(raccolta molto sparsa di pensieri)

fabiotordi

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L'uovo di colombo

Tempo fa ero su al Castello Malaspina e parlando con Marco mi ha dato l’idea per qualche post. Il primo ve lo esplico subito, gli altri vedrò di implementarli prossimamente.

Il primo argomento è questo: ma dove cavolo sono i piccoli dei piccioni? Mi spiego meglio: avete presente i piccioni? Quei rompipalle di uccelli che ci ritroviamo in ogni città. Quelli che quando sei bambino li ami perchè ti diverti ad inseguirli o a dargli da mangiare, ma poi quando sei grande vorresti ucciderli tutti perchè come minimo ti scagazzano sulla macchina.

Ebbene: avete mai visto un nido di piccioni? Chi l’abbia visto alzi la mano. E soprattutto: avete mai visto dei minipiccioni? Si insomma i figli del piccione? Mai visti, in giro ci sono solo gli adulti. E quindi, dopo il mistero dei cinesi che non muoiono mai, il mistero dei piccioni che nascono adulti. Boh? Aspetta che guarda su Wikipedia…. non non dice nulla al riguardo. Beh il mistero si infittisce, se qualcuno ha delle news mi faccia sapere.

Le sensazioni e i soldi

Noi viviamo di sensazioni. Cercherò di spiegarmi meglio. Cosa ti piace fare? Guardare un bel film alla tv? Quello che ti piace realmente è la sensazione di benessere, o di brivido, o di appagamento che ti da la visione del film. Ti piace mangiare il gelato amarena e limone? Stessa cosa, ti piace il gusto, la sensazione del gelato fresco che si scioglie in bocca, il profumo della frutta. E’ tutto così: leggere un libro, visitare un posto, ecc. Per esempio sei in mezzo ad un concerto. Cosa ti piace? Stai ascoltando la musica che ti piace, la stai ascoltando in una performance live, sei in mezzo a gente come te a cui piace la stessa musica, gente che è venuta li per divertirsi come te, per cantare a squarciagola, gente che senti amica perché stai condividendo un’emozione. Quindi il prezzo del biglietto non comprende solo l’ascolto della musica, ma un’insieme di emozioni. Compri un’auto nuova? Oltre al mezzo in se c’è la soddisfazione di possedere qualcosa di tuo che ti piace, il fascino della novità, l’orgoglio di averla potuta acquistare, ecc.

Ogni giorno ci nutriamo di sensazioni. Non sono date solo dagli oggetti acquistati. Ci sono le parole di un amico, gli sguardi di una mamma, le litigate col capo, i temporali, la ragazza conosciuta al bar sotto l’ufficio, le vittorie sportive, tuo cugino che diventerà padre, le foglie che si staccano dagli alberi, le spighe di grano che si piegano dal vento, ritrovare in fondo all’armadio quella camicia che ti piaceva tanto, un sms alle 4 del mattino… & so on.

Tornando agli oggetti, o meglio alle cose che si comprano, molti si fermano al semplice possesso. Compro la tal cosa perché vale il giusto prezzo. E stop. Invece anche gli acquisti possono aver un secondo significato. Una cravatta che ti piace, magari costa un po’ di più, ma ti regala soddisfazione. Un regalo vale tutti i soldi spesi, anche se per te stesso magari non li avresti spesi. Una cena romantica non ha prezzo (beh insomma, sempre se hai la Mastercard).
Certo, la situazione ottimale è quando riesci, con la minima spesa, a raggiungere il massimo della soddisfazione, ma viviamo in un mondo imperfetto. Io quando faccio qualcosa mi sento soddisfatto quando vedo che è causa di felicità, allegria, benessere. Anche se fosse solo un sorriso. Non immaginate quanto un sorriso degli altri faccia sorridere il mio cuore.
Che post stralunato e un poco assurdo oggi eh?

