Dite che con questo cartello i padroni dei cani la capiranno che non devono far fare i bisognini ai loro animali ai lati della porta del mio negozio???
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Garibaldi è li che osserva. Il suo busto è posto su una piccola colonna, rivolta verso la stazione. La primavera, in netto anticipo, ha riempito i giardini di margherite. Ci sono i piccioni svogliati, che saltellano qua e la alla ricerca di qualcosa che attiri la loro attenzione. Qualche pensionato che approfitta di questa splendida giornata di sole, un paio di clochard che si ritemprano scaldandosi le ossa, magari dopo un’altra notte passata in qualche riparo di fortuna. Una cricca di nordafricani sfaccendati, intenti a sfumacchiare e bere birra. Alcuni ragazzini già usciti anticipatamente da scuola che urlano e ridono, un signore col cane… e tutto intorno un viavai inarrestabile di automobili.
La sonnecchiosa provincialità di Voghera è tutta qui. Al mattino la stazione è diversa, gente che parte… alla sera gente che arriva e cammina con molta fretta, hanno tutti voglia di arrivare alla sweet home il + velocemente possibile.
E Garibaldi sempre lì che osserva, un po’ sciupato dal tempo.
Ora vado a casa a pranzare.
Questo inizio di 2007 è strano… Per prima cosa non fa per niente freddo. Contrariamente al solito, io che sono freddoloso alle mani e alla testa, non quasi mai indossato nè cuffia nè guanti. Anzi spesso di giorno si può ancora girare col gilet di piumino. Personalmente la cosa mi può andare bene, professionalmente un po’ meno. Prima di natale si sono vendute parecchie attrezzature e abbigliamento da neve, per quelli che speravano nella venuta del bianco manto, ora sono tutti in attesa… e nessuno spende. Per fortuna che ho anche tanti altri articoli che si vendono lo stesso (scarpe e tute da ginnastica). La stessa cosa vale per i giacconi pesanti, in piumino (cioè la quasi totalità di quelli che ho in negozio). Anche per noi sciatori non è un bel periodo. Sono stato all’epifania a Sestriere per sciare in neve-misto-sassi. E’ un po’ una delusione, ma pazienza, la stagione è ancora lunga. Domenica prossima a Cervinia ci sarà la prossima gita dello Sci Club Voghera, con annessa Gara Sociale. Spero di ripendermi in tempo da questo malessere che ho addosso da una settimana, ma ho i miei dubbi, invece di migliorare peggioro. Di giorno sto quasi bene, ma la notte è un inferno. Beh in fondo era un bel po’ che non mi ammalavo… però sarei stato volentieri un altro bel po’ sano!!!!
Ogni tanto ripenso a Londra, ci ho lasciato un pezzettino di cuore là. Londra ti fa subito sentire londinese e io un po’ londinese lo sarò per sempre. I milanesi hanno nel cuore Piazza Duomo e la Madoninna, la mia piazza è Piccadilly Circus. (Ma la mia madonnina rimane sempre sulla Torre Eiffel, come potrebbe essere diversamente?). Ogni tanto penso al futuro, ma poi mi arrendo. Io sinceramente non ho ancora deciso cosa fare da grande. Vorrei fare mille cose. E poi penso che nel futuro ci sono già, ragazzi siamo nel 2007, penso che riuscite a capire cosa intendo! Da bambino pensavo al duemila e mi sembrava un punto d’arrivo. Avrei avuto 26 anni, quindi sicuramente sposato e probabilmente con figli. Sarei stato un uomo. Avrei sicuramente saputo cosa fare della mia vita. Invece per fortuna, o purtroppo, non è così. E pensavo che il mio nipotino, che facevo giocare coi miei Lego e che spingevo sul passeggino, avrebbe avuto ben 17 anni. Pazzesco. E invece eccoci qui, 17 giorni dopo l’inizio del 2007, in questo strano inverno, pronto a rimettermi in discussione una volta ancora, pronto a guardarmi dentro per vedere se scopro cosa c’è, con le spalle coperte dalla coscienza di avere tanta gente che mi vuole bene (e a cui io ne voglio). Non lo si dice spesso in questo mondo indaffarato. Avete visto il film Bladerunner? Che bel film. Non aspettatevi chissà cosa, magari la prima volta che lo vedete potrebbe farvi veramente schifo, ma se lo capite… Io avevo scritto qualcosa a proposito della replicante Rachel: QUI.
