Siamo stati in questo ristorante spagnolo di Pavia. Non ci ero mai stato, mi si dice che è difficile trovare posto, sempre meglio prenotare oppure…essere in pochi. Abbiamo preso una paella e sangria, un classicone insomma. Era un piatto misto, pesce e carne. Come sanno quelli che mi conoscono non vado matto per il pesce (lo mangio, ma di sicuro non è uno dei miei piatti preferiti: volete mettere un piatto di pansoti alla salsa di noci o una cotoletta alla milanese fatta bene? Ma non scherziamo), ma comunque lo mangio. Eppoi (vi piace questa parola o la trovate una cafonata?) non lo mangio certo tutti i giorni, ogni tanto si può fare. Detto questo, torniamo al discorso: paella buona, locale carino e simpatico, sangria accettabile. Quindi se vi capita, fateci una scappata e non ve ne pentirete.
Category: Altro Page 53 of 74
Tutto quello che non rientra nelle altre categorie
Si dice "sdraio" o "sdraia"? E al plurale? Sdrai? Sdraie? E’ più corretto scrivere "buttare la pasta" o "calare la pasta" ? Cocomero o anguria? Zucchina o zucchino?
A tutti questi dubbi risponde l’Accademia della Crusca, la prestigiosa istituzione linguistica italiana, anche su Facebook (www.facebook.com/AccademiaCrusca)
Così ogni giorno potete dipanare i vostri dubbi e imparare qualcosa di nuovo (o avere delle conferme)
Qual è il plurale di "parola chiave": "parolE chiavE" o "parolE chiavI"? A proposito: ricordatevi che "qual è" si scrive senza l’apostrofo, perché non si tratta di un’elisione (che prevede l’apostrofo), ma di troncamento. Infatti la parola "qual" esiste come forma autonoma.
Fai l’uomo di mondo ma l’unico metodo che hai x cambiare stato è usare Facebook. Ti credi figo xk qualcuno ti da retta x il tuo status, ma il tuo vero stato non è altro che essere in fondo un grande sfigato. Meglio un amico vero che 100 tuoi amici di convenienza.
"E da qui…e da qui…
…qui non arrivano gli angeli
con le lucciole e le cicale.."
Jimi
Recita il sito:
"L’archivio fotografico di Guglielmo Chiolini (Pavia 1900 – 1991) è stato acquisito nel 2009 dal Comune di Pavia – grazie al contributo della Fondazione Cariplo e dell’Unione Industriali della Provincia di Pavia – ed è conservato presso i Musei Civici del Castello Visconteo.
Consta di oltre 880.000 immagini fotografiche tra positivi, negativi e diapositive, eseguite dal professionista a partire dalla metà degli anni ’20 e sino agli anni ’80: da principio soprattutto paesaggi naturali del Ticino e del territorio pavese, manifestazioni e personaggi della vita politica e sociale del ventennio, vedute della città in via di trasformazione tra edilizia fascista e ricostruzione post-bellica; poi, dagli anni ’60, anche riprese dei grandi cantieri delle infrastrutture italiane ed europee, quali autostrade, dighe, trafori, documentazione dello sviluppo economico cittadino e non, gruppi fotografici per l’Ateneo, l’Ospedale, le celebrazioni famigliari di matrimoni ecc."
C’è una sezione dedicata alle industrie dell’Oltrepo Pavese, con foto molto molto molto ma molto belle, eccole:
http://www.museicivici.pavia.it/archiviochiolini/industria/oltrepo.html
E’ bello formare un bel gruppo, ognuno con le sue competenze, la sua energia, la sua voglia, e collaborare tutti insieme, non per promuovere il proprio interesse personale, ma per quello di tutti. E si "perde" tempo, serate, riunioni, organizzazioni, decisioni…discutendo, ridendo, rifacendo tutto da capo. Messaggi, email, telefonate, incontri, pizze improvvisate, aperitivi. Sempre prendendoci poco sul serio ma facendo le cose molto sul serio, come siamo abituati a fare: con PASSIONE. E la giornata di domenica scorsa al PalaOltrepo lo ha confermato, grazie alla partecipazione di numerosissimi amici che non sto qui ad elencare perché sono troppi e rischierei di dimenticarmene qualcuno. Ho visto talento, ho visto dedizione al proprio lavoro, ho visto divertimento, altruismo, voglia di fare, di partecipare, di esserci. Ho visto PASSIONE. Siamo noi la vera squadra vincente, altro che la politica.
The Darkest Truth About Love from Hannah Jacobs on Vimeo.
La persona perfetta non esiste. Siamo irrimediabilmente soli. L’amore è un’illusione.
