(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie

Pronostico Spagna – Italia

Annibale

Avete presente Annibale? Quella della seconda guerra punica, quello che è venuto in Italia a piedi da Cartagine.

Dunque, Cartagine era dove più o meno adesso c’è Tunisi. I cartaginesi avevano a quei tempi (circa 200/300 anni prima di Cristo) il predominio sul Mar Mediterraneo (in conflitto con la Grecia) quando, ad un tratto, si accorsero che i Romani, dopo aver conquistato la penisola italica, avevano intenzione di mettersi anche a dominare sui mari, e la cosa non gli andava molto a genio.

Allora litigarono, e fu la cosiddetta Prima Guerra Punica (dal nome in latino con il quale venivano chiamati i cartaginesi: Punici, derivato da Phoenici, in riferimento alle origini fenicie del popolo) che vide sconfitti proprio i cartaginesi (nonostante questo bisogna dire che anche Roma subì pesantissime perdite). Allora il generale Amilcare, suo figlio Annibale e suo genero Asdrubale (che fantasia nei nomi, eh?) per distrarsi si trastullarono con la conquista della penisola iberica, dove fondarono Cartagena. Alla morte di Amilcare e Asdrubale, i capo dell’esercito diventò, appunto, Annibale.

Siccome era ancora molto incazzato coi romani, decise di fare una cosa mai vista: prese su baracca e burattini e puntò verso Roma. E fu la Seconda Guerra Punica. Partì da Cartagena a maggio del 218 con circa centomila uomini e 37 elefanti. Roma era lontana e durante il tragitto deve combattere con tante popolazioni e conquistare tante città. Quindi un po’ di uomini li perde sui campi di battaglia e altri li lascia a difendere il terrotorio. Ad agosto passò i Pirenei con la metà dei soldati e sempre 37 elefanti. Nell’attuale Francia trovò dei Galli che gli diedero una mano per combattere il comune nemico, ma nel frattempo i romani vennero a sapere che lui è li e gli andarono incontro.

Annibale non volle lo scontro, perchè il suo scopo era arrivare in Italia e sobillare le popolazioni oppresse a ribellarsi a Roma. Allora allungò il giro, superò le Alpi e piombò nella Pianura Padana. Ma vi rendete conto di cosa è stato capace? Non fu certo una passeggiata, ma un’impresa epica compiuta addirittura d’inverno: chissà che effetto faceva sulle popolazioni che lo vedevano passare!!! Tu sei lì, nella tua bella e tranquilla pianura e ti vedi passare un esercito di mori con… degli elefanti! Pazzesco. Sarebbe un’impresa straordinaria oggi, figuriamoci duemila e passa anni fa!

Una volta arrivato nella penisola italica, seguì il Po e si scontrò la prima volta coi romani dalle parti di Vigevano, presso il Ticino (la prima T). I Romani stavano antipatici a parecchia gente, tra cui i celti, chiamati dalle nostre parti "Galli", che erano stati conquistati da Roma e non vedevano l’ora di disertare e aiutare Annibale. Solo che avevano il braccino corto e non si prodigavano certo nello sfamare l’esercito cartaginese. Allora Annibale "comprò" la grande dispensa romana di Casteggio, e poi si avviò verso Piacenza, dove l’esercito di Scipione si era rifugiato, passando sui monti. La leggenda dice che è passato proprio sul monte Lesima, dalle mie parti. Il toponimo Lesima deriverebbe proprio da una presunta ferita alla mano del condottiero punico: "Lesa Manus". La seconda battaglia fu nei pressi del fiume Trebbia, la seconda T. Gli africani diedero una suonata ai romani, che si ritirarono con le pive nel sacco (si salvarono in 10 mila su 20 mila).


