(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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Padre Pio – prima parte

Sono le 2153

Eccoci qui, sul treno. Finalmente sto andando in Puglia, a San Giovanni Rotondo, “da Padre Pio”, come si suol dire. Sono anni che sto progettando questo viaggio, o meglio che ci sto pensando. Non so se è un pellegrinaggio, non sono particolarmente devoto a questo a questo santo, a dir la verità non conosco neanche bene la sua storia, se non qualche spezzone che si legge sui giornali o qualcosa detta alla tv, ma è una cosa che mi ero imposto di fare.
Dite che scrivo dei periodi troppo lunghi? Scusatemi, in italiano, raggiungevo il sei, sei e mezzo. I miei ci andavano spesso anni addietro, una volta l’anno, forse per un fioretto o cose simili, non l’ho mai saputo. Come sempre senza dire nulla fino all’ultimo giorno, quando a cena dicevano: “Guarda che noi andiamo da Padre Pio”, e prendevano il treno di notte, per arrivare a Foggia all’alba. Lo stesso treno su cui sto viaggiando. Dopo aver partecipato alla messa tornavano, e per la sera del giorno dopo la partenza erano a casa. Ricordo quella volta che mi hanno telefonato mentre ero al bar a vedere la partita dicendomi che, causa ritardi, avevano perso la coincidenza. E così sono andato a prenderli alla stazione di Piacenza. È stato un “diversivo”, ero contento di andarli a prendere. Ricordo che, ascoltando l’autoradio, sentimmo la partita inframmezzata dai loro racconti. L’Inter vinse quella sera.
Quasi sette anni fa gli dissi: “La prossima volta verrò anche io”. Avevo un mio motivo e feci quella promessa. Solo che l’anno successivo mia mamma aveva già problemi alla gamba e avrebbe fatto fatica a fare quella sfacchinata. Nei periodi in cui stava meglio non aveva tempo, oppure ci eravamo imbarcati in altri viaggi, come a Lisbona e ad Atene. Poi la malattia si è improvvisamente aggravata, con tragico epilogo. Quando era in ospedale, quasi due anni fa, le promisi che l’avrei accompagnata io fin là, magari con mezzi più comodi, come l’auto, ma il destino non me ne ha dato la possibilità.
Nei mesi successivi se ne è parlato qualche volta in famiglia, ma è una di quelle cose che rimandi sempre: quando farà più caldo, quando avrò più tempo, quando sarò più libero, quando, quando ,quando, quando.
E così mi sono deciso. Avevo ovviamente pensato ad uno dei miei viaggi lampo: dalla Rita qualcosa avrò pur preso, no? Solo che raggiungere San Giovanni Rotondo in aereo è complicato. Foggia ha un aeroporto servito malissimo (non so neppure se è ancora funzionante) e atterrare a Bari comporta delle perdite di tempo e denaro e aggiunge delle complicazioni che rende il treno una scelta quasi obbligata per una breve visita. Quindi, una notte di novembre (la notte è il paradiso -o l’inferno, dipende dai punti di vista- di chi  come ma fa –incauti– acquisti su internet. Sia benedetta/maledetta la carta di credito) ho preso i biglietti per gennaio, intercity notte, direttamente da Voghera a Foggia.
E quindi eccomi qui. Viaggiare da solo non mi ha mai messo ansia, malinconia o preoccupazione, ma stavolta un pochino si, starò invecchiando? Mi sembra di partire per un lungo viaggio, ma sarò di ritorno nel mio letto tra… dunque… 31 ore? O 32. 
Il treno sembra mediamente tranquillo. Ci sono, ovviamente, anche delle brutte facce, ma niente di che. È anche abbastanza frequentato. Né troppo, né troppo poco. Dovremmo essere a Piacenza. Credevo ci fossero dei vagoni cuccette, invece mi sa di no. Adesso mi metto a leggere.
 
 
È quasi mezzanotte e siamo a Bologna. I compagni di viaggio del mio scompartimento sono scesi tutti, compresi i chiacchieroni saliti a Piacenza. Ora vediamo chi sale. Speriamo bene.
 