Lettera ad un'amica

[…]
Anche a me piace imparare, nel senso più completo del termine. Sto leggendo un libro in questo periodo che mi ha regalato un amico, di Fred Uhlman, autore che non conoscevo. Proprio stamattina leggevo un passo dove il protagonista descrive il padre austero e dice:

"Non mi sono mai sentito a mio agio con lui, e da bambino m’apprestavo a vederlo sempre con ansia, paura e a volte con vero e proprio terrore. Non che volesse essere crudele, lo era senza saperlo, essendo incapace di sentimenti come la gente normale. Il grande ostacolo era la sua quasi totale mancanza di immaginazione; non aveva una solida cultura (a parte l’ottima cosnocenza del francese e dell’inglese), era superficiale e niente affato curioso. Sono sicuro che non si è mai chiesto: perchè viviamo? C’è un altro mondo oltre il nostro? Qual è lo scopo della vita? Non ne aveva bisogno. La risposta era chiara: lo scopo della vita è essere un Hohenfels. Questo sterile orgoglio rendeva superflui sentimenti comuni come la pietà, la misericordia e la compassione. Può anche darsi che tale insensibilità l’abbia reso un ambasciatore di successo, perchè nel mondo artificiale nel quale si muoveeva tutto quello che importava erano le apparenze, e di queste aveva una rara padronanza"

Ecco, ha ragione. Molti di quelli che hanno un successo, forse effimero, nella vita, lo hanno perchè sono fatti così. Molti, non tutti, ci sono i sognatori che realizzano i loro sogni con determinazione.
Io mi ritengo una persona sensibile. E curiosa. Due qualità che magari non ti fanno apparire chissà che cosa (ma tanto non ci tengo), ma che ti  fanno avere "successo" in altro modo, con le persone che conosci. Ho un carissimo amico. Ci vediamo si e no una volta l’anno ormai, ma rimaniamo carissimi amici. Lui mi dice sempre che sono uno dei pochi che riescono ad ascoltarlo sul serio, a capirlo e a dargli i consiglio giusti. Io mi imbarazzo tantissimo perchè non faccio altro che dirgli, nel modo più semplice assoluto, quello che penso. Ma quello che mi dice mi fa un piacere immenso.

La curiosità anima gli scienziati, la sensibilità gli artisti. Io non mi voglio includere in nessuna delle due categorie, ma ambiziosamente cerco di "pescare" dagli uni e dagli altri. Gli scienziati sernza sensibilità sono aridi e freddi, gli artisti senza curiosità hanno un’anima fragile.
Preferisco non essere nè l’uno nè l’altro, ma un pochettino di entrambi.

Bello questo pensiero scaturito alle 3 di mattina! Prima o poi lo trasformerò in un post del blog, visto che non ho molte idee ultimamente (è dura il lavoro del blogger, a volte sei in crisi di ispirazione, ma i lettori vorrebbero sempre delle novità !!!!)

Dai ci vediamo domani sera (stasera ormai), e per il futuro mi scuso se non sarò all’altezza di quello che dici… parleremo di quello che ci va, anche se fosse noioso…

Buonanotte
à bientôt

Fab

Che caldo nucleare

Avete caldo? O a casa vostra avete il condizionatore? E ovviamente avete il frigorifero, il televisore, il lettore dvd, la lavastoviglie, la lavatrice, il phon, il ferro da stiro, l’impianto stereo, il computer e la stampante, ecc. Insomma, consumate un bel po’ di elettricità. Come tutti insomma. Rinuncereste a queste attrezzature? No? Allora vi spiego dove sta il problema: se tutti facessero come voi (e in Italia tutti fanno come voi) ci vuole taaaaaaaanta energia, per confortare le richieste ognuno. E quale sarebbe il problema, direte voi? Il problema è che in Italia non si produce tutta questa energia. E non dimenticatevi che ancora negli anni ’70 le più grandi industrie funzionavano grazie al petrolio, mentre ora, nel 2008, il mondo gira grazie all’elettricità che alimenta reti, computer, macchinari, ecc. Quindi non è solo il consumo domestico, ma anche e soprattutto quello industriale, da tener presente.