(immagine tratta da Wikimedia:
http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Percorso_di_invasione_di_Annibale.png?uselang=it)

Annibale scese in terre etrusche puntando verso Roma. Ormai si sentiva la vittoria in tasca, anche se quasi tutti i suoi elefanti erano nel frattempo morti e lui stesso si era ferito gravemente ad un occhio. Quando furono vicino al lago Trasimeno (la terza T) diedero un’altra ripassata all’esercito romano: botte da orbi e ne uccisero un bel po’. A Roma la notizia fece non poca paura, e allora decisero di dare pieni poteri a un mio omonimo Quinto Fabio Massimo. Nel frattempo il nostro Annibale si rese conto che non aveva un esercito attrezzato a porre assedio a Roma, allora cambiò tattica: cercò di convincere le varie popolazioni a ribellarsi a Roma. Si rese ben presto conto che più si avvicinava alla Città Eterna e più trovava popolazioni a lei fedeli. Si recò quindi nel Sud Italia, ma anche qui non ebbe troppa fortuna con i vari popoli. Quando si trovava in Puglia ci fu un’ulteriore battaglia, a Canne, anche questa ampiamente a suo favore. Annibale continuava a vincere, ma il suo esercito, lontanissimo da casa, si assottigliava sempre più. Questo gli permetteva di dominare i territori meridionali, ma non di sferrare l’attacco decisivo all’odiata Roma. Difatti l suo avversario venne appellato come il "Temporeggiatore". Stette lì parecchi anni. Figuratevi che partì dalla Spagna nel 219 a 28 anni e rimase in Italia fino al 203 a 44 anni !!! Dopodichè tornò in patria, dove subì la grande sconfitta nella terza guerra punica da parte di Scipione l’Africano (figlio del già citato Scipione).

La sua vita volse alla fine in modo complicato. Si mise in politica, ma fu ostacolato fortemente, e così scelse l’esilio. Andò a Tiro in Libano, a Efeso in Turchia, a Creta, in Armenia, in Anatolia (ma dove diamine sarà l’Anatolia??), e nuovamente in Turchia dove si uccise per non essere consegnato vivo ai Romani.
Sicuramente fu un condottiero eccezionale, uno dei più grandi della storia.

Miss Margherita 11

A tavolaaaaaaaa!!! E’ tornata Miss Margherita e ci inviata a cena. Cosa si mangia? Ma che domande: pizza !!! Ecco le nuove proposte:

Da noi due di Milano (MI)
Pizza
: gigante, consigliabile per i più affamati
Locale: arredo normale, ottima location
Personale: normale
In una parola: EXTRA POTENT

La nostra esperta è stata quindi sui Navigli a Milano. Ma che ne dite di questa pizza "romana" ?

E se adesso andassimo al mare?

Bella Napoli di Rapallo (GE)
Pizza
: classica
Locale: marittimo
Personale: napoletano DOC
In una parola: EVERGREEN

Questa pizza non le è dispiaciuta. Allora proviamo a fare un salto in Piemonte, in un posto rinomato:

Officina della Pizza di Tortona (AL)
Pizza
: nonostante il nome altisonante del locale, si inorridisce alla vista del forno elettrico (l’anti-pizza per tradizione); apprezzabile la scelta di impasti.
Locale: spartano
Personale: gentile
In una parola: PIZZA AL SAPORE DI SOFFICINO dal rapporto qualità prezzo non equilibrato

Caspiterina! La nostra Miss ne ha per tutti: se la pizza non la soddisfa, sono guai. Proviamo l’ultima pizzeria di oggi, a Voghera

Poco di Buono di Voghera (PV)
Pizza
: piccola ma gustosa
Locale: decisamente spartano, versione "festa della birra"
Personale: gentile, ma servizio non rapidissimo
In una parola: PIZZA DA CENA INFORMALE E LOW COST

E con questa, rimandiamo l’appuntamento con la nostra miss alle prossime recensioni. W la pizza !!!!

Non sono pazza

Qualche tempo fa mi è arrivata un’email da una mia amica che diceva più o meno così (gli asterischi li ho messi io…)

Help
Mi è successo ancora!!!
Da m******@******.it a m******@*******.it
e poi tutta una scritta strana in lingua bohhhh
Ma come può essere???????
Domanda unica: visto un bel chisssssenefregaaaaa,
a questo punto :è pericoloso?
Se si, help me please
se no, ok grazie fiuuu
Baci a te e Eli
La tua amica diversamente informatica(politicaly correctly)

L’ho riletta pù volte e ogni volta ridevo da solo…. Poi mi ha spiegato che in precedenza mi aveva mandato un’altra email (che evidentemente non mi è mai arrivata, oppure è finita nell’antispam).

Però questa è proprio forte: sicuramente se facessi la classifica delle email dell’anno finirebbe di sicuro al primo posto !!!