E’ notte (anzi è quasi mattino, sono le 4)
Stasera, quando sono tornato a casa dal negozio, come previsto ho trovato il frigo vuoto. Così, su suggerimento di Aly, me ne sono uscito a piedi e sono andato in piazzetta Plana a prendermi un Kebab.
Così, con la mia piadina ripiena dell’impossibile e la mia lattina in mano, me ne sono andato in giro per Via Emilia.
Erano circa le otto e mezza di sera e il centro era praticamente semideserto, solo pochi frettolosi individui che cercavano di raggiungere velocemente casa per ripararsi dal freddo.
E’ quasi Natale. A me piace camminare nel freddo, se è secco e non umido. Con un bel giaccone caldo, cuffia e sciarpa. Come mi capita spesso mi piace vedere quello che succede intorno a me. Come facevo a Londra, come ho fatto tante volte in vita mia…
Passare davanti alle case e sentire dalle finestre il vociare degli abitanti. Chi è contento, chi discute, chi chiacchiera, chi ascolta la televisione. Me li immaginavo davanti ad una tavola imbandita, al riparo dal freddo pungente, contenti di essere in famiglia. E vedevo le poche persone che avevano voglia di arrivara a casa. E quelli che invece guardavano le vetrine, per farsi magari venire in mente idee per gli ultimi regalini. E quelli che ancora sostavano davanti a Marino o all’altro bar di Piazza Duomo di cui non ricordo mai il nome vociando e cercando di prolungare l’ultimo aperitivo.
Ero come una foglia mossa dal vento, senza meta, giravo col cibo caldo che mi scaldava le mani e il cuore, colla bevanda fredda che mi gelava le dita e mi scuoteva dai voli pindarici. Che bello è quasi Natale. Mancano i fiocchi di neve ma fa lo stesso, è quasi Natale.
Mi piaceva il fatto che non ero di passaggio, non ero più di fretta. La città stressata degli ultimi giorni era scomparsa, c’era la città pensosa e rilassata. Non c’era più, per una sera, la vitalità della gente che gira come le formiche da un posto all’altro, in cerca di un negozio, di un bar, di un parcheggio, di un ufficio, di una commissione da fare. L’aria fredda e l’ora tarda e le luci spente avevano scacciato questa frenesia. Quei pochi sopravvissuti non vedevano l’ora di scomparire. Rimanevo solo io, contento di essere li a mangiare il mio pasticcio di carne e verdura, in una fredda sera di dicembre, per osservare con calma le vetrine.
Che pace… Buon Natale a tutti.
A grande richiesta ecco altri episodi verificatesi nel mio negozio.
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Entra un tizio, guarda un completo da sci (giacca + pantalone) e mi dice:
“Quanto costa questa giacca ?”
“Costa solo 100Euro, ma non è una giacca, è un completo”
“Ah, è un completo? Peccato, il prezzo era buono”
“Beh, se vuole posso vendergli anche solo la giacca per 100Euro”
“Ah si? Davvero può farlo?”
((Questo è deficente!))
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Entra una signora e mi dice:
“Che taglia è quello in vetrina?”
((Grrr… signora ho 5 vetrine!!))
“Che cosa signora?”
“Ma si, quello in vetrina, no?”
“In quale vetrina, cara simpatica donnetta?”
“Ma si, volevo solo chiedere la taglia adesso non ho tempo di provarlo, se mi dice la taglia…”
“Va bene mia piccola nonnina, ma che cosa ha visto inn vetrina? Una giacca? Una maglia? Un cappotto? CHE COSA?”
“Beh se non hai tempo di farmelo vedere, almeno dimmi che taglia è?”
“Si ma che cosa? Senta egregia vecchina, me lo indichi con la mano!”
“No io intendevo quello in vetrina…”
((Ok ci rinuncio, ricoveratemi al pronto soccorso per esaurimento))
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“Ce li avete i gilet senza maniche?”
“No, ho i gilet CON LE MANICHE”
“A no, io li cercavo con le maniche!”
