(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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La Domenica del Corriere

Da "La Domenica del Corriere" del 9 novembre 1930:

"Uno  dei più notevoli esempi di generoso patriottismo è quello offerto dai montanari di Corbesassi, presso il valico del Brallo, sull’Appennino Ligure. In soli cinque giorni, lavorando gratuitamente, essi hanno scavato e compiuto una lunga strada che congiunge il loro paese con la via Piacenza – Genova (Disegno di A. Beltrame)"

Gerry contro tutti

Torniamo a parlare di Gerardo Napoli, detto Gerry. Ne avevo parlato circa un’anno fa in questo articolo. Cosa è successo? Che continua la lotta tra chi vede le sue realizzazioni come orrori che deturpano il paesaggio e chi, come lui ovviamente, che ritiene che invece lo migliorino.

Ho sentito il comitato anti-Gerry che dice: "Ci stiamo mobilitando per riuscere a fermare questo scempio: non è possibile che lui si permetta di distruggere la montagna di Pregola con delle schifezze che osa anche chiamare sculture, come quello che dovrebbe essere un Cristo e invece pare un alieno. In ogni caso, anche se fossero opere d’arte (cosa che non sono assolutamente), non troviamo giusto che a farne le spese sia un paesaggio naturalistico. Ci stiamo attivando per interpellare le autorità competenti e far sì che blocchino questo personaggio. Cercheremo anche i proprietari del monte per avviarso di questa cosa"

Gerry invece risponde "Sono stato ultimamente a Pregola e ho visto mio malgrado che la scultura d’angolo sulla roccia nera qualche buon pensante ha pensato bene di rovinarla. Non riesco a capire l’ignoranza e l’invidia della gente non hanno capito che le mie sculture possono anche non piacere ma creano curiosità e portano comunque gente. Cosa ci vuoi fare bisogna avere pazienza perchè Gesto d’asino non sale in cielo"

Chi la spunterà? Chi avrà ragione? State sintonizzati !

Davanti il giorno

Anche quest’anno mi viene da fare un po’ il resoconto di questa estate, anche se non è ancora finita. Un’altra estate, sempre diversa come sempre. Luglio l’ho passato praticamente a Voghera, perchè l’invenzione di quest’anno è stata quella di tenere aperto il negozio nei weekend di luglio. Devo dire che ha funzionato. Agosto è stato un mese strano. Misto di nostalgie x le estati passate, risate per l’estate presente e confusione sulle estati future (molto dickensiana quest’immagine, non trovate?). E si, perchè sembra sempre di non aver fatto niente, ma poi pensi agli ultimi 23 giorni e ti accorgi che cmq un po’ di cose le ho fatte. Non le solite, perchè, come ho detto, le estati mutano. C’è stato l’anno delle grigliate, quello dei giri in bici, ecc. L’anno dei personaggi, l’anno dei giri a piedi, l’anno del mare, quello dei capelli azzurri, ecc.

Questa è stata l’estate del Capo dei Commessi, dell’Uomo senza fame (e senza paura), delle Scarpe, del giro-para in vetta al Penice, dell’albergo Costantino, del cuba col Pampero al Malaspina, di Tony Dallara… e poi di quando sono andato ad Alassio alla domenica sera, e quando, la settimana successiva, ho assistito ad un pauroso incidente all’andata e ho rischiato di rimanere a piedi al ritorno…

Questa è l’estate 2009, e non è ancora finita.

 inseguo il giorno
 fino a lasciarmi dietro la mia ombra
 ma poi sfinito
 sorpreso dalla notte
 mi accorgo
 di trovarmi dall’altra parte del mattino

(Christian, detto "GIM", che inseguiva il giorno guidando verso il tramonto)

Plesiosauro

Wikipedia dice che i psesiosauri sono un gruppo di rettili acquatici vissuti tra il Triassico superiore e il Cretaceo superiore. Essi hanno conteso il predominio dei mari del Mesozoico agli altri rettili marini, come gli Ittiosauri.

Qualche sera fa, resso il cinema comunale di Brallo, l’Associazione Commercianti, Artigiani e Piccoli Imprenditori (ACAPI) ha organizzato una serata dal titolo "PALEONTOLOGIA,GEOLOGIA E DINOSAURI", con la presenza di Simona Guioli, del Civico Museo di Scienze Naturali di Voghera. Durante l’interessante serata ho addirittura scoperto che a Zavattarello, qui vicino, in un affioramento di Argille Varicolori, agli inizi degli anni ’90, è stato trovato un omero destro isolato di Plesiosauro. Un calco del resto è stato donato al Civico Museo di Scienze Naturali di Voghera, dove è tuttora esposto.