 
Sono le 7:17. È appena finita la messa al santuario di Santa Maria delle Grazie. Sono molto in anticipo sulla tabella di marcia.
Da Bologna in avanti ho fatto il viaggio in compagnia di due ragazze e un ragazzo. C’era anche un altro, ma è sceso subito. Potrei definirlo “di colore”, ma è una definizione che non mi piace. Di che colore? Quando ero bambino si diceva “negro”, ma poi è diventata una parola offensiva. Dovrebbero inventarne una, perché “di colore” è proprio brutta. 
Le due tipe invece erano di una strana nazionalità che ci ho messo un po’ ad individuare. La fisionomia era europea, ma la lingua che parlavano mi era ignota. Non era italiano, inglese, francese, spagnolo, tedesco, neanche nordica tipo fiammingo, olandese, svedese. Neppure slava, russa, ecc. Quindi? Quando una delle due ha estratto un libretto per scrivere qualcosa ho sbirciato e ho riconosciuto una theta minuscola: erano greche! Tra l’altro: perché si dice greco, greca, greche, ma il maschile plurale è greci? Boh.
Ad un certo punto abbiamo spento la luce, cercando di dormire. Una delle due si è calata in faccia uno scalda collo, ma nonostante quello ha cambiato posizione cento volte: seduta, allungata, sdraiata, stravaccata. Ogni volta scontrandomi e svegliandomi.
Il tipo russava. Quindi si può dire che non ho dormito molto. Alle 4 ci ha pensato pure il controllore.
Alle 5 e 20 il treno era già fermo appena fuori dalla stazione di Foggia. Wow, si prospettava un arrivo anticipato. Esco e cerco una pensilina del bus. Chiedo a una signora, ma lei sta andando in Romania. In quella passa un autobus cono scritto “S.G. Rotondo”. Lo rincorro, si ferma, salgo. Purtroppo non è possibile acquistare il ticket sul mezzo, l’autista mi indica un bar. Mi precipito. Sta entrando una decina di persone col trolley: li sorpasso con astuzia e un pizzico di maleducazione e chiedo il biglietto. “Tanto il prossimo è alle 7”. “No, mi sta aspettando”. “Ah, parte in ritardo?”. Io penso “Si, perché è amico mio, tiè
Sulla corriera cerco di dormire, visto che il viaggio dovrebbe durare oltre un’ora. Avrei voluto leggere la guida che mi sono stampato, visto che non ho bene idea di cosa ci sia da visitare, ma è buio pesto.
Se avevo dimenticato come è scomodo cercare di dormire in treno, riscopro che sull’autobus è proprio impossibile. Per fortuna non fa soste (e chi dovrebbe salire o scendere a quest’ora?) e arriviamo in anticipo di un quarto d’ora. Riesco così ad assistere alla messa delle sei e mezza

Genova

 

Umbre de muri muri de mainé
 dunde ne vegnì duve l’è ch’ané
 
 da ‘n scitu duve a l’ûn-a a se mustra nûa
e a neutte a n’à puntou u cutellu ä gua

e a muntä l’àse gh’é restou Diu

 

u Diàu l’é in çë e u s’è gh’è faetu u nìu

ne sciurtìmmu da u mä pe sciugà e osse da u Dria
 

 e a funtan-a di cumbi ‘nta cä de pria
 
E ‘nt’a cä de pria chi ghe saià

int’à cä du Dria che u nu l’è mainà
 

gente de Lûgan facce da mandillä

qui che du luassu preferiscian l’ä
 

figge de famiggia udù de bun

che ti peu ammiàle senza u gundun
 

E a ‘ste panse veue cose che daià 
 
cose da beive, cose da mangiä
 
 frittûa de pigneu giancu de Purtufin
 
çervelle de bae ‘nt’u meximu vin

lasagne da fiddià ai quattru tucchi
 

paciûgu in aegruduse de lévre de cuppi
 
E ‘nt’a barca du vin ghe naveghiemu ‘nsc’i scheuggi

emigranti du rìe cu’i cioi ‘nt’i euggi
 

finché u matin crescià da puéilu rechéugge
 
frè di ganeuffeni e dè figge
 
bacan d’a corda marsa d’aegua e de sä

che a ne liga e a ne porta ‘nte ‘na creuza de mä

ASAP

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 19:38

Nel frattempo siamo decollati.

Dicevo: non si accorgono dell’imbarco, non rispettano le file, salgono sull’aereo solo dalla scaletta davanti (io ho prenotato in fondo apposta).

Caspita che bello partire da Londra. Partendo da altri aeroporti non ero mai passato sopra alla città, stupenda! Quasi come se il pilota ci volesse far vedere il centro dall’alto, tutto illuminato, per poi virare verso sud. Accidenti come è alto il palazzo "Scheggia", altissimo! E poi in un solo colpo vedi la City, il Tower Bridge, il London Eye, sembra una cartolina. Poi l’aereo vira e ti rendo conto ancora una volta dell’immensità di questa città: luci luci luci luci a perdita d’occhio, senza riuscire a vederne la fine, luci luci luci luci che all’orizzonte si perdono nella foschia. Ciao Londra, ciao arrivederci!

E’ stata proprio una bella gita, non credevo, visti i presupposti. Sono anni che non facevo ‘sti viaggi da solo, è tanto che non venivo a Londra e l’ultima volta ho avuto troppa nostalgia. Stavolta invece, nonostante tutto (e Dio solo sa cosa intendo) non ho patito nostalgia, solo bei ricordi e piacevole compagnia. Si, Londra è ancora la mia seconda Milano. Anzi in questo momento la sento ancora più mia. Ne so forse più di Milano, l’ho girata sicuramente di più a Piedi, negli anfratti, nei vicoli, e poi riesce sempre a stupirmi. Londra è nel mio cuore. Mi verrebbe voglia di tornare e raccontare tutto a mia mamma (ma sa già tutto) e dirle: hai visto? hanno chiuso la mia casa!