Pane e Bugie – 2

…segue da ieri…

Qualche considerazione economica:

"Secondo le Nazioni Unite e la FAO, entro il 2050 la richiesta di cibo nel mondo raddoppierà. Chi sostiene che c’è abbastanza cibo per tutti e che basta ridistribuirlo fa un’affermazione priva di prospettiva, oltre che banalmente ingenua ed economicamente sciocca. Sarebbe come dire che il problema della povertà non sono i soldi: infatti ce ne sono abbastanza per tutti, si tratta solo di ridistribuirli. Facile vero? Come ho fatto a non pensarci prima! Il problema non è ridistribuire il cibo. L’agricoltura non è un’attività che si svolge per beneficenza. Lo scopo dell’agricoltore è il profitto. Forse che voi lavorate gratis? Invece si devono mettere i poveri del mondo nelle condizioni di produrre il loro cibo e di migliorare le loro condizioni di vita."

"L’Italia dipende dall’estero per il 40 per cento del grano duro, per il 70 per cento del grano tenero, per il 25 per cento del mais, per il 90 per cento della soia e per il 50 per cento delle carni. Ogni anno la nostra bilancia agroalimentare è in rosso per circa dieci miliardi di euro. Non è certo coltivando cipolla di Tropea biologica (per carità, ottima) o lenticchie di Castelluccio (ottime pure loro) che possiamo pareggiare i conti."

"Secondo un’analisi della Coldiretti il vino dall’Australia per giungere sulle tavole italiane deve percorrere oltre sedicimila chilometri con un consumo di 9,4 chili di petrolio e l’emissione di 29,3 chili di anidride carbonica. Che senso ha tuonare contro il vino (per altro ottimo) importato dall’Australia e poi compiacersi per le vendite di vino italiano negli Stati Uniti? Forse che ci vanno a nuoto le bottiglie di vino italiano a New York?"

Perchè comprare prodotti della zona?

"Altra faccenda invece  è il discorso di chi dice: Non mi interessa l’efficienza energetica, compro local perché mi piace di più, perché voglio sostenere l’economia locale, perché per me è meglio dare un euro al contadino italiano piuttosto che a quello cileno e così via. Mi sta benissimo. basta non giustificare questi comportamenti, difficilmente riconducibili a indagini scientifiche, parlando di emissioni di anidride carbonica e di energia. Se si afferma che <la spesa a km 0 riduce le emissioni di CO2 e il consumo energetico> è di dati numerici che si sta parlando. L’affermazione è verificabile in linea di principio, e quindi i numeri finali possono dire se la frase è vera o falsa. I numeri non si interpretano: parlano da soli."

E infine una frase che riuassume un po’ tutto il discorso:

"Pensavate che i pompelmi senza semi, i mandarini senza semi e così via fossero stati selezionati nel corso dei secoli da contadini con il cappello di paglia, la camicia a scacchi e un filo d’erba in bocca, come vuol l’immaginario popolare? Scordatevelo. Scienziati in camice bianco, maschera e tuta sterile hanno manipolato gli embrioni di quelle piante, sottoponendole all’azione della colchicina o di altri procedimenti mutageni, al fine di ottenere delle varietà commercialmente interessanti."

Finisco citando i due blog di Bressanini:

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/
http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/dbressanini/

La Genovese

Durante il ponte del 1 Maggio siamo stati in questo ristorante nel centro di Rapallo. Per la precisione in Passo Tigullio, vicino a Via Mameli, proprio dietro all’Upim…pardon.. all’Oviesse (ma si possono citare le marche in un blog ;-) ? )

Sono gli stessi titolari del ristorante Romantico di Corso Italia, vale a dire gli stessi del pastificio che attualmente è proprio lì a fianco. L’ambiente è meno raffinato del Romantico, più da "trattoria", e fanno anche la pizza. A pranzo propongono un menu a 12 euro e alla sera il giropizza, formula che ormai sta spopolando un po’ dappertutto. Io ho preso della pasta "paglia e fieno" con un ragù di carne che era veramente una figata (= squisitezza, prelibatezza, leccornia, insomma: una figata!), poi una cotoletta di pollo morbidissima con crocchette di patate. Elisa ha preso delle trenette con pesto, panna e pomodoro, e la cotoletta coi finocchi gratinati. Le porzioni sono sicuramente abbondanti, alla faccia della leggenda che vuole i luguri corti di braccio. Infine abbiamo preso due fette di una torta che non era il massimo, in quanto troppo dolce e troppo pasticciata. In definitiva: da provare, spendete poco e mangiate bene. Occhio: meglio prenotare, anche se nel nostro caso non è servito perchè ci hanno fatto accomodare lo stesso con quasi 40 minuti di ritardo, cosa che io non sopporto. Consideriamo tuttavia che era giorno di (quasi) festa (era lunedì 30). Ho messo un sacco di parentesi in questo post ;-)