Circa il 12% dell’energia viene importata dall’estero (ma quella prodotta in Italia utilizza combustibili fossili cmq importati). Circa il 14% viene prodotto da fonti rinnovabili. Ecco, parliamo di queste ultime: idroelettico, geotermico, fotovolatico, eolico. Sono i preferiti dagli ambientalisti, ma solo a parole. Nella pratica, quando c’è da piazzare una serie di pale per produrre energia dal vento, piovono critiche proprio dagli ambientalisti, perchè "deturpano il paesaggio". Ma allora non ci siamo capiti: o li facciamo o non li facciamo. E se non li facciamo? O non utilizziamo tutti i nostri apparecchi o… importiamo dall’estero. Dove questi finti scrupoli non se li fanno. A criticare sono tutti bravi. Io lo dico sempre che il lavoro più bello è quello di stare all’opposizione: criticare è facile, trovare soluzioni è invece molto difficile. Anche a me piacerebbe un mondo dove l’energia elettrica viene prodotta, che ne so, per magia… ma non è così. Se la vogliamo dobbiamo produrla con le centrali elettriche. E se ne consumiamo sempre di più dobbiamo produrne sempre di più.

Mi fanno ridere quelli che alzano già le barricate contro il nucleare. L’italia ahimè nel 1987 ha bandito le centrali nucleari tramite referendum. Non so se lo sapete, o vi ricordate, ma non è che ha bandito molto: l’unica forse attiva ancora nel 1987 era quella di Caorso. Il problema è che da 21 anni siamo rimasti indietro. Berlusconi dice che entro 5 anni poserà la prima pietra? Campa cavallo, saremo già indietro di 26 anni allora! Quali sarebbero i problemi? Inquinamento delle scorie? Ma allora mi piacerebbe sapere se quelli che sono contro piazzerebbero un "mulino a vento" di una centrale eolica a fianco a casa propria (io lo farei). Insomma, secondo loro, quali sono le alternative? Alternative concrete, non sperare nell’intervento divino !

Se volete leggervi anche la discussione in cui sono entrato su questo blog

Suoneria no grazie

Come molti di voi sapranno, visto che ogni tanto ne parlo anche sul blog, leggo settimanalmente Topolino. Una cosa che mi fa un po’ arrabbiare è la continua pubblicità su questo giornale, ma non solo su questo, di suonerie e affini. Anche in TV, soprattutto al pomeriggio durante i cartoni e le trasmissioni per gli adolescenti, ci sono parecchi spot che promuovono queste iniziative. Dove sta l’inghippo? Sta nel fatto che quasi sempre dietro la richiesta di un servizio (suoneria, logo, videogioco o altre furbesche invenzioni) si nasconde molto subdolamente un abbonamento, ovviamente a pagamento. Così il ragazzino fa la richiesta, spinto dall’ingenuità, e si ritrova a pagare settimanalmente per un servizio non richiesto espressamente. Oltretutto non sono ben chiare (ma strano eh?) le modalità per disattivarsi e così finisce che uno paga e stop.
Bella stronzata.

I costi? videogioco 5 euro, suoneria 3 euro, sfondo 3 euro, ecc. Uno sfondo 3 euro? Quando te lo potresti trasferire dal PC col cavetto o col bluetooth aggratisssse??

 

Volete farvi da soli una suoneria? Qui c’e’ s critto come:
www.megalab.it/articoli.php?id=763&pagina=1

Come quelli che

come quelli che si indignano della situazione rifiuti di Napoli, ma poi la discarica nel proprio comune non ce la vogliono.

come quelli che dicono che siamo indietro di almeno 20 anni con le centrali nucleari, e poi sul giornale di questi giorni scrivono che nella provincia di Pavia non permetteranno mai di costruirne una.

come quelli che girano con quattro cellulari in tasca e si incazzano se non prendono tutti e quattro e poi fanno le petizioni se gli mettono l’antenna vicino a casa.

come quelli che son contenti quando tolgono i parcheggi e poi si lamentano di non trovare un posto per lasciare "un attimino" l’auto.