Chissà quando sarà la prossima volta che torno qui. Crfedo non passerà più così tanto tempo. Ho annusato il profumo dei posti. Potrebbe essere un nuovo capitolo del libro. O del libro della vita. A proposito di libro, anche Anna diceva a sua figlia (la seconda, che non conoscevo): "questo qui è quello del blog, quello del libro". Anche questo diario potrebbe essere un capitolo nuovo, magari sistemandolo un po’, togliendo i pensieri troppo personali, ecc.

(e infatti così ho fatto)

Ciao Londra, C U next time, ASAP!

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 21:00 (22 per l’Italia)

This is the end


Un selfie a Trafalgar con Nelson riflesso negli occhiali :-)

Canary Wharf

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 19:00

L’aereo è più piccolo di quello dell’andata, si sono due posti per fila anziché tre. Il London City Airport è una figata. Sono sceso a Canary Wharf, il posto che mi aveva ricordato Blade Runner. Ora mi ricorda quei film dove tutti escono dall’ufficio e in giro c’è solo gente incravattata, di fretta, con la ventiquattrore. Con la differenza che qui a Londra vanno tutti di fretta, e l’altra differenza è che se passi davanti a un pub, uomini e donne, anche incravattati, hanno una birra in mano.

Ho preso la Docklands Light Railway. Caspita quanto è grande Londra, quanto è “connessa”. Hanno proprio fatto un lavorone con tutti questi mezzi di trasporto. Per fare questa railway, quasi tutta sopraelevata, nella zona dei docks, chissà che sbatti. Ma così facendo hanno contribuito a riqualificare la zona: i palazzoni di uffici li fai se ci sono i mezzi di trasporto. A proposito: a Londra, a parte il centro-centro non ci sono palazzi, tutte case abbastanza basse. Per esempio ieri a Clapham Junction tutte con il solo “primo piano”, stile vittoriano. Sembrava una città fatta di Lego. Poi ci sono i supergrattacieli. Ne hanno fatto uno sul southbank altissimo, a forma di punta, si chiama Shard (scheggia). Poi nella zona della City ne hanno fatti due nuovi belli grossi, di cui uno oscura la visuale del caratteristico “cetriolone” che ormai faceva parte della skyline, come l’House of Parliament e l’Eye.

L’aeroporto è piccolino, quindi molto fruibile. Mi son dimenticato di informarmi se la Oyster è rimborsabile, avevo su anche 3 pounds. La userò next time.

Pieno di giargianesi italiani, non si… [continua]


Ma se poi alzi gli occhi verso l’alto… Io consiglierei di vedere Canary Wharf (posto che tra l’altro probabilmente anche gente che vive a Londra da anni non ha mai visto, ma a me affascina) prima in una giornata di lavoro magari all’ora di punto e poi alla domenica al tramonto, arrivando magari da Bank con la DLR. Come dissi 6 anni fa: sembra di veder passare Deckard di Blade Runner
 

Quante persone si trovano nella vita?

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 17:24

La mia avventura è quasi finita. Sono sulla Jubilee. Prima sono stato a Covent Garden e poi a Trafalgar Square. Ho preso la underground a Westminster, non ricordandomi di quanto lenta fosse la Circle: non arrivava mai e quando è arrivata era sempre ferma. Infatti, dopo aver recuperato la valigia e aver detto arrivederci a Queensway ho preso la Central / Jubilee e mi sono avvicinato al pub di Mau.

Lo avevo avvertito via Whatsapp e sms, ma senza risposta. Ho aspettato un po’, ma senza risultato. Peccato andare senza salutarlo. Per fortuna alle 4 e mezza mi scrive, è appena uscito. Gli offro un sidro, gli racconto di Anna, un saluto e poi via, eccomi qui.

Si, adesso ho proprio voglia di tornare, dopo aver respirato un po’ di aria del mondo. Quante storie senti qui. Il pizzaiolo di Portici che è dovuto "scappare" in Italia perché il padre stava male e ora è tornato. Il cuoco che si è fatto un mese in Thailandia. Quanti ragazzi italiani nel mondo. Storie, personaggi, ma soprattutto persone. Ognuna col proprio background, i propri sogni, la propria vita. Le esperienze, i viaggi, i lavori. Quante persone ho incontrato nella mia vita? E ognuna mi ha lasciato qualcosa,ognuna mi ha insegnato qualcosa.


Cyberdog a Camden Town ha cambiato sede. Rimane sempre un posto assurdo.

L’amica Anna

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 13:51

Ho visto la Londra tranquilla, ho visto la Londra incasinata, quella che ti fa superare la gente ordinatamente a destra sulle scale mobili anche se non devi andare da nessuna parte. Un tizio si stava lavando i denti per strada, giacca e cravatta,e ha sputazzato mentre camminava di fretta, nel tombino! Ma si può?

