Non potevo non dedicare un post alla rubrica che ho inaugurato su Facebook per questa campagna elettorale e che ha avuto notevole successo. Ecco una serie di "proposte elettorali":
Non potevo non dedicare un post alla rubrica che ho inaugurato su Facebook per questa campagna elettorale e che ha avuto notevole successo. Ecco una serie di "proposte elettorali":
Finalmente anche a Voghera c’è una webcam! Vi sarà capitato tante volte di trovare su internet, magari in un sito di previsioni meteo, una webcam di qualche paese esotico, località di montagna, o anche semplicemente un città in cui dovevate andare. A Voghera no.
Adesso c’è (grazie a me, modestamente). E’ puntata sui giardini di Piazza Liberazione (Castello Visconteo) e per vederla dovete andare sul sito
www.piazza-affari.eu e cliccare sull’anteprima nella colonna a sinistra
Ieri sera al teatro San Rocco ho assistito ad una rappresentazione teatrale, nell’ambito di una piccola stagione teatrale organizzata dal Rotary di Voghera. Il titolo era "La mia Odissea" di e con Marina Thovez.
Il genere era quello della commedia, anche se non era una cosa comica, sicuramente ironica. Raccontava ovviamente della storia di Odisseo. C’era Zeus, Atena, Era, Hermes…e poi Ulisse, Penelope, Telemaco, i Proci, ecc.
E’ sempre bello il teatro, ho sempre una grande ammirazione per gli attori, che riescono a impersonare diversi personaggi, e devono recitare "live", senza possibilità di ripetere. Quindi senza sbagli, senza risate, senza ciak… e devono farsi capire subito, bene, e da tutti. E poi sono bravi, accidenti. Quelli che mi sono piaciuti di più? Omero, veramente "teatrale" (appunto) e Ulisse.
A m’fuma l’anma (Mi fuma l’anima)
Sono irritatissimo, arrabbiatissimo.
Mangià i arghêss (Mangiare gli avanzi di un pasto precedente)
Sono, letteralmente, ciò che resta in un setaccio o in un ventilabro dopo la vagliatura.
Bôn sul da bacaià (Capace soltanto di blaterare)
Baccagliare è voce regionale, usata anche in lingua, di etimo incerto.
L’è andà ai benvenüti (E’ andato al manicomio)
Modo di dire nato con la creazione dell’Ospedale Psichiatrico Provinciale, avvenuta a Voghera nel 1876. Nel nuovo moderno e attrezzatissimo nosocomio i malati di mente erano i "benvenuti".
Bat i bruchêt (Battere i chiodi)
Soffrire per il freddo. L’espressione fa riferimento al suono prodotto dal battere dei denti a causa del freddo, molto simile al rumore prodotto dal martello del ciabattino che batte in rapida successione di colpi sui piccoli chiodi che fissano la suola di una scarpa.
L’è negar me un cadnén (E’ nero come una catenella)
La catena che pendeva al centro di ogni camino, alla quale stava di solito appesa, ventiquattr’ore su ventiquattro, qualche pentola, non solo era annerita da decenni, da secoli, dal fumo e dalle scorie della combustione ma era anche un "accessorio" che raramente veniva pulito. L’espressione deve dunque essere interpretata non solo nel significato di sporco, ma anche di moralmente turpe, sordido, in misura aberrante e in modo irreversibile.
Un g’ha ra califòrgna (E’ in bolletta)
Per "california" si intende, nell’Oltrepo Pavese, una malattia della vite – l’oidio – originaria degli USA e giunta in Europa intorno alla metà dell’Ottocento. Per i viticoltori oltrepadani rappresentavano un vero flagello, in grado di distruggere non solo il raccolto di una stagione, ma un intero vigneto, mettendo quindi "in bolletta" il viticoltore.
Trà in casté (Gettare in castello)
Mangiare. Ovvero rinchiuder il cibo all’interno della cintura fortificata e merlata dei…denti.
U farid dnè ins’ra capèla d’un ciood (Riuscirebbe a far soldi sulla capocchia di un chiodo)
Affaristi si nasce.
Dùpi cme na sigùla (Doppio come una cipolla)
Falso, ambiguo.
Avègh r’moort in canténe (Avere il morto in cantina)
Avere un gruzzolo ben nascosto e guardarsi bene dal metterne altri a conoscenza.
