A Brallo, domenica scorsa 9 settembre, è stata celebrata la 39ma Sagra della Patata. Questo simpatico tubero è molto amato nelle nostre zone e la sua festa fa accorrere numerose persone. Ovviamente i doppi sensi si sprecano, ma come si dice: "parlane bene, parlane male, ma l’importante è che se ne parli". Vi aspettiamo quindi nel 2013, la seconda domenica di settembre, per festeggiare la patata più grossa, quella più particolare, ecc. Con bancarelle, musica, vino e soprattutto patate: fritte, al forno, gnocchi, purè….
Category: Altro Page 58 of 74
Tutto quello che non rientra nelle altre categorie
Rieccomi, come avrete forse notato (ma forse no) in questo periodo ho scritto pochissimo sul blog. Lo ammetto: stanno finendo le idee. Come ho sempre fatto, anche adesso ribadisco che sul blog scrivo quello che mi viene in mente, non ho "programmi" o argomenti ecc. Quindi a volte scrivo di quello che ho fatto, di quello che ho visto, di ciò che mi ha colpito, indignato, sorpreso, ecc. Oppure di cose che mi piacciono, o di mie opinioni, o di film, libri, televisione, sport, fumetti… Insomma: di ciò che mi capita in testa in quel momento. D’estate ho sempre poco tempo e voglia da dedicare al blog, perchè tutte quelle cose che non faccio durante l’anno le metto nella lista delle cose da fare d’estate, e poi va a finire che è il periodo in cui ho meno tempo dell’anno. In agosto poi, è l’unico periodo in cui vivo stabilmente a Brallo e quindi me la prendo comoda: nelle pause di lavoro gironzolo un po’, non mi va di mettermi al computer a scrivere articoli per il blog! E poi c’è un altro fattore: ormai sono 7 anni che scrivo, ho quasi finito gli argomenti ! Comunque non vi preoccupate, ho intenzione di andare ancora avanti ad annoiarvi con le mie cazzate i miei interessanti articoli, anche perchè settembre è il mese in cui, dopo gennaio, ci sono più buoni propositi: iniziano le diete, le scuole, si fanno i fieretti, i cambi di armadio, ecc…
Spesso quando si parla di via Dal Verme, a Voghera, molti la prendono in giro, storpiandola in "via del verme". In realtà la famiglia Dal Verme è stata molto importante nella storia dell’Italia settentrionale. Tempo fa ho letto un libro, scritto da Bernini e Scrollini, che si intitola appunto "I Conti Dal Verme", che racconta le storie del casato, dalle prime notizie certe fino ai giorni nostri. Senza nulla togliere alle generazioni attuali, la parte più interessante, a mio avviso, si è svolta a partire da Verona nel XII secolo fino a Voghera sul finire del XVI secolo.
Ecco un breve riepilogo dei principali avvenimenti.
Le notizie storiche partono dal 1174 con Nicola “de Vermo o Vermis” a Verona e proseguono col pronipote Pietro, milite di Cangrande Della Scala, decorato nel 1328. Il figlio Luchino partecipò ad una congiura contro Cangrande che tuttavia fallisce. Ai Dal Verme vengono confiscati tutti i beni e banditi dalla città scaligera. Si trasferiscono a Milano, dove i Visconti incaricano subito Luchino di compiti militari, prima a Bologna , poi a Genova e a Parma, infine a Pavia, presa nel 1359.
Proprio nella città sul Ticino si iniziò la costruzione del castello e Luchino se ne servì come base per le campagne militari. Nel frattempo c’era da riconquistare anche l’Oltrepo Pavese, caduto in mani nemiche. Dopo aspre battaglie e movimenti d’armi e di denaro (il principale avversario fu ingaggiato da Pisa e abbandonò la battaglia), nel 1365 Voghera fu viscontea.
