(raccolta molto sparsa di pensieri)

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90 anni – Siro del Brallo 36

5 febbraio 2020: il cav. SIRO del Brallo compie 90 anni!

Siro del Brallo 34 – La seconda guerra mondiale

Oggi Siro ci racconta alcuni episodi, anche cruenti, accaduti durante la seconda guerra mondiale dalle sue parti, come la battaglia sull’Aronchio.

Concorso Fotografico Ponti Arte

22mo concorso fotografico Ponti Arte.
La foto vincitrice: "Pisaré sulla strada di Ceregate". La premiazione. La motivazione.

Rimbambi

 

Scendere in un fosso di notte per convincere a parole un Bambi ðŸ¦Œ ferito o stordito (un "rimBambi") ad uscire e fuggire libero nel bosco: fatto âœ…

Dani

Da un momento all'altro mi aspetto la tua telefonata per chiedermi: "Fa, hai mica una paio di tekking del 42?". Ogni volta che tiro dentro la merce dal negozio di Brallo guardo in piazza per cercarti su quella panchina, a fumarti la tua sigaretta prima di andare a casa, oppure per andare insieme a pranzare. Come qualla volta: "andiamo dalla Michela?" – "No, Dani, non mi sento tanto bene (io, cazzo, ero io che non mi sentivo bene quel giorno!)… però… ma si dai vengo, almeno chiacchieriamo un po' ". E infatti abbiamo chiacchierato: di Londra, dove ero stato la settimana prima, delle varie commesse che lui aveva avuto in negozio in tanti anni, del telefono che gli avevo suggerito io e col quale si trovava bene e quasi quasi ne voleva un altro uguale… e due ore dopo eri lì, appoggiato al tuo bancone, e ti mancava il respiro. E ti abbiamo steso per terra (abbiamo dovuto farlo in tre) e quel signore (che poi ho saputo essere un soccorritore esperto) mi ha mandato a prendere quel defibrillatore, quel cazzo di maledetto defibrillatore che non funzionava. E lui ci provava a muovere quel tuo pancione, su e giù, su e giù… E ti sei abbandonato, in quel negozio che avevi creato tu. "Pianeta Sport", o come dicevano tutti "da Daniele"
E ogni tanto sono in giro per Voghera e mi verrebbe voglia di passare da te, come al solito, e sentirmi dire: "Caffè? andiamo al bar di qui o di là?" e poi: "Senti, ma ho il computer che non mi funziona bene, come faccio a…". e io magari a chiederti consigli su un lavoro da fare, un qualcosa da comprare, una cosa da fare. E mi mancano i tuoi messaggi, mi facevano ridere. E quelli che mi dicevano: "Sono stato di là da tuo cognato, il cow boy". E mi manca venire a casa tua, la casa che ti eri costruito, con la tua bella famiglia, la famiglia che ti eri costruito. E le tue foto con Gloria, che ce le avevi dappertutto, e dicevi che era la tua principessa. Mi manchi Dani, mi manchi tanto. Hai voluto rimanere giovane per sempre

Canto narrativo al Brallo

Sono entrato in possesso di questo stupendo documento: un disco in vinile, a cura di Luisa Del Giudice, che raccoglie alcuni brani popolari della canzone delle nostre terre. E' stato registrato a Colleri di Brallo nel 1987.
A puntate cercherò di pubblicare alcuni brani e alcune informazioni riguardo l'opera.