Su "Topolino" 3094, oltre alla meravigliosa storia "L’Isola del Tesoro", splendido omaggio al romanzo di Robert Louis Stevenson che mi ha fatto riaffiorare bei ricordi di quando ero giovinetto, c’è un altro graditissimo omaggio. Nientepopodimeno che all’Indagatore dell’Incubo, il misterioso, politically correct, fascinoso ex poliziotto Dylan Dog, creato dal bronese Tiziano Sclavi.
Proprio in questi ultimi mesi Dylan Dog è passato sotto la supervisione di Roberto Recchioni che ne sta modificando un po’ l’ambientazione (non il carattere, o lo stile) per dargli forse quel pizzico di novità che dopo quasi trent’anni (Dyd è uscito nel 1986) forse ci voleva.
Topolino ha omaggiato questo eroe bonelliano con una storia molto bella, "L’alba dei topi invadenti", sulla falsariga del titolo del primo albo Dylaniato "L’alba dei morti viventi" (che a sua volta si rifà sia nel titolo che ai personaggi non-morti ai film del capostipite del genere: Zombi di Romero, che nel titolo originale si chiamava "L’alba dei morti").
ll soggetto della storia è proprio del nuovo curatore, Recchioni, mentre la sceneggiatura di una vecchia conoscenza per i lettori dei Dylan: Tito Faraci.
Topolino nei panni di Dylan Top, Pippo in quelli di… Pippo (Groucho), Basettoni e Manetta sembrano essere identici all’ispettore Bloch e Jenkins, mentre Xabaras è magistralmente interpretato da Macchia Nera, infine Morgana non poteva che essere Minni. La vicenda si svolge a Uninvited, anzichè Undead. L’unica pecca è stata quella di metterlo nello stesso albo di Topolino con un’altra storia così importante che gli ha "rubato" la copertina (anche se una versione di "Topolino" con Dylan Top in copertina è stata realizzata in tiratura limitata per la fiera "Cartoomics")
E’ vero ci sono cose più importanti
Di calciatori e di cantanti
Ma dimmi cosa c’è di meglio
Di una continua sofferenza
Per arrivare alla vittoria
E poi non rompermi i coglioni
per me c’è solo l’Inter
A me che sono innamorato
Non venite a raccontare
Quel che l’Inter deve fare
Per noi niente è mai normale
Né sconfitta né vittoria
Che tanto è sempre la stessa storia
Un’ora e mezza senza fiato
Perché c’è solo l’Inter
C’è solo l’Inter per me
Solo l’Inter
c’è solo l’Inter per me
No, non puoi cambiare la bandiera
E la maglia nerazzurra
Dei campioni del passato
Che poi è la stessa
Di quelli del presente
Io da loro voglio orgoglio
Per la squadra di Milano
Perché c’è solo l’Inter
E mi torna ancora in mente l’Avvocato Prisco
Lui diceva che la serie A è nel nostro DNA
Io non rubo il campionato
Ed in serie B non son mai stato
Football Club Internazionale Milano 1908
Ricordi quando ti avevo detto che non so niente sull’amore? Non era la verità… So molto sull’amore. Vi ho visto! L’ho visto nascere per secoli e secoli. Era l’unica cosa che rendeva il tuo mondo sopportabile. Ah… Tutte quelle guerre, le falsità, il dolore, l’odio. Ero tentata di posare il mio sguardo altrove in eterno. Ma il vedere come l’umanità si arrende all’amore! Si possono setacciare gli angoli più remoti dell’universo senza trovare una cosa altrettanto meravigliosa… Si certo, io so che l’amore è incondizionato. Ma ho imparato che può essere imprevedibile, inaspettato, incontrollabile… insopprimibile! E molto facile da confondere con l’avversione… e quello che cerco di dirti Tristan, è che credo di amarti! Il mio cuore è come se ora il mio petto non lo potesse più contenere. È come se… come se ormai non appartenesse più a me ma fosse tuo. E se tu lo volessi, in cambio io non ti chiederei niente. Niente preziosi, niente doni o manifestazioni di grande devozione… niente, vorrei solo sapere che mi ami. È il tuo cuore in cambio del mio. (Yvaine a Tristan)
Sono le 2153
Nel post che potete leggere cliccando qui avevo parlato di alcune storpiature delle marche. Eccone altre.
"ANDI" invece di "AND1" (leggasi "and one", quello finale è il numero uno)
Sulla stessa strada è "WOLKL" pronunciato "FOLCHI", perché la L finale, scritta in minuscolo, viene scambiata per una I.
Poi c’è "DOLOMITE" che alcuni pronunciano inspiegabilmente "DOLOMITI". Tipo: "Avete una giacca della Dolomiti?"
Oppure la marca sportiva "DUBIN" pronunciata alla francese "DUBEN", quando invece è italianissima e deriva dal nome del fondatore Dunio Bini.