Nel frattempo, un anno prima, Luchino era già partito addirittura per Creta e la conquistava per conto dei veneziani. Insomma era uno che non si fermava mai, sempre in giro a combattere, anche se tra una battaglia e un trasferimento trovava il tempo di scrivere al Petrarca, di cui era corrispondente. Un paio di anni più tardi salpava alla volta della Terrasanta, ma durante il viaggio trovò la morte.
Eravamo rimasti alla morte di Luchino. Il figlio Jacopo combattè anch’esso per conto dei Visconti, dai quali venne nominato signore in val Tidone nel 1388 e, negli anni successivi, anche in zone limitrofe. Egli dimorava a Pavia, e servì Gian Galeazzo Visconti sino alla sua morte, per poi trascorrere gli ultimi anni a Venezia.
Il figlio Luigi fu a sua volta un condottiero al soldo di vari signori: Bologna, il Papa, per poi difendere Venezia dai Visconti. Infine passò armi e bagagli proprio al servizio dei Milanesi, che in cambio gli offrirono il feudo di Bobbio, Castel S. Giovanni e Voghera. Proprio nel centro oltrepadano venne ad abitare la moglie Luchina, mentre il marito guerreggiava in giro per la penisola.
L’abitazione scelta era il castello visconteo, ubicato a porta S. Stefano. Era una struttura tipicamente militare fatta costruire dai vogheresi su ordine di Gian Galeazzo Visconti nel 1372. Luchina scelse il maniero come dimora, nonostante non fosse confacente ad un utilizzo civile, ingentilendolo e riadattandolo. Luigi morì nel 1449 e venne sepolto a Voghera nella Collegiata di S.Lorenzo.
Il successore designato, il figlio Pietro, era ancora bambino e quindi fu Luchina a governare Voghera per qualche anno. Pietro fu spesso il lite con gli Sforza e venne anche fatto arrestare un paio di volte. Rimase vedovo e si risposò proprio con una nipote di Ludovico il Moro, ma morì anch’esso giovane. Nel 1485 il Signore di Milano decise allora di incamerare tutti i beni dei Dal Verme, segnando la fine della signoria vermesca su Voghera.
C’è una grande casa, immersa nella pianura padana, sulla strada che da Voghera porta a Retorbido: è Villa Meardi, una struttura a due piani con sale interamente affrescate.
Siamo stati lì a cena un sabato sera. Mentre nella sala di sopra i coscritti del ’62 si scatenavano in balli e festeggiamenti, ci hanno fatto accomodare nell’elegante saletta di sotto, dove eravamo soli e dove siamo stati molto coccolati dai camerieri.
L’unica pecca della serata si è presentata subito, quando il vino scelto, una bonarda Guerci, ci è stato servito un po’ troppo caldo. Ok, va servito a “temperatura ambiente”, ma si parla della temperatura di una cantina, non di una sala piuttosto caldina. Come detto, è l’unica critica che posso muovere, per il resto è stato tutto ok.
Abbiamo iniziato con gli antipasti: dei bocconcini di pollo con mele e sedano molto buoni, una sfogliata, un cocktail di gamberetti (che non abbiamo assaggiato, è contro la nostra religione), insalata russa e coppa con scaglie di grana e rucola. Per primo ci hanno servito dei tagliolini con ricotta profumata (ottimi) e un risotto primavera.
Dopo un sorbetto al limone siamo passati al secondo piatto: arrosto ripieno con patate al forno. E per finire, budino al cioccolato e un rilassante caffè (a me, il caffè rilassa)
Giudizio della serata: location splendida, servizio impeccabile, cibo buono e prezzo congruo. Andateci !
Ed ecco qua una gran folla riunita
per festeggiare ancora Siro e Rita
Come sappiamo Siro ha un altro nome
Non è banale, ma inconsueto: eccome!
“Ciriaco Tordi”, fu da bambino battezzato
ma per tutti “Siro” è sempre stato
E Rita, non è certo una sorpresa,
sapete che si chiama Maria Teresa
Due nomi pomposi e aristocratici
ma loro son di certo più simpatici
E, guardate, non coi nomi ma cogli atti
tanti successi nella vita ne hanno fatti
Potrei dire di trionfi personali,
ma io parlo di un amore senza uguali.
