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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie
Mannaggia al multanova. Qualche tempo fa, diciamo una trentina d’anni, stavo transitando a Pavia col mio bolide, una Fiat Nuova 500, quando sono stato pizzicato dalla stradale mentre sfrecciavo a 82 km/h dove il limite era di 50km/h. Accidenti, questo bello scherzetto mi è costato centocinquantaduemila lire!
Ho parlato spesso della famiglia nobile dei Malaspina:
- La rievocazione medioevale di Pregola: Malaspina di Pregola
- Il libro sui Malaspina di Giorgio Fiori: Malaspina
- Il mio racconto di fantasia sui fantasmi: Racconto d’estate e Quel fantasma per amico
- Il castello Malaspina di Pregola: Casaforte di Pregola
- Il libro di Guido Guagnini: Ancora Malaspina e Ramo dei Marchesi Malaspina di Pregola
- Il post sulla chiesa di Sant’Agata: Chiesa di Sant’Agata di Pregola
Adesso volevo tornare sull’argomento perchè il mese scorso Maria Rosa Giacobone di Varzi mi ha gentilmente mandato una scansione di un lasciapassare che ha trovato in un’antica residenza malaspiniana di Varzi, firmato da Odoardo farnese, duca di Parma e Piacenza.
Stavo leggendo sul Manifesto (ebbene si, ripeto, stavo leggendo il Manifesto, per la precisione questo articolo: www.ilmanifesto.it/attualita/notizie/mricN/8357 ) che il governo Rajoy sta attuando una serie di iniziative per fronteggiare la crisi in corso. Secondo il giornale di sinistra sono tutte proposte che buttano benzina sul fuoco e che quindi incendieranno le piazze. Sarà. Per esempio toglie il prolungamento dei sussidi di disoccupazione. Uè ragazzi, siamo in crisi, lo stato non può continuare a tempo indeterminato a dare soldi a chi non ha lavoro. Io mi rendo conto che il periodo è difficile, ma se lo stato spende e spande diventa ancora più difficile. Certo, poi non andrebbero sprecati (per esempio dandoli ai politici). Poi aumenta l‘IVA al 21%, come ha fatto il nostro Monti. E poi ha inventato lo "sfratto rapido". In pratica, per chi non paga anche solo un mese di affitto può scattare lo sfratto e l’inquilino avrà solo 10 giorni di tempo per regolarizzare la sua posizione. Magari fosse così anche qui: ci sarebbero tanti furbacchioni a cui brucerebbe un po’ la sedia sotto al sedere a sapere che nel giro di pochi giorni dovrebbero lasciare l’appartamento. Vedi che allora si metterebbero in riga. Oggi tutti sanno che ci vuole circa un anno per rendere esecutivo uno sfratto e quindi c’è chi se ne approfitta e ci marcia sopra. Questa dovremmo rubarla agli spagnoli !
Certo, la casa è un diritto per tutto, quindi anche per il proprietario della casa stessa che vorrebbe godersi il proprio appartamento, che magari invece è abitato da inquilini non paganti. A mio avviso in alcuni casi sono pretese assurde. Un po’ come la famosa "spesa proletaria": vado al supermercato e non pago per dimostrare che c’è gente che non può peremettersi di fare la spesa e tirare a fine mese. Proteste magari giustissime, ma perchè prendersela col supermercato? No, non ce la faccio, non riesco a capire questi ragionamenti barbari e mai li capirò. Punto.
A Brallo, domenica scorsa 9 settembre, è stata celebrata la 39ma Sagra della Patata. Questo simpatico tubero è molto amato nelle nostre zone e la sua festa fa accorrere numerose persone. Ovviamente i doppi sensi si sprecano, ma come si dice: "parlane bene, parlane male, ma l’importante è che se ne parli". Vi aspettiamo quindi nel 2013, la seconda domenica di settembre, per festeggiare la patata più grossa, quella più particolare, ecc. Con bancarelle, musica, vino e soprattutto patate: fritte, al forno, gnocchi, purè….