 

R e la tavoletta

Fabiano detto Genova… perchè abitava a Genova. Flavio detto Flavietto. Il Camionita. La Foresta degli Eroi coi tarlon con Luke Scavalcher. La festa della birra di Brallo. Le guerre di pigne. Le guerre tra i Mafaball, i Tranch e gli Stemacrips. Io e R. R e la tavoletta. Il campo da calcio alle Piane per Smegi. La carambola di sotto da Max. Vittorio di Pavia. La Casa (oggi detta l’università). Quando io e Diego siamo scomparsi. In Trebbia in bici con Christian con il gesso. Sulle balle di fieno a vedere le stelle cadenti. Roberto di Milano e Mauro. Amdavamo a cercare i tappi in tutti i bar di Brallo: Cavanna, Appennino, Normanno, Edelweiss. I tappi del Campari avevano la gommina. Io e R a rubare i giornali destinati al macero. Quando ci hanno regalato gli Zagor. Io e Andrea e le capanne nella pineta vicino a Mario. In bob nel prato dietro alla Lina. I Paninari. Accendevamo i fuochi in pineta. Quando si entrava di sgamo in palestra. Quel posto là.

Questi potrebbero essere tutti i titoli di altrettanti miei racconti di infanzia. In uno delgi ultimi post vi ho parlato del Kursaal, che rappresenta soprattutto le mie estati da quando sono "grande". Questi invece sono tutti racconti di quando ero ragazzino. Scegliamone uno a caso, non posso raccontarveli tutti: R e la tavoletta. Da piccolo avevo un grande amico: R. Viveva ad Abbiategrasso con sua mamma, suo fratello, il compagno di sua mamma e suo figlio. Questi ultimi due l’ho capito solo quando sono diventato un po’ grandicello chi erano, da piccolo ero convinto che fossero suo zio e suo cugino, anche perchè lui stesso li definiva così. Io e R eravamo grandi amici. Lui veniva su a Brallo in tutte le feste e poi d’estate era su da Giugno a Settembre. Aveva un anno in meno di me e quindi io, che ero quello "grande" e inoltre conoscevo i posti, ero quello che "comandava". Cavoli quante cose con R. Quando pioveva passavamo le giornate a casa sua a giocare a Scala 40, ma in tutti gli altri giorni… non ci fermava nessuno, giravamo dappertutto e ne combinavamo di ogni. Poi un anno, quando avevo circa 12 anni, la brutta notizia: la sua famiglia reputava l’affitto troppo caro e quindi dall’anno dopo sarebbero andati in vacanza a Cegni. Pochi chilometri da Brallo, ma per un dodicenne come se fosse un altro pianeta. Ma prima di partire, proprio quell’anno un ente, se non sbaglio la Provincia, aveva organizzato una specie di campus estivo per i ragazzini. Organizzavano giochi, gite e quant’altro. E così io e R siamo finiti in gita alla piscina di Varzi. Era la prima volta che andavo in piscina (e fino all’anno scorso anche unica). Sia io che lui avevamo paura dell’acqua alta. Ad un certo punto io ero fuori e lui mi chiama, tutto contento, per farmi vedere che aveva recuperato una tavoletta, non so dove, e si era avventurato dove non si toccava. Dopo qualche minuto arriva un bagnino, portando R tutto malconcio in braccio: stava affogando e l’aveva preso appena in tempo. Gli organizzatori ovviamente si sono cagati sotto.

Non ho visto R per tanti anni. Un giorno, quando avevo 18 anni (nel mitico 1992 !!) un’amica mi si avvicina al Kursaal e mi dice: ma tu conosci un certo R? Beh si una volta, tanto tempo fa. Guarda che è lui. Fammelo vedere. Ok vado a cercarlo.