U g’ha di pruvèrbi (Ha dei proverbi)
Ha solo chiacchiere, racconta solo favole.
M’è’ndat ar sângu in sacòcia (Mi è andato il sangue in tasca)
Mi sono spaventato e, di conseguenza, sono impallidito.
Mangià ar vidé int’ra pânsa a ra vàca (Mangiare il vitello nella pancia della vacca)
Spendere soldi prima di averli guadagnati, fare debiti prima di sapere se sarà possibile pagarli.
Da un articolo sulla Fila del 1978: “A Voghera, nell’Oltrepò pavese, sorge la più importante fabbrica italiana di racchette da tennis, sia in ordine di capacità di produzione (potrebbe raggiungere i 250.000 telai l’anno), sia in ordine alle dimensioni dell’unità produttiva: 5.500 metri quadrati di superficie coperta su oltre 10.000 metri quadrai di area complessiva. Questa fabbrica della Fila è operativa da sedici mesi e occupa un centinaio di dipendenti. Ma al di là delle cifre, che servono a dare una dimensione allo stabilimento della fila, è interessante sapere che questa unità vogherese è stata protagonisa , circa due anni or sono, di uno dei più interessanti casi di riconversione industriale del nostro Paese. Là dove oggi si fabbricano racchette, infatti, per decenni e decenni venivano prodotte fibre sintetiche da parte della SNIA Viscosa; gli stessi dipendenti, che oggi con perizia e amore artigianale fabbricano telai, fino a qualche mese fa muovevano complessi macchinari destinati a ben altra produzione. E’ successo che la SNIA, a causa delle difficoltà del mercato delle fibre, ha liquidato l’azienda di Voghera e messo in cassa integrazione i dipendenti. Il meccanismo è fin troppo logico , purtroppo. E’ a questo punto che interviene la Fila, società di grande prestigio nel campo dell’abbigliamento sportivo. D’accordo col Cotonificio Olcese, nel dicembre 1977, preleva lo stabilimento di Voghera e ne fa, in pochi mesi, una fabbrica di racchette. L’investimento iniziale è di un miliardo e mezzo. Il posto di lavoro è salvo per tutti gli operai, anzi qualcuno viene assunto ex novo. La Fila (30 miliardi di fatturato nel 1978) opera da oltre 100 anni nel campo dell’abbigliamento: si è guadagnata un’immagine di azienda seria, al servizio di clienti particolarmente esigenti; c’è da prevedere che la tradizionale serietà e correttezza della Fila saranno sicuramente confermate in questa fase operativa del tutto nuova: la produzione dell’attrezzo. “ Siamo solo agli inizi – commenta il responsabile della ditta – e cerchiamo di operare secondo quanto è emerso dalle precedenti fasi di ricerca, sia tecnologica sia commerciale. Abbiamo considerato tutte le tendenze nel campo delle racchette, abbiamo ascoltato i rivenditori, ci siamo valsi della preziosa esperienza di Martin Mulligan, che è stato un grande giocatore di livello mondiale. A questo punto abbiamo fatto le nostre scelte e abbiamo privilegiato il legno, presentando una gamma diversificata e ragionata di racchette. Dice un nostro slogan pubblicitario: “la Fila ha migliorato un materiale già perfetto in natura, il legno”. Abbiamo puntato su una racchetta che sia tendenzialmente rigida, la più adatta al gioco aggressivo e moderno che oggi si va imponendo. Per legni base, abbiamo scelto il faggio e il frassino, un frassino speciale che cresce solo in Francia: si presenta piuttosto chiaro con fibra longitudinale e col giusto peso specifico per la lavorazione dei telai. Come assoluta novità abbiamo inserito nelle nostre Wud legni grassi, pregiati, mai usati nel tennis: il padouk e il palissandro. Si tratta di legni molto costosi: provengono dai boschi dell’India e dell’Africa, dove il clima particolare favorisce la crescita di alberi dotati di non comune robustezza e rigidità”. La visita allo stabilimento ci ha permesso di prendere atto dell’alta tecnologia e della valida esperienza che presiedono alla produzione di 600 telai al giorno per un totale di 120 mila all’anno. Per chi ama le cifre, diciamo che una racchetta finita (non incordata) nello stabilimento di Voghera, comporta 108 successive operazioni. Di sicuro effetto è una macchina speciale che piega il telaio agendo con una forza impressionante, pari a 4,5 atmosfere, corrispondente ad un peso di 80 chilogrammi. Si capisce che se la serie delle operazioni è stata ben fatta, il telaio deve superare brillantemente anche questa prova.”