Ho fatto un giro a Oxford Street e poi ho preso la Northern a Tottenham Court Road. Hey, al Dominion Theatre danno ancora il musical sui Queen. Ancora!
Arrivo a Camden Town e trovo l’ufficio di Anna, al piano terra con vetrina.

Nel frattempo ho mangiato qualcosa, ho comprato una penna, ho ricaricato la Oyster e ho preso la underground per tornare giù. Dicevo di Anna: volevo fare un saluto e via, ma poi sono rimasto. Sempre uguale quel posto (anche se non è lo stesso ufficio) e sempre uguale lei. Ha a che fare perlopiù con ventenni italiani un po’ strafottenti che pensano che il lavoro gli sia dovuto e non capiscono che capelli lunghi, piercing, tatuaggi, puntualità ed educazione c’entrino qualcosa col trovare lavoro. E lei, un po’ chioccia e un po’ maestra, li cazzia, li coccola e li ricazzia. Anche in questo caso è come se il tempo non fosse passato. Siamo stati entrambi felici di rivederci. Si ricordava di me, del mio negozio, ecc. Anche in questo caso sembrava fosse passato un mese. E invece erano 8 anni, dico 8 anni. Gran cosa. Sono stato lì un paio d’ore a chiacchierare e a "vivere" l’ambiente. Figurati che mi ha detto che se le avessi telefonato mi avrebbe invitato a casa sua il giorno prima ad una grigliata tra amici. Sono un tizio davvero fortunato, dovunque vada ho amici. Ma non nel senso che ho amici dappertutto, nel senso che in qualsiasi situazione sono in grado di coltivare amicizie. Non male, veramente, sono fortunato in questo settore (e beh, dai almeno in un settore!!!!)

Nel frattempo una telefonata in Italia (finalmente ho "preso la linea"). Bello. Poi mi sono fatto un giro al mercato. A Londra vedi gente di tutti i tipi, il bello è quello. A Portobello ho visto una coppia, lui e lei, sui 40 anni, normalissimi, se non fosse che entrambi indossavano dei fuseaux gialli costellati da loghi di Batman! Ma le cose più strane le vedi solo a Camden Town. Non esiste un altro posto così. Trovi le cose più assurde, i negozi più assurdi e la gente più assurda. Imperdibile per chi non c’è mai stato. Adesso sono le 2 e 20 e sto per arrivare a Covent Garden.


Se mi bendassero in Italia e mi sbendassero qui, in una via a caso del centro, non avrei dubbi: è Londra!

Ultimo giorno

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 08:09

Terzo e ultimo giorno. Ho fatto una bella dormita rigenerante, mentre me la sciallo ancora nel letto butto giù qualche pensiero.

La giornata sembrerebbe più freddina. Dopo la doccia dovrò fare un piano d’attacco per la giornata. I punti sicuri sono: Anna, Camden Town e l’aereo. I possibili sono: Trafalgar Square, ancora un giro a SOHO, Covent Garden, Canary Wharf, ritrovare Maurizio per un saluto, British Museum e altro. Ovviamente ci sarebbero mille posti da vedere, turistici e non (come il Regent’s Park)

E’ forte, ripeto, che oltre al mio gironzolare solitario abbia potuto contare su Maurizio e Celia, che mi hanno parlato di Londra, della sua vita, mi hanno portato a vedere un angolo non turistico come Clapham (altra stranezza linguistica: chissà perchè si pronuncia Clapam e non Clafam…un po’ come il Tamigi, Thames, che si pronuncia Thems e non Theims). Si è stato proprio piacevole aver avuto due guide così, grazie.

Agli amici non interessa se sei brutto o bello, povero o ricco, che lavoro fai, dove abiti o quanto guadagni. E’ quasi commovente sapere che al mondo c’è un legame così bello come l’amicizia.

Ieri sera poi arrivo finalmente a Waterloo Station. Il treno per il ritorno "ovviamente" andava più piano di quello che ho preso per sbaglio. Gli ultimi minuti li ho fatti in compagnia di un giovane tifoso del Manchester United, che pensando fossi spagnolo mi ha citato Barcellona e Real Madrid. Lui tornava da una partita col Liverpool. Quando gli ho detto che sono italiano mi ha citato "Inter Milàn" e "EI SI Milàn", da noi prosaicamente dette Inter e Mìlan. Mi precipito subito in underground e trovo l’ultimo treno disponibile della Jubilee. Dovrei cambiare a Bond Street per la Central, ma non faccio in tempo, è passata mezzanotte ed è chiusa. Mi faccio Oxford Street fino a dopo Marble Arch. E pensare che la primissima volta a Londra sono arrivato proprio a Marble Arch. C’è un sacco di gente ancora in giro. Poi prendo la 390: mi passa davanti, la riconosco, corro fino alla fermata e salgo. Non ricordavo più le corse 24h, mi ha risparmiato altri 30 minuti buoni di cammino. In questo momento mi sta squillando il cell: è la prima chiamata che ricevo in questi giorni e naturalmente è un numero che non ho, quindi non rispondo. Le telefonate che ho fatto io sempre senza successo.