((Ma pezzo di cretino, se si chiamano gilet è perchè NON HANNO LE MANICHE))
Se me le scrivessi tutte su un block notes potrei veramente farne un libro. Eccone alcune a caso che mi ricordo:
“Vorrei un maglione in pile, ma leggero”
“Ok, ho capito, un micropile, come questo”
“Si, ma non mi piace il nero”
“No, era per farle vedere il modello, ci sono anche altri colori, vede?”
“Il blu non mi piace”
“Non c’è solo il blu, ci sono altri colori”
“Non ha altri modelli?”
“Ho i pile più pesanti”
“Lo voglio leggero”
“E allora leggeri ci sono questi che le ho fatto vedere”
“E no… non mi piacciono i colori”
“Mi scusi, ma ci sono i seguenti colori: rosso, bordeaux, bianco, panna, azzurro, blu, nero, rosa, grigio chiaro, fucsia, grigio medio e grigio scuro, azzurro acceso, marrone”
“Si ma non mi piacciono”
“Che colore le piace?”
“Ne volevo uno fiorato”
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“Avete i ginsi della levissi?” (taduzione = jeans della Levi’s)
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“Avete le calze di spugna?”
“No”
“Come no, dai”
“Eh, non ne abbiamo!”
“Oh!” (non so come scriverlo, non è un oh di sorpresa, è un oh come a dire ‘impossibile’)
(((cavolo lo saprò se vendo calze o no???)))
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Un tizio entra, non fa neanche un metro e dice:
“Ma vi arriva ancora della roba?”
“Spero di no, non saprei dove metterla, c’è il negozio pieno imballato”
“No, intendo se ci saranno nuovi arrivi”
(((ma brutto deficente, se non hai neanche ancora visto cosa c’è in negozio, cosa rompi i coglioni!!!))
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“Scusate, avete le stinche?”
(((Dopo un paio di minuti ho capito che intendeva i parastichi)))
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Per capire bene questa vi devo spiegare qualche cosa: il mio negozio ha 5 vetrine + la porta di vetro, quindi da fuori diciamo che si vede bene cosa vendiamo; la porta ha la chiusura automatica e per entrare bisogna suonare il campanello (il negozio è abbastanza grande e se non fosse così ci sarebbe sempre un viavai di furfantelli – che comunque ci sono lo stesso); Maconi è il ferramente a fianco a me.
Tempo fa ero di sopra in magazzino. Arriva un tizio e si mette a scrollare la porta, ignorando il grosso cartello che dice “suonare“. Ero quasi convinto che stesse per buttarla giù quando si è accorto del campanello e allora dice ad alta voce, mentre io correvo di sotto per aprirgli prima del disatro:
“Oh adesso ha messo anche il campanello deh, pensa te” (Ho aperto il negozio nel 97 e ho sempre avuto il campanello)
Gli apro, lui entra, si guarda attorno e dice:
“Ah….non è Maconi, scusi ho sbagliato”
Che storia. Oggi pomeriggio mio padre è passato in negozio dicendomi che era crollata una casa vicino alla mia. In realtà non è una cosa grave come sembra. Diciamo che è una casa sfigata: meno di due anni fa aveva preso fuoco l’ultimo piano, di notte (mi ricordo ancora quando alle 2 riprendevo le fiamme col telefonino). In teoria doveva essere completamente disabitato, ma forse ci stava un barbone o qualcosa del genere… ma nessuno si è fatto male. Da circa un anno i vecchi proprietari hanno venduto la casa e i nuovi la stavano ristrutturando, ma a quanto pare non erano proprio degli intelligentoni, visto che sono riusciti a farla crollare! L’importante e che pare che onn ci siano persone coinvolte.
I clienti del negozio hanno talvolta problemi di vista e di udito.
Il primo caso si ha quando non vedono i prezzi sugli articoli. Anche se sono scritti ben grossi, se il prezzo non li convince, non li vedono! Esempio classico: il cliente mi mostra un giaccone con un cartello con scritto “Giaccone in piuma d’oca, 50 euro” e mi chiede “Quanto costa questo?“.