Iniziamo col dire che fa parte della collana "Ricerche etnomusicologiche – archivio sonoro", collana discografica realizzata dal Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Università di Bologna e dal Comitato Nazionale Italiano dell'International Council for Traditional Music (UNESCO). Raccoglie materiali sonori delle culture tradizionali con l'intento di presentare ricerche organiche su specifiche situazioni e problemi. Ogni disco è accompagnato da un libretto informativo il più ampio possibile, con trascrizioni musicali. 
"Canto narrativo al Brallo" – La tradizione musicale nell'Appennino Pavese e i suoi protagonisti: il repertorio di canti narrativi della famiglia Tagliani, opera realizzata con il contributo dell'Amministrazione Provinciale di Pavia Assessorato all'Istruzione, Cultura e Formazione Professionale. Registrazioni, edizione e note di Luisa Del Giudice. Trascrizioni musicali: Linda Levin, Los Angeles. Mastering: George Charouas, GTM Producionts, Los Angeles. Febbraio 1990

Una vita contromano

E' recentemente uscito questo libro di Flavio Oreglio: "L'avventura artistica (1985 – 2015) Una vita contromano, autobiografia non autorizzata".

Il 23 giugno di quest'anno ho avuto l'onore di dialogare con l'autore durante la presentazione al "Circolo dei Poeti Catartici", ospitato al Castello Malaspina di Pregola. Nel precedente libro "Le origini" Flavio ci raccontava di come ha avuto l'idea, l'ispirazione di fare questo lavoro (il cabarettista) e di come ha mosso i primi passi. In questa opera invece fissa come data di inizio della sua professione il 1985 raccontando i primi trent'anni di carriera. Una carriera brillante che lo ha visto ospite dei principali luoghi del cabaret di Milano, prima, e di tutta Italia, in seguito. Spesso viene ricordato per le sue apparzioni alla trasmissione televisiva Zelig, dove presentava il suo "momento catartico", sketch che ha dato origine ad una serie di libri vendutissimi. Ma Oreglio non è solo questo, è un professionista che è partito dalla gavetta, che ha lavorato con tanti grandi personaggi (spesso ancora prima che venissero definiti tali) e coi quali ha stabilito ed ha tuttora forti legami di amicizia. Perchè lavorando seriamente, non svendendosi mai e cercando sempre di reinventarsi mantenendo allo stesso tempo il suo lavoro nei binari del cabaret, ha dato i suoi frutti.

Quella sera, oltre a raccontare numerosi aneddoti, a parlarci del suo lavoro, dei suoi incontri e delle sue idee, ci ha spiegato cos'è il cabaret e la sua differenza da quella che viene definita la comicità. Io non sono un esperto del settore e quindi non me ne voglia se la descrizione che sto per dare è sbagliata o incompleta, ma per me il cabaret è teatro, è musica, è divertimento, è professionalità, è canzone, è tradizione, è goliardia, è amicizia, è studio, ed è (anche) comicità. Comicità che non è fine a sè stessa, ma fa parte del tutto. Si può far ridere facendo cabaret, e spesso è così, ma si può fare cabaret anche senza far necessariamente ridere. E' una forma di teatro a sè stante.

Quelli che pensano che basta "avere gli agganci", andare in TV ed è tutto subito e facile, leggano questo libro e ne traggano insegnamento.

Quello che segue è tratto da "La Provincia Pavese" del 23 giugno 2018:

Brallo, Oreglio presenta l’autobiografia
Sabato 23 giugno alle 22 al "Circolo dei poeti catartici" di Pregola, nell'ex Palazzo Malaspina, è in programma la presentazione del libro “Una vita contromano – L'avventura artistica (1985-2015)”, il secondo volume dell’autobiografia "non autorizzata" di Flavio Oreglio. Il volume, pubblicato da Primula Editore in occasione del “Trentennale on stage” dello stesso Oreglio, e racconta le varie fasi del suo lavoro di cabarettista: la sua carriera, cominciata negli anni Ottanta nei fumosi pub dei Navigli, è poi approdata nei teatri, in televisione e in libreria, rendendolo famoso anche al grande pubblico.

Tale percorso, né semplice né breve, viene descritto attraverso una narrazione ricca di aneddoti e riflessioni, in cui si raccontano gli esperimenti riusciti e quelli falliti, gli incontri e le esperienze che hanno inciso nelle vicende umane e professionali del comico milanese.