Qualcosa mi manca dell’Italia. Talvolta è un pensiero generico, un astratto. A volte come in un flash mi affiorano mille ricordi in un istante. Basta veder un qualcosa, pensare a una situazione, un oggetto. Penso al sole, alle vibrazioni, alle risate, alle scosse, alle sensazioni. C’è qualcosa nell’aria. Chissà… C’è chi dice che è meglio avere sprazzi di allegria e parvenza di felicità, ma io non mi accontento, e quindi meglio la malinconia vera che l’allegria forzata. La felicità non si misura in aperitivi.

Ora affrontiamo quest’ultima giornata londinese.


Bayswater / Queensway è casa mia :-)

Woking

Domenica 16 marzo 2014 – Ore 22:50

Sono a Woking! Non so a che distanza sia da Londra e dal mio letto, ma parecchio! Come sono qui Fabio? Non ti ricordi? Cominciamo dall’inizio.

Dopo essere stato al Tower Bridge, prendo la Circle Line per andare a Liverpool Street Station, dove ho pranzato. Ho visto Ponti’s, dove lavoravo: che tristezza…vuoto! Forse perchè è domenica. Nel frattempo mi scrive Mau, sono sul bank, near Waterloo. Ok, li raggiungo. Quasi alle 4PM sono li. Conosco la sua tipa, Celia, spagnola, carina e molto simpatica. Sono proprio una bella coppia. Ci facciamo un giro e ci beviamo un sidro in un locale col cortiletto. Celia mi racconta che è di Cadice, sud della Spagna. Ha studiato tipo biologia marina, ha fatto l’Erasmus a Lecce (!!!) e poi esperienza a Londra (esprienza di lavoro, non di ciò che ha studiato). Risultato: ha consociuto Maurizio e si è fermata. Adesso lavora in un asilo e saltuariamente fa la baby sitter, ma il suo sogno è quello di fare ciò per cui ha studiato, magari alle Canarie.

Facciamo ancora un mezzo giro e poi a Waterloo prendiamo il treno fino a Clapham Junction. E’ un po’ fuori, ma non è una brutta periferia, tutt’altro. E’ vicino a dove abitano loro. Mi chiedono come va e come mi butta la vita in Italia: beh la prossima volta che torno gli racconto. Dicono che vivere a Londra è anche bello, ovvio in periferia per i prezzi e per la qualità della vita. Però anche difficile, soprattutto per i tempi (a causa della vastità delle distanze) e per i costi. Vorrebbero una vita più semplice.

A Clapham ci fermiamo a bere una birra come aperitivo (è quasi ora di cena) e poi andiamo in una pizzeria italiana, Donna Margherita.  Pizza buona devo dire. Prezzi nella media di Londra.

Si, sono proprio una bella coppia. Mi aspettavo una sulle sue, invece è socievole, e quando stanno insieme si vede che sono innamorati. E poi è forte la cosa: io e Maurizio non è che siamo mai stati amici, cioè ci siamo mai frequentati…però è un amico, uno che l’ultima volta l’ho visto 6 anni fa (per una birra) ed è come se non lo vedessi da un paio di mesi. Ecco la gente che mi piace, la gente tranquilla, che non se la tira, che non ha come scopo quello di tirarsela o di far vedere che sta bene. C’è sintonia. E’ una chimica strana, chissà perchè due persone si incontrano, si ritrovano dopo un mese, poi dopo 2 anni e poi dopo altri 6…ed è come se fossero stati sempre amici.
"Il mio amico di Londra". A cui auguro, a lui e alla sua morosa, un sacco di bene.

Dopo la pizza siamo tutti un po’ cotti e mi accompagnano in bus alla stazione. Vedo un treno, la scritta dice "Waterloo" e ci salgo. Faccio giusto in tempo a chiedere "Excuse me, is this train going  to Waterloo?" che si chiudono le porte. La risposta è "no". Noooooooo!!!
Passa il controllore. Gli spiego e mi dice di scendere alla prossima. Peccato che alla successiva non si ferma. E neanche a quella dopo…ecc. Fino a Woking! Ma dove cazzo sono? E’ lontanissimo, ma di brutto! E beh, un viaggio senza avventure non sarebbe emozionante. Fortuna che un quarto d’ora e arriva il treno in direzione opposta. Sono qui, nella speranza che un eventuale controllore sia clemente, a non so quanti km dal mio lettino….shit! In this time I’d be in Wimbledon. Inizio ad accusare un po’ di sonno.

Lunedi 17 marzo 2014 – Ore 00:42

In stanza. Buonanotte!


Horse Guards, dietro Downing Street. Ci sono ancora dei posti di Londra in cui non ero mai stato, forte!