 

Parcheggi di Piazza Castello

Come previsto tra breve partiranno i lavori davanti al castello di Voghera, per trasformare la piazza, da scalcinato parcheggio, a fiorente giardino. Io ho il dubbio, espresso anche da altri colleghi negozianti di Via Cavour, che il giardino in realtà sarà solo una zona franca dove ogni sbandato di passaggio possa fare i propri comodi: dormire, mangiare, sporcare, usarlo come toilette, spacciare, e chi più ne ha più ne metta. Il caso di Corso Metteotti a Pavia dovrebbe insegnare qualcosa. Spero di sbagliarmi, ma basta osservare la situazione dei giardini dell’Esselunga di Viale Montebello per capire il mio pessimismo. E poi c’è il grosso problema della perdita dei parcheggi. Ogni tanto vengono "rivalutati" e abbelliti alcuni punti della nostra città, tutto a scapito dei posti di parcheggio. Io non sono un sostenitore oltranzista dell’automobile, ma occorre trovare un compromesso, cosa ce ne facciamo di una città bella, se poi è vuota? E quindi mi chiedo che senso ha abolire quel parcheggio, vitale per il centro di Voghera? Chi ci parcheggiava per andare al lavoro lascierà l’auto altrove, ma chi ci veniva per fare delle commissioni, per andare in qualche negozio del centro o alle bancarelle del mercato? Ovvio, andranno tutti negli ipermercati: lì problemi non ce ne sono: parcheggi, iniziative, clima ideale. Io, se abitassi fuori città o anche solo in periferia, in centro non ci verrei di sicuro: non ci sono neanche piste ciclabili degne di questo nome, nè mezzi pubblici adeguati. E quando Voghera si ritroverà con tanti negozi in meno e tanti bei parchetti in più poi nessuno si lamenti se si svilupperanno le idee delle "ronde".

La droga? Che paura!!!

Leggevo della ragazza morta dopo aver preso dell’ecstasi nella discoteca di Orio al Serio. Arrestato lo "spacciatore" e chiuso il locale. Mi ricordo, un po’ tempo fa, del ragazzo morto in un rave nei dintorni di Milano. Anche in quel caso polemiche e un bel "dagli addosso allo spacciatore". Mi viene in mente la storia di Pantani: tutto il gran daffare era quello di cercare chi gli aveva fornito la dose mortale.