Il volume è corredato di un cd-antologia contenente alcune tracce originali tratte dai lavori discografici realizzati in trent’anni di carriera. Nell'occasione della presentazione di Pregola (luogo a cui Oreglio è molto legato per via dei ricordi d’infanzia) sarà Fabio Tordi a dialogare con lo stesso Oreglio.

Sagra della Patata 2018

La Sagra della Patata al Passo del Brallo raccontata da TelePavia

La maestra globetrotter

Il 2 gennaio 1987, nella sala del Cinema del Passo del Brallo, fu consegnato alla maestra Rita Rebolini una targa, a ricordo e riconoscenza dei tanti anni di insegnamento presso le scuole elementari delle valli circostanti. 

Rita in realtà all'anagrafe faceva Maria Teresa, ma forse nessuno lo sapeva o perlomeno nessuno ha mai utilizzato quel nome. Ricordo un aneddoto: avete presente quando nelgi anni'80 arrivavano quelle buste per posta da ditte tipo Euronova o Postalmarket con scritto "MARIO ROSSI xxx xxxxx xxxxxxx xxxx xxxxx HAI VINTO 50 MILIONI" (in quelle righe piccole, "xxxx xxxx", stava scritto "forse, magari, ipoteticamente "). Ebbene, la maestra Rita aveva ritagliato il proprio nome ("Maria Teresa Rebolini", appunto) e lo aveva incollato sulla porta dell'aula dove attualmente insegnava, a Brallo. In quel periodo c'erano due multiclassi, e quindi due maestre, più una giovane insegnante di sostegno -per una bambina con delle difficoltà- che, leggendo quel nome, aveva preso a chiamarla "Maria Teresa", ma è durato poco perchè lei l'ha subito ripresa: "chiamami Rita".

In realtà l'aneddoto è doppio perchè nel mondo della scuola forse è l'unica che le diede del tu e la chiamava "Rita", per tutti era la "signora Tordi", così come fuori dalla scuola era la "signora Rita".

Non aveva sempre insegnato al Passo del Brallo, dove abitava, tuttaltro: per anni era stata insegnante supplente e quindi ha cambiato numerosissime sedi. Tenete presente che a quei tempi quasi ogni paese aveva una scuola. Pensate ad esempio che c'era anche a Selva, piccola frazione del comune di Brallo di Pregola. A piedi, a cavallo, in corriera, in auto: ogni mezzo era stato utilizzato dalla maestra globetrotter per raggiungere le sue mete. Da lei erano "passati" generazioni di alunni. Non era infrequente che qualche impiegato, qualche avventore di un bar o qualche cliente del negozio di Siro le dicesse: "lei è stata la mia maestra, io sono Tizio del Talposto".

 

 

Paesi e gente di quassù – terza parte

Questo è un libro del 1979, a cura del Centro Culturale "Nuova Presenza" di Varzi in collaborazione con la Comunità Montana dell'Oltrepo Pavese.
parla essenzialmente del territorio della Comunità, gli allora 19 comuni. La storia, la geografia, la demografia, l'agricoltura, ecc. Tutto quanto riguarda questo territorio. 

Ne ho già parlato citandolo in questo articolo e in questo articolo. Da  pagina 174 parla di Valformosa, Colleri, Corbesassi e altro…

VALFORMOSA 
E' stata questa frazione parrocchia autonoma fino al sec. XVII. La chiesa, ampiamente rimaneggiata, mantiene tuttavia il carattere dell'antica costruzione, e custodisce qualche suppellettile sacra di discreto valore.
 