Lungo il Tamigi

Domenica 16 marzo 2014 – Ore 13:49

Alla fine c’era la connessione. Ho risposto a qualche messaggio e ho fatto il check-in per il ritorno. Oggi sono abbastanza fortunato con le connessioni, ne ho trovate tante. Da Westminster ho fatto tuuuuuuuuuuuuto il southbank and now I’m near Tower Bridge. Ho provato a telefonare, sia via Viber che by phone, ma non sono fortunato, non rispondono. Chissà che succede in Italì… chissà che si dice, chissà che si fa. Adesso mi piacerebbe essere su una panchina al fresco, magari a Fortunago all’ombra vicino alla chiesa, in compagnia a chiacchierare e nient’altro.

Mau dice che da quando ha la tipa la sua vita è cambiata, tra le altre cose ha ovviamente fatto anche delle rinunce, ma che è giusto così, ed è contento, perchè la cosa più importante è lei. E per lei è lo stesso. E’ così, è bello trovare il punto di giunzione di due vite, nonostante ciò che dicono i disfattisti. Chi dice che è meglio stare da soli perchè c’è più libertà e divertimento mente, oppure semplicemente non ha trovato l’anima gemella. Max Pezzali cantava "Senza averti qui". Sono contento per Mau, si vede che per lui, lei è importante e viceversa. Sono diversi, è ovvio, ma anche giusto e normale. Ma se c’è l’amore…quella cosa che fa mettere da parte le piccole cose brutte e fa pensare solo alle belle, grandi e importanti. Come il futuro. Hey un messaggio…adesso sto ancora un po’ seduto su ‘sta panchina poi magari mi procuro del cibo, oggi ancora niente di solido!

Certo che gli zingari sono ovunque! Sul Westminster Bridge c’è strapieno di quelli che fanno il gioco dei 3 bicchieri.

Anche oggi giornata climaticamente stupenda.


La "Scheggia" di Renzo Piano. E’ davvero notoevole. L’ultima volta che sono venuto non c’era. Molto molto molto notevole!

Nessuna connessione

Domenica 16 marzo 2014 – Ore 10:35

La stanchezza mi ha fatto dormire, almeno fino alle 6, poi sonno agitato fino alle 9. Per dormire cercavo di immaginare situazioni di relax. Sono un po’ paranoico? E così pensavo a cose belle.

Mi spiegate come mai è così difficile radersi la barba sul collo? Specialmente sotto il mento. Mi sono portato il rasoio elettrico (l’altro non so se avrebbe passato i controlli) e non sono riuscito a radermi bene, che rabbia. Sono passato alla Tesco per un rasoio usa e getta, ma hanno solo il Mach 3 a 8 pounds, no. Ne ho approfittato per un giro da vero turista qui in Queensway a comprare ricordini e cartoline. Dopo? Tamigi di giorno.

X adesso ho preso un cappuccino al Mc. C’è la wi-fi ma non si connette…sto sclerando! Nessun messaggio dall’Italia, magari ci sono su Whatsapp, ma se non riesco a connettermi. Se va avanti così sfrutto la TIM in roaming, cazzomene.


Strani incontri in Regent Street :-)

Storie di un londinese marchigiano

Sabato 15 marzo 2014 – Ore 22:14

Devastato? Distrutto? E’ dire poco.

Mi sono avvicinato a dove lavora Mau. Viaggio coi piedi e con la mente. E’ il bello di viaggiare da solo: rifletti. E penso a tante cose, e ho tempo di vedere le cose in modo più tranquillo e distaccato. Ho tante cose belle! Le cose non vanno? Si risolvono. Alcune con applicazioni pratiche, lavorando. Altre…ci vuole passione, voglia, sentimento, determinazione, amore. Tutte cose che mi sento di avere.

Cmq è più bello Kensington Garden di Hyde Park. Hey quante cose ho ancora da vedere: Big Ben, Buckingham, Trafalgar, Covent Garden, il bank sul Thames, ecc.

Una cosa noto: ci sono nel parco stradine divise tra pista ciclabile e pedonale e i pedoni stanno nella parte pedonale, le bici nella ciclabile. Da noi sarebbe impossibile.

Con un po’ di fatica trovo il pub e Mau. Lo trovo dimagrito, ma sempre lui. Mi porta in un pub li vicino e davanti a una birra mi racconta: convive con la tipa, lei è spagnola. Ha mollato il lavoro nel reparto marketing di un sito di scommesse per dedicarsi alla sua passione: la cucina. Sta facendo un corso, ha lavorato due mesi gratis in un ristorante e adesso da 1 week in quel pub. Gli piace, è appassionato, lo fa volentieri. Prima o poi vorrebbe andare in un ristorante. Magari alle Canarie.

Non contento della strada che ho fatto (ho visto anche Buckingham Palace) mi porta fino a Westminster Abbey, House of Parliament (Big Ben) e poi sul Southbank del Thames, parlandomi della sua nuova passione, il cibo e la cucina. Passiamo sotto al London Eye. Non ci sono mai andato, ma ci vorrei andare con quacuno, non da solo.