Una mattina esco di casa con il sacchetto della spazzatura indefferenziata, quello della plastica e il cartone. C’è una mamma che ha parcheggiato davanti alle suore un po’ in mezzo alla strada e un camioncino aperto che non riesce a passare. Il tizio alla guida scende a protestare. Io passo e ammicco: "Bel parcheggio, eh?" e vado. Lui nel frattempo nota che ho la spazzatura in mano e mi richiama: "Hei capo, butta pure qui tutto". Io gli dico: "No, ma è differenziata". Lui mi risponde "Ma si, tanto poi va tutto insieme". Io gli chiedo: "Ma sei sicuro?" e lui: "Oooooooh!".
Caso a: stava scherzando. E va beh mi ha fatto buttare indifferenziata, plastica e cartone tutto insieme, ma non è la morte di nessuno.
Caso b: è vero. In questo caso mi chiedo: ma perchè io devo essere lo stronzo che in casa ha 4 bidoni della spazzatura? Carta, Plastica, Vetro/Metallo e Indifferenziata. Lo ammetto, l’umido lo butto nell’indifferenziata, tanto ne produco talmente poco, e poi, cazzo, 4 bidoni mi sembrano già eccessivi, ho mezza cucina destinata alla rumenta. (E per inciso il bidoncino ASM dell’umido non me l’hanno mai consegnato, gliel’ho pure chiesto a quelli che passavano in una via vicina alla mia ma mi hanno risposto picche, che sarei dovuto andarmelo a prendere alla sede ASM. Si, come no, faccio prima a comprarmelo). Dicevo: ma perchè io devo fare ‘sto estremo sbattimento se fosse vero che poi va tutto insieme? Facciamo che è vera la prima e che il tizio sia stato un burlone o uno che per simpatia voleva soltanto risparmiarmi la fatica di andare fino al bidone. D’altronde li spostano sempre più lontano, ancora una volta che me li spostano dovrò andare a buttare l’immondizia in macchina.
Oggi voglio parlarvi di TUTTO SOS. Ma si dai, li avrete visti anche voi tutti quei volantini nei mesi scorsi appiccicati per tutta Voghera. Analizziamolo, ci sarà di che criticare….
Per prima cosa notiamo che ci sono due numeri a disposizione: diurno e notturno, quindi i tizi sono almeno due. Peccato che non siano indicati gli orari: alle 5 del mattino sarà notturno o diurno?
L’italiano in questo volantino non è pressapochista (e lo dice uno che scrive come mangia, non sono certo un professore di lettere) è proprio assente. Già dal sottotitolo: "Intervento immediato dei servizi elencati". Va beh…
"Se salta il contatore": non sarà italiano corretto, ma rende benissimo l’idea.
Mi piace il fatto che passa dal singolare ("rimani senza corrente") all’impersonale ("si ha un perdita") al plurale ("se siete rimasti")
Siamo in Italia, possiamo parlare (e scrivere) tranquillamente in italiano, quindi USANDO gli articoli. Non ne posso più di scritte come "per serratura rotta" o "bisogno di puntura". Perchè non scrivere "bisogno di UNA puntura?"
Operatore informatico se il computer è fuori uso. Beh se mi si grippa l’alimentatore penso che un operatore informatico ci possa fare ben poco….
Se "i programmi non sono più visibili" devo rivolgermi addirittura a "riparazioni radio/tv"? E se non sapessi programmare l’autoradio?
"Onoranze funebri" ? Sticapperi, fanno proprio "tutto": ma quanti sono? E se mentre mi portano via nella bara perchè sono trapassato e chiama qualcuno perchè ha bisogno di vedere la partita dei mondiali?
"Per l’esercenti" (e anche qui l’italiano questo sconosciuto): ma quindi gli esperti di tutto ti trovano gente che sa fare… di tutto? No perchè se all’improvviso si assenta un panettiere io vorrei che intervenisse un panettiere, non un falegname che sarà benissimo a segare il legno ma magari un po’ meno a dosare il lievito….
Ok ho deciso, ho bisogno di un gommista. O di un professore. Anzi no, voglio un "operatore pellets" !!!