Ma la vogliamo smettere di nasconderci dietro a un dito? Ma dove viviamo, in un altro pianeta? Io mi reputo una persona normale, un giovane quasi non più giovane, che nella sua vita ha però frequentato tanti locali pieni di giovani, in particolar modo discoteche. In questi luoghi, che non sono su Marte, ma sulla Terra, ci vanno settimanalmente milioni di ragazzi normali. Si normali, non cocaionomani o mangiatori di pasticche. Eppure queste cose girano, e continuano a girare, è facilissimo trovarle. Vi ricordate la storia di Lapo? Addirittura il nipote di Agnelli c’è cascato in queste brutte storie. E l’attore Calissano? Non contento di quello che era successo a casa sua, con la morte di una persona, c’è cascato un’altra volta. Sfortuna? Coincidenze? Non credo.
Io andavo al Vertigo, e li gente impasticcata ne ho vista parecchia, cos’ come nelle discoteche di Rimini / Riccione. Tutti drogati? No cari i miei bempensanti, ragazzi normali. Nor-ma-li. Che però reputano altrettanto normale assumere queste sostanze. Ecco l’abominio. Il fatto che ormai prendere una piccola pastiglietta il sabato sera sia la normalità. E’ facile dare la colpa alla "società", ma d’altronde… non è questa la società che ti spiega che per dimagrire basta un pillola? E che per rendere negli studi basta una pillola? E per la felicità? Una bella pillola. Per dormire? Una pillola. Anche per fare l’amore.
E così come stupirsi se per "rendere" in discoteca, per stare svegli tutta la notte, per ballare, per essere sempre attivo… conosci gente che lo fa e alla fine sei spinto a pensare che sia normale, che non ci sia niente di male.
Quindi è inutile prendersela (soltanto) con chi quella roba glie l’ha venduta. Probabilmente si tratta di un ragazzo come lei, magari un po’ meno normale, cioè magari con uno con meno scrupoli di coscienza, quindi un incoscente, uno che per arrotondare, per potersi permettere una ricarica del telefonino, vende qualche pasticchetta il sabato sera. Senza sentirsi in colpa, tanto…. "lo fannno tutti". Quindi non è (soltanto) lui quello da colpire, bisognerebbe partire da più lontano. Io la ricetta magica non ce l’ho. Se è la repressione, se è lo stroncamento a monte della produzione di questa merda, ma sicuramente bisognerebbe entrare nella testa di questi ragazzi, e anche in quella dei genotori, che reputano "normale" l’uitlizzo di artifici chimici per aiutarti meglio nella vita. C’è la bibita che "ti mette le ali", c’è la pozione che ti fa ricrescere i capelli, c’è l’oroscopo che ti fa stare meglio, l’amuleto che ti porta l’amore. Viviamo in un mondo che si crede malato e che cerca soluzioni per queste finte malattie. Sei pallido? Sei uno figato, devi farti le lampade. Hai il naso storto? Devi farti la plastica. Hai le tette piccole? Fai schifo, devi usare il silicone. Sei timido? Una bella pastiglia e… zak! Diventi un drago.

Università di bamboccioni

Leggevo stamane un articolo del Corriere della Sera dove si diceva che solo il 30% degli studenti universitari in Italia si laurea in tempo, tutti gli altri restano fuoricorso. Io una mia idea sul perchè ce l’ho. Uno dei motivi è la ripresa dei refrain del ministrone Padoa Schioppa: i bamboccioni. E’ innegabile che tantissimi studenti, arrivati alla maturità (o come si chiama adesso) non hanno intenzione di fare il salto nel mondo del lavoro. Primo perchè non ne hanno voglia: hai 19 anni e non ti va di andare a lavorare. Secondo perchè non ne hanno bisogno, paga papà. Terzo perchè sia lo studente che i genitori sono dell’idea che con il titolo di studio di scuola superiore non puoi trovare un lavoro che ti soddisfi appieno, o magari ribaltare il discorso e dire che con un titolo universitario è più facile. Un mix di questi motivi porta il giovine ad iscriversi a qualche ateneo, magari con poca voglia, giusto per provarci e intanto dilatare un po’ i tempi. Nella mia vita ne ho conosciuti tanti, tra amici e colleghi di studio, che hanno usato l’università come "parcheggio", nell’attesa di "diventare grandi". E così l’iter universitario si trasforma in un percorso dai tempi quasi lassativi: ogni tanto un esamino, tanto per giustificare l’appartenenza al mondo degli studenti. Ma di motivo ce n’è un altro, che si lega anche al primo motivo: troppi esami con la riforma universitaria del 3+2 (lo spiego per chi non la conosce: i corsi di laure sono di 3 anni. Finiti quelli hai in mano la Laurea di primo livello. Se vuoi la Laurea Specialistica devi fare altri 2 anni). In pratica come hanno fatto? Hanno preso gli esami che c’erano prima, li hanno divisi e spalmati e ne hanno aggiunti altri. Vi faccio l’esempio del corso di laurea che sto seguendo io: Laurea di primo livello in Marketing e e-Business all’Università di Pavia. Ci sono circa 40 esami. Si avete capito bene: quaranta. Da sostenersi in 3 anni. Questo perchè l’anno accademico, che va da settembre a giugno, è diviso in quattro "quadrimestri" (lo scrivo tra virgolette in quanto durano meno di due mesi cascuno, tolte tutte le vacanze e i periodi dedicati agli esami) e per ogni quadrimestre ci sono almeno 4 corsi. Capite benissimo che è dispersivo. Se un ragazzo non ha una volontà di ferro, una passione incrollabile, un’ambiente che lo sprona allo studio, come fa a seguire (magari anche bene) così tanti corsi? Anche se mi vengono a dire che sono più facili (singolarmente) di una volta: ma certo, ci mancherebbe, un corso che prima richiedeva tre o quattro mesi di insegnamento non può certo venir ridotto in un mese e mezzo. Ma questo non semplifica le cose, la testa dello studente è tempestata di troppe cognizioni diverse l’una dalle altre, contemporaneamente. Si rischia di studiare un po’ di tutto, ma male. Se invece si volesse fare le cose per bene (come Locatelli. Questo riferimento lo capisce solo chi ha più di 30 anni), magari ci si dedica solo ad un paio di corsi al quadrimestre, lasciando perdere gli altri. E così si accumulano i ritardi, e alla fine si resta fuori corso. Questa è la mia critica. Detto questo, posso egoisticamente dire che per me è stato meglio così in quanto lavorando ho poco tempo da dedicare agli studi, e quindi esami più "piccoli" mi vanno meglio, anche se sono più numerosi. Infatti ci ho messo quasi 6 anni per fare il corso di 3 anni, però, forse ma forse, sono (quasi) arrivato alla fine. Anzi adesso è meglio che vada avanti a scivere un po’ la tesi, visto che sono già le 9 e trenta.