Lui mi chiede di me, dico che sono in un periodo un po’ così. Mi dice di essere ottimista, che nella vita le cose si aggiustano, se ci tieni veramente. Ha ragione. E’ forte avere un amico a Londra. Anche se ci vediamo ogni 6 anni, ci basta raccontarci le ultime per tornare in sintonia. Dice che segue il mio blog e che mi "tiene sotto controllo". Il mio blog…da quanto tempo non lo aggiorno? Non ho mai voglia. E dice che ha letto il mio libro (si ricorda anche il titolo!) e lo ha pure prestato a un’amica italiana.

Col Millennium Bridge torniamo su fino a SOHO, passiamo davanti al G.A.Y., è ormai ora di cena e ci prendiamo due pseudopizze, non male.

Poi mi fa andare fino a Tottenham Court Road, vuole uccidermi di chilometri, fino a una cantina spagnola per due bicchieri di vino e ulteriori chiacchiere: mi chiede del lavoro, dell’Italia che offre poco (lui è di Osimo) (lo scrivo così mi ricordo, altrimenti non mi ricordo mai di dov’è) e del passato e futuro. Lui ha anche aperto una ditta per vendere prodotti alimentari ai mercati, ma non ci stava dentro e l’ha chiusa. Alla fine si lavorava solo al sabato, gli altri giorni poco,e non valeva la pena. La tipa vorrebbe, prima o poi, trasferirsi alle Canarie, e lui anche, ma prima vorrebbe finire la scuola da cuoco che sta facendo. Scelta difficile, nel senso che ti cambia la vita, ma una volta che ha scelto di vivere a Londra, e una volta che ha scelto di vivere con la sua fidanzata, era già una scelta di vita, e quindi va fino in fondo. Bello…

Alla fine cedo, son stracco e torno. Inoltre sono in piedi dalle 5, che è come fossero le 4! Buonanotte Londra!


Un taxi cab pied de poule

Portobello Road pieno di italians

Sabato 15 marzo 2014 – Ore 15:21

Sono alquanto distrutto. Ho raggiunto l’hotel, facendo a piedi la "mia zona". La "mia" casa è in ristrutturazione e sembra disabitata. L’hotel è nella piazza a fianco. A parte la modernità della tesserina per entrare, la stanza non è un granchè: dignitosa, pulita, ma ne ho viste di meglio (Lugano!) e poi piccolina. Ma tanto… Altra brutta notizia è che non c’è il wi-fi! Ma che palleeeee. Mi sbrago un attimo e mi rilasso mezz’ora sul letto pensando. Non è bellissima la stanza, ma tutto sommato… Guardo un po’ la partita Italia-Inghilterra di rugby ed esco, non contento della levataccia e dei chilometri. Vado a piedi a Notting Hill Gate, anche perchè in metro ci metterei di più, è qui dietro. Mi sparo tuuuuuuuuutta Portobello Road, oggi è sabato è c’è il mercatino.

Certo che qui a Londra vedi veramente gente di tutto il mondo, ma anche posti che non ti verrebbero mai in mente (come la Jamaica). Siccome la passeggiata mi mette un po’ di fame prendo i Ritz e una Coca alla ciliegia: un po’ strana. Nel frattempo mi ha scritto Cinzia via sms e altri messaggi dall’Italia. Tornando mi fermo davanti a un Caffè Nero, trovo la wi-fi, mi registro e navigo. Mi arriva un messaggio, due segnalazioni da Ebay, uno da Twitter e uno dal negozio. Provo a fare una chiamata via Viber ma senza successo, non risponde nessuno.

Il clima è strano: se stai al sole c’è caldo, molto caldo, ma all’ombra appena appena bene per come sono vestito: camicia, maglione di lana e giacca mezza stagione. Adesso mi sono buttato esausto contro una pianta in Kensington Garden e senza giacca, al sole, ho quasi freddo. C’è strapieno di gente. Adesso farò così: mi sposto attraverso il parco e supero Hyde Park fino a St Jamesa Park, dove alle 5 ho appointment con Maurizio che stacca a quell’ora. Piano piano, con frequenti soste, leggendo un po’.


Uno strano allestimento in un negozio in Portobello Road

Piccadilly Circus

Sabato 15 marzo 2014 – Ore 11:29

Siccome probabilmente al mattino la camera non è pronta, ho deciso di farmi direttamente un giro in centro, giusto per capire che aria si respira. Ovviamente botta di ricordi, soprattutto sensazioni. Sono sceso a Hyde Park Corner, ho attraversato Green Park. La temperatura è praticamente come dai noi, ho fatto bene a non portarmi il piumino. Per gli inglesi, al solito, è piena primavera un clima così e quindi tutti in felpa senza giacca. C’è sempre un sacco di gente che corre nei parchi, un sacco proprio.  E così fanno spuntare quelle gambette color latte. Poi ci sono quelli in pattini, in bici, quelli coi cani. E le coppie, che belle le coppie. Le avevo sempre guardate con sufficienza in passato e adesso invece le noto con piacere.