Che è sbocciato sessant’anni orsono
Così tanti che non so neanche quanti sono
Un amore che ha portato tanti frutti
passato nei bei momenti e in quelli brutti
Il Signore tante cose gli ha concesso
3 figli e 3 nipoti: è un bel successo!
E poi, non lo dico per finta
se non c’è sempre la salute, ci mettono la grinta
I figli sono grandi e forse anche i nipoti
Ma loro non si arrendono e mai hanno giorni vuoti
La Rita di gioielli non ne ha mai portati
A Siro è andata bene e non ne ha regalati
Ma tutea queste persone, e sono proprio tante
Son qui per festeggiare… le nozze di DIAMANTE !!!
ARANCIO come tenersi per mano
ARANCIO come il becco di un gabbiano
ARANCIO quando volo sopra le nuvole con te
ARANCIO come i sogni quando sei con me
INDACO può essere il sentimento
INDACO è uno dei fiori che ti ho regalato
INDACO è il tramonto
INDACO quando appoggi la testa sulla mia
VERDE come un prato
VERDE è il mio sguardo quando ti vedo
VERDE è l’acqua pulita di un fiume
e VERDE è il semaforo del nostro amore
e poi GIALLO come il sole che ci scalda
GIALLO come… ricordi quel simpatico canarino?
GIALLO come le carezze che ti faccio
è proprio un bel GIALLO, GIALLO limone!
VIOLA come i pensieri
e VIOLA è anche il mirtillo
ma VIOLA è il nostro abbraccio
perché VIOLA è la consapevolezza di provare qualcosa di grande
AZZURRO come le onde del mare dove ti voglio portare
AZZURRO come il mistero dietro a un pensiero
AZZURRO come il cielo che è AZZURRO
AZZURRO è la mia gioia di stare con te
ROSSO è il bacio
perché ROSSO è il fuoco che brucia
perché ROSSO è fare l’amore
come ROSSO è il mio cuore
Un paio di anni fa avevo letto un articolo sul Corriere della Sera che parlava di un ristorante di Rapallo, O Bansin. Pare che un giorno ci capitò Hemingway (e dove non è stato, quell’uomo?), inviato per uno dei " Trattati di Rapallo", che non fu riconosciuto e fu anzi guardato con sospetto. Il nome del locale viene dal soprannome del suo fondatore, un po’ corto di braccio e attento a bilanciar le dosi servite (bansin = bilancino), come da buona tradizione ligure d’accademia.
L’occasione per visitarlo è capiatat per il "ponte" del 2 giugno, oppure quella del compleanno di Elisa, oppure.. fate voi, per noi un motivo per "festeggiare" c’è sempre e ci piace provare posti nuovi.
Il locale è caratteristico, pieno zeppo di foto della vecchia Rapallo. L’entrata principale è in Via Venezia, ma arriva, col retro, fino al parco giochi dove c’è il trenino dei bambini.
Abbiamo preso una focaccia ligure al formaggio, molto buona e abbondante, per proseguire con due piattoni di pansoti in salsa di noci: una leccornia. Come vino abbiamo scelto una bottiglia di Bonarda dei Colli Piacentini. Tutto buono, unica pecca la polvere sulla bottiglia che poteva essere tolta prima di servirla!
Se passate da Rapallo e volete un locale caratteristico, O Bansin fa per voi.
Oggi vi parlerò di Bono. No, non quello degli U2, ma di quello di Voghera!
E’ stato mio professore di Lettere e di Storia alle superiori, durante tutti e cinque gli anni passati al "Baratta". Era un po’ il nostro tutore, quello che ci ha portato dalla prima classe alla quinta, quello che ci conosceva meglio.