E poi c’è la parte in fondo: ma cosa vuol dire? Cosa significa "Agenti bancari, agenti commerciali, agenti delle entrate, assicurartori….solo informazioni al telefono?"
Ma de che?????
Povera Voghera. Una volta c’era il "pendolino" che si fermava in un nodo ferroviario importante. Una volta c’era il tribunale. Tra un po’ saremo senza sede della Camera di Commercio, Stazione dei Carabinieri, Agenzia delle Entrate. Ed è già buona che c’è ancora qualche ufficio aperto, i vigili del fuoco, il giudice di pace, l’ospedale. Per fortuna che c’è ancora qualche negozio che tiene duro e non chiude.
E per fortuna che a Voghera c’è la più antica fiera della Lombardia, la fiera dell’Ascensione, la Sensia. Però…. però cosa?
Però quando ero piccolo alla Fiera dell’Ascensione gli espositori erano artigiani e commercianti di Voghera. Adesso…. al di là del fatto che il mercato degli ultimi giorni è un mercato con poca qualità dove vengono vendute cose che trovi in qualunque mercato d’Italia (ma questo ormai è -purtroppo- un dato comune di molti mercati e mercatini), il problema (grosso) è che gli espositori nel cortile interno NON sono di Voghera. E questo è un male.
Negli ultimi due anni la fiera si è un po’ risollevata grazie agli espositori/venditori di alimentari. Ma, con tutto il rispetto per i nostri prodotti enogatronomici che sono di qualità altissima, non possiamo trasformare la Sensia nella "Sagra dell’Agnolotto". E per fortuna che Savignoni è di Voghera, non è stato chiamato un espositore "forestiero". Ribadisco: nella nostra zona abbiamo dei prodotti (vino, salumi e formaggi) che sono di una qualità eccelsa e non sono adeguatamente valorizzati. Per esempio tutti in Italia conoscono il Salame Milano e pochi il Varzi, le mele della Val di Non (e quelle di Bagnaria?), e quando parli di vino Lombardo ti dicono solo Franciacorta (e l’Oltrepo?). Detto questo, la fiera non può limitarsi ai soli prodotti enogastronomici, deve essere una vetrina per l’intero settore industrial-commerciale!
Perchè gli espositori vogheresi disertano la fiera? Per la burocrazia (vedi l’episodio quando l’Ispettorato del Lavoro ha multato amici e parenti che stavano aiutando a smontare gli stands) e soprattutto per i costi (che non vengono ripagati dal ritorno economico, specialmente in questi anni di crisi). E quindi voi direte: bene allora è giusto che gli organizzatori chiamino altri disposti a spendere. Io non lo trovo giusto, invece: lo scopo di un’amministrazione NON è quello di fare cassetto a tutti i costi.
Quindi faccio nel mio piccolino un modestissimo appello agli amministratori locali: Sindaco, Giunta, Consiglio Comunale. Date la possibilità alle attività di Voghera, così come dell’Oltrepo e della Valle Staffora, di poter esser presenti alla Sensia. Non dovete vedere queata festa come un’occasione di mero guadagno, ma come un’opportunità per aiutare le attività della zona. Meglio mettere un vogherese ad un certo canone che un milanese/bolognese/vietnamita al doppio o al triplo. Con tutto rispetto per i milanesi, i bolognesi e i vietnamiti questa dovrebbe essere la Fiera di Voghera, dove sono esposte le attività della zona. Pensate che opportunità anche in vista di Expo 2015. Se l’anno prossimo un turista venisse a Voghera per l’Ascensione e si accorgesse che ci sono poche attività della zona cosa penserebbe? E quindi, se le attività locali non ci sono, cari signori, è compito vostro invitarle, sostenerle e farle partecipare, e non, come è capitato in passato, mettergli addidittura i bastoni tra le ruote.
Perchè se un arbitro fa una partita con 10 espulsi non sono i giocatori ad essere tutti delinquenti, ma l’arbitro che non ha saputo gestire. E se in una classe sono quasi tutti bocciati sono gli alunni che sono tutti somari o è il professore che è incapace?
Chi ha orecchie per intendere…intenda.