Questi problemi di vista sono però intermittenti e svaniscono immediatamente quando c’è un cartellino, una scrittina, un qualunque cosa che gli prometta uno sconto. Se scrivo su di un bigliettino “Sconto di un euro a chi legge questa scritta” e lo appiccico sotto a una sedia, stai pur tranquillo che lo vedono subito! Se invece scrivo un manifesto con scritto “Scarpa Adidas Euro 40” vengono a chiederti “Ma queste quanto costano??“. Ma secondo te?
I problemi di udito si manifestano invece sia quando comunichi il prezzo (Quanto costa? 50 euro. Quanto? 50 euro. Quanto?? Cinquantaaaaaaaaaaaaaaaa!!!), sia quando chiedono un articolo che non c’è:
“C’è di questa giacca la taglia XL?”
“No, di quel modello c’è la L, altrimenti la XL c’è di quest’altro modello”
“Allora non c’è la XL?”
“No di quel modello non c’è”
“Sicuro?”
“Si, mi spiace, non c’è”
“Non hai una giacca XL?”
“Non ho detto questo, non ce l’ho di quel modello”
“Di che modello ce l’hai?”
“Di quest’altro modello ho la XL”
“Ma a me piaceva l’altro modello, non ce l’ha la XL?”
“Noooo, non ce l’ho!”
“Sicuro?”
“Si, pensi che sia qui a far passare il tempo? Sono qui per vendere, se ce l’avessi te la darei volentieri”
“Allora non ce l’hai?”
“NO!”
“E che taglie hai?”
“Ho la L”
“Ma io ti ho chiesto un XL!”
“Cristo, ma se non ce l’ho cosa cazzo ti devo dire? Mi spiace, scusa tanto, ma NON-CE-L’HO la XL”
“Cavolo, hai un negozio pieno di roba e non hai neanche una XL”
“AAAARGGGHHH, di XL ne ho centomila, ma se tu ti fissi su quel modello in particolare, purtroppo, mi piace, sono spiacente, sono costernato, mi inginocchio sui ceci nell’angolino, ma non ce l’ho”
“No, io non mi fisso, fammi vedere altri modelli”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No”
“Questo”
“No“, ecc.
Dopo 100 modelli…. ritorna al primo:
“E di questo non ce l’hai la XL?”
“Uèèèèèè…. no, non ce l’ho, te l’ho detto quarantasette volte, non c’è”
“Ma arriva? Ma se arriva me lo tieni? Tanto lo sai che ogni tanto passo”
“E si, come no, anzi te lo porto a casa, e ti faccio anche metà prezzo e ti regalo anche il cotechino per Natale”
“Ma qui vendete solo ai magri”
“Se fosse così avrei finito la taglia S, non la XL, se non ho più la XL è perchè sono tutti cicciotti come te, maledetto rompicoglioni”
A quel punto si rivolge alla commessa e… “Signorina, ma non c’è la XL di questo modello??”
“AAAAAAAAAAHHHH io mi ammazzo! Anzi lo ammazzo (meglio)“
Un giorno un tizio compra un paio di scarpe, senza provarle. Il giorno dopo torna a cambiarle sostenendo che il numero non è quello giusto, lui aveva chiesto un 44.
Le scarpe sono effettivamente il 44, caro signore, magari calzano strette (come molti modelli sportivi), vuole il 45?
No, il 45 non lo voglio, io ho il 44.
E così se ne va con un altro modello, sempre numero 44. Il giorno dopo ancora ritorna, quasi arrabbiato per il fatto che gli avevo dato un paio di scapre strette.
Queste saranno 43, io porto il 44!
Guardi, caro amico, sono il 44, probabilmente anche queste hanno una calzata ridotta, provi il 45.
No, no e poi no, io ho il 44, non cercare di fregarmi. Lo saprò che numero ho?
Certo, certo, guardi ho un altro modello ancora, ma per favore le provi.
Assolutamente no, se sono numero 44 mi vanno bene.
E così se ne va per la terza volta, con un terzo paio di scarpe, sempre 44. Alcuni giorno dopo lo vedo arrivare con la borsa del negozio in mano. Entra, incazzato, sostenendeo che gli sto facendo perdere un sacco di tempo, anche stavolta gli ho dato un paio di scarpe piccole!