Cazzo era lui, proprio lui, il mio amico. Proprio lui. Ci siamo frequantati quel’estate, ci siamo ritrovati. Un giorno c’erano dei ragazzi che suonavano dal vivo in piazza a Brallo, lui era lì a vederli e allora abbiamo fatto un giro a piedi per il paese, fino a dove abitava lui una volta. Anche l’anno successivo ci siamo rivisti, d’estate. Era un po’ conciato. Sempre messo male, ubriachissimo, sporco. Ricordo che metteva su una giacca degli operai Sip. Un giorno l’ho beccato mentre litigava coi buttafuori che non volevano farlo entrare al Kursaal. Era abbastanza fatto. Allora l’ho caricato in auto e l’ho portato a fare un giro fino a Pregola, o forse fino al Penice. Ho perso mezza serata, e quelle erano serate da non perdere per nulla al mondo. Ma lui era R, perdio. Il mio amico. Al ritorno ha voluto che lo lasciassi li, sarebbe andato a casa con qualcuno. Non l’ho mai più rivisto. L’anno dopo e quelli successivi chiedevo di lui a ragazzi che lo sconoscevano. Ma non era mai più venuto su in Valle Staffora. Un ragazzo una volta mi ha detto di averlo visto in compagni di aluni punkabbestia nelle metro di Milano. Chissà se è vero. Cazzo chissà dove sei finito R.

(la foto non c’entra nulla, è del 1959 e l’ho presa su questo sito: /www.sanmauropavia.it)

27 marzo 1994

Che bei ricordi… Era il 1993 quando la politica italiana veniva stravolta: erano spariti o ridimensionati i vecchi partiti, spazzati via dal terremoto delle inchieste di Tangentopoli. Si repirava un profumo nuovo nell’aria. Avevo vent’anni, nel 1992, diciottenne, avevo scelto la Democrazia Cristiana perchè mi pareva la meno peggio. Nell’autunno 1993 ero confuso: non sapevo chi avrei votato nelle successive determinanti elezioni politiche della primavera del’anno successivo, dovute al fallimento della XI legislatura della Repubblica Italiana dove, dopo Amato, avevano dovuto ricorrere come traghettatore al "tecnico" Ciampi, governatore della Banca d’Italia.
Uno dei personaggi del momento era Mariotto Segni, promotore di referendum per abolire il sistema proporzionale. Chi votare? I vecchi partiti avevano deluso. A sinistra c’era il vecchio PCI che si era cambiato nome in PDS. Ma si sa, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Facevo il primo anno di università e, tra giovani si che volevano teneri informati, era una scelta sentita, visto che tutti i media parlavano di passaggio verso una "seconda repubblica".

Ero quasi convinto di votare Lega. Con tutti i suoi difetti e le sue contraddizioni alla fine rimaneva il partito che più si avvicinava alle mie idee. Era un movimento salito alla ribalta nei primi anni ’90, che stava prendendo una propria maturità politica. Poi, la svolta. Verso fine anno Sivio Berlusconi sgancia la bomba: fonda un partito. Incredibile. Non ho perso un minuto: appena a Voghera ha aperto un "Club di Forza Italia" in via Emilia mi sono immediatamente iscritto.

Non mi perdevo una diretta, un articolo di giornale. Alcuni li conservavo. Avrei voluto andare al forum di Assago per una mega convention a febbraio, ma proprio in quel periodo mia mamma si ruppe una gamba in malo modo e quella domenica dovetti stare con lei, visto che si muoveva su sedia a rotelle. Arrivammo alle fatidiche elezioni del 27 marzo 1994. A dire la verità si votava sia il 27 che il 28.

Ero rappresentaante di lista, in tutte e 5 le sezioni del comune di Brallo. Ovviamente non avrei potuto assistere a tutti e 5 gli spogli. Alla fine ho scelto di andare a Corbesassi, in quanto mi avevano chiaramente fatto capire che sarebbero stati celeri, e poi Brallo. Non avevo auto, in quanto la mia scalcagnata Talbot Samba era in panne definitivamente e non avevo ancora preso la mia mitica Fiat Tipo. Quindi utilizzavo la 500 di mia mamma, scomodissima, tenuta insieme col ramino, senza un sedile, coi fari bassi, con pochi freni e ogni gomma diversa dall’altra. Alla sera, poco prima della chiusura dei seggi, ero a Corbesassi. Presidente di seggio era Gimpi. Ricordo che c’erano Ciccio e Ciano come scrutatori. Non posso scrivere qui le cose che succedevano… diciamo che sono cose che succedono nei seggi (anche se l’opinione pubblica non lo sa e le forze dell’ordine fanno finta di niente), ma in quel seggio succedevano "di più". Che ridere. Cavoli peccato che non le posso scrivere. Poi sono corso a Brallo. Per due giorni avevo avuto da ridire col presidente di seggio che sosteneva che io non potessi entrare nel seggio col mio pataccone di Forza Italia appuntato orgogliosamente sul petto. Io ovviamente non me lo sono tolto neanche per un minuto e alla fine avevo ragione io (hehehehe).

