembra che eliminati quei 1000 che stanno in parlamento sarebbero finite le spese, invece pensate a quanti ufficietti, stanzucole, pertugi e catacombe dove stanno rintanati migliaia di personaggi mezzi ribaldi e mezzi masnadieri sovvenzionati dalle vostre (nostre) tasche: enti, società pubbliche, imboscati, sedi periferiche, consigli di amministrazione, amici degli amici, portaborse, nani, giocolieri e ballerine.
ipocriṡìa s. f. – Simulazione di virtù, di devozione religiosa, e in genere di buoni sentimenti, di buone qualità e disposizioni, per guadagnarsi la simpatia o i favori di una o più persone, ingannandole.
Così dice il dizionario Treccani. E aggiunge come sinonimi: doppiezza e fintaggine. Se ancora non avete capito vi faccio un altro esempio:
lo Stato Italiano è il biscazziere più grande che c’è. Anni fa ci propinava solo 4 sale da gioco (i casinò), il Totocalcio, il Totip e i mitici Gioco del Lotto e Lotteria Italia. Poi salatrono fuori il Totogol, i Gratta e Vinci, e soprattutto il Superenalotto (erede dell’Enalotto che invece non attiva giocatori)e le famigerate "macchinette", cioè quelle specie di slot machines che si trovano ormai in qualunque bar dello Stivale. E poi un corollario di Win for Life, scommesse, punto Snai, e un florilegio di poker dal vivo, poker on line, poker in tv, ecc.
E in tutto questo chi ci guadagna? Chi vince, certo. E poi? Il gestore, e va bene. E poi?
E poi ve lo dico io (ma lo sapete già): lo Stato. Perchè su tutti questi giochi c’è una parte di denaro che va all’Erario. E lo Stato cosa fa? In questi anni ha in tutti i modi cercato di incrementare questo enorme afflusso di soldi inventandosi nuovi giochi e concedendo nuove licenze. Ma vi rendete conto di quanti quattrini gli diamo? E poi scopriamo che sono serviti a pagare la laurea del Trota.
Soldi bagnati di lacrime e sangue: stipendi, pensioni che se ne vanno in pezzi di carta con dei sogni attaccati con lo sputo.
Io rimango liberista: ognuno è artefice del proprio destino, e se uno vuol buttar denaro nei giochi sono affari suoi. La cosa che proprio non mi va giù è che lo Stato, dopo aver messo i panni del croupier, mi viene a dire:
"Gioca con moderazione". Ma va ciapà di ratt, pirla!
Secondo me Google è destinato a diventare ancora più "potente" (non che ne avesse bisogno). Già adesso lo utilizziamo per le nostre ricerche, per le mappe e gli itinerari (Google Maps), per la posta elettronica (Gmail), per la ricerca di immagini, per trovare prodotti da acquistare (Google Shopping), per sbirciare nei libri (Google Libri), per vedere i video (YouTube), per sapere le notizie (Google News), per condividere documenti (Google docs), per le traduzioni, per navigare (Chrome), per organizzare le foto (Picasa), ecc ecc.
Ma adesso ci sono due strumenti, molto potenti: Andoid e Google Plus. Seguite i mio ragionamento:
Sempre più persone avranno un cosiddetto smartphone (che sia un telefonino, un tablet, oppure un altro tipo di dispositivo, come lo schermo di un navigatore satellitare)
Il sistema operativo leader del settore sarà sempre più Android (perchè è aperto a tutti)
Andoid è molto integrato al "sistema Google" (e non potrebbe essere altrimenti, visto che è fatto da Google)
Google Plus ha la potenzialità per diventare un Social Network in forte ascesa, perchè sarà molto facile dal cellulare condividere: foto, messaggi, posizioni, canzoni, email, ecc.
Microsoft ha avuto finora la leadership nei sistemi operativi, e anche nel software per ufficio, Facebook è IL social netowrk per eccellenza, ma chi è che è in grado di unire tutte queste cose e aggiungere quelle che ho elencato prima? Big G. Che ormai è un concorrente potenziale di TUTTE le ditte che operano nel mondo dell’informatica: sia che producano software, gestiscano siti, fabbrichino hardware (non dimentichiamoci che la casa di Mountain View è proprietaria del marchio Motorola e produce telefonini.. beh ormai è anacronistico chiamarli "telefonini", visto che telefonare è una delle tante cose per i quali vengono utilizzati)
Per chi non fosse mai stato a Varzi, vi consiglio di andarci: il centro storico è veramente carino e vale sicuramente la pena visitarlo. Tra la strada che scende dall’Alta Valle Staffora e la Piazza della Fiera si snodano una moltitudine di viuzze strette circondate da case spesso in pietra a vista e talvolta dotate di portici, che rendono l’ambiente molto medioevale.