COLLERI
Per quanto riguarda le notizie religiose sembra che anticamente la sede dell'antica parrocchia fosse a Somegli dove esiste ancora un campanile romanico e una tela manomessa che rappresenta i ss. Gervasio e Protasio.
Nel 1500 però Colleri era già parrocchia e aveva un edificio sacro a Collistano attualmente ridotto a un rudere. La nuova chiesa è del 1951 e la costruzione non si scosta dai moduli tradizionali. Di notevole una tela forse di scuola lombarda: Fuga in Egitto.
Riportiamo dal « Nuovo Pavese Montano »
A spasso per Colleri
« Colleri è la più popolata frazione del Comune di Brallo, sita a 900 metri sul mare, ed è quella che meno di tutte le altre ha risentito dello spopolamento, fenomeno ormai comune quassù: vi sono paesi che hanno visto il numero dei loro abitanti ridotto a poche decine quando solo quindici o vent'anni fa si contavano a decine le famiglie o i "fuochi" come si diceva allora.
Gli abitanti di Colleri che sono ancora oggi più di 300, ormai hanno abbandonato le loro vecchie abitazioni per trasferirsi in case nuove, più funzionali, più comode, più vicine alla strada provinciale che collega la Valle Staffora alla Val Trebbia. Le case antiche in pietra a vista, tetti neri, soffitte in legno, caminetti sgimbesci, vecchie cassepanche in legno locale, i balconi in ferro battuto, le scalette esterne "semoventi" sono state quasi totalmente abbandonate, o rovinate da chi le ha ricostruite con poco gusto appiccicando dell'intonaco e modificando le piccole finestrelle; e si aggiunge così all'usura del tempo (che in mezzo a questi muri ha una sua durata e una misura diversa dal ritmo del resto del mondo!) l'opera umana che è molto più terribile in essa.
A salvaguardia del vecchio borgo e a ricordare un tempo che fu, sono rimaste alcune simpatiche vecchiette che non hanno ceduto alle attrazioni del nuovo e del comodo ed hanno voluto ad ogni costo rimanere a vivere sole in quelle basse stanzette popolate da innumerevoli ricordi e dalla presenza arcana e impalpabile di tante persone care che ti parlano ancora in mille modi.
Te le vedi spuntare sulla porta di casa tutte vestite di nero che dapprima ti guardano incuriosite come a domandarti perché hai osato interrompere così bruscamente il loro colloquio con non so chi, o la loro preghiera serale che ha già consumato tanti "rosari". Poi ti invitano ad entrare e allora ti immergi in un mondo nuovo ma antico quanto quei muri, quelle travi, quelle assi dalle quali ti sembra dovresti precipitare da un momento all'altro.
Il discorso corre via velocemente passando in rassegna usanze, vecchi legami di famiglie, fatti accaduti chissà quanti anni fa, la vita sociale e religiosa del borgo "quando la gente ci credeva davvero"; quando mi alzo per uscire vedo dalla piccola e bassa finestrella che ormai è sera fatta e la luna piena sta colpendo coi suoi raggi i tetti di "ciappe" che sembrano faticare a portare un peso così grave.
Ho voluto parlare delle poche abitanti del Centro storico perché è inconcepibile parlare di arte, di arte popolare e non conoscere chi quell'arte l'ha fatta, il contesto sociale dove essa è nata, questa gente che con il proprio sudore e forse senza sapere leggere e scrivere ci ha dato un esempio di come si costruisce nel rispetto della natura e dell'ambiente in modo mille volte più razionale di quello che avviene oggi nonostante i piani regolatori e di fabbricazione.
Ti orienteresti difficilmente nei vicoli sassosi che si intrecciano tra queste case che ti paiono tutte uguali ma dove non ne troveresti una simile all'altra; e ad ogni svolta ti trovi dinnanzi ad un gioiello di quell'arte del costruire che oggi, purtroppo, non trova più tanti cultori. In qualche punto "cruciale" puoi scoprire il forno che serviva un gruppo di famiglie, intorno al quale tante donne si sono ritrovate con sulle spalle il tavolo appesantito dalle pagnotte pronte per essere cotte; e mentre si aspetta il proprio turno cosa c'è di più redditizio che scambiare quattro chiacchiere e commentare i fatti salienti di vita paesana, i quali tante volte, ingigantiti, modificati, aggiustati, hanno cessato di essere cronaca, per diventare storia, tradizione del paese?
Un altro punto di ritrovo era il mulino, questo più per gli uomini che per le donne; e al mulino i discorsi, mentre si aspettava il proprio turno, si fanno più seri: gli "interessi" delle diverse famiglie vengono ben ponderati, l'andamento dell'annata del grano o delle patate, il vitello morto al vicino (pace all'anima sua!!) mentre la grossa ruota muove indifferente le macine e il mugnaio bada alla farina ma non perde d'orecchio una parola del discorso, per avere materia da intrattenere i prossimi avventori.
Ce ne sono ancora due a Colleri, di questi mulini: ma chi si prenderà cura di essi? O rovinando su se stessi cancelleranno e schiacceranno il ricordo di chi li ha costruiti e ha dato loro vita? ».