Forza Italia e Lega (ovvero il Polo delle Libertà) avevano vinto le elezioni (ricordo che al nord FI era alleta con la Lega, mentre al centro sud con Alleanza Nazionale nella coalizione di Polo del Buongoverno. Ah mi stavo dimenticando che c’era anche il partito di Costa, non ricordo il nome, e quello di Casini e Mastella, il CCD).

Dopo che ho ottenuto i dati definitivi di tutte e 5 le sezioni sono corso in piazza, e dalla cabina (non c’erano i cellulari !!!) ho chiamato Tony per comunicargli i risultati. Che notte quella notte. E il giorno dopo son tornato a Voghera per brindare in sede.

E poi ci sono state le europee, ma lì ero scrutatore, e il successo è stato ancora migliore. Poi c’è stato il tradimento della Lega e la caduta del governo. Per colpa di Bossi&C. ci siamo dovuti pappare il governicchio di Dini e soprattutto poila vittoria del professor Prodi nel 1996.

Ma la storia poi ha dato torto a Prodi e quelli come lui, e per fortuna la Lega si è ravveduta.

Cosa c’entra l’immagine? Il 27 marzo 1994 è uscito il numero 2000 di "Topolino"

Sotto il municipio

Che luna che c’è.
Luna piena.
Grande.
Luna da guardare.
Luna da sognare.
Luna da cantare.
Cantare con gli occhi.
Perchè nessuno senta.
Sotto il municipio.
Mentre il vento freddo.
Spazza via anche i pensieri.
Mentre le parole.
Rotolano via.
Le ombre scivolano.
Sono solo stanotte.
Senza nulla in mano.
Senza nulla in tasca.
Ma con la musica in testa.
Sotto il municipio.
Aspettando domani.

Estate degli anni '90

Poi le cose presero un’altra piega
Rigoni comprò a credito del materiale rubato
Non pagò
e non credo avesse intenzione di farlo
Piombarono di notte a casa i creditori
ubriachi fradici
Sfondarono la porta d’ingresso a calci
e lo massacrarono di botte
Perse del sangue
l’uso della mandibola per qualche giorno
e per un paio di settimane
la voglia di vivere
Ma quell’estate era stata formidabile
Eravamo al massimo della forma
Io e Leo avevamo portato a casa una cassa di champagne
trovata in qualche angolo durante lo sgombero di una cantina
Bottiglie già scadute
che andavano alla testa appena dopo due sorsi
Passavamo i pomeriggi in cucina
Il sudore ci colava addosso
Rigoni teneva banco
le guance infuocate
Eravamo la cornice di un romanzo medievale
Noi
gli eletti

riuniti in una casa che cadeva a pezzi
immersi nel silenzio dei pomeriggi d’agosto
e fuori
fuori la peste

(erano i Massimo Volume – Stagioni. Ma potremmo essere stati noi…)

Gatti

Pare che a Brallo ci sia una moria di gatti ultimamente. Pare che vengano trovati belli stecchiti. Potrebbe essere una malattina felina, ma, pare, che potrebbe non essere così. Potrebbe essere che un qualche figlio di puttana lasci in giro bocconi avvelenati. Pare che il mio micio sia qualche giorno che sia sparito. Potrebbe essere che sia caduto vittima di una qualche malattia. Magari è andato a svernare al mare. Magari ha bevuto un caffè alla Sindona.

 

Malaspina

Avevo scritto anche qui che vi avrei raccontato un po’ la storia dei Malaspina. Quello che scriverò è essenzialmente tratto dallo splendido libro "I Malaspina" di Giorgio Fiori.

Dunque, per prima cosa: da dove vengono i Malaspina? Diciamo subito che provengono da una delle più grandi famiglie feudali del medioevo, gli Obertenghi.  Questi nel corso della storia si divisero dando vita a numerose dinastie, tra cui gli Estensi, i Pallavicino e, appunto i Malaspina. Il primo ad avere questo soprannome fu un tal Alberto, circa nel XII secolo. Il perchè (e anche il percome) lo avessero chiamato così resta un mistero… forsè perchè non era proprio di animo buono e gentile, ecco ! A quel tempo la sua stirpe aveva in mano due territori ben distinti: quello in Lunigiana e quello più al nord nelle valli Trebbia, Aveto, Staffora e Bormida. Un personaggio molto importante fu Obizzo, figlio di Alberto, che passò allegramente più volte da guelfo a ghibellino, aiutando sia il Barbarossa che la Lega Lombarda. I figli e nipoti di questo, Corrado e Obizzino, ebbero invece numerosi problemi con Piacenza, sia a causa di guerriglie che soprattutto di problemi finanziari (dovevano gestire un territorio troppo grande e sterile). Per far fronte a questa situazione divisero i possedimenti: a Corrado (capostipite della linea dello Spino Secco) andò la maggior parte della Lunigiana, la val d’Aveto, Trebbia e Borbera, mentre ad Obizzino (linea dello Spino Fiorito) la rimanente parte della Lunigiana , la Valle Staffora e Curone.