In una di queste vie potete trovare il ristorante Caffè del Centro. Ci siamo stati io e Elisa la scorsa settimana. Anni fa era gestito dai miei amici Paolo e Monica, adesso siamo stati accolti da Alessandro (quella sera era da solo, perchè la sua tipa non c’era). Il posticino è molto intimo, l’ambientazione è familiare, ma curata. La scelta dei vini mi è parsa molto buona, noi abbiamo scelto un Great Ruby di Monsupello, un rosso frizzante per festeggiare il mio compleanno, di uva croatina e barbera. Inevitabile assaggiare dei salumi, visto che eravamo nella patria del salame crudo. Ragazzi, è inutile che mi venite a dire: il salame di varzi è il migliore del mondo. E se volete il mio parere: quello buono non lo trovate SOLO a Varzi, ma in tutta la Valle Staffora. Se prodotti coi giusti criteri ci sono dei salami, spesso artigianali, che magari non hanno la denominazione "di Varzi", ma sono altrettanto buoni, se non di più.
Come primo piatto abbiamo assaggiato ( = divorato) dei ravioli di brasato col ragù di brasato ("alla varzese"), devo dire veramente buoni. E poi direttamente al dolce.. squisito: una cialda con mascarpone e fragole deliziosamente adagiato sul piattino che pareva chiedesse di esser gustato (ed è stato accontentato, naturalmente).
Quindi location, posto, proprietario, cibo, ambiente, vini… tutto OK ! Consigliato !
Si chiama Lorenzo Cilembrini, ma il suo nome d’arte è Il Cile. La sua canzone di debutto "Cemento Armato" sta passando dui principali network nazionali. La canzone è malinconica, parla di un amore finito, la voce è graffiante (la prima volta che l’ho sentito mi sembrava Bennato). Ecco il teso e il video:
Anche questa è vita: respirare i silenzi spietati di una donna che hai perso, quando il freddo di tutto l’inverno brucia più dell’inferno e ti guardi dentro e capisci che qualcosa hai sbagliato. Anche questa è vita: vagabondi e innamorati a una stazione, in un cestino o in un abbraccio c’è uguale immersione, così acido è il sapore di una delusione. Anche questa è vita:un lavoro che non sopporti ma che devi fare, perché senza uno stipendio sei un difetto sociale perché crepi per consumare e consumi crepando. Anche questa è vita: ritrovarsi in una rissa di sabato sera, come sfondo le luci blu di una sirena, mentre scappi e tutto intorno è una nuvola nera. Anche questa è vita: ascoltare i politici che fanno chiari discorsi, che il Paese ha bisogno soltanto di iene ghignanti, di pagliacci da televisione e dettagli eleganti. Anche questa è vita: ingoiare una polaroid di carta vetrata, regressione in chiave etilica di un’altra giornata. Non potresti mai capire quanto ti ho amata. Dove sei? Mi hai lasciato in un oceano di filo spinato. Io ti ho dato prati di viole e tu cemento armato. Dove sei? Mi hai lasciato in un oceano di filo spinato. Io ti ho dato prati di viole e tu cemento armato…cemento armato…
C’è caldo, abbiamo la porta spalancata.
Arriva una signora in bicicletta. Sembra quasi che dallo slancio voglia entrare in negozio con il velocipede!
"Signora, non entri in negozio con la bici", la apostrofiamo come facciamo di solito con quelli che parcheggiano sul marciapiede davanti all’entrata ("Se vuole le apro la porta e la faccio parcheggiare dentro").
Solo che in questo caso, appunto, la porta è già aperta e la signora (appunto!) entra veramente dentro in sella al cavallo di ferro!
"Guardi che non può entrare con la bici !"
"Ma solo per 5 minuti". E prima che ce ne rendiamo contro scende dalla sella e appoggia la bici sul cavalletto, esattamente tra la porta e la cassa… insomma in mezzo, in un punto dove non sarebbe più potuto passare nessuno. Io mi chiedo: ma che cosa le frulla nel cervello?
"Signora, non può lasciarla lì, almeno la sposti"
"Ma solo per 5 minuti" ripete quella come fosse una litania.
"Ma neanche 5 secondi, la deve spostare"
Allora la prende, la porta fuori, la lega col lucchetto, rientra, chiede se di un paio di scarpe in vetrina c’è il suo numero, alla nostra risposta purtroppo negativa esce, riapre il lucchetto, salta sulla bici e se ne va. Ma non poteva risparmiare questi benedetti "5 minuti" e metterci solo 5 secondi per chiedere?