El Greco (Dominikos Theotokopoulos) – Crocifissione (1595-90)
E’ un vero peccato che i giardini Moschini (credo che si chiamino così), tra Viale Marx e Via Martinelli a Voghera siano in questo desolante stato di abbandono:
Dopo che per anni l’ho osservato di giorno, dal negozio, da un po’ di tempo ho avuto occasione di osservare i giardini del castello di Voghera anche di sera. Cosa ho notato? Che è la toilette di tutti i cani della zona. I padroni li portano nei giardini, visto che è l’unico sprazzo di natura esistente in centro, e loro si sbilanciano in pipì e popò liberamente e senza inibizione alcuna. L’altra sera dalle 1930 alle 2030 ne avrò contati almeno una dozzina. E i padroni ovviamente li lasciano fare (intanto ormai c’è quasi buio e nessuno li vede…)
Poi di giorno vedo i bambini che giocano e si rotolano nel prato, e addirittura qualcuno che si spinge a raccogliere la menta che cresce in mezzo al giardino!!! Auguri !
Alcuni proverbi tratti da "Proverbi Vogheresi d’Altri Tempi" di Franco Fava e Rolando Di Bari, Edizioni Selecta 2009.
Vorrei sapere per quale regola della Viabilità Creativa Vogherese hanno fatto questa modifica in Piazzale Quarleri (invece di, per esempio, metterla "alla francese" come tutte le altre).
La Chiesa del Carmine si trova a Voghera, all’angolo tra Via Mazzini e Via Galilei.
La sua storia inizia alla fine del 1400 da un primo nucleo della Chiesa di S.Maria dei battuti, un oratorio concesso nel 1399 dal vescovo di Tortona alla Confraternita del Gonfalone.
La Confraternita, fondata attorno al 1260 a Roma dal francescano Serafico dottor S. Bonaventura, cardinale e vescovo di Albano, si era poi insediata a Voghera nella prima metà del 1300. Sulle prime fasi di costruzione della chiesa vera e propria si hanno notizie scritte attorno ai primi anni del 1400, ma l’edificio attuale si colloca nell’ambito del piano di rifacimenti e ricostruzioni avviati al tempo della Controriforma. Infatti i lavori vengono datati attorno alla seconda meta del Cinquecento, mentre il completamento avviene nel Seicento. Solo successivament però, nel 1865, un documento ufficiale attesta che "la chiesa è ridotta a perfettione e nobilmente terminata".
L’alta facciata della Chiesa del Carmine si presenta con una tipologia comune discendente dalla chiesa romana del Gesù, composta verticalmente da due parti e sormontata da un timpano triangolare.
L’interno è a forma quadrata; quattro coppie di semicolonne reggono gli archi che sostengono la cupola. L’altare maggiore è in legno dorato con tabernacolo e ciborio adornato di statuette (poi rimosse e custodite altrove a seguito di recenti furti). Il presbiterio e il coro ligneo sono a forma rettangolare. Entrando, sulla destra, si trova l’altare settecentesco di marmo con la statua in stucco della Madonna Addolorata e la riproduzione in cartapesta del Cristo Morto, che ogni Venerdì Santo viene portato in processione per le vie cittadine. Sulla sinistra si trova l’altro altare, sempre dello stesso periodo e anch’esso in marmo, con la statua in stucco della Madonna del Carmine. Sopra il portale è visibile il pregiato organo Lingiardi (1842), non utilizzabile in quanto necessita di restauri.
La cupola affrescata nel 1655 dal pittore Gian Battista Cane, a cui si devono gran parte dei dipinti della chiesa, rappresenta l’Assunzione della Madonna portata da angeli e circondata dai dodici apostoli.
La chiesa offre anche tre piccole cappelle votive.
Entrando, a sinistra, quella dedicata alla Madonna di Lourdes (inaugurata nel 1895) e, a destra, quella di Gesù nell’Orto degli Ulivi (inaugurata nel 1901). Più avanti sulla sinistra, a ridosso del presbiterio, si trova la cappella dedicata al Bambino di Praga.
Dopo un accurato restauro, nel 2003 è tornata nella Chiesa del Carmine una preziosa opera del pittore cittadino Paolo Borroni che raffigura "Il transito di San Giuseppe" e che oggi si può ammirare al di sopra del coro.
Alla fine degli anni ’70 la Comunità del Carmine di Voghera, prosecuzione ideale del gruppo giovanile che già dal 1966 si era costituito attorno alla chiesa di via Mazzini, ha deciso di ricostituire la Confraternita del Gonfalone per facilitare la gestione amministrativa degli indispensabili restauri che di lì a poco sarebbero iniziati.