Qui incominciò l’ulteriore suddivisione dei possessi, che minarono la potenza politica ed economica della famiglia. Al figlio di Corrado, Alberto (che fantasia nei nomi eh?) andò il feudo di Pregola nel 1266.Questo feudo era composto dal territorio alla sinistra del Trebbia, da Torriglia fin quasi a Bobbio. Pregola ne era la capitale e il limite occidentale. Un personaggio degno di nota è il marchese Corradino, che nei primi anni del 1300 riuscì ad occupare Bobbio e fu alleato dei Visconti di Milano. I suoi eredi, per manifesta paura di attacchi da parte dei genovesi, dei piacentini o dei milanesi, si accordarono proprio coi Visconti, a cui donarono ufficialmente tutti i loro possessi, col patto di esserne nominati feudatari.
Malgrado tutte le divisioni i Malaspina conservarono una certa influenza nella politica italiana e si mantennero alleati degli Sforza, i nuovi duchi di Milano.

I Malaspina di Pregola si suddivisero in diversi rami, tra cui quello di gran lunga più importante e che è durato fin quasi ai giorni nostri è il ramo, appunto, di Pregola. Ebbe come capostipite Azzo figlio di Corradino, che a sua volta ebbe un figlio sempre di nome Azzo. Siamo circa nel sedicesimo secolo. Nel 1541 Oliviero Malaspina, figlio di Azzo, ricevette la conferma dell’investitura imperiale per il suo feudo,  e successivamente venne assassinato da altri Malaspina. Suo figlio Gian Maria (finalmente un nome diverso!!!) tentò nel 1570 di occupare con la forza il castello di Pregola, di cui era condomino, ma che allora era tenuto da altri suoi parenti. Il colpo non gli riuscì e, per vendicarsi, devastò e incendiò per rappresaglia Zerba e Belnome, bruciando persone e rubando il bestiame. L’anno successivo gli vennero confiscati i beni e Gian Maria nel 1575 pose nuovamente l’assedio al castello di Pregola ma, non essendogli riuscito di averlo a patti, lo incendiò distruggendolo completamente.

A Pregola fu costruito un palazzo, probabilmente alla fine del ‘500, che venne sempre denominato "castello", in quanto residenza dei marchesi, ma che più propriamente era una casaforte. Rimase residenza per lungo tempo e appartenne al ramo della famiglia fino alla sua estinzione.

L’ultimo feudatario di Pregola fu Baldassarre, dato che nel 1797 l’invasione francese pose fine ai feudi imperiali che furono annessi prima alla Repubblica Ligure, poi alla Francia e infine, in seguito alla caduta di Napoleone, al Regno di Sardegna. La fine del feudalesimo non provocò veri danni finanziari ai signori di Pregola, che già nel ‘700 avevano accumulato anche un vasto patrimonio fondiario, sia in Valle Staffora che in Val Trebbia. Antonio, figlio di Baldassarre, fu l’ultimo a risiderere stabilmente a Pregola. Suo figlio e i suoi nipoti abitarono prevalentemente a Varzi. Indovinate come si chiamò suo figlio? Esatto: Baldassarre! Il quale ebbe a sua volta due figli: Antonio (ma va?) e Rodolfo.

Questo Baldassarre morì giovane e i figli furono cresciuti dalla madre, donna energica ed avveduta. Nel 1868 essa acquistò per loro conto il palazzo posto sulla piazza principale di Varzi e che divenne sede principale della famiglia; il palazzo di Pregola era invece utilizzato come villeggiatura estiva. I due giovani orfani Malaspina si diedero a quel tipo di vita ozioso piuttosto diffuso nella società provinciale del tempo, poichè la loro posizione sociale, tanto più invidiabile se paragonata all’indigenza generale della popolazione della montagna, rendeva loro assai più facili i successi di un certo tipo.
Il marchese Antonio, a furia di fare lo sbruffoncello, quasi quasi ci lasciò le penne. Verso il 1873 frequanteva una signorina appartenente ad una delle migliori famiglie di Varzi, Maria Giacobone che, lusingata dalla prospettiva di un grande matrimonio, lasciò cadere altre occasioni. Nel 1879 il Malaspina troncò il rapporto e si trasferì a Roma, dove già abitava il fratello Rodolfo che, laureatosi in legge, si dedicava alla carriera giudiziaria. Per giustificare questa rottura Antonio raccontò in giro delle ragioni assai lesive all’onorabilità della ragazza che ne risentì anche in salute. Il fratello Ambrogio giurò di vendicarla, qualora il Malaspina si fosse azzardato a ricomparire in paese.