Non si è mai troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità. A qualsiasi età è bello occuparsi del benessere dell’anima. Chi sostiene che non è ancora giunto il momento di dedicarsi alla conoscenza di essa, o che ormai è troppo tardi, è come se andasse dicendo che non è ancora il momento di essere felice, o che ormai è passata l’età. Da giovani come da vecchi è giusto che noi ci dedichiamo a conoscere la felicità. Per sentirci sempre giovani quando saremo avanti con gli anni in virtù del grato ricordo della felicità avuta in passato, e da giovani, irrobustiti in essa, per prepararci a non temere l’avvenire. Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c’è tutto abbiamo, altrimenti tutto facciamo per averla.
Ricordiamoci poi che il futuro non è del tutto nostro, ma neanche del tutto non nostro. Solo così possiamo non aspettarci che assolutamente s’avveri, né allo stesso modo disperare del contrario
Anche la sciarpa ha diversi modi per essere portata: ci sono almeno 8 differenti tipi di nodi, vediamoli:
Nodo semplice: mettete la sciarpa al collo e fate un nodo: più semplice di così! Non tirate troppo perchè soffochereste. Regolate i due lembi per farla cadere bene.
Giro semplice: fate fare alla sciarpa un giro intorno al collo: semplice…ma efficace!
Giro con nodo: è una variante di quello precedente, dopo aver fatto un giro fate anche un nodo. La sciarpa sarà più stabile.
Doppio giro: è come il giro semplice, ma, come dice il nome, prevede due giri. Occorre una sciarpa più lunga.
Nodo francese: è quello che io uso più spesso (e chi se ne importa direte voi). Prendete la sciarpa, piegatela a metà nel senso della lunghezza. Mettetela al collo e fate entrare i due lembi nel cappio che si viene a formare. Et voilà, il gioco è fatto.
Incrocio: è uno stile British. Mettete la sciarpa al collo e fate scendere il lembo destro a sinistra e viceversa. I due lembi vanno sotto la giacca.
Il falso nodo: prendete un lembo della sciarpa e fate un nodo, poi fateci passare l’altro lembo. Otterrete un "cappio" da indossare. Appare come un nodo di cravatta ed è adatto per sciarpe di materiale leggero.
Per finire inserisco il video di un ulteriore nodo: quasi complicato come fosse anche questo il nodo di una cravatta
Avete un dispositivo con sistema operativo Android ? Per gestirlo dal computer cosa usate? Molto probabilmente un programma scaricato dal sito del produttore del vostro aggeggino e una connessione via cavo (o al limite via bluetooth).
Adesso ci viene in aiuto questo fantastico programmino che non necessita di istallare alcunchè sul pc, quindi permette di gestire il cell/tablet da qualcunque pc con qualunque sistema operativo. Basta una rete wireless, un browser istallato sul pc e un app istallata su Android che si chiama, appunto, Airdroid.
e fin qui è facilissimo, ma adesso sarà ugualmente facile:
5) Airdroid vi indica un indirizzo IP, simile a questo: "192.168.0.102:8888" e una password di 4 caratteri tipo questa: "qr72"
6) Ora sul pc aprite un browser (per essere il più chiaro possibile: Mozilla Firefox oppure Chrome oppure Internet Explorer -ma questo meglio di no, è indicato come "non raccomandato"- oppure Safari oppure…quello che volete)
7) Nella barra degli indirizzi scrivete l’indirizzo IP (nel nostro esempio scrivete "192.168.0.102:8888". Attenzione ai due punti prima di "8888"
8) Vi verrà chiesta una password, inserite quella letta su Android
9) Fatto !
Avete davanti a voi una specie di Desktop virtuale. Potete vedere e scaricare le foto, i filmati, le canzoni e tutti gli altri contenuti del vostro dispositivo. Potete vedere i messaggi, e utilizzare il pc per inviarli. Puoi gestire le applicazioni, i contatti, insomma tutto !
Ovviamente è possibile fare anche l’upload di file sul telefono. Veramente ben fatto. E per giunta gratuito. App da 5 stelle ! Siete a casa di un vosto amico e volete passargli le foto fatte col vostro cell, oppure lui vi deve mandare una nuova suoneria che ha sul computer? Senza istallare nulla, con airdroid è possibile!
