Per me sei un fratello….
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Tutto quello che non rientra nelle altre categorie
Chi non è mai stato da Luini alzi la mano.
Dice il sito che la signora Giuseppina Luini si trasferì a Milano dalla Puglia nel 1949 e rileva un forno in via Santa Radegonda.
E’ a due passi (anzi un passo) da Piazza Duomo, quindi lasciate stare Spizzico, Mc Donald’s e quelle robe lì e fatevi un panzerotto.
I primi tempi la signora faceva pane per alberghi e ristoranti, ma ben presto le specialità della sua terra furono molto apprezzate dai passanti, in special modo, appunto, il panzerotto.
Era molto in linea con lo stile di vita milanese, un fast food ante litteram: prendevi il tuo panzerotto e lo mangiavi mentre tornavi al lavoro o mentre ti dirigevi verso chissà quale importantissima occupazione. Ben presto si decise di lasciar perdere il pane e produrre solo panzerotti.
Il bello di questo posto è che è unico. Esiste solo lì. Non è una catena. E’ speciale. E’ come Annabella a Pavia (che però tra un po’ si sposterà dalla mitica sede in Piazza della Vittoria). Beh…Luini è solo in Santa Radegonda.
Non aspettatevi meraviglie, è un buco, ha un’insegna ormai demodè, ma è sempre imballato di gente, anche se la coda si smaltisce davvero in fretta. Per i golosi c’è anche il panzerotto dolce.
E adesso che siete riuscito ad acchiapparne uno? Vi do un consiglione: quando uscite, andate in direzione opposta al Duomo, fate veramente pochi passi e vi troverete quasi come per magia in Piazza San Fedele: un angolo di (relativa) quiete a uno sputo da Piazza Duomo. Se le panchine sono occupate sedetevi vicino alla statua di Alessandro Manzoni (che in questa piazza morì, addirittura, o meglio inciampò, cadde e riportò un trauma che lo portò a morte alcuni mesi più tardi)
Un giorno vidi passare in questa piazza nientepopodimeno che IL CAPITANO Saverio Zanetti, solo che non feci in tempo neanche a scattare una foto perchè…avevo in mano un panzerotto di Luini !
Siamo verso la fine del XIX secolo. Anche a Voghera arriva il progresso: si pensa di costruire una tramvia, o come si diceva una volta, il tranvai (dall’inglese tramway). Siamo nel 1882 e già l’anno successivo la Società per le Ferrovie del Ticino inaugura la linea Voghera-Stradella con tram a vapore, a cui si aggiungerà nel 1891 la linea Voghera – Rivanazzano – Salice.
Partiva vicino alla stazione ferroviaria, dove poi sarebbe partita anche la Ferrovia Voghera -Varzi. Percorreva via Milano (ora Via Matteotti) fino a Piazza San Bovo. Lì curvava e percorreva Borgo San Pietro (l’attuale pezzo di Via Emilia che va da Piazza San Bovo a Piazzale Franco Quarleri). Era detto così perché anticamente c’era la Porta San Pietro, che apriva sulla via Romea che portava verso Piacenza. Il borgo che è nato fuori da questa porta era detto, appunto, Borgo San Pietro.
Una volta superato il ponte sullo Staffora, il tram dapprima attraversava Campoferro e poi saliva verso Calcababbio (l’odierna Lungavilla), per poi andare a Montebello. Quindi il percorso indicato sulla pagina di Wikipedia dedicata alla tranvia: https://it.wikipedia.org/wiki/Tranvia_Voghera-Stradella non mi convince molto.
Le locomotive, prodotte in Germania, sono 3: la "Voghera", la "Broni" e la "Stradella". La velocità è sui 20km/h. Dopo Montebello si va a Casteggio, Fumo, Verzate, Santa Giuletta, Redavalle, Vicomune, Broni, Stradella. Il capolinea è di fronte all’ospedale, ma poi si pensa di fare arrivare i convogli fin davanti all’abitazione di Agostino Deprestis, nato a Bressana Bottarone, ma residente nella città della fisarmonica, che è stato molte volte presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia.
La tramvia viene soppressa nel 1931, dopo 48 anni di attività. Chi se immaginerebbe adesso, di passare in una Piazza San Bovo spoglia degli alberi, sterrata, dove i marmocchi giocano scalzi e con le braghe corte e i gentiluomini portano il tabarro, e vedere i binari che si dirigono verso est?
Ricordo da ragazzino di aver visto in un ristorante vogherese un’antica foto con la didascalia: Voghera, Piazza San Bovo, Tram per Casteggio.
Qui si vedono i binari che arrivano dalla stazione percorrendo via Milano (via Giacomo Matteotti) e poi si dividono (davanti all’attuale pizzeria Bella Napoli): quelli per Salice Terme proseguivano dritti, quelli per Stradella la prendevano larga (passando davanti all’attuale bar Cotton Club, per fare una curva e buttarsi così in Borgo San Pietro (via Emilia direzione est)
Se non mi trovi subito non scoraggiarti,
Se non mi trovi in un posto cerca in un altro,
Da qualche parte starò fermo ad aspettare te.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Cucù! Mi sono nascosta…
Il duomo: quante volte ci siamo passati davanti? E’ indubbiamente il centro di Milano.