E infatti nel 1981 si avviano i lavori per fronteggiare preoccupanti lesioni e crepe nella struttura. I restauri si realizzano grazie al generoso contributo di istituzioni pubbliche, banche, parrocchie, organizzazioni e di numerosi cittadini nonché dei membri della Comunità. Nel 1982 si comincia dal campanile.
Nel 1985 si completa il rifacimento del tetto mentre nel 1986 si realizza la pulizia della facciata e della parte laterale su via Galilei. Successivamente si lavora su tele e affreschi e nel 1988 si completa l’intervento sulla cupola di Gian Battista Cane.
Dopo due anni di lavori, all’inizio del 2011 vengono ultimati i restauri dell’altare della Madonna Addolorata.
Visto che Natale è passato, non si ha più l’obbligo di essere più buoni, nè tantomeno politically correct, cosa di cui io sono un maestro a non essere. Oggi ce l’ho con….
Le suore Agostiniane di Voghera. Ecco il perchè:
Da un po’ di mesi a questa parte, quando torno a casa dal negozio, vedo che un paio di suore escono dalla panetteria che fa angolo tra Via Emilia e Via Dal Verme con delle ceste di pane. Evidentemente è il pane non venduto, che viene subito consegnato ai poverelli della città. E fin qui tutto bene, detto così è una bella favola, una storia da libro cuore, una buona azione, una cosa positiva. E lo è senz’altro, per la carità, ma ha anche i suoi risvolti negativi. Vi spiego quali. Da almeno un quarto d’ora, se non più, prima della chiusura della panetteria, davanti alla porticina dell’istituto Santa Caterina staziona almeno una dozzina di individui, quelli che io ho sopra definito bonariamente come "poverelli". E poveri lo sono senz’altro, se attendono il pane. Voglio premettere che mi rendo conto che è un’opera di bene, un atto di carità splendido e da cartolina. E’ il modo in cui è gestito che non funziona benissimo. Cosa comporta l’assembramento di questi uomini? Qualche disagio. Prima di tutto per gli inquilini del palazzo di fronte, che fisicamente faticano ad entrare in casa, poi per gli automobilisti, che faticano a passare, poi per i pedoni, che sono costretti a fare lo slalom. Piccoli disagi direte voi, e vi do ragione, ma sarebbero evitabili se le suore aprissero il loro bel portone e facesso la consegna dei pani e dei pesci (pardon, solo dei pani) all’interno del loro cortile.
C’è anche un altro fattore. Questi personaggi sono tutti uomini (non gliene si può certo far colpa), un po’ trasandati (d’altronde, se sono poveri, la cosa vien da sè, anche qui sono incolpevoli). Talvolta sono anche un po’ alticci, magari solo arrabbiati col mondo. Però non è bello passare in mezzo a loro, dopo che passo di lì da oltre vent’anni per andare a casa mia, ed essere oggetto di occhiatacce (perchè passando in bicicletta si devono spostare) e talvolta di male parole (dette in lingue a me sconosciute, magari mi stanno solo salutando benevolmente, non lo metto in dubbio). Finchè passo in auto il disagio è minimo (col mio stile di guida il disagio è molto più per loro che rischiano di essere messi sotto, stanno in mezzo alla strada!), quando passo in bici il problema è minimo, se passo a piedi tiro dritto. E fin qui tutto bene. Ma se passasse una persona anziana? Una donna? Dei bambini? Non voglio fare allarmismo sociale, vi racconto solo l’ultimo aneddoto e poi valutate voi: un paio di settimane fa passo in auto (sempre alla sera, dopo la chisura dei negozi, quindi col buio) e vedo mia sorella con la mia nipotina prorpio lì in mezzo al gruppone. Accosto e mi chiedono un passaggio, seppure per pochi metri. Mia sorella mi spiega che le avevano detto di non passare di lì a quell’ora (e, badate bene, sono le 19 e 35, non le due di notte!), ma che si era dimenticata. E così si è trovata nel bel mezzo di una baruffa con tanto di lancio di sassi. Eh no, adesso qui mi incazzo: ma non bastavano i banditi che bazzicano Piazza San Bovo? Adesso ci si mettono anche le Agostiniane?
Visto che ci sono i rompipalle "antagonisti" che non vogliono mai che si costruisca vicino a casa loro: autostrade, pale eoliche, ecc. avrò anche io il diritto di mostrare la mia contrarietà a qualcosa vicino a casa mia o no?
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