Rieccomi, come avrete forse notato (ma forse no) in questo periodo ho scritto pochissimo sul blog. Lo ammetto: stanno finendo le idee. Come ho sempre fatto, anche adesso ribadisco che sul blog scrivo quello che mi viene in mente, non ho "programmi" o argomenti ecc. Quindi a volte scrivo di quello che ho fatto, di quello che ho visto, di ciò che mi ha colpito, indignato, sorpreso, ecc. Oppure di cose che mi piacciono, o di mie opinioni, o di film, libri, televisione, sport, fumetti… Insomma: di ciò che mi capita in testa in quel momento. D’estate ho sempre poco tempo e voglia da dedicare al blog, perchè tutte quelle cose che non faccio durante l’anno le metto nella lista delle cose da fare d’estate, e poi va a finire che è il periodo in cui ho meno tempo dell’anno. In agosto poi, è l’unico periodo in cui vivo stabilmente a Brallo e quindi me la prendo comoda: nelle pause di lavoro gironzolo un po’, non mi va di mettermi al computer a scrivere articoli per il blog! E poi c’è un altro fattore: ormai sono 7 anni che scrivo, ho quasi finito gli argomenti ! Comunque non vi preoccupate, ho intenzione di andare ancora avanti ad annoiarvi con le mie cazzate i miei interessanti articoli, anche perchè settembre è il mese in cui, dopo gennaio, ci sono più buoni propositi: iniziano le diete, le scuole, si fanno i fieretti, i cambi di armadio, ecc…
Spesso quando si parla di via Dal Verme, a Voghera, molti la prendono in giro, storpiandola in "via del verme". In realtà la famiglia Dal Verme è stata molto importante nella storia dell’Italia settentrionale. Tempo fa ho letto un libro, scritto da Bernini e Scrollini, che si intitola appunto "I Conti Dal Verme", che racconta le storie del casato, dalle prime notizie certe fino ai giorni nostri. Senza nulla togliere alle generazioni attuali, la parte più interessante, a mio avviso, si è svolta a partire da Verona nel XII secolo fino a Voghera sul finire del XVI secolo.
Ecco un breve riepilogo dei principali avvenimenti.
Le notizie storiche partono dal 1174 con Nicola “de Vermo o Vermis” a Verona e proseguono col pronipote Pietro, milite di Cangrande Della Scala, decorato nel 1328. Il figlio Luchino partecipò ad una congiura contro Cangrande che tuttavia fallisce. Ai Dal Verme vengono confiscati tutti i beni e banditi dalla città scaligera. Si trasferiscono a Milano, dove i Visconti incaricano subito Luchino di compiti militari, prima a Bologna , poi a Genova e a Parma, infine a Pavia, presa nel 1359.
Proprio nella città sul Ticino si iniziò la costruzione del castello e Luchino se ne servì come base per le campagne militari. Nel frattempo c’era da riconquistare anche l’Oltrepo Pavese, caduto in mani nemiche. Dopo aspre battaglie e movimenti d’armi e di denaro (il principale avversario fu ingaggiato da Pisa e abbandonò la battaglia), nel 1365 Voghera fu viscontea.
Nel frattempo, un anno prima, Luchino era già partito addirittura per Creta e la conquistava per conto dei veneziani. Insomma era uno che non si fermava mai, sempre in giro a combattere, anche se tra una battaglia e un trasferimento trovava il tempo di scrivere al Petrarca, di cui era corrispondente. Un paio di anni più tardi salpava alla volta della Terrasanta, ma durante il viaggio trovò la morte.
Eravamo rimasti alla morte di Luchino. Il figlio Jacopo combattè anch’esso per conto dei Visconti, dai quali venne nominato signore in val Tidone nel 1388 e, negli anni successivi, anche in zone limitrofe. Egli dimorava a Pavia, e servì Gian Galeazzo Visconti sino alla sua morte, per poi trascorrere gli ultimi anni a Venezia.
Il figlio Luigi fu a sua volta un condottiero al soldo di vari signori: Bologna, il Papa, per poi difendere Venezia dai Visconti. Infine passò armi e bagagli proprio al servizio dei Milanesi, che in cambio gli offrirono il feudo di Bobbio, Castel S. Giovanni e Voghera. Proprio nel centro oltrepadano venne ad abitare la moglie Luchina, mentre il marito guerreggiava in giro per la penisola.
L’abitazione scelta era il castello visconteo, ubicato a porta S. Stefano. Era una struttura tipicamente militare fatta costruire dai vogheresi su ordine di Gian Galeazzo Visconti nel 1372. Luchina scelse il maniero come dimora, nonostante non fosse confacente ad un utilizzo civile, ingentilendolo e riadattandolo. Luigi morì nel 1449 e venne sepolto a Voghera nella Collegiata di S.Lorenzo.
Il successore designato, il figlio Pietro, era ancora bambino e quindi fu Luchina a governare Voghera per qualche anno. Pietro fu spesso il lite con gli Sforza e venne anche fatto arrestare un paio di volte. Rimase vedovo e si risposò proprio con una nipote di Ludovico il Moro, ma morì anch’esso giovane. Nel 1485 il Signore di Milano decise allora di incamerare tutti i beni dei Dal Verme, segnando la fine della signoria vermesca su Voghera.