Il Malaspina, forse ignorando il seguito della vicenda e le chiacchiere di paese, ritornò in Varzi e, il 29 aprile 1880, davanti al caffè Callegari, posto sulla piazza principale e luogo di ritrovo dei notabili locali, si avvicinò senza darsi pensiero al crocchio ove era anche il Giacobone, che sentendosi con ciò provocato, estrasse una pistola e gli sparò, ma lo colpì solo superficialmente. Subito fermato e disarmato, il Giacobone si costituì spontaneamente; al giudizio che seguì in Voghera, l’opinione pubblica era tutta dalla sua parte; egli venne addirittura assolto e la vicenda finì in tal modo. Sua sorella trovò ugualmente marito, mentre il Malaspina continuò con le sue attività galanti, imitato dal fratello che a Roma mandava avanti una lunga relazione con la sua governante.
L’ormai maturo Antonio si prese a servizio una giovane di Pregola, certa Rhos, che a sua volta nutrì notevoli speranze di essere sposata, ma non ottenne nulla. Mise al mondo un figlio, che il marchese Antonio si guardò bene dal riconoscere anche perchè era mezzo scemo e fisicamente disgraziato; e men che meno ne sposò la madre. Non si sposò mai e morì nel 1923 nel suo palazzo di Varzi.

Suo fratello Rodolfo, rimasto unico erede del patrimonio, passò a sua volta la vita tra le facili avventure, ma infine i congiunti della sua convivente lo obbligarono a regolarizzare con il matrimonio la sua posizione. Naturalmente, per l’età più che matura dei coniugi, non vi era più speranza di prole, ed anche il marchese Rodolfo, che spesso veniva a soggiornare a Varzi, vi morì improvvisamente nel 1924. Il palazzo di Varzi divenne sede del municipio, quello di Pregola fu acquistato da una famiglia di amici e congiunti e vi continuò ad abitare la Rhos e una sua sorella fino alla morte.

(ps posso aggiungere che ne primi anni del 2000 una parte del palazzo, detto castello, è stato animato da centinaia di persone che frequentavano un pub nato nell’ala meno nobile del palazzo e chiamato, appunto "Castello Malaspina")

Pregola

L’amico Davide "Dadà" ha creato un sito dedicato a Pregola, ridente località che fu capoluogo di comune (di Pregola, appunto, ora denominato comune di Brallo di Pregola). Anzi qui apro una breve parentesi. Molti sono erroneamente convinti che il mio paese si chiami Brallo di Pregola (e molti pronunciano Prègola, mentre si dice Pregòla). In realtà le cose sono andate così:  nella zona ci sono dei paesini che da che mondo è mondo sono sempre stati dei capoluoghi naturali, nel senso che c’era qualcosa di importante, come ad esempio la residenza dei signorotti del posto. Come ad esempio Corte Brugnatella, Santa Margherita e, appunto, Pregola. Quando hanno istituito i comuni, il capoluogo era Pregola. Tant’è che il mio papà ha scritto sulla carta d’identità "Nato a Pregola". Nel frattempo Pregola aveva perso di importanza a favore del Passo del Brallo, dove hanno fatto passare la strada che arrivava dalla valle Staffora per proseguire in val Trebbia (prima non c’era). Brallo si è trovato quindi ad essere un centro sempre più importante e quindi sono nati bar, ristoranti, la stazione della posta, il municipio, ecc. E molte giovani coppie dei paesi circostanti si sono trasferite, dopo la seconda guerra mondiale, in questo fiorente paese (come i miei genitori). E così si è deciso di trasformare il nome del comune da Pregola a Brallo. Per non perdere l’antica denominazione si è giunti al compromesso di chiamare il comune "di Brallo di Pregola". Ma il paese quindi non si chiama affatto "Brallo di Pregola", si chiama "Passo del Brallo".