Queste non sono il 44, perchè io ho il 44 e queste non mi vanno bene!
Io, esasperato, tiro fuori dal cassetto i soldi e glieli restituisco. Lui quasi si offende.
Io non voglio i soldi, a me servono le scarpe.
Ho capito, caro cliente, ma lei si ostina a prendere il numero 44, senza provare le scarpe, sostenendo poi che non vanno bene. O le prova subito e si convince o prende il 45.
Io il 45 non lo prendo, io ho il 44.
Benissimo, io non ho altri 44 da farle vedere, si tenga i suoi soldi e arrivederci.
In tutto questo trambusto io, per la smania di togliermelo dai piedi, non avevo controllato le scarpe. Lo faccio solo adesso: apro la scatola e le trovo tutte “pasticciate” con una biro.
Scusi, caro energumeno, queste scarpe sono rovinate.
Come rovinate?
Eh si, vede, sono tutte scritte con la penna.
Si, va beh, basta pulirle.
Ho capito, ma in questo modo io no posso cambiargliele, per favore mi ridia i soldi.
No, non è colpa mia, è stato mio figlio piccolino.
QUESTA E’ STATA LA SCUSA PIU’ ASSURDA MAI SENTITA IN 9 ANNI DI NEGOZIO.
E chi se ne frega. Le mi ha riportato un paio di scarpe rovinate, non posso accettarle, mi ridia i soldi.
Cosa? Vuoi i soldi per un paio di scarpe che, per giunta, sono rovinate… ma tu sei un delinquente! Mi vuoi truffare, vergogna, vergogna, vergogna!
E così urlando ha preso la porta e si è allontanato rapidamente. Vedete con che gente ho a che fare? Ad esser bravo, a cambiare i prodotti e addirittura rendere i soldi, si finisce per essere dei coglioni.
Il mese scorso ho fatto una statistica dei clienti del negozio. Ovviamente non ha nessunissima pretesa di veridicità, in quanto il campione è veramente piccolo.
Per due giorni ho semplicemente tenuto conto di tutte le persone che entravano (eccetto me) in negozio: clienti, amici, fornitori, avrei contato anche il postino (ma non è passato).
Risultato: il primo giorno (giovedì) ho venduto un prodotto ogni 2,5 persone, il secondo ogni 3,9 persone. In totale ogni 3,32 persone. Diciamo che su 10 persone che entrano vendo tre prodotti. Al venerdì ho avuto il doppio di avventori del giovedì (90 contro 46), ma sono solo passato da 18 prodotti venduti a 23 (anche se più costosi, infatti l’incasso è stato il doppio)
I non clienti (amici, ecc.) sono stati 10 su 136. facciamo un decimo. Beh ci può stare.
Sono ovviamente statistiche inutili che lasciano il tempo che trovano. Bisognerebbe tenere il conto almeno per una settimana, per vedere l’affluenza durante la settimana e nel weekend, e poi replicare l’esperimento nei vari periodi dell’anno, per poter confrontare anche gli incassi e la spesa pro capite del cliente, che ovviamente sarà più alta in dicembre che in giugno.
Sto scrivendo questo post dal negozio, adesso è sabato mattina e per la cronaca sono entrati: un tizio a chiedere soldi, una signora a chiedere tutine per bambini piccoli (che non ho), un signore che ha preso una giacchetta, un’amica (Sabry), una signora a prendere un maglione, due signore che cercavano giacche invernali (ma erano misura extra-extra large e non hanno trovato un modello di loro gusto), un tale a chiedere informazioni sugli sci, un altro che mi ha lasciato due paia di sci da sistemare e un gruppo di zie, zii, nipoti e figli che ha comprato una tuta leggera da donna.
Tutto sommato una mattinata tranquilla: un solo rompiballe (strano, al sabato mattino tutti i rompiballe hanno tempo da perdere e solitamente me li ritrovo tutti qui), due chiacchiere con Sabrina e qualche soldino nel cassetto. E ora che è uscita anche l’ultima signora che stava dando un’occhiata posso chiudere e andare a casa. Buon Appetito.