 

Chinotto

Decidere di scrivere questo post mi è costato molto… perchè d’ora in avanti vincerò meno scommesse. Infatti la mia scommessa di gran lungo preferita è quella sul chinotto. Quante volte mi è capitato di parlare del chinotto come se fosse un frutto e sentirmi dire: "Ma sei impazzito? Il chinotto è una bevanda creata artificialmente, come la Coca Cola!". Io non aspetto altro e ci piazzo la zampata: "Ah si? Beh, allora scommettiamo!". E giù vittorie: bevute gratis, pizze, gelati… Ma ormai basta, è giunto il momento di rendere pubblico questo sconvolgente segreto: il chinotto è un agrume !!!

Per la precisione si chiama Citrus myrtifolia, chiamato così perchè le foglie della pianta ricordano quelle del mirto (che, ebbene si, è una pianta, prima ancora di essere un liquore).

Il frutto ha l’aspetto di un’arancia, forse un po’ più piccolo, dal gusto molto molto amaro e praticamente immangiabile. Come faccio a sapere tutte queste cose? Beh in Italia le piante di Chinotto sono presenti in Calabria, Sicilia, Toscana e Liguria. Per esempio a Rapallo, ameno luogo di mare da me frequentato, utilizzano gli alberi di chinotto come piante ornamentali (per esempio in via Gramsci).

Dal frutto si ricava l’omonima bibita, che va molto soprattutto in Italia (all’estero la bevono solo gli emigranti italiani). In alcuni locali infatti ho visto la versione del famoso cocktail "Cuba Libre" composto da Rum e Coca-Cola fatta con il chinotto e chiamata "Italy Libre" (un nome, ahimè, penoso). La bibita più famosa attualmente è quella della Nestlè "Chinò Sanpellegrino", seguita da tante altre che puntano sul marketing del "vero chinotto", come la Abbondio di Tortona o la Lurisia con il chinotto di Savona.In tutti i casi si tratta di bevande che "contengono" succo di chinotto, a parte la Fanta Chinotto (rarissima) che stranamente non annovera questo agrume tra i suoi ingredienti!!!

Nati con la cravatta

Ci sono parecchi modi per fare il nodo alla cravatta. Molti pensano che sia una cosa complicata, e talvolta lo è, ma non scoraggiamoci: si sono dei nodi di facilissima realizzazione. Basta un poco di pratica davanti allo specchio e i risultati saranno soddisfacenti. Eccone alcuni (fonte: Nodi-di-cravatta.com)

Il nodo semplice è il grande classico dei nodi per cravatta. È ampiamente il più utilizzato, poiché si tratta del più semplice da realizzare e si accorda con la maggior parte delle cravatte e praticamente con tutti i colli di camicia. Lascia la cravatta molto lunga, quindi va bene per le persone alte, oppure per le cravatte corte.

Il nodo doppio è molto simile al nodo semplice, differenziandosene per il fatto che necessita una seconda rotazione; all’inizio, la gamba della cravatta deve essere passata per due volte attorno alla gambetta.
Di aspetto più spesso rispetto al nodo semplice, il nodo doppio è ideale con la maggior parte delle camicie. È perfetto anche con tutte le cravatte, eccetto quelle troppo spesse.

Il nodo Windsor è il nodo delle grandi occasioni. Molto inglese, il suo nome deriva dal Duca di Windsor, che lo ha reso popolare.
Visto il suo volume importante, deve essere realizzato preferibilmente su dei colli aperti, come i colli italiani.
Talvolta complesso da realizzare, deve, per essere perfetto, cadere esattamente al centro del collo e nascondere l’ultimo bottone della camicia.

Il mezzo Windsor assomiglia al nodo Windsor, essendo al contempo meno spesso e più facile da realizzare.
Si accorda idealmente con delle cravatte fini o poco spesse. Elegante e triangolare, si porta di preferenza con una camicia a collo classico o con una camicia a collo aperto.