Torniamo a Pregola. Nel sito in questione potete trovare foto, articoli e quant’altro. Peccato che io sul mio computer non riesca a vederlo, visto che si può utilizzare solo con quella ciofeca di Internet Explorer. Altra dimostrazione che quel maledetto browser non utilizza standard e quindi un sito ottimizzato per Explorer è inaccessibile da alcuni. Cavoli siamo nel 2008 e non si sono ancora adeguati! Dadà fai qualcosa.… ma che programma usi? Non dirmi Frontpage per favore!!!

Nel sito troverete, ta le altre cose, i "Pensieri Pregolesi". I primi pensieri sono di Lisa che, da buona giornalista, ha inagurato la sezione.

Un ultimo appunto: potete trovare il gruppo "Pregola" anche su Facebook.

Trebbia

A volte le immagini valgono molto di più di mille parole. Nei giorni scorsi sono andato al Trebbia a fare il bagno, un caldo simile a fine agosto non me lo ricordo… e poi non c’era nessuno…. che bello….

Centro Tennis Brallo

Uno di questi giorni stavo riposando, alla sera, prima di uscire e andare al Malaspina. Sapete com’è, i pensieri si accavallano e si rincorrono. Pensavo che… come li definiscono adesso, ecco tra gli "istruttori" del centro tennis di Pregola non c’è più nessuno di quelli che venivano al bar quando lo gestivo io. L’ultima volta è stato nell’estate 2005. Chissà quei ragazzi che fanno ora, e se anche tra tanti anni si ricorderanno della loro avventura al centro "Il Brallo" e delle loro serate al

Castello Malaspina. E già, chi lo sa. E allora il pensiero è andato a mille anni fa, quando da ragazzino ci andavo io al centro tennis. Ricordo che i maestri li vedevo come uomini supermaturi, quasi vecchi, e invece probabilmente avevano circa trent’anni o poco meno. E gli "assistenti", come li chiamavano allora? Per noi erano dei veri miti. Erano degli adulti e quindi li rispettavamo, ma per noi erano come eroi: ci facevano giocare, divertire, ne inventavano sempre qualcuna. Mi ricordo di quattro persone in particolare: la prima è la miticissima Albina, la ragazza d’oro. Non era possibile non volerle bene, ogni bambino e ogni bambina del centro veniva rapito dai suoi modi gentili di fare, era un po’ la mammina di tutti noi. Pensate che si è sposata il super maestro Roberto Catalucci!!! Poi c’era Paola, di cui ricordo il nome e la sua dedizione. E poi c’era Tony. Capello riccio e appassionato di Hockey. E infine c’era il mito assoluto: Edo. Ricordo benissimo un episodio che la dice lunga su quanto per noi era un supereroe: un giorno pioveva e noi dei "secondo gruppo" ci siamo ritrovati in uno stanzone insieme a quelli del "primo gruppo". Spiego: i ragazzini erano divisi per età: i più piccoli erano il "terzo gruppo", i più grandicelli il secondo e poi il primo. Così mentre un gruppo giocava a tennis l’altro faceva un altro sport e l’altro ancora anadava a fare la passeggiata, la merenda, o quant’altro. Quel giorno, fra i vari giochi improvvisati, abbiamo scatenato una guerra di cori: vinceva chi faceva il coro più rumoroso. Quando noi abbiamo scatenato il coro "Edo Edo Edo…" non ce n’è stata per nessuno, abbiamo stravinto. Caspita ragazzi, se qualcuno di voi un giorno leggerà questo post mi scriva, chissà dove abitate, non lo so, non ricordo… Eravamo a metà degli anni ’80… penso 1985 / 86 / 87 o già di li. Miiiiii che botta di ricordi. Sarà che quando pensavo a tutto questo fuori pioveva….

Malaspina di Pregola

Domenica 10 agosto c’è stata una rievocazione storica dei Marchesi Malaspina di Pregola. In tuttta la giornata ci sono stati giochi, danze, musiche, spettacoli, canti medievali. Tra Pregola e il Passo del Brallo, lungo i circa due chilometri di strada nel bosco, erano presenti numerosi banchetti di venditori ambulanti. Al mattino c’è stata una meravigliosa sfilata in costume, dove erano rappresentati i principali personaggi malaspiniani. Neanche a dirlo che mia mamma era tra questi…

Ecco un breve excursus storico riguardante i Marchesi Malaspina, scritto da Carlo Grugni:
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Il nome del casato riporta il motto “SUM MALA SPINA BONIS SUM BONA SPINA MALIS” (sono una spina mite per i buoni e una spina dannosa per i cattivi). Nacque nel 540 d.c. quando il giovane nobile Accino Marzio vendicò la morte del padre sorprendendo il Re dei Franchi Teodoberto nel sonno trafiggendogli la gola con una spina. Il grido del Re: “Ah mala spina!” dette origine al nome della famiglia che nel 1340 con Spinetta Malaspina prese possesso del castello di Fosdinovo nella Lunigiana, da sempre terra di confine e di passaggio dove si trovano più di cento castelli.