In negozio, tra le altre cose vendo scarpe sportive (sneakers), quelle che vengono anche chiamate “scarpe da ginnastica” e, tanto tempo fa, “scarpe da tennis” (El Purtava I Scarp Del Tennis – Enzo Jannacci)
L’altro giorno entra una signora di circa 50 anni, a chiedere un paio di scarpe per il marito e addocchia subito delle scarpe Nike, nere, col collo alto. Mi chiede il prezzo: 49 euro. Troppo, dice lei, suo marito le usa per lavoro, vuole spendere poco. Benissimo signora, ho scarpe da 40, 35, 30 euro! E non di sottomarche sconosciute, ma Puma, Adidas, Lotto, Le Coq Sportif (a chi sta sorridendo leggendo quest’ultimo brand dico di andare a controllarne i prezzi nei negozi specializzati, per non dire in Francia!!!).
Tornando al discorso: la signora trova un difetto per ogni modello che gli mostro: troppo alto, troppo basso, senza suola, troppo colorato, troppo bianco, troppo scuro, troppo pesante, troppo leggero, ecc.. e torna sempre su quel paio di Nike. Mi chiede più volte se posso dargliele al prezzo delle altre.
Signora, se vuole il “baffetto“, deve pagare di più. Se lo sapessoro gli strateghi dell’Adidas… Scarpe Adidas nuove di pacca, campionario Autunno inverno, non ancora uscite nei negozi a 35 euro NO e scarpe Nike in finta pelle, pesanti, modello di due anni fa 49 euro SI. La gente è matta, credete a me, quel baffetto se lo farebbero tatuare anche nelle parti intime, così godono di più.
Alla fine se ne va.
Torna il giorno dopo e ripete la stessa scena: Mio marito le usa per lavoro, voglio spendere poco… però voglio le Nike!
Anche io volevo spendere 15mila euro e volevo la Ferrari, ma non me l’hanno data!!! Così compra un paio di Puma.
Torna il giorno dopo ancora a cambiarle perchè la misura non è giusta e si decide finalmente a prendere le sue meravigliose Nike dandomi la differenza… e già perchè le Nike non fanno male ai piedi, sono Nike!!!
Ma razza di ignorantoni… Alla Nike dovrebbero dare il premio Nobel per l’economia, fanno scarpe di plastica in Cina, Vietnam e quei posti li, le vendono care come il fuoco…. e la gente le compra!!! Se Prodi fosse sponsorizzato Nike manderemmo giù anche la finanziaria.
Altro aneddoto: un’altra signora ha preso un Pile misura Junior che non le andava neanche bene, ha speso 30 euro anzichè venti degli altri pile perchè…. perchè sul davanti c’era il baffetto Nike!
Io ovviamente moralmente me ne frego, anzi pompo la cosa, perchè sono un commerciante e se la gente vuole un prodotto io gli vendo un prodotto, ma dentro di me penso sempre: “quanto siete coglioni“. E il bello è che poi sono convinti, mi dicono cose come “Ah, comode come le Silver non ce ne sono…”. Ma va caghèr.
Giustamente, se la gente brama per dare soldi alla Nike, la Nike deve prenderli, anzi tanto di cappello, sono dei maghi del marketing.
Avete letto No Logo di Naomi Klein? Se no, fatelo. Scoprirete per esempio che la ditta del baffetto non possiede neanche una fabbrichetta, ma solo uffici e laboratori di marketing, dove pensano alle campagne, alle sponsorizzazioni, alle iniziative, e un grappolo di designer che pensano ai nuovi modelli.
In pratica loro sono proprietari di una sola cosa: il marchio (e il baffetto).
Potrebbero fare della merda, marchiarla e venderla. E la venderebbero (vi ricordate la merda d’artista di Manzoni?).
Sono emblematiche le pubblicità di questi giorni che coinvolgono gli atleti della nazionale di calcio: alla tv ne ho vista una dove pubblicizzavano un gelato, una fantomatica “Coppa Cannavaro“, ma in realtà era la pubblicità Nike.