Bono è uno studioso e soprattutto un appassionato dell’arte e della storia locale. A dir la verità è un appassionato dell’arte in senso generale. Anzi, a onor del vero debbo dire che, in termini ancor più generali, la sua è una passione per il bello, che sia l’arte in tutte le sue svariate forme, o che sia un paesaggio, un modo di vivere, un’emozione.
Detto questo, posso ora dire che VGB è anche uno studioso di arte e storia locale!
Per esempio ha curato il lavoro di Alessandro Maragliano e soprattutto la revisione del Dizionario Vogherese-Italiano e delle sue poesie dialettali. Alcuni lo indicano addirittura come il suo erede ideale, ma io non azzardo tanto, perchè so che il Professore si schernirebbe per questo paragone, ma anche se non lo scrivo diciamo che un po’ lo penso…
La sua attività è sempre rivolta a recuperare, sviluppare, spiegare, il patrimonio culturale locale: dalla scrittura, alla pittura, architettura, poesia, storia. Negli anni le sue pubblicazioni, i suoi articoli, i suoi libri e i suoi interventi hanno avuto come oggetto il Marchesato di Casei e Cornale, la storia di Voghera e dei suoi monumenti e dei suoi edifici importanti, il pittore Paolo Borroni, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pietro Bisio, Piero Leddi e soprattutto l’unica grande avanguardia italiana del secolo scorso: il Futurismo creato da quel Filippo Tommaso Marinetti, figlio dell’avvocato Enrico di Voghera. Sempre riguardante il movimento futurista ha scritto di Tullio Crali, della corrispondenza tra Marinetti e le sue collaboratrici di Godiasco, e un libro anche sul pittore vogherese Ambrogio Casati (nota simpatica: esiste una pagina su wikipedia in inglese, ma non nella versione italiana!).
Oltre ai libri sui pittori, ha scritto anche a proposito anche delle opere che altri pittori hanno lasciato o realizzato in zona, come quelle dei fratelli Boxilio, del Bramantino, di Lorenzo Toma, di Boccioni, e tanti altri ancora.
E poi ancora ha scritto della tradizione del carnevale vogherese, de "Il Giornale di Voghera", del Papa Pio V di Bosco Marengo, delle tradizioni contadine, e… insomma qui l’elenco si fa lungo, e avevo iniziato a scrivere questo non certo per fare un mero e arido elenco, ma per tentar di spiegare ciò che anima questo scrittore.
Quando ero a scuola Bono "predicava" una vita tranquilla, senza la minima frenesia, atta ad ammirare le vecchie cose. Un gentiluomo d’altri tempi.
Quando ero suo alunno, come ho già scritto, mi dava la sufficienza in italiano perchè scrivevo delle castronerie, ma le scrivevo in modo abbastanza corretto e quindi era "costretto" a dare un 6 alle mie farneticazioni linguistiche. Ora invece, sapendo che ogni tanto segue questo blog, credo che perdoni i miei – spesso grossolani – errori di forma e di sostanza, e lo ringrazio molto per questo !
Questa è una torta a forma di Castello Visconteo esposta durante la Fiera dell’Ascensione 2012
Il pronostico di Milli sulla partita di stasera.
Giuro che solitamente Millicent è ghiotta di quei croccantini, anzi: spesso sono l’unico modo per fargli fare quello che voglio. Invece quando è davanti alla videocamera accesa diventa timida e piuttosto… non mangia!!
La gatta Millicent riprova a fare il pronostico sulla partita dei Campionati Europei di calcio di stasera.
Avete presente Annibale? Quella della seconda guerra punica, quello che è venuto in Italia a piedi da Cartagine.
Dunque, Cartagine era dove più o meno adesso c’è Tunisi. I cartaginesi avevano a quei tempi (circa 200/300 anni prima di Cristo) il predominio sul Mar Mediterraneo (in conflitto con la Grecia) quando, ad un tratto, si accorsero che i Romani, dopo aver conquistato la penisola italica, avevano intenzione di mettersi anche a dominare sui mari, e la cosa non gli andava molto a genio.