CORBESASSI
Era già parrocchia nel 1523; perse in seguito la sua autonomia che riebbe nel 1952.
La chiesa parrocchiale è stata edificata nel 1690 circa; la parte più antica è costituita dalla bassa navata centrale, mentre l'abside risale al 1800. La decorazione interna è del pittore Sebastiano Toselli, allievo del Gambini, compiuta nel 1939.
Di notevole una tela purtroppo sciupata: San Francesco e due Angeli. Pregevole anche il coro e i mobili della sacrestia (sec. XVIII-XIX).

Economia
L'agricoltura rappresenta la risorsa economica tradizionale. Si coltivano soprattutto foraggi, frumento e patate. Gli estesi pascoli favoriscono l'allevamento del bestiame, che, numeroso una volta, ora risente della crisi generale del settore.
Il territorio non coltivato è coperto da vaste estensioni di boschi, grazie anche all'opera di rimboschimento a conifere da parte del corpo forestale degli anni passati.
La voce più importante nell'economia del comune è certamente rappresentata dal turismo sia come soggiorno estivo sia come movimento di fine settimana anche nel periodo invernale (quando è possibile sciare). La capacità ricettiva è soddisfacente per i numerosi posti letto negli alberghi e per le camere affittate dai privati.
Un grande e moderno complesso sportivo tennistico, gestito dal CONI, che ospita nella stagione estiva parecchi turni di 100 giovani per volta con possibilità di alloggio per i genitori nell'albergo « Olimpia », ha contribuito moltissimo alla conoscenza e al richiamo di villeggianti in questa località turistica suscitando anche in due abitanti del luogo un interesse commerciale per questo sport e per quello sciistico tanto da creare due attività di vendita di abbigliamento e attrezzature sportive con buoni affari. Pure grande attrattiva è esercitata sugli amanti degli sport invernali dalla sciovia del Colletta.
Le acque fredde del Trebbia, che non distano molto dal territorio del Comune del Brallo, ricche di fauna ittica (soprattutto trote), richiamano i pescatori dilettanti.

Siro del Brallo – Puntata 25 – Il Castello Malaspina

A Pregola c'è una casaforte, chiamata Castello, perchè era la residenza dei Marchesi Malaspina di Pregola.

Siro del Brallo – Puntata 24 – Le Scuole Elementari

Siro dove le ha fatte le scuole elementari? A Brallo? Nel suo paesino, Ponti? E come andava a scuola? Ritorniamo a quell'epoca e facciamocelo dire da lui.

Siro del Brallo – Puntata 23 – La Gina

Il cavalier Siro è stato davvero un cavaliere, e il suo cavallo, anzi la sua cavalla, si chiamava Gina.

Amare e ridere

Due cose ci salvano nella vita: amare e ridere.

Paesi e gente di quassù – seconda parte

Questo è un libro del 1979, a cura del Centro Culturale "Nuova Presenza" di Varzi in collaborazione con la Comunità Montana dell'Oltrepo Pavese.
parla essenzialmente del territorio della Comunità, gli allora 19 comuni. La storia, la geografia, la demografia, l'agricoltura, ecc. Tutto quanto riguarda questo territorio. 