Una volta era il capolinea di tutte le linee di tram. Da fuori è meraviglioso. Avete mai fatto un giro competo, tutto intorno, osservandone bene tutti i lati? Avete provato a contare tutte le statue, statuette e statuine? E tutte le guglie?
La cattedrale si chiama "Santa Maria Nascente", è scritto davanti, e anche bello grande, ma quanti lo hanno mai notato?
E ci pensate anche a quanto marmo è servito per costruire quest’opera? Non avevano camion, tir o treni, ma solo corsi d’acqua (i Navigli). E niente gru.
Per rispondere alla domanda sulle statue: sono oltre 3000, e se l’esterno è così favoloso, l’interno (più snobbato) non è da meno. Ha una capienza di 40000 mila persone. Si avete letto bene, non quattromila, bensì quarantamila. Come mezzomeazza.
52 enormi colonne sostengono la volta e 39 sono i finestroni decorati.
Ok, la Sagrada Familia è magica e fantascientifica, ma il Dom l’è ‘l Dom.
In ogni caso è inutile ch’io stia qui a spiegarvi i mille particolari, li trovate in qualunque guida.
Il bello è, per una volta, passare davanti senza gaurdarlo di sfuggita, ma ammirandolo bene. Ti senti davvero piccolo davanti alla maestosità di quest’opera.
Chissà se è stato edificato per il senso del bello, per cercare di guadagnarsi la benevolenza del Signore in questa o nell’altra vita, o veramente in onore alla magnificenza del Signore. Probabilmente per tutte queste tre cose insieme.
Non dimenticatevi però di fare un paio di cose.
La prima: non avete voglia di andare fino in cima al duomo ad osservare la Madonnina? Oppure ritenete che anche lì sarà troppo lontana? Allora recatevi in fondo al Duomo: c’è una copia identica, identicissima a quella lassù in alto. Vi sembra di averla già vista? Ma certo, è quella che era all’Expo.
La seconda: scendete nell’area archeologica. Eh già, perchè in piazza Duomo, prima del Duomo, c’era altro. Le chiese di Santa Tecla, col battistero di San Giovanni alle Fonti, e Santa Maria Maggiore, col battistero di Santo Stefano alle Fonti (qui Sant’Ambrogio battezzo Sant’Agostino). Una scaletta vi porterà sottoterra ad osservarne i resti.
L’amore è contagioso, tu ti innamori di una persona e lei si innamora di qualcun altro.
Avete mai sentito parlare di Gucci Ghost? E’ un po’ come la favola dei "falsi d’autore": copie di quadri disegnati talmente bene da gente talmente brava che acquisiscono importanza quasi pari all’originale.
Trevor ‘Trouble’ Andrew è un canadese appassionato di skateboard, e poi di snowboard. Talmente appassionato che diventa professionista e finisce alle olimpiadi come snowboarder. Non gli piace l’abbigliamento "classico" e allora se lo reinventa, indossando i jeans sopra alla tuta. Dopo un infortunio si dedica appieno alla moda, si trasferisce prima a Philadelphia e infine a New York. fa cose strane, tipo girare in skate con indosso un lenzuolo. Un fotografo lo nota e finisce su alcune copertine. Coi primi soldi si compra un orologio Gucci. Rimane impressionato dal marchio, tanto che anni dopo inizia a fare graffiti col simbolo della doppia G. La cosa piace talmente tanto che si mette a produrre oggetti, e capi di abbigliamento, col "suo" logo, la doppia G rovesciata, spesso stilizzata sopra ad un fantasmino. Da qui nasce "Gucci Ghost". La cosa non passa inosservata alla casa di moda Gucci e al suo direttore creativo, Alessandro Michele, che vuole conoscerlo e gli propone una collaborazione.
E così Gucci esce con una linea, "Gucci Ghost" appunto, disegnata da Trouble Andrew. Il fake è diventato real. Il clone è diventato l’originale. Il tarocco che diventa vero. Pazzesco, ma non troppo. D’altronde nella cultura orientale la copia ha un significato di rispetto e di riverenza verso l’originale, e più che plagio, il lavoro di Travor è sempre stato quello di una citazione del suo marchio preferito. L’intelligenza di Gucci è stata quella di cavalcare l’onda, di far buon viso a cattivo gioco e di riuscire a sfruttare questa pubblicità, dimostrandosi allo stesso tempo "benevola", moderna, e con buon fiuto degli affari, nonchè sempre terribilmente avanti nella moda, benchè la griffe abbia quasi 100 anni.
Confido in frate Ave Maria
Siete mai stati al Museo del 900 a Milano? No? Caspita, fateci un giro.