Il nodo piccolo è, come lo dice il nome, piccolo.
Si accorda in modo particolare con le cravatte spesse o con le camicie a collo stretto. Deve essere evitato con le camicie a collo lungo o aperto.
Relativamente facile da realizzare, necessita tuttavia un “avvitamento” di 180°. Il nodo piccolo è il modo più semplice per annodare una cravatta.

Guadagnare con le foto

Questo è un articolo dedicato a tutti i miei amici fotografi. Ovviamente parlo per quelli che non lo fanno per professione….oppure anche a quelli (un arrotondamento potrebbe non fare male, no?)

Magari sono servizi che conoscete già , ma ve li segnalo lo stesso. Sono siti che permettono di guadagnare con le vostre foto: ti iscrivi, mandi le tue foto e se qualcuno le acquista… guadagni!!
Ci sono diversi siti con diverse modalità. Solitamente accettano solo foto di alta qualità (come il latte granarolo).

Io ho provato a mandare qualche mia foto, ma le hanno scartate: errori nell’esposizione, disturbi, luce sbagliata, ecc. Insomma errori da fotografo della domenica come me, che fa fotografie algi amici che fano le boccacce e senza pretesa di far foto "belle", quelle da farci un quadretto. Voi che invece ne siete capaci e che ne avete voglia, ecco i link. Tentar non nuoce, l’iscrizione è gratis, basta solo mandargli le foto e chissà… magari si vendono!!

FOTOLIA
http://it.fotolia.com/

DREAMSTIME
http://www.dreamstime.com/

123RF
http://www.123rf.com/

iSTOCKPHOTO
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SHUTTERSTOCK
http://www.shutterstock.com/


Sara, Manu e Lorenzo

In caso di Zombie!

Magari voi siete lì, tranquillamente adagiati sul vostro divano, attratti come fosse un’elettrocalamita. Tutto ad un tratto: zak! Parte l’attacco degli Zombie. Vi trovate la casa infestata dai non-morti. Cosa fate? Siete sicuri di saper far la cosa giusta? Per fortuna c’è chi ha pensato di preparare poche semplici istruzioni, eccole: (clicca per vedere l’immagine a grandezza reale)

(tratto da ZombieKB)

Fà Ballà l’Oeucc

Siamo stati in questa trattoria di Baggio (Milano) un venerdì piovoso di Aprile. Abbiamo scelto il venerdì perchè è il giorno in cui fanno il gnocco fritto. Lo so che voi puristi state inorridendo per il fatto che siamo andati a mangiare il gnocco fritto a Milano, ma c’è chi dice che sono un po’ brambillafumagalli, e poi datemi retta: se ci andate vi ricrederete.

Il posto non è difficile da trovare (beh per forza, ho il navigatore!), è al centro di Baggio, proprio di fronte ad una piazzetta dove facilmente potreste trovare parcheggio. Il mio amico Davide va spesso in un locale a pochi passi, lo Zoe Club.

E’ un localino tipico, non aspettatevi un posto chic, di giorno è frequantato da magutt e impiegati, al pomeriggio te podi truvà i vegett ch’i beven ‘l vin e alla sera compagnie di amici, coppiette e amanti della buona tavola di una volta.

Dopo un buon bis di primi (pasta ai formaggi e panna,prosciutto & piselli), ci hanno servito due piatti di salumi e formaggi, accompagnati da un cestino (che poi son diventati due) di gnocco fritto ancora bollente. Il tutto accompagnato da un discreto vino rosso della casa in brocca. Ragazzi, vale la pena farci un salto, specilmente se siete di Milano: tanta resa e poca spesa!

Caffè del Centro – Varzi

Per chi non fosse mai stato a Varzi, vi consiglio di andarci: il centro storico è veramente carino e vale sicuramente la pena visitarlo. Tra la strada che scende dall’Alta Valle Staffora e la Piazza della Fiera si snodano una moltitudine di viuzze strette circondate da case spesso in pietra a vista e talvolta dotate di portici, che rendono l’ambiente molto medioevale.