Cervello

Noi in pratica siamo il nostro cervello. Cioè noi siamo dentro la nostra materia cerebrale, siamo formati da neuroni. Riceviamo impulsi dalle altre parti del cormpo o dall’esterno e le elaboriamo. E’ come se noi fossimo il nostro cervello: tutte le conoscenze e tutte le sensazioni le proviamo a partire dal cervello.
Suoni, sensazioni tattili, luci, colori, caldo/freddo, ecc. Ma noi, la nostra "coscienza" (non quella morale) dove sta? Nel cervello. Che strana cosa.
Adesso vi faccio un esempio stupido che in poschi capiranno: è come quando l’Aliante Slittante entra in Mazinga Z. In pratica Mazinga Z è Rio Kabuto che lo comanda. Allo stesso modo se a noi mancassero braccia gambe, vista, udito e quant’altro, saremmo sempre "rinchiusi" nel cervello. Che costa strana.

Le armi

Le armi non sono solo le bombe,le armi possono essere pensieri, atteggiamenti e pregiudizi che si trovano nella mente degli uomini.I pregiudizi possono uccidere, il sospetto può distruggere,la ricerca insensata di un capo espiatorio può travogere come una catastrofe adulti, bambini e anche i bambini non ancora nati.

Mangia che diventi grande

La gente è fuori di testa. Anzi no.
Io, sono io fuori di testa. Così almeno ristabiliamo le parti. In questio giorni, come ogni anno, non si fa che parlare di cenone. E’ addirittura imbarazzante. Si imbarazzante. Anche stasera ho visto un po’ del TG1 e TG5 e i servizi erano incentrati sul mangiare, sugli acquisti, sulla cena, sul pranzo.
Guarda, ringrazio Dio per non avere una famiglia che ha come occupazione principe del Natale quella di strafogarsi di cibo.
Sarà che, è risaputo, non sono certo un buongustaio, nel senso che a me piacciono cose semplici. Avete presente quelli che provano tutti i ristoranti, e in ogni ristorante provano le specialità?? Ecco, io sono il contrario, a me non me ne frega niente. Il mio sogno è il risotto alla milanese o gli spaghetti alla bolognese. Stop. Tutto il resto lo sopporto, nel senso che se mi piazzi davanti un qualche piatto speciale posso anche mangiarlo, ma preferirei di sicuro un acosa normale come la pasta o la pizza.