Ma la cosa che più mi ha allibito era la pubblicità a tutta pagina sulla Gazzetta. Era disegnato un armadio con braccia, testa, gambe e scarpe da calcio. E la scritta “Armadi Materazzi, testati contro le testate” (una roba del genere). Ho mostrato la pagina a mio papà, 76 anni e gli ho chiesto che pubblicità era, mi ha risposto: “NIKE“. Eh si, perchè in mezzo alle scritte faceva capolino il baffetto, anche se la parola “Nike” non compariva da nessuna parte. Allucinante, siamo plagiati. Tutti.
Siamo come i cani di Pavlov.
Ieri mattina sono andato da un mio abituale fornitore, dove ho trovato alcuni articoli interessanti (detto così sembra che io faccia lo spacciatore!!!), tra i quali delle scarpe da calcetto di una nota marca sportiva.
Al ritorno mi sono fermato in autostrada in un’area di servizio per fare benzina. Mentre mi servivo al fai-da-te il benzinaio ha notato le scarpe e ne ha voluto provare un paio, richiamando l’attenzione anche dei suoi colleghi. Così mentre io facevo rifornimento (addirittura si è fermato un cliente chiedendomi il pieno, visto che ero l’unico che stava lavorando!) loro provavano.
Risultato: 4 paia di scarpe vendute. A prezzi stracciati, giusto per ripagarmi, col guadagno, dei 20 euro di gasolio.
Anche questo è un lato divertente e interessante del mio lavoro: adesso da quel benzinaio tutti indossano le mie scarpe!
Sul sito di Beppe Grillo oggi appare una lettera che denuncia la chiusura dello zuccherificio di Casei Gerola
http://www.beppegrillo.it/2006/02/zucchero_amaro.html
Che dire… forse la chiusura è inevitabile, perchè pare che la produzione di zucchero con le barbabietole sia antieconomica, ma è una brutta cosa chiuderlo così all’improvviso, senza aiutare chi ci lavora (di cui tanti solo anche stagionalmente) e le loro famiglie. Senza dimenticarsi dei tantissimi agricoltori che avevano la loro produzione incentrata sulla barbabietola e che adesso non sanno come rientrare degli ingenti investimenti.
L’altro giorno leggendo il Corriere della Sera, vedo una megapubblicità di Mediaworld:
Un’offerta stepitosa. Tra l’altro leggo che è possibile acquistare anche on-line: fantastico!!!
Ieri sera, dopo mezzanotte mi collego al sito www.mediaworld.it ma non c’è ancora nulla.
Prima di andare a nanna, verso l’una passata, mi ricollego, ma dell’offerta ancora nessuna traccia.
Stamattina vado a lavorare in negozio. Quando torno per pranzo, verso l’una, mi ricollego, ma il sito è momentaneamente non funzionante. Verso le 2 torna agibile, ma mi dice che gli IPOD sono esauriti. Allora chiamo una dozzina di volte il numero verde prima di prendere la linea. La gentile signorina mi avverte che gli IPOD sono terminati.
Ma come? Non dovrebbero essere 4000?
Si ma sono stati venduti tutti stanotte on line.
Ma se mi sono collegato anche io e non c’erano.
Si vede che li hanno messi dopo.
Avete capito? Qui mi sento proprio preso per il…. naso!
Così loro sicuramente nei prossimi giorni continueranno a fare pubblicità di questa offerta, facendosi belli, ma il prodotto NON ESISTE!!! Non è più disponibile!!!
Ma ci sarà qualcuno che controlla se queste disponibilità ci sono realmente e a chi vanno vendute? C’e’ scritto che è possibile acquistare solo un prodotto a testa.
E voi mi dite che in Italia, popolo di internet-fobici, ci sono 4000 persone che si alzano di notte per comprare on line un ipod? Hahahaha. Se chiedessi questa cosa a mia mamma non capirebbe neanche quello che sto dicendo!!!
Ma mi faccia il piacere, signor Mediawordl!!!!
Che bello, mi è arrivato a casa un assegno americano.
Per la precisione arriva da:
P.O. BOX 4037
BUFFALO, NY 14240-4037
Mamma mia che figata un indirizzo così. E l’ordinatario è addirittura della California! (Per farla breve è Google Inc.)
Sono andato quindi alla mia banca a versare questo assegnetto da 105 dollari e loro su 89,89 euro mi hanno fatto pagare spese per 6 euro e 30 centesimi. Alla faccia!