Ci sono i vegetariani che non si nutrono di cibo animale. Ci sono quelli che mangiano solo carne, quelli che mangiano solo sassi e poi c’è lei: Miss Margherita, che si nutre di sole pizze! Altro che Superman!
Dove sarà andata stavolta a degustare le sue pietanze preferite? Scopriamolo subito!
Marinelladi Ponte Nizza (PV)
Pizza: sostanziosa e dolci casalinghi Locale: folkloristico con tocco ruspante Personale: autoctono In una parola: CASERECCIA
Che mezzo utilizzerà la misteriosa Miss Margherita per le sue peregrinazioni culinarie? Per me usa la moto:
Da Cecco di Milano (MI)
Pizza: ricca, conforme ai canoni della pizza napoletana Locale: tipico e avvolgente Personale: cordiale e prof In una parola: BELLE EPOQUE
Nettuno di Rapallo (GE)
Pizza: nella norma Locale: ottima posizione Personale: variegato In una parola: MARITTIMO
(Maggiormente consigliato per il pesce)
L’Ancora di Casteggio (PV)
Pizza: farcitura abbondante Locale: pulito e ben tenuto Personale: cordiale In una parola: AMALFITANA
(Nota positiva: bruschetta offerta dalla casa nell’attesa della pizza)
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Vedo che tutto sommato stavolta le recensioni sono abbastanza positive: sarà stata la fame o sono stati bravi i pizzazioli? Un giro in collina, uno nella metropoli, un salto al mare e infine ancora in Oltrepo Pavese. Ottima scelta Miss, arrivederci alla prossima ! E speriamo di non dover aspettare tanto come il cliente qui sotto:
Un’intervista a Siro del Brallo, fatta a febbraio, proprio il giorno del suo compleanno. Nelle prossime videointerviste dobbiamo migliorare l’audio, promesso!
Ne approfitto per segnalarvi che è on-line il nuovo sito che contiene tutte le interviste:
Siro del Brallo, che all’anagrafe è Ciriaco Tordi, nasce a Ponti, piccolissima frazione dell’allora Comune di Pregola (attualmente Comune di Brallo di Pregola) il 5 febbraio 1930.
Già da ragazzino viene iniziato al commercio dal padre, Michele. A quei tempi si comprava e vendeva qualunque cosa: dai generi alimentari, alle stoffe, fino alle sigarette. Il giovane Siro si appassiona di quel lavoro e inizia a viaggiare per i paesi della zona, vendendo i suoi prodotti porta a porta, come si usava allora.
Negli anni ’50 si sposa con Rita, che fa la maestra e vive a Zerba, un paese dall’altra parte del monte Lesima. La coppia di sposini si trasferisce a Brallo, paese che stava proprio allora acquistando importanza per via della strada appena inaugurata, tant’è che ben presto diverrà sede comunale. Siro prova ad aprire un piccolo negozio, ma i tempi non sono ancora maturi: la gente non è abituata a recarsi negli esercizi, il sistema di vendita più utilizzato è ancora quello a domicilio.
Negli anni ’60 il grande salto: l’inaugurazione del negozio nella sede attuale, l’abbandono di altre tipologie di prodotti per il solo settore dell’abbigliamento e dello sport. Nasce “Il Negozio del Risparmio” ed è subito boom di vendite. Il proverbio dice che i flussi di commercio sono come l’acqua, che dal monte scende a valle. Siro invece riesce a stravolgere anche questo assioma e porta dalla pianura fino al Brallo gente a frotte, fiumane, maree, ondate, schiere, caterve, turbe, torme, branchi: gruppi, folle e moltitudini! Tutti si inerpicano per le strade di montagna per raggiungere il negozio di Siro del Brallo.
Negli anni ’70 e ’80 i clienti aumentano vertiginosamente, grazie alla politica dei prezzi più che bassi rispetto ai negozi tradizionali, all’aumento dei praticanti nelle varie discipline sportive e all’affermarsi dei prodotti di marca, che Siro propone a prezzi molto inferiori a quelli esposti nei negozi delle città.
Come nasce questa intuizione? Siro ha un vastissimo giro di conoscenze nel settore e un grandissimo fiuto negli affari. Grazie a queste doti riesce a trovare continuamente articoli di qualità a prezzi ridotti, sia perché i fornitori sanno che lui compra in grandi quantità, sia perché hanno piena fiducia in lui: un uomo d’altri tempi, uno per il quale la parola data è come un impegno firmato col sangue. Siro è abile nelle trattative, dopo una pluridecennale esperienza riesce sempre ad ottenere forti sconti. Inoltre adotta una politica che sostiene “guadagna poco ma vendi tanto”: lui si accontenta di un piccolo margine di guadagno e in questo modo riesce a esaurire grandi quantità di merce in poco tempo.