Invece vedi in giro la gente che in questi giorni compra di tutto, il patè (ma che cavolo è il patè??), il salmone e tutte quelle cazzate li. Che palle. E ci sono quelli che passano la sera del 24 a mangiare e poi ci sono quelli che passano il giorno di Natale a mangiare.
Ok, lo ammetto, io sono anticonvenzionale e magari misantropo, vivo in una famiglia che non ha mai festeggiato in questo modo le ricorrenze e ho gli amici più cari (o più sfigati, vedete voi) che sono nella mia stessa situazione. Quindi noi il giorno di Natale mangiamo a casa come fosse un qualunque altro giorno dell’anno e poi nel primo pomeriggio ci troviamo per girare come dei deficienti, quasi senza meta, visto che la gente normale e ricnhiusa in casa con le zie, i cugini, i nonni, i ravioli di brasato, il cotechino, la zuppa inglese e la grappina. Però sono sicuramente più contento così, che stare tutto il pomeriggio a gozzovigliare (e ad ascoltare tutti i piani per i preparativi e poi ad osservare tutti i preparativi, mi verrebbe l’angoscia). Alcuni non ci credono, ma è vero: io di solito a Ntale mangio le stesse cose degli altri giorni, lo scorso anno la sera del 24  per esempio un bel piatto di riso del giorno prima riscladato. E allora? Che male c’è? A me il riso riscaldato piace!

Potrei dire la solita storia che il Natale non è questo, ecc. ecc. che siamo in una società consumistica che pensa solo a riempire la pancia, ma non lo dico, non perchè non sia vero o sia scontato e già detto troppe volte da tanti, ma perchè non è questo di cui sto discutendo. Non sto entrando nel merito, ma sto parlando del metodo.
Ma a voi durante l’anno non danno da mangiare?? Ma perchè la gente ha le fisse di andare nei posticini, nei ristorantini a mangiare mangiare mangiare? Posso capirlo se fossimo la generazione di quelli che hanno vissuto la guerra e le ristrettezze della fame, ma noi siamo nati già grassi! Boh??

Cmq, per evitare inutili diatribe, mi dichiaro colpevole e accetto di essere io quello strano. Il problema mio è questo: quest’anno, il 25 dicembre alle ore 15,  io e i miei soci cosa cavolo facciamo????

Cocaina

E’ di questi giorni la notizia che davanti al mio negozio, in "Piazza Castello" hanno arrestanto in flagrante un finto parcheggiatore abusivo che spacciava.

In questi anni quella piazza è sempre più degradata, ultimamente poi ci sono stuoli di questi parcheggiatori che chiedono qualche spicciolo a chi parcheggia. Vedo che quasi tutti gli danno qualcosa, per la paura di non trovarsi righe sulla carrozzeria. Prima dell’estate la polizia locale aveva messo un agente fisso a controllare la piazza, ma è durato poco e la situazione è tornata quella di prima. Ora c’à la conferma che ci sono anche episodi di spaccio.

Tutti quei personaggi, forse clandestini, stazionano tutti i giorni nella piazza, sia col sole che col brutto tempo. Ma tutto to questo cambierà a breve. In peggio. Infatti a partire dalla prossima primavera inizieranno i lavori per realizzare un bel parchetto al posto degli attuali parcheggi. Così i pusher potranno spacciare stando comodamente seduti sulle panchine, che potranno utilizzare anche per mangiare, bere e coricarsi. E per i bisognini spero mettano delle belle siepi, in modo da realizzare un parco spacciatori attrezzato come quello davanti all’Esselunga. Io sarei dell’idea di aggiungere anche qualche tavolino e, perchè no, anche delle pensiline per riparare questi loschi figuri dalle intemperie.