In una di queste vie potete trovare il ristorante Caffè del Centro. Ci siamo stati io e Elisa la scorsa settimana. Anni fa era gestito dai miei amici Paolo e Monica, adesso siamo stati accolti da Alessandro (quella sera era da solo, perchè la sua tipa non c’era). Il posticino è molto intimo, l’ambientazione è familiare, ma curata. La scelta dei vini mi è parsa molto buona, noi abbiamo scelto un Great Ruby di Monsupello, un rosso frizzante per festeggiare il mio compleanno, di uva croatina e barbera. Inevitabile assaggiare dei salumi, visto che eravamo nella patria del salame crudo. Ragazzi, è inutile che mi venite a dire: il salame di varzi è il migliore del mondo. E se volete il mio parere: quello buono non lo trovate SOLO a Varzi, ma in tutta la Valle Staffora. Se prodotti coi giusti criteri ci sono dei salami, spesso artigianali, che magari non hanno la denominazione "di Varzi", ma sono altrettanto buoni, se non di più.

Come primo piatto abbiamo assaggiato ( = divorato) dei ravioli di brasato col ragù di brasato ("alla varzese"), devo dire veramente buoni. E poi direttamente al dolce.. squisito: una cialda con mascarpone e fragole deliziosamente adagiato sul piattino che pareva chiedesse di esser gustato (ed è stato accontentato, naturalmente).

Quindi location, posto, proprietario, cibo, ambiente, vini… tutto OK ! Consigliato !

Nati con la sciarpa

Anche la sciarpa ha diversi modi per essere portata: ci sono almeno 8 differenti tipi di nodi, vediamoli:

  1. Nodo semplice: mettete la sciarpa al collo e fate un nodo: più semplice di così! Non tirate troppo perchè soffochereste. Regolate i due lembi per farla cadere bene.
  2. Giro semplice: fate fare alla sciarpa un giro intorno al collo: semplice…ma efficace!
  3. Giro con nodo: è una variante di quello precedente, dopo aver fatto un giro fate anche un nodo. La sciarpa sarà più stabile.
  4. Doppio giro: è come il giro semplice, ma, come dice il nome, prevede due giri. Occorre una sciarpa più lunga.
  5. Nodo francese: è quello che io uso più spesso (e chi se ne importa direte voi). Prendete la sciarpa, piegatela a metà nel senso della lunghezza. Mettetela al collo e fate entrare i due lembi nel cappio che si viene a formare. Et voilà, il gioco è fatto.
  6. Incrocio: è uno stile British. Mettete la sciarpa al collo e fate scendere il lembo destro a sinistra e viceversa. I due lembi vanno sotto la giacca.
  7. Il falso nodo: prendete un lembo della sciarpa e fate un nodo, poi fateci passare l’altro lembo. Otterrete un "cappio" da indossare. Appare come un nodo di cravatta ed è adatto per sciarpe di materiale leggero.
  8. Per finire inserisco il video di un ulteriore nodo: quasi complicato come fosse anche questo il nodo di una cravatta

Questo gatto non è un cane!

Il mio gatto, anzi la mia micia, si chiama Milli. E’ il diminutivo di Millicent. Ha quasi 4 anni, anche se di preciso non lo so, visto che la sono andata a prendere quando era piccolina, ma nessuno sapeva dirmi con certezza quanto tempo avesse. Dovevo scegliere tra quasi una decina di micetti. Io preferivo una femmina, in quanto i maschietti, per loro natura, sono abituati a  "marchiare il territorio" in casa. Si, ci mancava anche questa! Allora preferisco sopportare i miagolii di una micia fuori di testa quando va in calore.

Me ne piaceva una, ma l’ho vista mogia mogia, pareva quasi malaticcia. In quel momento un’altro gattino mi si arrampica con le unghie sui jeans. Lo prendo in braccio e "verifico": è una femminuccia! Allora, ok, è stata lei che ha scelto me, vada per questa pallina di pelo. Almeno è vispa.

Non sapevo ancora cosa mi sarebbe capitato. Non era solo vispa, era un disatro. Non la fermavi neanche a revolverate! Saltava di qua e di la, tirava giù tutto. E’ incredibile quanto un piccolo esserino possa essere tanto dannoso. E’ riuscita anche a rompermi un telefono cellulare e addirittura la tavoletta del water !

Il nome è nato durante una chiacchierata con un amico davanti a una birra. "Millicent", subito abbreviato in Milli. La quasi totalità della gente non ha mai sentito il nome Millicent, ma vi assicuro che è un nome femminile anglosassone. E’ anche il nome di un personaggio dei fumetti Disney.