I Malaspina sono una famiglia di Marchesi italiana fiorita tra il XI ed il XII secolo e signora di una vasta zona appenninica compresa tra il Passo dei Giovi ed i valichi della Gafagnana e del Modenese.
Nel XIII secolo, sopo una lunga lotta con Genova e Piacenza, ai Malaspina rimase la sola Lunigiana divisa nel 1221 tra i due fratelli Corradino, da cui derivò la linea detta dello "Spino Secco" ed Obizzino capostipite della linea dello "Spino Fiorito".
I domini dell’Alta Val Trebbia rimasero aggregati al Marchesato di Pregola, centro principale dello stato Malaspinino dell’Alta Valle Staffora. Ma con il passare del tempo divenne impossibile mantenere uniti i possessi; infatti il 12 maggio 1453 nel Castello di Pregola i Malaspina decisero la spartizione dell’asse familiare.
Malgrado questo frazionamento però i Signori di Pregola conservarono una certa influenza sulla politica italiana, mantenedo l’alleanza con gli Sforza, succeduti ai Visconti, nel Ducato di Milano. Successive spartizioni, destino comune a tutte le linee dei Malaspina, finirono per polverizzare il vasto feudo in minutissime quote.
L’unico ramo dei Malaspina che si mantenne in sufficienti condizioni economiche fu quello discendente da Azzo e Corradino.
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Io la storia la so leggermente diversa, quando avrò tempo / voglia scriverò la mia versione, per ora leggetevi quella scritta su Wikipedia.

Saldi di fine stagione

L’estate sta finendo, un anno se ne va… cantavano i Righeira. Ormai anche l’estate 2008 sta volgendo al termine. E’ stata un’estate diversa dalle altre, come del resto ogni anno è sempre diverso dagli altri. E’ stato il Luglio in cui sono stato più a Voghera in vita mia. Praticamente quasi almeno una volta al giorno. E un Agosto… diverso. Anche quest’anno, come nel 2007, ero a Brallo a vendere all’aperto (a “fare il banchetto” come dice mio papà). Luglio è stato disastroso come vendite, ero in crisi economico-finanziaria di bestia. Agosto invece è stato paragonabile a quello dello scorso anno. Visti i tempi: gran buono. Son stato poche volte al Trebbia, rarissimi giri in bici. Il classico giro al mare con gli amici è saltato, i lunedì di agosto li ho utilizzati per andare da Elisa ad Alassio. E poi, cmq, l’unico sempre presento ormai è Davide, il quale ha una dose di scazzo addosso che è quasi impossibile coinvolgerlo in iniziative.. che peraltro non ho, visto che siamo solo in due. Come previsto ho saltato quasi tutte le feste di paese. Volevo andare a quella di Cortevezzo ma non avevo la macchina, alla fine son stato a quella di Bocco.
Ricordo tante estati di tanti anni fa, nelle quali mi sembrava veramente inconcepibile trascorrere la stagione altrove. Oggi sto ripensando ad un periodo in particolare, circa una dozzina di anni fa. Qui fuori mio fratello aveva tantissima merce esposta, come sempre, e c’erano tanti ragazzi che gli davano una mano nelle vendite. Alla sera finivano di tirare dentro che erano anche le nove. E poi li ritrovavo magari al Kursaal. Ricordo il tizio col cappellone stile Jamoroquai, quello coi capelli lunghi che si truccava (!!!), la volta che siamo andati in 7 a mangiare da Rino (mamma mia che panciata) e poi siamo stati sul Colletta perché Ivo voleva provare il fuoristrada nuovo e Lorenzo, che era nel portabagagli, aveva buttato giù il vetro posteriore con una testata!! Giuro, l’intero vetro è finito sulla strada. Per fortuna (a parte il bernoccolo) non si è fatto male. Cavoli che bella che era l’estate a Brallo in quegli anni. Non avrei veramente mai desiderato essere da altre parti. Passeggiate nei boschi, partite con gli amici, grigliate, Trebbia, bicicletta, illusioni di amori, feste di paese, bottiglie di vino, giri in macchina. In discoteca 4 volte alla settimana. Due mesi che sembravano lunghi un anno, ma passavano in fretta come fossero stati due giorni.

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