Stessa cosa per "COLMAR" che alcuni si pavoneggiano di chiamare "COLMàR", sostenendo addirittura che il nome derivi dal paese francese omonimo, quando invece, anche in questo caso deriva dal nome del fondatore (italiano, di Monza) Mario Colombo.
Va beh poi non citiamo neanche la "NAPAPIJRI" che ognuno pronuncia come vuole. Poi c’è stato chi diceva "GURU" con l’accento sulla U finale, come fosse francese, o come quello che chiedeva le camicie della "POSCIACCHE", che altro non era che la napoletanizzazione di "PAUL SHARK".
Ma poi ho sentito anche pronunciare "NEW BALANCE" come fosse "NEW BLANCHE", e la marca di occhiali "PICASOL" detta "PICASSO".
Dario Rebolini è mio zio. E’ stato partigiano. Qualche anno fa ha scritto una storia romanzata, intitolata "I tre colonnelli", che poi è stata pubblicata sottoforma di libro.
Deve essere stata un’esperienza che ti sconvolge la vita. Parti militare, ti mandano in Jugoslavia a combattere a 19 anni, età in cui i ragazzi di oggi giocano alla Playstation e si lamentano che la squadra del cuore ha perso. E’ tornato in Italia e dopo l’8 settembre ’43 ha disertato, si è dato alla macchia e poi si è arruolato nella resistenza. Non voglio sindacare su cosa fosse giusto e sbagliato, perché quei momenti, quel periodo storico, quella vita l’ha vissuta lui e non io. Io conosco molte storie che mi ha raccontato mia mamma –sua sorella– sul periodo del fascismo, sui rastrellamenti, sul comportamento dei "regolari" (i "fascisti") e di quelli dei "ribelli" (come venivano definiti allora quelli che poi sono stati chiamati "partigiani").
Penso tuttavia a quello che poteva succedere, anche leggendo questo racconto che, a parte la parte romanzata, racconta tutte storie vere, fatti e avvenimenti realmente accaduti e vissuti in prima persona da Dario. Il governo si butta in una guerra, che già per definizione (come tutte le guerre) è inutile, dannosa, rovinosa, e questa più delle altre. Tanti ragazzi vengono arruolati e mandati a morire per la brama di pochi. Quando mezza Italia viene invasa dagli Alleati a molti è chiaro che la dittatura è prossima alla fine, è solo una questione di tempo. E si organizzano le frange di resistenza. E’ storia abbastanza nota, o perlomeno risaputa. Dove è più facile darsi alla macchia? Naturalmente sui monti, e quindi anche sui nostri monti. Per la varietà del genere umano immagino che ci fosse chi stava da una parte o dall’altra perché ci credeva e chi invece lo faceva per convenienza. Hai una casa, una famiglia, una posizione e rischi tutto per difendere una fantomatica "libertà"? Puoi decidere di farlo, ma sei giustificato se non lo fai. Mio zio scelse di farlo, non so se per convinzione, se per l’incoscienza dei vent’anni, se per non tornare a combattere per un capo "ingiusto", se perché ritenesse di poter realmente contribuire a qualcosa di grande e nobile, se per una presunta convenienza o se una miscela di tutte queste cose. Mia mamma mi diceva che in famiglia questo suo unirsi ai "ribelli" non era stato visto molto di buon occhio, non fosse altro per la paura di ritorsioni sulla famiglia. Era pur sempre un figlio, ma aiutarlo significava rischiare di compromettere gli altri membri: i fratelli, i genitori, ecc. Ma tant’è: Dario aveva vent’anni, non era più un bambino, aveva già vissuto sulla sua pelle la guerra, e come tutti i ventenni era convinto di poter cambiare il mondo. In quei mesi in cui è stato partigiano deve averne viste e vissute di tutti i colori, atti di eroismo e di vigliaccheria, momenti di disperazione e di trionfo. Che cosa orribile la guerra, e ancora più orribile la guerra civile, quella che c’è stata in Italia, nei nostri luoghi, dal ’43 al ’45. L’amico, il parente, il vicino che in tempo di pace conoscevi come amico, potevi trovartelo "dall’altra parte". Magari tu eri un "partigiano" e sparavi, mentre di là c’era un "fascista", e un tempo eravate amici. La guerra tira fuori le brutture e trovarsi con un fucile in mano può portare a gesti orribili. Perchè i caduti della guerra in quel caso non erano gli "stranieri", i "nemici", ma i tuoi connazionali.
E pensate forse che i soldati tedeschi mandati a combattere e morire nelle nostre valli fossero dei cattivoni senza cuore? Indubbiamente qualche gerarca si, senza dubbio, così come qualche gerarca fascista. Ma a morire di solito non sono mai i capi. Bush ha fatto tante guerre stando comodamente seduto nella sua poltrona. Ripeto: che cosa brutta la guerra.