C’è una grande casa, immersa nella pianura padana, sulla strada che da Voghera porta a Retorbido: è Villa Meardi, una struttura a due piani con sale interamente affrescate.
Siamo stati lì a cena un sabato sera. Mentre nella sala di sopra i coscritti del ’62 si scatenavano in balli e festeggiamenti, ci hanno fatto accomodare nell’elegante saletta di sotto, dove eravamo soli e dove siamo stati molto coccolati dai camerieri.
L’unica pecca della serata si è presentata subito, quando il vino scelto, una bonarda Guerci, ci è stato servito un po’ troppo caldo. Ok, va servito a “temperatura ambiente”, ma si parla della temperatura di una cantina, non di una sala piuttosto caldina. Come detto, è l’unica critica che posso muovere, per il resto è stato tutto ok.
Abbiamo iniziato con gli antipasti: dei bocconcini di pollo con mele e sedano molto buoni, una sfogliata, un cocktail di gamberetti (che non abbiamo assaggiato, è contro la nostra religione), insalata russa e coppa con scaglie di grana e rucola. Per primo ci hanno servito dei tagliolini con ricotta profumata (ottimi) e un risotto primavera.
Dopo un sorbetto al limone siamo passati al secondo piatto: arrosto ripieno con patate al forno. E per finire, budino al cioccolato e un rilassante caffè (a me, il caffè rilassa)
Giudizio della serata: location splendida, servizio impeccabile, cibo buono e prezzo congruo. Andateci !
Ed ecco qua una gran folla riunita
per festeggiare ancora Siro e Rita
Come sappiamo Siro ha un altro nome
Non è banale, ma inconsueto: eccome!
“Ciriaco Tordi”, fu da bambino battezzato
ma per tutti “Siro” è sempre stato
E Rita, non è certo una sorpresa,
sapete che si chiama Maria Teresa
Due nomi pomposi e aristocratici
ma loro son di certo più simpatici
E, guardate, non coi nomi ma cogli atti
tanti successi nella vita ne hanno fatti
Potrei dire di trionfi personali,
ma io parlo di un amore senza uguali.
Che è sbocciato sessant’anni orsono
Così tanti che non so neanche quanti sono
Un amore che ha portato tanti frutti
passato nei bei momenti e in quelli brutti
Il Signore tante cose gli ha concesso
3 figli e 3 nipoti: è un bel successo!
E poi, non lo dico per finta
se non c’è sempre la salute, ci mettono la grinta
I figli sono grandi e forse anche i nipoti
Ma loro non si arrendono e mai hanno giorni vuoti
La Rita di gioielli non ne ha mai portati
A Siro è andata bene e non ne ha regalati
Ma tutea queste persone, e sono proprio tante
Son qui per festeggiare… le nozze di DIAMANTE !!!
ARANCIO come tenersi per mano
ARANCIO come il becco di un gabbiano
ARANCIO quando volo sopra le nuvole con te
ARANCIO come i sogni quando sei con me
INDACO può essere il sentimento
INDACO è uno dei fiori che ti ho regalato
INDACO è il tramonto
INDACO quando appoggi la testa sulla mia
VERDE come un prato
VERDE è il mio sguardo quando ti vedo
VERDE è l’acqua pulita di un fiume
e VERDE è il semaforo del nostro amore
e poi GIALLO come il sole che ci scalda
GIALLO come… ricordi quel simpatico canarino?
GIALLO come le carezze che ti faccio
è proprio un bel GIALLO, GIALLO limone!
VIOLA come i pensieri
e VIOLA è anche il mirtillo
ma VIOLA è il nostro abbraccio
perché VIOLA è la consapevolezza di provare qualcosa di grande
AZZURRO come le onde del mare dove ti voglio portare
AZZURRO come il mistero dietro a un pensiero
AZZURRO come il cielo che è AZZURRO
AZZURRO è la mia gioia di stare con te
ROSSO è il bacio
perché ROSSO è il fuoco che brucia
perché ROSSO è fare l’amore
come ROSSO è il mio cuore
Un paio di anni fa avevo letto un articolo sul Corriere della Sera che parlava di un ristorante di Rapallo, O Bansin. Pare che un giorno ci capitò Hemingway (e dove non è stato, quell’uomo?), inviato per uno dei " Trattati di Rapallo", che non fu riconosciuto e fu anzi guardato con sospetto. Il nome del locale viene dal soprannome del suo fondatore, un po’ corto di braccio e attento a bilanciar le dosi servite (bansin = bilancino), come da buona tradizione ligure d’accademia.