Ne ho già parlato citandolo in questo articolo. Da  pagina 172 troviamo le pagine dedicate a Brallo di Pregola.

Superati i neri macigni sotto Pregola, ti senti investito dal balsamo dei pini, che ti corteggiano fino al valico del Brallo dove sorgono i grandi alberghi e le attrezzature più moderne. Nascoste nella pineta civettano villette nate per il riposo dell'uomo in esemplare rispetto per la natura. Polmone verde dell'Oltrepo, mèta di gite domenicali, Brallo ha contagiato di fervore turistico i paesi vassalli: Colleri, Corbesassi, Pregola, fino alla sperduta Val Formosa. Sua Maestà il Lesima ha spalancato finalmente al turismo di massa le sue intatte bellezze: i pianori fioriti di genziana e di mirtilli, autentici e gratuiti tappeti da reggia, le fontane cristalline e gelide della Morona e di Prodongo.

Profilo storico
Anche la denominazione di questo Comune è recente, ma la storia dei centri abitati che ne fanno parte è antichissima. All'epoca longobarda risale Pregola, come testimonia la sua chiesa parrocchiale dedicata a S. Agata, una delle sante più venerate dai longobardi dopo la loro conversione al cattolicesimo. Pregola inoltre, col nome di Petra Groa compare in un diploma del 972 di Ottone I con cui il sovrano conferma al Monastero di S. Colombano di Bobbio i suoi possedimenti. Ma poiché tale documento è semplicemente una conferma dei possedimenti già acquisiti, e si richiama a diplomi di precedenti imperatori se ne deve dedurre che Pregola apparteneva al Monastero già da tempi assai precedenti, e forse addirittura fu data al cenobio bobbiese in occasione della donazione di tutto il territorio del Penice da parte di Agilulfo.
Federico Barbarossa diede Pregola, come altri centri della Valle Staffora alla famiglia dei Malaspina, tuttavia ancora nel sec. XIII si ha notizia della giurisdizione dell'Abate di S. Colombano sugli uomini di Pregola. La signoria feudale dei Malaspina durò ciò nonostante incontrastata fino al 1789, anno in cui il feudo di Pregola fu incorporato nel Marchesato di S. Margherita. L'abitato antico, che aveva la tipica forma del « castrum », con castello e chiesa, sorgeva su di uno sperone roccioso sovrastante l'attuale, e si ignora quando e come fu distrutto. Si sa comunque che nel 1725 esso non esisteva già più, anzi, nel 1671 il Vescovo di Tortona Mons. Settala ordinò che si restaurasse l'Oratorio di S. Rocco, posto fuori dell'antico « castrum » e che in esso vi si trasportasse la parrocchia.
Anche Colleri appartenne ai Malaspina, come pure Corbesassi. Il primo centro era già parrocchia autonoma nel 1613, mentre Corbesassi è di recente costituzione. Oggi l'abitato più importante del Comune è Brallo, il cui sviluppo turistico è dovuto alla sua ridente posizione e alle sue efficienti strutture.

Notizie religiose e artistiche
Le notizie religiose di Pregola risalgono a prima del Mille, e qualcuno dice che il luogo fosse dotato di chiesa fin dal tempo dei Longobardi.
Si sa che la chiesa odierna è sorta nel 1600 sulle rovine del vecchio Oratorio dedicato a San Rocco. Dove sorgeva l'altra chiesa anticamente dedicata a Sant'Agata ricordata in antichi documenti?
(NotaDiFabio: leggi qui: www.fabiotordi.it/blog/?p=1091 e anche qui: www.fabiotordi.it/blog/?p=1130)
Lo sviluppo del Brallo, diventato sede del Comune ha fatto sorgere nel centro turistico la grande chiesa in cemento armato secondo moduli moderni di costruzione, che ben si inserisce nel paesaggio ricco di pini.
(NotaDiFabio: leggi qui: www.fabiotordi.it/blog/?p=995)

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