In quegli anni Siro inizia a diventare un nome che travalica i confini del territorio del pavese montano: i clienti iniziano ad arrivare, grazie solo ed esclusivamente al passaparola, da Voghera, Pavia, Vigevano, da Bobbio, Piacenza, da Tortona, Novi, Alessandria, da Genova, da Milano, da località ancor più lontane. Tutti sanno che salendo al Passo del Brallo c’è un negozio speciale, quello di Siro, pieno zeppo di articoli di qualità a prezzi ottimi.
Nel frattempo si affermano sempre più gli sport invernali, e anche nella zona aprono impianti sciistici: a Cima Colletta, sul Monte Penice, a Casamatti, al Pian del Poggio, a Caldirola e anche a Brallo. I turisti accorrono da tutte le parti e molti si fermano nel negozio di Siro a fare spesa: sci, attacchi, scarponi, giacche, pantaloni, maglioni. Siro Sport offre allo sciatore un’attrezzatura completa che gli fa risparmiare tanti bei soldini: lo sci diventata a portata di tutte le tasche.
Una delle caratteristiche peculiari del negozio è la porta di ingresso chiusa: per entrare occorre suonare il campanello, mentre alla cassa di formano delle lunghe file in attesa di pagare e accaparrarsi l’affare del momento. Non di rado, nell’attesa, la gente approfitta di qualche altra occasione e il sacco di nylon trasparente (un altro “marchio di fabbrica” di Siro) all’uscita diventa sempre più grande. Da Siro passano tutti: dai nonni ai nipoti, intere generazioni di clienti sono arrivati fino a Brallo per respirare aria pura, fare un giro nella natura, pranzare in qualche locanda tipica e soprattutto per fare un fruttuoso giro nel Negozio del Risparmio.
A partire dagli anni ’80 si afferma anche il primo figlio di Siro, che con l’insegna “Ivo del Brallo”, apre negozi a Voghera, Casei Gerola, Cervinia e, ovviamente, a Brallo, seguendo le orme del padre offrendo articoli di marca a prezzi più che vantaggiosi.
Una decina di anni dopo anche la figlia, Cinzia, si butta nel settore aprendo col futuro marito Daniele i negozi “Pianeta Sport” a Brallo e Voghera, proseguendo la tradizione di famiglia.
Infine negli anni 2000 il terzogenito Fabio gestisce per qualche anno “La Favola”, sempre al Passo del Brallo, e inaugura il negozio “Piazza Affari”, a Voghera. Tutti i figli ora gestiscono in modo indipendente i loro negozi, sempre seguiti dall’occhio vigile, amorevole e prodigo di consigli del padre.
Ma Siro, il vecchio leone, siede sempre stabilmente al posto di comando nel suo negozio, con la collaborazione preziosa di donna Rita e l’aiuto di centinaia di commessi che si sono succeduti negli anni, di cui diversi hanno intrapreso a loro volta una via imprenditoriale: alcuni hanno continuato a fare l’addetto alle vendite in altri esercizi, altri gestiscono o sono proprietari di punti vendita, altri ancora sono diventati rappresentanti, o grossisti, c’è stato anche chi ha aperto una catena di negozi di articoli sportivi a livello nazionale.
Eh si perché Siro, oltre che per i suoi figli, è stato un maestro per tante altre persone che hanno in qualche modo hanno avuto a che fare con lui (commessi, clienti, fornitori, amici) e che da lui hanno carpito le tecniche di vendita, le politiche di acquisto, la gran voglia di lavorare e di accontentare sempre il cliente, il sapersi accontentare con umiltà, la felicità di vedere uscire sempre i clienti col sorriso. Il metodo Siro ha avuto tantissimi seguaci lungo gli anni e da sempre il nome Siro, per tutti gli operatori del settore ha sempre voluto dire onestà, lealtà e garanzia. Parole che, purtroppo, indicano qualità sempre più rare.
Il Cavaliere della Repubblica Siro (onorificenza conferitagli negli anni ‘90) ha passato gli ottant’anni, ma per lui è sempre fondamentale ancora oggi riuscire a presentare ai propri clienti prodotti sempre nuovi a prezzi ancor più concorrenziali di una volta. Se volete andarlo a trovare vi aspetta sempre a braccia aperte nel suo negozio, unico, inimitabile, in Via della Pineta a Brallo, dove cercherà di soddisfare esigenze di tutti anche se, come dice lui: non è facile !