Bella questa gita, bella la vita. Anche quando ci sono periodi brutti. A me piace non darmi per vinto quando c’è qualcosa che non va. Lo devo al mondo, lo devo a quelli che sono felici nel vedermi felice, lo devo a quelli che remano contro (magari solo col pensiero: per invidia, per gelosia, per pettegolezzo, per noia, per stronzaggine, perchè credono di saperla lunga, perchè vogliono intromettersi…per uno o più di questi motivi) e poi lo devo a me stesso. Si, questa vacanza magari mi aiuta a rimettere in ordine i pensieri, che proprio quando erano pensieri strabelli si sono incasinati. Chi lo sa… Il passato è passato, sia bello che brutto, il futuro è un’incognita, il problema è il presente. Del passato non si butta via niente, perlomeno niente di grande. E ho la maledetta presunzione di sapere che il futuro sarà bello. Io ho fiducia in me, devo solo convincermene, o farmi convincere che il futuro non è ineluttabile, si può cambiare.

Sono andato a Piccadilly Circus, poi fino a Charing Cross in cerca di un maledetto bancomat (che fatica!) Ho ritirato 100 pounds, adesso sono al Mc, ma non c’è il wi-fi. Inaudito!

Atterraggio a Heatrow

Sabato 15 marzo 2014 – Ore 9:23 (ora di Londra)

Sono sulla underground. Il viaggio è andato bene, ho bevuto un succo. Abbiamo dovuto cazzeggiare dieci minuti sui cieli di Londra perchè c’era traffico in aereoporto. Un tizio ha approfittato dei posti in fondo tutti vuoti per stravaccarsi, la hostess gli ha detto di levarsi almeno le scarpe e lui, purtroppo, l’ha fatto.
Ho sfogliato i giornaletti dell’aereo, il solito dei "regali" e quello con tutte le destinazioni. Ho tirato giù un paio di indirizzi di Londra, e poi di New York. Che figata che deve essere…pazzesco! Ricordo che almeno in un paio di occasioni in vita mia ho "rischiato" di andarci, ma alla fine non ci sono mai stato. Ci andrò mai? Forse. C’è sempre qualche motivo: adesso no, dopo no, motivi di qui, motivi di la. Quanti "motivi" che ci sono nella vita. Ma prima o poi tutto si risolverà, sono ottimista. E sono uno abbastanza determinato, so che alla fine se in una cosa ci credi può accadere. E con questi pensieri mi viene il sorriso e mi sento meno solo.
L’aereo non ha giargianesi evidenti (a parte il senza-scarpe) e quindi per fortuna niente applauso all’atterraggio. Ottimo. Dopo brevissime formalità scendo nella Tube. Prendo la Oyster, pare sia la soluzione migliore. Spero.


Piccadilly Circus è casa mia…

In volo sopra alle alpi

Sabato 15 marzo 2014 – Ore 7:54

Stiamo volando. Il momento più bello è sempre quello della partenza: dopo che l’aeromobile si è portato sulla pista di decollo accende i reattori e il pilota “schiaccia il pedale”. È come andare in Formula 1, con la differenza che qui siamo su un coso da svariate tonnellate. E quando arriva al top della velocità, quando pensi “Hey, se fossi su un’auto a questa velocità, avrei paurissima”, si stacca dal suolo. Figata. Non mi fa minimamente paura, anzi è molto bello. Ho prenotato l’ultimo posto in fondo, che evidentemente non piace a nessuno: ho due intere file di posti a mia disposizione. X assurdo sarebbe “bello” pilotare un aereo. L’unico problema è che poi mi si tappano le orecchie.
La prima vista è stata di Milano, ovviamente. E non mi è piaciuta, troppi brutti palazzi di periferia. L’unica cosa bella è la tangenziale. X i non amanti di Milano sto dicendo cose assurde. Poi passiamo sopra alla centrale: noto subito che dall’alto sembra un capannone, perde la maestosità della sua facciata. E poi il Pirellone, spicca! Più a nord noto un piccolo aeroporto, stile Rivanazzano (scoprirò dopo che è l’aeroporto di Bresso). Poi di colpo lo sguardo va più lontano e appaiono le Alpi innevate e illuminate. Che spettacolo! Si vedono proprio tutte! Sembra di essere nel film “L’era Glaciale”. Poi passiamo sopra ai laghi. Mia mamma era un’accanita “guardatricefuoridaifinestrini” in treno e quando abbiamo volato la lasciavo sedere vicino al finestrino. E infatti non si staccava un secondo per tutto il viaggio. Anche a me piace, ma ci sono cose più importanti (come lasciare il posto al finestrino a qualcun altro)
Ho scambiato quattro parole con uno della cabin crew, un romano, about il libro che mi sono portato: “Solar” di Ian McEwan. Mi rendo solo ora conto che non avevo mai volato con Alitalia, deve essere almeno la mia decima compagnia diversa, anche se il carrier non deve essere proprio Alitalia, ma è una questione burocratica: Alitalia ha altre “ragioni sociali” (come “Volare”) per mantenere i diritti di certi slot negli aeroporti. Questo è “CAI Second”.
Nuvole. Torno al mio libro.


Hyde Park

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