Allora litigarono, e fu la cosiddetta Prima Guerra Punica (dal nome in latino con il quale venivano chiamati i cartaginesi: Punici, derivato da Phoenici, in riferimento alle origini fenicie del popolo) che vide sconfitti proprio i cartaginesi (nonostante questo bisogna dire che anche Roma subì pesantissime perdite). Allora il generale Amilcare, suo figlio Annibale e suo genero Asdrubale (che fantasia nei nomi, eh?) per distrarsi si trastullarono con la conquista della penisola iberica, dove fondarono Cartagena. Alla morte di Amilcare e Asdrubale, i capo dell’esercito diventò, appunto, Annibale.
Siccome era ancora molto incazzato coi romani, decise di fare una cosa mai vista: prese su baracca e burattini e puntò verso Roma. E fu la Seconda Guerra Punica. Partì da Cartagena a maggio del 218 con circa centomila uomini e 37 elefanti. Roma era lontana e durante il tragitto deve combattere con tante popolazioni e conquistare tante città. Quindi un po’ di uomini li perde sui campi di battaglia e altri li lascia a difendere il terrotorio. Ad agosto passò i Pirenei con la metà dei soldati e sempre 37 elefanti. Nell’attuale Francia trovò dei Galli che gli diedero una mano per combattere il comune nemico, ma nel frattempo i romani vennero a sapere che lui è li e gli andarono incontro.
Annibale non volle lo scontro, perchè il suo scopo era arrivare in Italia e sobillare le popolazioni oppresse a ribellarsi a Roma. Allora allungò il giro, superò le Alpi e piombò nella Pianura Padana. Ma vi rendete conto di cosa è stato capace? Non fu certo una passeggiata, ma un’impresa epica compiuta addirittura d’inverno: chissà che effetto faceva sulle popolazioni che lo vedevano passare!!! Tu sei lì, nella tua bella e tranquilla pianura e ti vedi passare un esercito di mori con… degli elefanti! Pazzesco. Sarebbe un’impresa straordinaria oggi, figuriamoci duemila e passa anni fa!
Una volta arrivato nella penisola italica, seguì il Po e si scontrò la prima volta coi romani dalle parti di Vigevano, presso il Ticino (la prima T). I Romani stavano antipatici a parecchia gente, tra cui i celti, chiamati dalle nostre parti "Galli", che erano stati conquistati da Roma e non vedevano l’ora di disertare e aiutare Annibale. Solo che avevano il braccino corto e non si prodigavano certo nello sfamare l’esercito cartaginese. Allora Annibale "comprò" la grande dispensa romana di Casteggio, e poi si avviò verso Piacenza, dove l’esercito di Scipione si era rifugiato, passando sui monti. La leggenda dice che è passato proprio sul monte Lesima, dalle mie parti. Il toponimo Lesima deriverebbe proprio da una presunta ferita alla mano del condottiero punico: "Lesa Manus". La seconda battaglia fu nei pressi del fiume Trebbia, la seconda T. Gli africani diedero una suonata ai romani, che si ritirarono con le pive nel sacco (si salvarono in 10 mila su 20 mila).