L’occasione per visitarlo è capiatat per il "ponte" del 2 giugno, oppure quella del compleanno di Elisa, oppure.. fate voi, per noi un motivo per "festeggiare" c’è sempre e ci piace provare posti nuovi.
Il locale è caratteristico, pieno zeppo di foto della vecchia Rapallo. L’entrata principale è in Via Venezia, ma arriva, col retro, fino al parco giochi dove c’è il trenino dei bambini.
Abbiamo preso una focaccia ligure al formaggio, molto buona e abbondante, per proseguire con due piattoni di pansoti in salsa di noci: una leccornia. Come vino abbiamo scelto una bottiglia di Bonarda dei Colli Piacentini. Tutto buono, unica pecca la polvere sulla bottiglia che poteva essere tolta prima di servirla!
Se passate da Rapallo e volete un locale caratteristico, O Bansin fa per voi.
Oggi vi parlerò di Bono. No, non quello degli U2, ma di quello di Voghera!
E’ stato mio professore di Lettere e di Storia alle superiori, durante tutti e cinque gli anni passati al "Baratta". Era un po’ il nostro tutore, quello che ci ha portato dalla prima classe alla quinta, quello che ci conosceva meglio.
Bono è uno studioso e soprattutto un appassionato dell’arte e della storia locale. A dir la verità è un appassionato dell’arte in senso generale. Anzi, a onor del vero debbo dire che, in termini ancor più generali, la sua è una passione per il bello, che sia l’arte in tutte le sue svariate forme, o che sia un paesaggio, un modo di vivere, un’emozione.
Detto questo, posso ora dire che VGB è anche uno studioso di arte e storia locale!
Per esempio ha curato il lavoro di Alessandro Maragliano e soprattutto la revisione del Dizionario Vogherese-Italiano e delle sue poesie dialettali. Alcuni lo indicano addirittura come il suo erede ideale, ma io non azzardo tanto, perchè so che il Professore si schernirebbe per questo paragone, ma anche se non lo scrivo diciamo che un po’ lo penso…
La sua attività è sempre rivolta a recuperare, sviluppare, spiegare, il patrimonio culturale locale: dalla scrittura, alla pittura, architettura, poesia, storia. Negli anni le sue pubblicazioni, i suoi articoli, i suoi libri e i suoi interventi hanno avuto come oggetto il Marchesato di Casei e Cornale, la storia di Voghera e dei suoi monumenti e dei suoi edifici importanti, il pittore Paolo Borroni, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pietro Bisio, Piero Leddi e soprattutto l’unica grande avanguardia italiana del secolo scorso: il Futurismo creato da quel Filippo Tommaso Marinetti, figlio dell’avvocato Enrico di Voghera. Sempre riguardante il movimento futurista ha scritto di Tullio Crali, della corrispondenza tra Marinetti e le sue collaboratrici di Godiasco, e un libro anche sul pittore vogherese Ambrogio Casati (nota simpatica: esiste una pagina su wikipedia in inglese, ma non nella versione italiana!).
Oltre ai libri sui pittori, ha scritto anche a proposito anche delle opere che altri pittori hanno lasciato o realizzato in zona, come quelle dei fratelli Boxilio, del Bramantino, di Lorenzo Toma, di Boccioni, e tanti altri ancora.
E poi ancora ha scritto della tradizione del carnevale vogherese, de "Il Giornale di Voghera", del Papa Pio V di Bosco Marengo, delle tradizioni contadine, e… insomma qui l’elenco si fa lungo, e avevo iniziato a scrivere questo non certo per fare un mero e arido elenco, ma per tentar di spiegare ciò che anima questo scrittore.
Quando ero a scuola Bono "predicava" una vita tranquilla, senza la minima frenesia, atta ad ammirare le vecchie cose. Un gentiluomo d’altri tempi.
Quando ero suo alunno, come ho già scritto, mi dava la sufficienza in italiano perchè scrivevo delle castronerie, ma le scrivevo in modo abbastanza corretto e quindi era "costretto" a dare un 6 alle mie farneticazioni linguistiche. Ora invece, sapendo che ogni tanto segue questo blog, credo che perdoni i miei – spesso grossolani – errori di forma e di sostanza, e lo ringrazio molto per questo !
Questa è una torta a forma di Castello Visconteo esposta durante la Fiera dell’Ascensione 2012
Il pronostico di Milli sulla partita di stasera.
Giuro che solitamente Millicent è ghiotta di quei croccantini, anzi: spesso sono l’unico modo per fargli fare quello che voglio. Invece quando è davanti alla videocamera accesa diventa timida e piuttosto… non mangia!!
La gatta Millicent riprova a fare il pronostico sulla partita dei Campionati Europei di calcio di stasera.