Per prima cosa è comodissimo, è in piazza Duomo. Infatti è nel Palazzo dell’Arengario, proprio a fianco a Palazzo Reale.
Poi il costo del biglietto, ridicolo: cinque euro!
Poi se non volete spendere neanche questi vi dico solo che c’è un’opera che potete ammirare aggggratis, e non una robetta da niente, ma nientepopodimeno che: Il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo!
E’ davvero grande, come ci si potrebbe aspettare. Un quadrone, un quadrissimo.
Poi entri e ti trovi a tu per tu con Picasso, Matisse, Modigliani, Kandisnkij, Mondrian ! Insomma capisci subito il livello del museo.
Prosegui e… Boccioni! Io per esempio sono stato rapito da "Quelli che restano" (1911), ma soprattutto… "Forme uniche della continuità nello spazio". Ne avevo già vista una (ce ne sono una mezza dozzina in giro per il mondo) alla Tate Modern a London, ma stavolta ragazzi… che emozione. Non lo so, forse lo stato d’animo, forse perché ero praticamente solo nella stanza, ma il fatto di trovarmela lì… mi sono quasi commosso. Era lì, era lei ! Tant’è che quando è apparsa una custode e mi ha visto un po’ straniato le ho chiesto ingenuamente: "ma è vera?" e lei mi ha risposto anche un po’ seccata "ma certo", come se si trattasse di una crosta qualunque, di una cosa di cui non stupirsi affatto. Infatti le ho detto che ne avevo giù vista una "sorella" e lei non sapeva neanche della sua esistenza. Io mi chiedo: ma perché la crisi del mondo del lavoro mi porta a fare da custode in un museo una che non conosce neanche le opere esposte? Va beh.
E poi Giacomo Balla, Sironi, Carrà. Sapete perchè Raffella Carrà si chiama così? Perchè il suo cognome vero (Pelloni) fu ritenuto poco adatto, le ci voleva un nome d’arte e le fu consigliato di abbinare al nome di un grande artista,Raffaello Sanzio, il cognome di un altro artista, Carlo Carrà.
E ancora Morandi (no, non Gianni) e… caspita, De Chirico! Quanto costerà un De Chirico? Lo voglio sopra al divano! Mi sa che costi troppo… Qui esposto c’è "Il figliol prodigo". De Chirico è chiaramente un genio.
Vorrei una casa con così tante pareti da contenerli tutti.
C’è anche Piero Manzoni: la "Linea", la "Merda", l’impronta sull’uovo sodo. In una zona ci sono dei percorsi tutti un po’ allucinogeni, sembra di essere nel film "Tron".
Ehi ! C’è anche un Mimmo Rotella!
Insomma, siete ancora qui? Correte subito al Museo del ‘900!
Ti accorgi che Milano non è provinciale già dalle scarpe. Io, per deformazione professionale, faccio sempre caso alle scarpe che indossa la gente. A Voghera uno su due calza scarpe di marca. A Milano, in metro, sui marciapiedi, uno su dieci. Qui non si conoscono tutti, e non hanno nulla da dimostrare agli altri passeggiando per via Emilia.
La campagna è bella, il mare meraviglioso, la montagna è stupenda, ci sono nato. La città ha il suo indiscutibile fascino. Soprattutto nei giorni feriali. C’è di tutto: il turista, l’impiegato in ritardo, l’operaio in pausa, il ragazzino sfaccendato, il taxista che fuma, il cameriere che si destreggia tra i tavolini. Gente stilosa, antropologicamente interessante. E poi i rumori, così diversi, così particolari. A Milano, per esempio, l’inconfondibile e fastidioso stridio del tram che sferraglia sulle rotaie.
A Milano puoi trovare il locale chic, alla moda, la superlibreria attrezzata e futurista, ma anche il mercatino o il barbiere di una volta, come quello in via Gonzaga (https://goo.gl/maps/BBrz57rKceD2), vicino a Piazza Diaz.
Ricordo quella volta che cenai in Piazza Diaz. Ci si arriva facilmente in auto e quando ci sei capisci di essere in centro, ma ad un occhio poco allenato o poco avvezzo alle gite milanesi puoi ancora nascondere il fatto che ti trovi praticamente ad un passo dalla Madonnina. Esci dal ristorante e la vedi là in alto, nel cielo, sopra a Palazzo Reale. Non male, no? Ovviamente il parcheggio mi è costato quasi più della cena, ma li vale tutti.
Tra riflessi di brividi
L’abisso delle vette s’apre.
#dilloconunacanzone
Jay-Z è uno dei boss del rap e della musica. 100 milioni di dischi, 21 grammy, considerato da MTV miglior rapper di tutti i tempi, 13 volte è andato in testa alle classifiche al debutto del disco, è il secondo cantante più ricco, ecc ecc ecc.
Ma io l’ho scoperto con questa canzone, nel 1998. Perchè…
It’s the hard knock life, for us
It’s the hard knock life, for us!
Steada treated, we get tricked
Steada kisses, we get kicked
It’s the hard knock life!