(immagine tratta da Wikimedia:
http://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Percorso_di_invasione_di_Annibale.png?uselang=it)
Annibale scese in terre etrusche puntando verso Roma. Ormai si sentiva la vittoria in tasca, anche se quasi tutti i suoi elefanti erano nel frattempo morti e lui stesso si era ferito gravemente ad un occhio. Quando furono vicino al lago Trasimeno (la terza T) diedero un’altra ripassata all’esercito romano: botte da orbi e ne uccisero un bel po’. A Roma la notizia fece non poca paura, e allora decisero di dare pieni poteri a un mio omonimo Quinto Fabio Massimo. Nel frattempo il nostro Annibale si rese conto che non aveva un esercito attrezzato a porre assedio a Roma, allora cambiò tattica: cercò di convincere le varie popolazioni a ribellarsi a Roma. Si rese ben presto conto che più si avvicinava alla Città Eterna e più trovava popolazioni a lei fedeli. Si recò quindi nel Sud Italia, ma anche qui non ebbe troppa fortuna con i vari popoli. Quando si trovava in Puglia ci fu un’ulteriore battaglia, a Canne, anche questa ampiamente a suo favore. Annibale continuava a vincere, ma il suo esercito, lontanissimo da casa, si assottigliava sempre più. Questo gli permetteva di dominare i territori meridionali, ma non di sferrare l’attacco decisivo all’odiata Roma. Difatti l suo avversario venne appellato come il "Temporeggiatore". Stette lì parecchi anni. Figuratevi che partì dalla Spagna nel 219 a 28 anni e rimase in Italia fino al 203 a 44 anni !!! Dopodichè tornò in patria, dove subì la grande sconfitta nella terza guerra punica da parte di Scipione l’Africano (figlio del già citato Scipione).
La sua vita volse alla fine in modo complicato. Si mise in politica, ma fu ostacolato fortemente, e così scelse l’esilio. Andò a Tiro in Libano, a Efeso in Turchia, a Creta, in Armenia, in Anatolia (ma dove diamine sarà l’Anatolia??), e nuovamente in Turchia dove si uccise per non essere consegnato vivo ai Romani.
Sicuramente fu un condottiero eccezionale, uno dei più grandi della storia.
A tavolaaaaaaaa!!! E’ tornata Miss Margherita e ci inviata a cena. Cosa si mangia? Ma che domande: pizza !!! Ecco le nuove proposte:
Da noi due di Milano (MI)
Pizza: gigante, consigliabile per i più affamati
Locale: arredo normale, ottima location
Personale: normale
In una parola: EXTRA POTENT
La nostra esperta è stata quindi sui Navigli a Milano. Ma che ne dite di questa pizza "romana" ?
E se adesso andassimo al mare?
Bella Napoli di Rapallo (GE)
Pizza: classica
Locale: marittimo
Personale: napoletano DOC
In una parola: EVERGREEN
Questa pizza non le è dispiaciuta. Allora proviamo a fare un salto in Piemonte, in un posto rinomato:
Officina della Pizza di Tortona (AL)
Pizza: nonostante il nome altisonante del locale, si inorridisce alla vista del forno elettrico (l’anti-pizza per tradizione); apprezzabile la scelta di impasti.
Locale: spartano
Personale: gentile
In una parola: PIZZA AL SAPORE DI SOFFICINO dal rapporto qualità prezzo non equilibrato
Caspiterina! La nostra Miss ne ha per tutti: se la pizza non la soddisfa, sono guai. Proviamo l’ultima pizzeria di oggi, a Voghera
Poco di Buono di Voghera (PV)
Pizza: piccola ma gustosa
Locale: decisamente spartano, versione "festa della birra"
Personale: gentile, ma servizio non rapidissimo
In una parola: PIZZA DA CENA INFORMALE E LOW COST
E con questa, rimandiamo l’appuntamento con la nostra miss alle prossime recensioni. W la pizza !!!!
Qualche tempo fa mi è arrivata un’email da una mia amica che diceva più o meno così (gli asterischi li ho messi io…)
Help
Mi è successo ancora!!!
Da m******@******.it a m******@*******.it
e poi tutta una scritta strana in lingua bohhhh
Ma come può essere???????
Domanda unica: visto un bel chisssssenefregaaaaa,
a questo punto :è pericoloso?
Se si, help me please
se no, ok grazie fiuuu
Baci a te e Eli
La tua amica diversamente informatica(politicaly correctly)
L’ho riletta pù volte e ogni volta ridevo da solo…. Poi mi ha spiegato che in precedenza mi aveva mandato un’altra email (che evidentemente non mi è mai arrivata, oppure è finita nell’antispam).
Però questa è proprio forte: sicuramente se facessi la classifica delle email dell’anno finirebbe di sicuro al primo posto !!!