Parliamoci chiaro: la realizzazione di un parchetto, in quella zona di Voghera, la vedo male.
Primo perchè toglie uno dei due parcheggi della città. Meno parcheggi = meno possibilità di raggiungere il centro = meno gente in giro per Voghera = meno sicurezza = meno clienti per i negozi = più multe = più sbattimenti. Tra qualche anno ci trasferiremo tutti al centro commerciale Montebello e buonanotte. Manca forse una scuola e una farmacia e poi potrebbero costruirci delle palazzine…
Secondo perchè concede definitivamente una parte del centro storico di Voghera alla microcriminalità. Dite di no? Siete andati recentemente (negli ultimi anni) in piazza Duca d’Aosta a Milano? beh, è terra di nessuno.
Secondo me, se proprio vogliamo togliere i parcheggi, facciamo una bella piazza, ma SENZA parchetti.

 

Audiocassette

C’era una volta… l’audiocassetta. Ci pensate? Le nuove generazioni non sapranno neanche cosa è. Ormai la tecnologia fa talmente passi da gigante che ci sono degli strumenti usati solo da alcune generazioni: mio padre non ha mai usato una cassetta e la mia nipotina mai lo farà !!! Le ho usate solo io, vi rendete conto ??!!!
Da piccolino il mio sogno era quello di avere un registratore a cassette, per poter ascoltare la musica e poter registrare. Me lo sono fatto regalare x Natale quando avevo circa 14 anni. Qualche amico, dotato del mitico "registratore a due cassette", mi aveva copiato le mie prime cassette pirata, tra le quali ricordo "Liberi Liberi" di Vasco Rossi. La mia prima cassetta originale l’ho comprata all’Iper (quando c’era ancora il reparto interno della musica dove dovevi pagare subito, senza passare dalle casse. Preistoria, forse non c’era neanche ancora il self-service dove adesso c’è il MediaWorld… vabbeh lasciamo stare). Dicevo, la mia prima copia originale è stata quella dei Technotronic ( quelli di "this beat is technotronic, this beat is technotronic, this beat is technotronic!" o soprattutto di "Pump Up The Jam" ). Poi avevo preso Jovanotti "For President" e successivamente gli Snap "World Power".
Prima invece le cassette le usavo per il Commodore 64. Il mio primo gioco originale è stato Dragon’s Lair (ovviamente la grafica non è neanche parente di quella del coin-op col laserdisc).

Provate a vedere questo sito, che nostalgia…  tapedeck.org

Le strisce pedonali

Girando per l’Europa ho notato una particolarità molto italiana. Qui da noi le strisce pedonali sono molto snobbate. Chi attraversa sulle strisce sembra domandare: "Per favore, mi fai attraversare?". Infatti, se l’automobilista sta andando veloce oppure non ha voglia, non si ferma, pensando "Si fermeranno quelli dopo di me".

A Londra per esempio, se volevi attraversare fuori dalle strisce rischiavi la morte, ma se solo mettevi un piede sulla zerba…. ZAC ! Qualunque autoveicolo nei pressi si fermava prontamente per farti attraversare. Subito, senza ripensamenti, senza dubbi. Da pedone sapevi che se volevi attraversare non c’era problema, ti avrebbero fattoo passare, tutti e subito.
Qui invece devi stare ben attento a metterlo quel piede giù dal marciapiede. Prima ti avvicini alle strisce e poi stai un bel po’ in attesa che qualcuno ti noti e, con indulgenza ti faccia segno di passare.
Da automobilista mi fa una rabbia quando mi fermo e i pedoni mi ringraziano… grrrr, ma come? E’ un vostro sacrosanto diritto quello di avere la precedenza e un mio dovere quello di fermarmi, non c’è assolutamente bisogno di ringraziare. Questa cultura dovrebbe cambiare.

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