Col tempo si è notevolmente calmata. Non è una coccolona come la micia che avevo prima, però sa farsi voler bene quando vuole. Magari sono al computer e mi si accoccola sulle ginocchia, ma poi finisce che si mette a giocare col filo del mouse (d’altronde.. è un topo!) e alla fine la "scaccio". Meglio quando guardiamo la tv insieme sul divano. Ma il suo passatempo preferito è giocare alla lotta. Mi stuzzica, fa finta di scappare, poi si ferma e si mette a pancia all’aria con gesto di sfida. In quei casi è abbastanza intelligente da non tirar fuori le unghie, mi da solo delle zampate, ma poi dopo un po’ si stufa e scappa. A volte le piace anche giocare agli "agguati". Si avvicina quatta quatta, anche se lo sa benissimo che la vedo. Allora faccio finta anch’io di nascondermi e quando arriva vicina fa un balzo in aria…e poi scappa a nascondersi di nuovo: mi fa troppo ridere. Come tutti i gatti ama anche giocherellare con i vari oggetti: con le palline, ma anche con qualsiasi altra cosa di piccolo trovi in giro.

Ha una fobia particolare per il cortile di casa mia, le rare volte che l’ho messa lì o anche solo sul balcone era terrorizzata. Non ha per niente paura invece della via davanti a casa. Quando esco a prendere il caffè o per andare al lavoro mi segue lungo la via fino ad un certo punto, poi si accorge di essersi allontanata troppo e si ferma. Quando torno verso casa si accorge di me da lontano, anche se non mi vede. Probabilmente riconosce il passo, oppure mi annusa, fatto sta che esce sulla strada e mi viene incontro, come fosse un cagnolino. Mi fa le feste e mi accompagna verso casa. A volte, per divertimento, mi fermo oppure al contrario allungo il passo, o mi metto a correre. Lei si ferma, o accelera, o si mette ad inseguirmi. Talvolta c’è qualcuno di passaggio che ci guarda e ride: un gatto che si crede un cane!

Nati con la camicia

La camicia è composta da una serie di elementi che ne danno la forma. Questi, combinati fra loro, generano un numero infinito di camicie diverse. La camicia è caratterizzata dal colletto, i polsini, i bottoni, le tasche e altri dettagli che differenziano una camicia dall’altra.

Il colletto è l’anima della camicia; è l’elemento che ne determina la personalità e lo stile. I colli più comuni sono:

  • Collo italiano: è un collo con apertura larga, con le punte che tendono a fuggire via, è molto formale e perfetto con il doppio petto. Ospita nodi di cravatta importanti. E’ il più conosciuto e il più utilizzato.
  • Collo francese: è un collo con apertura molto larga. Adatto ad un abbigliamento formale e a nodi di cravatta voluminosi.. Esiste anche la variante detta "mezzo francese" che ha le ali leggermente più chiuse. Pare che i francesi lo chiamino "all’italiana" !
  • Button Down: colletto nelle cui punte sono tagliate due asole in cui si inseriscono due bottoncini cuciti sul davanti sottostante. E’ un collo comodo e sportivo, perfetto anche per l’informale. Ospota nodi di cravatta anche corposi. Può essere portato anche senza cravatta. Adesso ci sono anche quelli coi bottoni nascosti.
  • Coreana: colletto piegato che rimane aderente al collo e cucito o attaccato allo scollo, da cui è separato tramite una piega. Veniva utilizzato in passato per camicie lunghe o tuniche.
  • Cerimonia: detto anche diplomatico è un collo con le punte piegate verso l’esterno. E’ indicato per situazioni in cui è importante l’eleganza.

Il polsino di solito è alto circa 7 cm, deve spuntare di circa un centimetro sotto la manica della giacca. I polsini possono essere ad angolo pieno, angolo smussato e arrotondati. Molti presentano due bottoni per meglio regolare la larghezza.

Per quanto riguarda la vestibilità ci sono varie tipologie di camicie, anche caratterizzati  da accorgimenti di tagli particolari (per esempio a fondo quadrato oppure tondo, o fondo posteriore più lungo di quello anteriore).
Principalmente abbiamo due vestibilità: regolare (una vestibilità classica) e slim fit (per una linea più asciutta – esiste anche la variante super slim fit che  sta bene solo a quelli decisamente magri)

 

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